Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Il liberalismo ha introdotto il suffragio universale e le rivendicazioni proletarie, portando alla nascita dei partiti di massa.
  • Si è passati dallo Stato astensionista dell'Ottocento allo Stato interventista, garantendo diritti economici e sociali.
  • Lo Stato sociale si distingue per l'intervento statale a tutela dei cittadini e un aumento dell'attività legislativa.
  • La tecnodemocrazia estende il potere politico ai tecnici e specialisti, evolvendo verso uno "stato corporativo".
  • C'è una crescente sfiducia nei partiti tradizionali, con l'emergere di leader carismatici e nuovi partiti populisti.

Innovazioni apportate dalla nascita del liberalismo

Le innovazioni apportate dalla nascita del liberalismo sono sostanzialmente due: l’allargamento della base sociale dello stato, attraverso l’introduzione del suffragio universale e le rivendicazioni proletarie che portano alla nascita dei partiti di massa, inizialmente extraparlamentari; il passaggio dallo Stato astensionista dell’800 a quello interventista che esercita un ruolo attivo nella garanzia concreta dei diritti economici e sociali (libertà positive).
Nel corso del tempo, lo stato liberale si è evoluto in diverse forme.

Tra queste, la più significativa è lo stato sociale. Ciò che maggiormente lo distingue dalla fase iniziale dello stato liberale è il diverso modularsi dei rapporti fra privato e pubblico e il ruolo prioritario assunto dal governo (non più dal parlamento).
Le caratteristiche principali dello stato sociale sono la garanzia dei diritti sociali, il massiccio intervento del potere statale a tutela dei cittadini, il notevole aumento dell’attività legislativa e il trasferimento di molti poteri normativi al governo e all’amministrazione.

Un’ulteriore ramificazione del liberalismo è la tecnodemocrazia: si tratta di una forma di stato in cui il potere politico non si concentra più solo nelle mani dei proprietari dei mezzi produttivi e delle strutture costituzionali, ma si estende anche ai tecnici e agli specialisti di settore (amministratori di imprese, dirigenti sindacali, vertici militari); allo svilupparsi di un cosiddetto «stato corporativo», in cui le istanze per la tutela di interessi settoriali o collettivi non sono più portate avanti dai partiti, bensì da sindacati, comitati promotori di referendum, movimenti per la tutela della salute, dell’ambiente, dei consumatori…; alla sfiducia nei partiti tradizionali che hanno deluso le aspettative dei cittadini e al conseguente affidamento ai leaders carismatici che formano nuovi partiti populisti rinnegando il concetto stesso di democrazia rappresentativa, contestando il ruolo parlamentare e la funzione delle istituzioni internazionali.

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