Concetti Chiave
- Il Regno d'Italia inizialmente era una monarchia costituzionale con il Re come "capo supremo dello Stato".
- Il Parlamento, composto da Camera dei deputati e Senato, condivideva il potere legislativo con il Re, che aveva il diritto di nominare senatori e sanzionare le leggi.
- Il potere esecutivo era del Re, che lo delegava a un governo responsabile solo verso di lui, con ministri nominati e revocati dal sovrano.
- Il Re controllava il potere giudiziario, nominando i magistrati che amministravano la giustizia in suo nome.
- Con l'inizio del XX secolo, la forma di governo si trasformò in una monarchia parlamentare, riducendo i poteri del Re e ampliando il corpo elettorale della Camera.
La monarchia costituzionale del Regno d'Italia
Inizialmente la forma di governo del Regno d'Italia fu la monarchia costituzionale. Va però sottolineato che i tre poteri, pur essendo formalmente separati, venivano esercitati sotto l'influenza dominante del sovrano, considerato "capo supremo dello Stato". Secondo l'articolo 3 dello Statuto albertino (art. 3 Statuto alb.), il Parlamento, formato da Camera dei deputati e Senato del Regno, esercitava il potere legislativo insieme al Re, che assumeva un ruolo predominante perchè aveva sia il diritto di nominare i senatori (mentre la Camera era eletta da un ristretto corpo elettorale), sia il diritto di sanzione, con cui poteva impedire l'entrata in vigore di qualsiasi legge approvata dal Parlamento. L'art. 5 Statuto alb. affermava che «al Re solo appartiene il potere esecutivo; il sovrano delegava tale potere al Governo, responsabile solo nei confronti del Re, che nominava (e revocava) i ministri. Secondo l'art. 68 Statuto alb. «la giustizia emana dal Re»; quindi anche il potere giudiziario era saldamente nelle mani del sovrano. Era il Re a nominare i magistrati, che amministravano la giustizia in suo nome. Il popolo godeva dei diritti tipici delle costituzioni ottocentesche, basati sul riconoscimento dell'uguaglianza formale.
Transizione verso la monarchia parlamentare
All'inizio del XX secolo cambiò la forma di governo; si ebbero modifiche costituzionali, agevolate dalla flessibilità dello statuto, che diminuirono i poteri del Re e trasformarono il Regno d'Italia in una monarchia parlamentare. In particolare:
- si modificò la composizione del Parlamento, perchè venne ampliato il corpo elettorale della Camera: gli aventi diritto al voto passarono dall'1,9% del 1861 al 23% del 1912;
- per il Re diventò un atto dovuto controfirmare le leggi approvate dal Parlamento; di fatto il sovrano perse il diritto di sanzione;
- si affermò il principio che il Governo dovesse avere la fiducia del Parlamento (accanto a quella del Re): il Governo diventò politicamente responsabile nei confronti del Parlamento, soprattutto della Camera elettiva.
Domande da interrogazione
- Qual era la forma di governo iniziale del Regno d'Italia e come influenzava il sovrano i tre poteri?
- Come è cambiata la forma di governo del Regno d'Italia all'inizio del XX secolo?
- Quali furono le principali modifiche costituzionali che ridussero i poteri del Re?
Inizialmente, il Regno d'Italia era una monarchia costituzionale, ma il sovrano aveva un'influenza dominante sui tre poteri, essendo considerato il "capo supremo dello Stato". Il Re nominava i senatori, aveva il diritto di sanzione sulle leggi e il potere esecutivo e giudiziario erano nelle sue mani.
All'inizio del XX secolo, il Regno d'Italia si trasformò in una monarchia parlamentare. Le modifiche costituzionali ridussero i poteri del Re, ampliando il corpo elettorale e rendendo il Governo politicamente responsabile nei confronti del Parlamento.
Le principali modifiche furono l'ampliamento del corpo elettorale della Camera, la perdita del diritto di sanzione del Re, e l'affermazione del principio che il Governo dovesse avere la fiducia del Parlamento, rendendolo politicamente responsabile.