
Come ogni anno, il comune svizzero di Davos, lo scorso gennaio ha ospitato l’edizione 2020 del World Economic Forum, un meeting di portata internazionale a cui hanno partecipato leader, organizzazioni, aziende e personalità di spicco tra cui la giovanissima Greta Thunberg.
Lo scopo dell’evento è stato sicuramente quello di creare un dialogo globale in grado di abbracciare le diverse voci e punti di vista sulle possibilità economiche, sostenibili e professionali dei diversi Paesi, sempre assumendo una prospettiva orientata sul futuro.
La situazione professionale dei giovani all’insegna della tradizione
Ad illuminare la situazione odierna nel mondo del lavoro si è distinta la voce dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) che ha evidenziato la tendenza generale dei giovani nella scelta delle professioni. Tra queste, predominano proprio quelle che rimangono saldamente ancorate alla tradizione e che rischiano quindi di scomparire nel giro di un decennio. La prospettiva dei giovani sembra dunque non considerare il futuro prossimo e i cambiamenti imminenti che la tecnologia incentiverà nel mondo del lavoro.Per questo, Andreas Schleicher, direttore del dipartimento di Educazione dell’Oecd, ha definito “preoccupante” la propensione generale dei giovani verso impieghi per lo più tradizionali e e superati e la loro generale resistenza ai cambiamenti tecnologici, in quanto “sembrano ignorare che esistono nuovi tipi di occupazioni che derivano dalla digitalizzazione”.
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I lavori preferiti dalla Generazione Z
Le considerazioni dell’Oecd sono state il risultato di un’analisi condotta dalla medesima organizzazione in 42 Paesi, tra cui l’Italia, intitolata “Dream jobs: Teenagers’ career aspirations and the future of work”.Il lavoro ha coinvolto i giovanissimi under 20 e ha confrontato le loro preferenze nel tempo, considerando un periodo di riferimento di quasi due decenni, dal 2000 al 2018.
I dati raccolti hanno rivelato che le occupazioni più ambite dai giovani sono rimaste quasi del tutto invariate e immobili nel periodo di tempo considerato.
Le ragazze infatti continuano a sognare un futuro da dottoresse, insegnanti, direttrice aziendale, avvocate, infermiere, ostetriche, psicologhe, designers, veterinarie, agenti di polizia e architetti. Perdono invece interesse impieghi da parrucchiera, scrittrice, giornalista e segretaria.
Per ciò che riguarda le preferenze dei ragazzi ,invece, la situazione appare completamente immobile in quanto non si registra alcun cambiamento rispetto agli anni Duemila. Le aspirazioni lavorative maschili infatti non hanno smesso di prediligere incarichi da ingegneri, direttore aziendale, medico, tecnico informatico, sportivo, insegnante, agente di polizia, meccanico, avvocato e architetto.
Tra tradizione e automazione: le professioni destinate a scomparire
Secondo il giudizio dell’Oecd, il quadro generale che emerge dai dati raccolti è abbastanza critico in quanto nel giro di 10-15 anni molti dei lavori preferiti dai giovani, potrebbero essere soppiantati dalla tecnologia fino a scomparire del tutto.In particolare, il progresso degli studi scientifici nel settore dell’intelligenza artificiale potrebbe facilmente compromettere l’esistenza del 14% degli impieghi totali, rendendoli automatizzabili, e allo stesso modificare le modalità di svolgimento del 32% di altri impieghi.
Il tasso di diffusione della robotica all’interno delle professioni non è comunque assoluto ma rimane molto variabile nei diversi Paesi, ognuno dei quali risponde in modo indipendente agli stimoli della tecnologia. Per ciò che riguarda l’Italia, nel giro di un decennio il rischio di automazione tra i lavori più desiderati dalla Generazione Z si aggira intorno al 40%, un tasso abbastanza alto.
Le professioni più gettonate che invece, secondo le previsioni future, sembrano godere di una più salda longevità e di una più prolungata immunità dall’automazione sono quelle in campo sanitario, sociale, culturale e legale.