Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La storia si svolge tra Spagna e Italia nel XVIII secolo, seguendo le vicende amorose e tragiche di Leonora, Alvaro e Don Carlo.
  • Leonora e Alvaro sono costantemente inseguiti da Don Carlo, che cerca vendetta per l'onore della famiglia dopo la morte accidentale del padre.
  • Verdi arricchisce l'opera con episodi comici e tragici, utilizzando personaggi come Preziosilla e fra’ Melitone per creare contrasti interessanti.
  • L'opera è caratterizzata da una musica che riflette il tumulto interiore dei personaggi e il tema del destino, creando una forte coerenza narrativa.
  • La prima rappresentazione dell'opera fu posticipata a causa di problemi nel cast, ma ottenne un successo grazie alla sua complessità melodica e drammatica.

Indice

  1. Atto I
  2. Atto II
  3. Atto III
  4. Atto IV
  5. Sintesi
  6. Analisi dell'Ouverture
  7. Due episodi comici, inseriti per mettere in risalto il tragico
  8. Alvaro, eroe romantico, vittima di un destino implacabile

Atto I

Siamo vicino a Siviglia, a metà del XVIII secolo; il Marchese de Calatrava lascia la scena per andare a coricarsi. Sua figlia Leonora ne approfitta per esprimere i suoi dubbi alla dama di compagnia, Curra: ha in programma di fuggire la sera stessa con il suo amante Alvaro, ma è presa da rimorsi.
Quindi, quando Alvaro compare, è indecisa se seguirlo o meno, tanto che alla fine sono sorpresi dal Marchese. Per salvare Leonora, Alvaro si consegna al Marchese e getta a terra la pistola. Ma, accidentalmente parte un colpo che uccide il Marchese. Prima di spirare, quest'ultimo maledice la figlia.

Atto II

Nella locanda del villaggio di Hornachuelos (tra Siviglia e Cordova) arrivano i mulattieri, tra cui il Maestro Trabuco, un alcade (= notabile de luogo) e Don Carlos, che sta cercando la sorella Leonora. Anche Leonora si trova nella locanda, travestita da uomo. Arriva anche Preziosilla, un cartomante che incoraggia i giovani, ad arruolarsi, in vista della guerra che si sta preparando. I pellegrini si stanno avvicinando: tutti si stanno radunando intorno a loro. Don Carlo chiede di essere aiutato nella ricerca della sorella, ma invano. Per commuovere i presenti, racconta la sua storia ma senza rivelare la sua vera identità. Tuttavia, suscita solo l'indifferenza.
Dopo essere fuggita da suo fratello, Leonora si avvicina a un monastero, Notre-Dame Des Anges. Ricorda la terribile notte quando ha seguì Alvaro prima di perderlo. Da allora, è sola, cercando di dimenticare il suo amante che sembra averla dimenticata. Presentata dal fra’ Melitone, chiede di essere accolta nel convento al padre guardiano, che finisce per accettare. Il monaco pronuncia una maledizione verso chiunque avrebbe cercato di scoprire il nome della ragazza o il suo segreto.

Atto III

In Italia, Alvaro presta servizio nell'esercito del re di Spagna contro l'Austria. Crede che Leonora sia stata uccisa e anche lui spera di morire presto. Pensa ai suoi genitori, di sangue reale, che sono stati assassinati. Mentre si sentono dei gridi, Alvaro corre in aiuto a un compagno (= Don Carlo). I due si presentano sotto un falso nome e giurano un'amicizia eterna. Partono insieme per la guerra, da cui Alvaro torna gravemente ferito. Prima che il medico lo porti via per curarlo, Alvaro chiede a Carlo, nel caso in cui esso muoia, di bruciare, senza però leggerle, le lettere che conserva in un cofanetto,. Carlo gli offre la decorazione dell'Ordine di Calatrava, che Alvaro rifiuta, risvegliando così i suoi sospetti. Avendo giurato sul suo onore di non aprire il cofanetto, all’inizio mantiene la promessa fatta; ma, poi, preso da un dubbio, si mette a rovistare fra gli effetti personali del suo nuovo amico e trova un ritratto di Leonora: capisce così la vera identità dell’amico e giura di uccidere i due amanti. Carlo esulta perché finalmente ha trovato il suo nemico. Da parte sua, Alvaro vive solo per uccidere Carlo con le sue proprie mani.
Qualche tempo dopo, mentre passa una pattuglia, Don Carlo incontra Alvaro, ora è guarito, e gli rivela di conoscere il suo segreto. Dice anche che Leonora è viva e che la sua intenzione è di uccidere entrambi e iniziano a sfidarsi in duello. Hanno già sfoderato le spade, quando la randa li interrompe. Alvaro decide di terminare i suoi giorni in un monastero. Arrivano i soldati, accompagnati da Preziosilla. Tutti festeggiano, finché non arriva fra’ Melitone che impartisce loro una lezione di morale. Preziosilla incita soldati in previsione dei combattimenti a venire; soprattutto tira su il morale delle giovani reclute che piangono per aver dovuto lasciare le famiglie.

Atto IV

Cinque anni dopo, davanti al convento in cui Leonora vive in segreto, il padre guardiano distribuisce il cibo ai poveri, lodando la gentilezza di fra’ Raffaello: quest'ultimo non è altro che Alvaro. Arriva uno straniero e chiede di vedere questo fra’ Raffaello. Lo straniero è Carlo che ha trovato la traccia di Alvaro. Lo provoca e lo conduce un po' più lontano per un duello. Alvaro ferisce a morte a Don Carlo e chiede l’intervento di un confessore per dare l’estrema unzione al ferito.
Nel suo isolamento, da sola e afflitta dalla disperazione, Leonora prega di ritrovare la serenità che l’amore per Alvaro le ha fatto perdere. Quando sente il rumore di un duello si precipita verso il fratello, ma quest'ultimo, con un estremo sussulto, compie la sua vendetta e colpisce la donna a morte.
Commento

Sintesi

L'ouverture dell'opera è il riassunto musicale di una terribile vendetta che dura sul palco per più di tre ore. Dopo Rigoletto e Il Trovatore, Verdi fa rivivere una storia di maledizioni. L'opera, ispirata a un melodramma romantico spagnolo, fu commissionata dal Teatro di San Pietroburgo, che Verdi rielaborò poi per la rappresentazione alla Scala. La presenza di tratti melodici ha contribuito nella buona riuscita dell'opera, l'inserimento di quadri grandi e pittoreschi tra gli episodi tragici crea un netto contrasto.
La storia è tratta da un'opera romantica, firmata dallo spagnolo Pérez de Saavedra
All’inizio, Verdi suggerì di scrivere un Ruy Blas, basato sull'opera di Victor Hugo. Ma l'eroe plebeo che denuncia gli abusi dell'oligarchia spaventò i russi e l'argomento fu respinto. In cambio, proposero il dramma “La fuerza del sino” dello spagnolo Pérez de Saavedra, duca di Rivas. Pare che Verdi conoscesse già il dramma, pubblicato a Milano nel 1850, quindici anni dopo la sua prima a Madrid. Il compositore si rivolge allora al fido Piave per elaborare il relativo libretto. Sarà l'ultima delle loro nove collaborazioni, prima dell'ictus che lascerà il poeta muto e paralizzato, incapace di scrivere Aida (1870). Ma, come sempre, Verdi si mette in gioco. Insiste sulla coerenza complessiva, e soprattutto sulla concisione. Il lavoro non è facile perché la stanza di Saavedra è densa di azioni. Terminata la musica, Verdi parte per la Russia per le prove, dopo aver dovuto lottare per imporre i suoi cantanti preferiti. Purtroppo il soprano si ammalò, e Verdi preferì rimandare la rappresentazione di un anno piuttosto che rischiare di vedere la sua nuova opera in mano a una voce che non gli sarebbe sembrata adatta. La Forza del destino fu quindi rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo il 10 novembre 1862. Fu un successo.

Analisi dell'Ouverture

La versione iniziale terminava con un coro di monaci e il suicidio di Alvaro che malediceva Dio. Verdi li sostituisce con un terzetto composto da Leonora, Alvaro e il superiore del convento. Quest'ultima scena diventa la controparte del trio del primo atto tra il padre e gli amanti. L'opera ci guadagna in coerenza complessiva: il padre intransigente che maledice gli amanti è sostituito alla fine dalla figura dell'autorità simbolica, che incoraggia Alvaro ad accettare il suo tragico destino.
Verdi non solo trasforma la fine dell'opera. Vi aggiunge anche un'apertura, direttamente collegata al dramma poiché cita diversi motivi musicali a venire.
Primo fra tutti il richiamo degli ottoni all'ottava, di tre note identiche, e ripetute due volte. Non si tratta dei tre colpi a teatro, ma della fatalità: li ritroveremo all'inizio del secondo atto, e quando Carlo aprirà il cofanetto di Alvaro nel terzo atto. Il motivo a corda ascendente, ansimante e inquietante, esprime il tumulto interiore dei personaggi. Riapparirà identica quando il padre scopre gli amanti nel primo atto, per Leonora nell'atto II quando arriva davanti al convento e nell'atto IV nel suo ritiro da eremita, ma anche in diverse occasioni sotto forme modificate per Carlo e Alvaro. È generalmente associato al destino. Nell'ouverture, questo motivo sfuma poi sullo sfondo, sotto il tema lamentoso suonati dagli strumenti a fiato in mi minore; questo grande tema melodico sarà quello di Alvaro nell'Atto IV, che esorta Carlo al perdono. Il motivo successivo, affidato ai violini, porta un barlume di speranza con la sua tonalità di sol maggiore, confermata dalle sue grandi spinte verso l'alto; sarà l'aria di Leonora "Pietà di me, Signore" all'inizio del secondo atto. Quasi gioioso, un tema di clarinetto in mi maggiore purtroppo ha una durata molto breve, come il sollievo di Leonora quando viene ammessa in convento. Il seguente corale sarà ripreso anche nell'Atto II, per la preghiera del Padre Superiore “A te sia gloria, o Dio clemente”. Il ritorno dei temi dell'apertura nell'opera, e in particolare il motivo del destino che funge quasi da leitmotiv, porta una gradita coerenza musicale al centro di un libretto, di per sé un po' sconnesso.

Due episodi comici, inseriti per mettere in risalto il tragico

Alvaro e Leonora sono inseguiti per tutta l'opera da Carlo, il fratello della ragazza, che si ostina ciecamente a voler vendicare la morte accidentale del padre. Arriverà a provocare un duello con Alvaro nel convento dove si è ritirato dal mondo. Poco prima di morire, riuscirà comunque a pugnalare la sorella alla cui innocenza non ha mai voluto credere. Due personaggi rallegrano questa oscura vicenda: la zingara Preziosilla e il frate Melitone che, tuttavia, non appartengono all'opera di Saavedra. Verdi le prende in prestito da Il Campo di Wallenstein di Schiller. Crea così una commistione di generi tra il burlesco e la tragedia, che lo ha sempre affascinato sia in Shakespeare che nello stesso Schiller. Nel secondo atto, quando Leonora arriva davanti al convento, il motivo del destino nell'orchestra si fa sentire opprimente perché contrasta completamente con la leggerezza precedente, quando Preziosilla cantava "Non me la si fa tra, la, la, tra la la" in un tono giocoso degno di Offenbach.
Come lei, per un momento, Melitone porta lo spettatore fuori dal dramma.. Ma più che comici, entrambi nascondono una certa ironia. Le gioiose "viva la guerra" e "Rataplan" di Preziosilla suonano in disaccordo con la realtà dei combattimenti; il malumore del frate, che sta per aprire la porta a Carlo, sembra fuori luogo nel momento in cui, senza saperlo, sta per scatenare una strage. Il mondo esterno rimane all'oscuro del dramma che si sta svolgendo, e così aumenta lì intensità e l'impressione di essere a porte chiuse per lo spettatore. Questo mondo esterno obbedisce a un ordine prestabilito, l'esercito e il monastero, incarnato dai due individui. La fuga costante degli eroi, abbandonati all'azzardo dei colpi di scena, sembra solo più disordinata.

Alvaro, eroe romantico, vittima di un destino implacabile

La mescolanza di generi e la mancanza di unità di tempo e di luogo è una delle caratteristiche del melodramma. Questo non aiuta a capire l'azione. Condensando il brano di Saavedra, il libretto lascia anche zone di imprecisione e di indeterminatezza che a volte offuscano la credibilità della storia. Perché Leonora e Alvaro si sono persi dopo essere fuggiti nel primo atto?
A differenza di altre opere verdiane come l'Aida o il Don Carlo, non è l'amore dei due giovani a far precipitare la loro perdita, ma i colpi implacabili di un destino furioso che fa pensare al Fato della tragedia greca. Grazie alla musica, il pubblico prova paura e pietà per i personaggi, i due motori della tragedia. A Verdi sono sempre piaciute le storie di maledizioni, come testimoniano Rigoletto e Il Trovatore. Anche in queste due opere il protagonista è un emarginato (un gobbo, uno zingaro) che lotta per essere accettato dalla società, come la prostituta di lusso Violetta de La Traviata o il moro Otello. Ne La Forza del destino, Alvaro è un meticcio Inca, nato in prigione e apolide. A causa delle sue origini, la famiglia di Leonora lo disprezza; è comunque un uomo incompreso, rifiutato per la sua differenza eppure con una grandezza d'animo di gran lunga superiore a quella dei suoi detrattori: è un eroe romantico. Ma si nota anche una somiglianza di situazione con il Don Juan di Molière. Alvaro irrompe di notte in casa di Leonora e uccide il padre della ragazza; Carlo non si vendica subito quando riconosce Alvaro perché gli ha appena salvato la vita e, nella versione iniziale, Alvaro muore bestemmiando. Tuttavia, moralmente, è l'opposto di Don Juan. Quest'ultimo incarna la libertà, mentre Alvaro subisce un destino sul quale non ha alcun controllo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico e geografico in cui si svolge "La Forza del destino"?
  2. L'opera si svolge a metà del XVIII secolo, principalmente tra Siviglia e Cordova, in Spagna, e si estende fino all'Italia, seguendo le vicende amorose e tragiche dei suoi protagonisti.

  3. Chi sono i personaggi principali di "La Forza del destino" e quali sono le loro principali vicissitudini?
  4. I personaggi principali sono Leonora, il suo amante Alvaro, e il fratello di lei, Don Carlo. La storia narra di amore, vendetta e maledizioni, con Leonora che cerca di fuggire con Alvaro, la morte accidentale del padre di Leonora, e la successiva caccia di Don Carlo per vendicare l'onore della famiglia.

  5. Quali elementi caratterizzano la musica di "La Forza del destino" e come contribuiscono alla narrazione dell'opera?
  6. La musica, composta da Verdi, è caratterizzata da temi ricorrenti come il motivo del destino, melodie che esprimono il tumulto interiore dei personaggi, e contrasti tra episodi tragici e comici. Questi elementi musicali contribuiscono a creare coerenza e intensità emotiva, accompagnando e amplificando la narrazione.

  7. Come si inserisce "La Forza del destino" nel contesto delle opere verdiane e quali temi ricorrenti si possono riconoscere?
  8. "La Forza del destino" si inserisce nel filone delle opere di Verdi caratterizzate da storie di maledizioni e destini tragici, come "Rigoletto" e "Il Trovatore". Temi come l'amore contrastato, la vendetta, l'emarginazione sociale e la lotta contro un destino avverso sono centrali nell'opera.

  9. Quali sono stati i principali ostacoli e successi relativi alla prima rappresentazione di "La Forza del destino"?
  10. La prima rappresentazione, prevista a San Pietroburgo, fu posticipata di un anno a causa dell'indisposizione del soprano. Nonostante gli ostacoli, tra cui la scelta del cast e la rielaborazione del libretto, l'opera fu un successo al suo debutto il 10 novembre 1862, grazie anche alla presenza di tratti melodici e alla coerenza complessiva dell'opera.

Domande e risposte