Concetti Chiave
- L'espressione latina "obtorto collo" significa "malvolentieri" o "contro voglia" in italiano, ed è usata per indicare un'azione svolta sotto costrizione.
- In Plauto, "obtorto collo" descrive fisicamente il trascinamento di una persona per il collo, evidenziando un atto di violenza o coercizione.
- Cicerone utilizza "obtorto collo" in un contesto ironico per rappresentare la costrizione fisica, simile all'espressione "obtorta gula" che ha lo stesso significato.
- Seneca impiega "obtorto collo" nella sua "Apocolocyntosis", dove Mercurio trascina Claudio dall'Olimpo agli Inferi, sottolineando una costrizione fisica e volontaria.
- Nel Rinascimento, Leon Battista Alberti usò "obtorto collo" con significati diversi, come "con il torcicollo" o "bacchettone", discostandosi dall'uso latino classico.
In questo appunto di latino si descrive l’espressione obtorto collo. La lingua italiana, in maggior misura nello scritto ma frequentemente anche nel parlato, fa largo uso di espressioni latine quali mala tempora currunt, homo homini lupus, ad maiora, obtorto collo. Alcune locuzioni (è il caso, ad esempio, di ad maiora) non hanno riscontri nel latino classico, altre sono di origine volgare ma si basano probabilmente su un modello più antico (vedasi mala tempora currunt), altre ancora sono ampiamente attestate nella letteratura latina. Tra queste ultime si annovera obtorto collo di cui a seguire si spiegherà il significato e si indicheranno le testimonianze in Plauto, Cicerone, Seneca ed altri autori.

Indice
Significato della locuzione obtorto collo
L’espressione obtorto collo è costituita dal participio perfetto del verbo obtorqueo, obtorques, obtorsi, obtortum, obtorquēre al caso ablativo concordato con il sostantivo neutro (di cui invero è attestata la variante maschile in alcuni autori) collum, colli. Il verbo obtorqueo è un composto di torqueo di cui ha all’incirca lo stesso significato di “girare, torcere”; il sostantivo collum è l’antenato, sia per forma sia per significato, dell’italiano “collo”. Ora, la locuzione obtorto collo, che può essere intesa come un ablativo assoluto la cui traduzione letterale sarebbe dunque “torto il collo” o come un ablativo di modo da rendere “con il collo ritorto”, è di uso comune in italiano con il significato di malvolentieri, controvoglia, sotto l’azione di costrizione. È pertanto possibile dire “sono andato alla festa obtorto collo” o anche “l’ho salutato obtorto collo” laddove tali frasi corrispondono a “sono andato alla festa malvolentieri, senza averne voglia” o anche “l’ho salutato malvolentieri, perché mi sono visto costretto a farlo”.Per approfondire l'ablativo assoluto vedi anche qua
Attestazioni in Plauto
La locuzione obtorto collo (od optorto con assimilazione regressiva) è presente in tre commedie di Plauto:- Al verso 790 del Poenulus pronunciata dal lenone Lico.
- Ai versi 853 e 868 del Rudens pronunciata rispettivamente da Plesidippo e dal lenone Làbrace
- Nella parte frammentaria che segue al verso 1034 dell’Amphitruo pronunciata da Giove.
Nelle tre attestazioni plautine l’espressione ha un significato concreto e si riferisce all’atto di trascinare via una persona stringendogli gli indumenti al collo in modo che se fa resistenza, soffochi. Infine, al verso 853 dell’Amphitruo troviamo obstricto collo che ha lo stesso valore di obtorto collo.
Per approfondimenti su Plauto vedi anche qua
Attestazioni in Cicerone
Nell’orazione Pro Cluentio (21.59) la locuzione obtorto collo è presente in un passo in cui l’Arpinate utilizza l’espediente dell’ironia per descrivere, mettendola in ridicolo, la difesa di Fabrizio da parte di Cepasio:Cum hoc “respicite” ornandae orationis causa saepe dixisset, respexit ipse. At C. Fabricius a subselliis demisso capite discesserat. Hic iudices ridere, stomachari atque acerbe ferre patronus, causam sibi eripi et se cetera de illo loco “Respicite, iudices,” non posse dicere: nec quicquam propius est factum, quam ut illum persequeretur et collo obtorto ad subsellia reduceret, ut reliqua posset perorare.
Dopo aver detto più volte "guardate indietro", per abbellire il suo discorso, egli stesso si guardò indietro. Ebbene, Gaio Fabrizio aveva lasciato il suo posto a capo chino. Allora i giudici scoppiarono a ridere, il difensore si irritò e mal sopportava che il suo caso gli scivolasse tra le dita e che non potesse dire il passo "guardate indietro" e per poco non inseguì e non lo trascinò di nuovo al suo posto per la collottola (obtorto collo), per concludere la sua perorazione.
Anche in questo caso, come in obtorta gula (In Verrem 2.4.10) di eguale significato, l’espressione obtorto collo ha una valenza concreta.
Per approfondimenti su Cicerone vedi anche qua
Attestazioni in Seneca
La locuzione obtorto collo è presente nella Apocolocyntosis di Seneca nel passo in cui l’assemblea accoglie la proposta di Augusto di cacciare via dall’Olimpo Claudio e dunque il Cillenio, vale a dire Mercurio, così detto perché nato sul monte Cillene illum collo obtorto trahit ad inferos a caelo (lo trascina presolo per il collo dal cielo agli inferi). Anche in questo caso l’espressione descrive l’atto di condurre qualcuno da un luogo all’altro contro la sua volontà esercitando una costrizione fisica.Per approfondimenti su Seneca vedi anche qua
Altre attestazioni
Anche in san Gerolamo (Epistola 117.5; Dialogus contra Pelagianos PL 53.545d) e in sant’Agostino(Sermones PL 46.997) la locuzione obtorto collo viene utilizzata per indicare che qualcuno è trascinato materialmente da qualche parte contro la propria volontà. Nello Pseudo-Apuleio (Asclepio 12) è invece riferita all’anima che è trattenuta nel corpo.Di particolare rilievo sono, in età moderna le attestazioni nel De commodis et incommodis e nel Pontifex di Leon Battista Alberti. Nella prima opera obtorto collo ha il significato di “con il torcicollo” con un’accezione estranea al latino classico che descrive tale affezione come rigores cervicum. Nella seconda la locuzione viene utilizzata in una descrizione che elenca tratti negativi e ha il significato di “con il collo torto” vale a dire "bacchettone". Questo uso si basa probabilmente sul volgare “col collo torto”, attestato a partire da Boccaccio, e sul sostantivo “collotorto” individuabile dal Burchiello in poi. Sia nel De commodis et incommodis sia nel Pontifex l’espressione obtorto collo ha dunque un significato diverso dall’originale latino e da quello dell’italiano contemporaneo.
Per approfondimenti su Leon Battista Alberti vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della locuzione "obtorto collo"?
- In quali opere di Plauto è attestata l'espressione "obtorto collo"?
- Come utilizza Cicerone l'espressione "obtorto collo" nella sua orazione Pro Cluentio?
- Qual è il contesto dell'uso di "obtorto collo" nell'Apocolocyntosis di Seneca?
- Come viene reinterpretata l'espressione "obtorto collo" in età moderna da Leon Battista Alberti?
"Obtorto collo" significa fare qualcosa malvolentieri o controvoglia, sotto costrizione. È un ablativo assoluto che letteralmente si traduce come "torto il collo" o "con il collo ritorto".
L'espressione "obtorto collo" appare in tre commedie di Plauto: nel Poenulus, nel Rudens e nell'Amphitruo, dove ha un significato concreto legato all'atto di trascinare qualcuno per il collo.
Cicerone usa "obtorto collo" in Pro Cluentio per descrivere ironicamente la difesa di Fabrizio, suggerendo che il difensore avrebbe voluto trascinarlo fisicamente al suo posto per continuare la perorazione.
In Apocolocyntosis, Seneca usa "obtorto collo" per descrivere Mercurio che trascina Claudio dall'Olimpo agli inferi, sottolineando l'azione di costrizione fisica.
Leon Battista Alberti utilizza "obtorto collo" con significati diversi dal latino classico, come "con il torcicollo" o "con il collo torto", riferendosi a tratti negativi o a un atteggiamento rigido.