Concetti Chiave
- "Audentes Fortuna iuvat" è una locuzione latina classica, collegata semanticamente a espressioni simili come "fortes Fortuna (ad)iuvat" e "audaces Fortuna iuvat".
- Il significato di "Audentes Fortuna iuvat" è "la Fortuna aiuta coloro che osano," con "Fortuna" personificata come soggetto e "audentes" come complemento oggetto.
- Virgilio utilizza "audentes Fortuna iuvat" nell'Eneide, rappresentando un'esortazione di Turno ai Rutuli durante l'arrivo di Enea.
- Seneca cita una variante della frase nei suoi scritti, sfruttandola per esplorare la forza della natura e dei sentimenti umani.
- Ovidio offre variazioni del tema, utilizzando termini come "fors" e "deus" al posto di "Fortuna" in opere come i Fasti e le Metamorfosi.
La frase "audentes fortuna iuvat" è attestata nel latino classico ed è accostabile semanticamente al più antico "fortes Fortuna (ad)iuvat" e al tardo "audaces Fortuna iuvat". Si tratteranno a seguire il significato, le attestazioni e la diffusione di “audentes Fortuna iuvat” e delle sententiae di simile significato.
Indice
Audentes Fortuna iuvat: significato
Il soggetto della frase è "Fortuna", la fortuna personificata.
Il lessema “fortuna” è in genere una “vox media” vale a dire un termine il cui significato assume un’accezione negativa o positiva a seconda del contesto e dell’aggettivo che lo accompagna; pertanto, si traduce generalmente "sorte". Nel caso della nostra sententia va invece reso come "Fortuna". Iuvat è la terza persona singolare del presente indicativo attivo del verbo iuvo iuvas iuvi iutum iuvare che significa “aiutare”. Audentes è una forma del verbo semideponente audeo audes ausus sum audere che significa “osare”: si tratta in questo caso di un participio sostantivato all’accusativo plurale, complemento oggetto di iuvat. La traduzione della frase è dunque: “la Fortuna aiuta coloro che osano”.
Per un approfondimento sui verbi semideponenti vedi anche qui
Audentes Fortuna iuvat in Virgilio
La prima attestazione della frase “audentes Fortuna iuvat” si trova al verso 284 del decimo libro dell’Eneide. Si riporta a seguire il contesto:
Haud tamen audaci Turno fiducia cessit
litora praecipere et venientis pellere terra.
Ultro animos tollit dictis atque increpat ultro:
“Quod votis optastis adest, perfringere dextra.
In manibus Mars ipse, viri! Nunc coniugis esto
quisque suae tectique memor, nunc magna referto
facta, patrum laudes. Ultro occurramus ad undam
dum trepidi egressisque labant vestigia prima.
Audentis Fortuna iuvat…”
Tuttavia, la fiducia di occupare le rive e respingere dalla terra coloro che giungevano non abbandonò l’audace Turno. Anzi, solleva gli animi con le sue parole e, anzi, grida: “Ciò che avete desiderato nelle vostre preghiere è imminente, abbatterli con la destra. Lo stesso Marte è nelle vostre mani, soldati! Ora ciascuno sia memore della propria sposa e della casa, ora ricordi le grandi imprese, le glorie dei padri. Per primi accorriamo verso il mare, mentre sono timorosi e i primi passi vacillano quando sono sbarcati. La fortuna aiuta coloro che osano…”
Si tratta dunque dell’esortazione di Turno ai Rutuli nel vedere avvicinarsi Enea, giunto per nave in aiuto del campo troiano. Si noti che nel nostro passo non troviamo “audentes” ma “audentis” con la desinenza originaria dell’accusativo plurale dei temi in vocale della terza declinazione e che il verso è incompleto poiché presenta solo il primo emistichio ed è pertanto uno dei tibicines(da tibicen tibicinis, “puntello”) virgiliani.
Per un approfondimento sul decimo libro dell’Eneide vedi anche qui
Audentes Fortuna iuvat in Seneca
Nella novantaquattresima delle Epistulae morales ad Lucilium di Seneca si legge:
Numquid rationem exiges cum tibi aliquis hos dixerit versus?
Iniuriarum remedium est oblivio.
Audentes Fortuna iuvat, piger ipse sibi opstat.
Advocatum ista non quaerunt: adfectus ipsos tangunt et natura vim suam exercente proficiunt.
Chiederai forse una spiegazione quando qualcuno ti reciterà questi versi?
Il rimedio delle offese è l’oblio.
La Fortuna aiuta coloro che osano, il pigro si ostacola da sé.
Queste parole non richiedono un esperto: toccano gli stessi sentimenti e sono giovevoli poiché la natura esercita la sua forza.
Seneca, dopo aver citato Publilio Siro (I secolo a.C.), riporta il primo emistichio del verso virgiliano seguito da un secondo che è probabilmente frutto di una interpolazione presente nell’edizione in possesso dal filosofo di Cordoba.
Per un approfondimento sulle Epistulae ad Luciulium vedi anche qui
Audentes Fortuna iuvat in Ovidio
Le altre attestazioni della frase non corrispondono esattamente a quella virgiliana ma se ne discostano di ben poco. Al verso 782 del secondo libro dei Fasti di Ovidio leggiamo audentes forsque deusque iuvat dove in luogo di “Fortuna” troviamo fors, sostantivo femminile della terza declinazione che significa sorte, fortuna (e da cui il termine fortuna deriva) e deus, “dio”, sostantivo della seconda declinazione. Entrambi i lessemi sono uniti alla congiunzione copulativa enclitica -que. La traduzione del passo è dunque: “La fortuna e il dio aiutano coloro che osano”. Ancora in Ovidio, al verso 586 delle Metamorfosi troviamo audentes deus ipse iuvat in cui l’unico soggetto è deus accompagnato dall’aggettivo determinativo ipse ipsa ipsum: Il dio stesso aiuta coloro che osano. Al verso 608 del primo libro dell’Ars amatoria troviamo infine audentem Forsque Venusque iuvat dove il participio è all’accusativo singolare e al deusque dei Fasti si è sostituita Venus, Venere, la dea dell’amore. In altri luoghi la Fortuna è semplicemente sostituita da Venere così come nelle Heroides di Ovidio (19.159) o in Tibullo (1.2.15).
Per un approfondimento sui pronomi e aggettivi determinativi vedi anche qui
Fortes Fortuna iuvat: significato e attestazioni
Fortes Fortuna iuvatsi differenzia da “audentes Fortuna iuvat” per la presenza in luogo di audentes dell’accusativo plurale dell’aggettivo della seconda classe fortis forte. La sententia allitterante significa dunque: “La Fortuna aiuta i forti”. Si tratta della forma più antica del proverbio attestato al verso 203 del Phormio di Terenzio, nel De finibus bonorum et malorum di Cicerone e nelle epistole di Plinio il Giovane (6.16.11)
Per un approfondimento sugli aggettivi della seconda classe vedi anche qui
Audaces Fortuna iuvat: significato e attestazioni
Il proverbio audaces Fortuna iuvat ha come complemento oggetto l’aggettivo della seconda classe a un’uscita audax audacis e si traduce dunque la Fortuna aiuta gli audaci. Si tratta di un motto tardo non attestato prima del VI secolo in Corippo e molto diffusa nel medioevo. Il noto latinista Alfonso Traina ha rilevato che Virgilio usa audentes e non audaces poiché vuole indicare uno stato psichico contingente e non una qualità permanente.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della frase "audentes Fortuna iuvat"?
- Dove si trova la prima attestazione di "audentes Fortuna iuvat"?
- Come viene utilizzata la frase "audentes Fortuna iuvat" da Seneca?
- In che modo Ovidio varia la frase "audentes Fortuna iuvat"?
- Qual è la differenza tra "fortes Fortuna iuvat" e "audentes Fortuna iuvat"?
La frase significa "la Fortuna aiuta coloro che osano", con "Fortuna" personificata come soggetto e "audentes" come complemento oggetto.
La prima attestazione si trova al verso 284 del decimo libro dell'Eneide di Virgilio, nel contesto di un'esortazione di Turno ai Rutuli.
Seneca cita la frase nella novantaquattresima delle Epistulae morales ad Lucilium, accostandola a un altro verso per sottolineare che non richiede spiegazioni esperte.
Ovidio varia la frase in diverse opere, sostituendo "Fortuna" con "fors" e "deus", o con "Venus", mantenendo il concetto che la sorte o divinità aiuta chi osa.
"Fortes Fortuna iuvat" utilizza "fortes" al posto di "audentes", significando "la Fortuna aiuta i forti", ed è una forma più antica attestata in opere di Terenzio, Cicerone e Plinio il Giovane.