Concetti Chiave
- L'espressione "mala tempora currunt" significa "corrono tempi cattivi" e viene spesso seguita da "sed peiora parantur", che si traduce in "e se ne preparano peggiori".
- L'origine della frase non è classica, ma volgare, spesso erroneamente attribuita a Cicerone, sebbene non compaia nei suoi scritti.
- Entrambe le frasi, "mala tempora currunt" e "o tempora, o mores", esprimono un sentimento di declino morale e sociale rispetto a un passato idealizzato.
- La concezione di un presente decadente è un tema ricorrente nella letteratura latina, collegato al mito delle età di Esiodo e ripreso da autori come Sallustio, Livio, Tacito e Virgilio.
- "Mala tempora currunt" è ampiamente utilizzata nella lingua italiana contemporanea, soprattutto in ambito giornalistico, per sottolineare periodi di crisi.
In questo appunto di latino si descrive l'espressione Mala tempora currunt. L’italiano è probabilmente la lingua in cui si fa maggiormente uso di citazioni latine anche nella vita quotidiana. Tra queste è molto diffusa l’espressione mala tempora currunt, talvolta seguita dalla precisazione sed peiora parantur , di cui spiegheremo il significato, la possibile origine, le attestazioni, l’uso e la diffusione.
Indice
Significato della frase mala tempora currunt
Mala tempora currunt significa “corrono tempi cattivi”.Il soggetto della frase è tempora, plurale del sostantivo neutro con rotacismo della terza declinazione tempus tempŏris (la o è breve sicché l’accento tonico va sulla terzultima sillaba) che in italiano ha avuto l’esito “tempo” con lo stesso significato del latino (almeno nel caso che qui stiamo analizzando).
Mala, attributo del soggetto e quindi concordato con esso, è un aggettivo della prima classe, da malus, mala, malum, che significa “cattivo”. In italiano la parola "malo" con questo significato è di uso antico e letterario e si è conservato solo in alcune locuzioni particolari quali mala cosa, mala fama (più frequente è l’aggettivo malfamato), mala femmina, mala lingua, mentre permane l’avverbio derivato “male” (peraltro identico morfologicamente e semanticamente al corrispondente avverbio latino). L’italiano “cattivo” che ha sostituito il latino malus deriva da captīvus, captīva, captīvum che significa prigioniero (cfr. l’italiano “cattività”) e che ha assunto il valore odierno per ellissi del latino cristiano captivus diabŏli vale a dire “prigioniero del diavolo”. Currunt è la terza persona plurale del presente indicativo attivo del verbo curro, curris, cucurri, cursum, currĕre che ha, come in italiano, il significato concreto di “correre (camminare velocemente)” ma anche, riferito al tempo, di passare presto, scorrere, trascorrere. A “mala tempora currunt” si fa seguire talvolta “et peiora parantur” la cui traduzione è “e se ne preparano peggiori”. L’aggettivo peiora è al neutro plurale da peior, peius (comparativo suppletivo di malus, conservato nell’italiano "peggiore") concordato con tempora. Parantur è invece la terza persona plurale del presente indicativo passivo del verbo paro, paras, paravi, paratum parare. La traduzione letterale sarebbe dunque “sono preparati peggiori”.
Per approfondire il fenomeno del rotacismo vedi anche qua
Origine
L’espressione mala tempora currunt non ha alcuna attestazione negli autori classici ed è dunque considerata di origine volgare. Non di rado viene considerata una citazione di Cicerone, non solo in scritti amatoriali presenti in rete ma anche in alcuni articoli. L’origine della falsa attribuzione all’Arpinate è forse da ravvisare nell’esclamazione di simile significato presente in alcune delle sue opere: O tempora, o mores! O è un’interiezione mentre tempora e mores sono due accusativi esclamativi. Di tempora si è già detto, mentre mores è l’accusativo plurale di mos moris, sostantivo maschile con rotacismo della terza declinazione, che significa “costume, usanza, abitudine”. O tempora o mores si traduce dunque “o tempi, o costumi!”. L’esclamazione è utilizzata per la prima volta da Cicerone nelle Verrine (2.4.56), poi nell’exordium della prima Catilinaria (1.1.2) e successivamente nella De domo sua (53.137) e Pro rege Deiotaro (11.31). Verrà poi citata da Quintiliano nella sua Institutio oratoria (9.2.26).
Per un approfondimento sulle Verrine vedi anche qua
La visione del presente decadente legata all’espressione mala tempora currunt
Sia mala tempora currunt sia il ciceroniano o tempora, o mores esprimono la deplorazione per un presente corrotto che si oppone a un passato idealizzato a cui si anela. La visione discendente della storia che concepisce un presente caratterizzato da una società sempre più corrotta è un topos del pensiero latino che si trova non solo in Cicerone ma, tra gli altri, anche in Sallustio, Livio e Tacito. Tale elemento può essere senz’altro ricollegato al mito delle età attestato, nella letteratura greca, per la prima volta nella Opere e i giorni di Esiodo (107.201). Il poeta divide la storia dell’umanità in cinque successive generazioni di uomini collegate ciascuna, tranne la penultima, a un metallo. Abbiamo dunque le stirpi d’oro, d’argento, di bronzo, degli eroi o semidèi e, infine, quella di ferro. Ogni generazione è collegata a un metallo via via meno prezioso fino a giungere alla peggiore e più infelice, quella attuale. La successiva letteratura greca e la letteratura latina hanno in Esiodo il loro modello quando riprendono questo mito. Così nella quarta Bucolica di Virgilio che però si concentra solo sull’età dell’oro di cui profetizza un imminente ritorno, e Ovidio nelle Metamorfosi (1.89-150) che segue l’originale schema del poeta greco con la sola esclusione dell’età degli eroi o semidèi. Più tardi Giovenale all’inizio della sesta Satira (1-20) in un’invettiva contro le donne afferma di rimpiangere l’età dell’oro dove erano assenti il lusso e la dissolutezza e le mogli rimanevano a casa invece di dedicarsi all’adulterio.
Per approfondimenti sulla quarta Bucolica di Virgilio vedi anche qua
Attestazioni, uso e diffusione
Poiché una concezione discendente della storia che interpreta il passato come un periodo migliore del presente è ancora oggi piuttosto diffusa, le attestazioni dell’espressione mala tempora currunt sono senz’altro molteplici nell’italiano contemporaneo. Sebbene non manchi qualche presenza nella letteratura (si pensi a Gadda o al più recente Camilleri), l’ambito del giornalismo e quello in cui il suo uso appare più copioso per rimarcare e deplorare momenti di crisi generale o puntuale mai assenti negli ultimi anni. Vi sono inoltre progetti universitari e articoli accademici denominati mediante l’espressione in questione. Anche la lingua parlata accoglie non di rado una tale esclamazione la quale, checché ne dicano molte false fonti, non è stata coniata da Cicerone ma, come si è detto, ha probabilmente origine volgare. L’attuale grande diffusione dell’espressione “mala tempora currunt” è dunque in netto contrasto con la sua esigua presenza nella tradizione letteraria, filosfica ed erudita.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'espressione "mala tempora currunt"?
- Qual è l'origine dell'espressione "mala tempora currunt"?
- Come si collega "mala tempora currunt" alla visione del presente decadente?
- In quali contesti è diffusa l'espressione "mala tempora currunt"?
- Qual è la relazione tra "mala tempora currunt" e "o tempora, o mores" di Cicerone?
L'espressione "mala tempora currunt" significa "corrono tempi cattivi", indicando un periodo di difficoltà o crisi.
L'espressione non ha attestazioni nei testi classici ed è considerata di origine volgare, spesso erroneamente attribuita a Cicerone.
L'espressione esprime la deplorazione per un presente corrotto, in contrasto con un passato idealizzato, un tema comune nel pensiero latino.
È diffusa nel giornalismo e nella lingua parlata per sottolineare momenti di crisi, nonostante la sua scarsa presenza nella tradizione letteraria.
Entrambe le espressioni esprimono una critica al presente, ma "o tempora, o mores" è una citazione autentica di Cicerone, mentre "mala tempora currunt" non lo è.