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LA TRASFORMAZIONE DELL'AMBIENTE UMANO
Il '900 è stato un secolo di città, in quanto l'ambiente è stato plasmato ad immagine e somiglianza dell'uomo. Città ed
automobili sono la fotografia dell'ambiente umano nel corso del XX secolo: l'urbanizzazione ha colpito tutti i paesi, dai
più industrializzati a quelli in via di sviluppo. Questo fenomeno va strettamente collegato all'industrializzazione, nel
senso che da quand'è partita la rivoluzione industriale alla fine del '700 in Gran Bretagna esso è stato un binomio
inscindibile prima nei paesi europei e degli Stati Uniti, sino a colpire (nella seconda metà del '900) anche i paesi di più
recente indipendenza, a causa dell'aumento della popolazione e dell'emigrazione dalle campagne verso le città.
La rapida urbanizzazione ha prodotto ovunque ed in tutte le epoche situazioni ambientali estremamente precarie: questo
processo è avvenuto in modo troppo rapido e disordinato; in molti casi né i governi centrali, né le autorità locali sono
riuscite a rispondere in modo pronto alle nuove esigenze di una massa di popolazione in crescita, il che ha causato
problemi di scarsità di risorse idriche ed acqua potabile, di precarietà degli alloggi e delle infrastrutture sia nei quartieri
operai (dove si annidavano anche tensioni sociali che nel corso del XX secolo sono stati poi in gran parte distrutti e
ricostruiti) del periodo ottocentesco. Lo stesso problema oggi lo incontrano i paesi che erano ex colonie.
Un'altra cosa scontata ma che oggi è entrata anche troppo nelle nostre abitudini è la presenza delle automobili, che
condizionano, migliorano i nostri spostamenti. Nel 1889 viene inventato il motore a scoppio e la grande produzione di
automobili si ha con la Ford e la catena di montaggio che abbatte i costi: questo marchio produrrà all'inizio del '900 il
modello T, accessibile ad un grande numero di persone. Il metodo Taylorista è alienante ma efficiente e quindi riesce a
produrre in serie ed a basso costo. Europa ed Usa sono state le grandi aree produttrici di automobili all'inizio del '900 e
sono state tra i motori dell'industrializzazione in Europa ed in Italia, mentre oggi questo settore è stato trainante in paesi
quali il Giappone, Brasile, Corea del Sud. Lo sviluppo automobilistico è stato rapidissimo dalla fine della seconda
guerra mondiale, passando da 5 a 40 milioni nel giro di vent'anni, ed ha avuto un'importante funzione di livellamento
sociale in quanto ha agito da elemento omogenizzante degli stili di vita.
Ovviamente, anche l'automobile ha inciso sull'ambiente modificando la struttura delle città con la costruzione di strade
ed autostrade in Europa e Usa dopo la seconda guerra mondiale con la costruzione della grande rete viaria; il paese che
per primo ha costruito l'autostrada nell'ottica della politica di riassorbimento della disoccupazione è stato comunque il
regime nazista.
IL ROMANZO SCIENTIFICO DEL '900
Il '900 è stato un secolo plasmato dalle macchine, dalla tecnologia, dalla scienza, dalla radio ad internet, con due
peculiarità: il fatto che le scoperte scientifiche abbiano investito tutti i settori innanzitutto (trasporti, medicina, mezzi di
comunicazione, armi, tecnologia), ma soprattutto il fatto che per la prima volta certe innovazioni abbiano raggiunto la
gente comune (ad esempio gli aerei o le automobili, prima solo per pochi eletti, ora mezzi di trasporto per il turismo di
massa). Anche per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, le grandi trasformazioni sono avvenute nel corso del '900
con i Fratelli Lumiere che hanno inventato la tecnica cinematografica alla fine dell' 800, o il primo collegamento
radiotelegrafico effettuato da Guglielmo Marconi nel 1901, o ancora l'avvento della televisione dopo la seconda guerra
mondiale o le innovazioni dell'informatica e della rete degli ultimi decenni.
Grandi progressi sono stati fatti nel campo della medicina e della chirurgia: non sono state certo debellate tutte le
malattie ma, anche solo rispetto ad un secolo fa', una serie di invenzioni farmaceutiche hanno permesso di tenere sotto
controllo e debellare alcune malattie (scoperta dell'insulina nel 1922 che permette di tenere sotto controllo il diabete, la
scoperta degli antibiotici che permettono di frenare le infezioni, tra le cause principali di morte sino agli anni '50).
Negli anni '50 sono partite le grandi campagne di immunizzazione contro le malattie infettive dell'infanzia come il
morbillo e la difterite; nel 1967 Burned ha eseguito in Sud Africa il primo trapianto di cuore e, qualche anno dopo, il
primo doppio trapianto cuore-polmoni.
Anche questi progressi nel campo tecnologico e medico sono stati però accompagnati da paure e inquietudini che
infondo non appartenevano all'uomo della civiltà ottimista e positiva dell'800, ma relative al doppio volto che il
progresso può avere, per esempio relativamente al terrore nucleare.
Un'altra grande frontiera del progresso farmacologico è stata la pillola anticoncezionale, che ha scatenato un dibattito
pubblico e politico oltre che religioso.
IL SECOLO MONDO
Esiste un'altra prospettiva per analizzare il '900, che prescinde dal binomio progresso materiale-regressione morale: essa
guarda di più le interazioni di tipo economico, i processi di omogeneizzazione culturale, le relazioni interstatali e tra le
grandi macro aree del mondo, ed è quella prospettiva che tenendo conto di queste trasformazioni vede il '900 come
un'epoca di storia universale o come “il secolo mondo”. È un mondo tendenzialmente più unificato e più uniforme:
certo è che i progressi materiali già nominati sono stati tendenzialmente globali come processi, così come si sono
sempre più integrate le forme di organizzazione del lavoro, dell'economia, della tecnologia, della finanza.
Queste dinamiche erano già partite con la prima guerra mondiale, e Aron nel 1960 tiene una conferenza chiamata “l'alba
della storia universale”: nel contesto della guerra fredda, la competizione non era tra stati ma tra blocchi e questa
dinamica, coincidendo con la decolonizzazione, viene a coinvolgere il mondo intero ed è proprio qui che Aron parla di
storia universale, asserendo che “più uomini diversi vivono in un mondo unico, più essi devono mostrarsi capaci di
tolleranza e rispetto reciproco”. Il '900 appare dunque un secolo di storia globale, che cambia le coordinate
spaziotemporali. Ma quali sono stati i fattori principali di questo fenomeno? La crescente globalizzazione economica e
tecnologica, il predominio della politica internazionale (la guerra fredda è uno scontro che va oltre e prescinde dagli
stati nazione, configurandosi come uno scontro tra blocchi), il declino del primato dello stato nazione come soggetto
unico che decide della vita pubblica e collettiva (superato dalle organizzazioni internazionali), la mondializzazione
dell'economia e della finanza (nel '900 questo processo accelera perché è qui che si esce all'esterno dell'Europa con
l'importanza crescente di Usa e Giappone), le comunicazioni di massa (radio, computer, internet che hanno favorito il
villaggio globale perché è come se tutti fossero contestualmente presenti e protagonisti al momento in cui accadono gli
eventi, pur essendo lontani nello spazio), i flussi migratori.
Nel corso del '900, guardano alle relazioni tra macro aree, è certo che sia stato segnato la fine del rimato europeo dal
punto di vista economico, a causa della rapida ascesa degli Usa che diventano la prima potenza economica e militare al
mondo scalzando dal podio la Gran Bretagna. Questo fenomeno può essere ascritto alla categoria di deeuropeizzazione
del mondo: dalla guerra fredda e soprattutto negli anni più recenti, con l'emergere delle grandi potenze Asiatiche, si
parla anche di deoccidentalizzazione del mondo, ovvero in un mondo sempre più globalizzato è come se non ci fosse
più un'area che impone il suo esempio alle altre.
Il mondo è si diventato sempre più universale, ma se guardiamo altri punti di vista vediamo che l'umanità continua ad
essere divisa anche se diversamente rispetto al passato: prima le divisioni forti erano quelle tra stati e comunità
nazionali (dinamiche di fine '800, nazionalismo), poi nel periodo della guerra fredda le linee di divisione erano quelle
tra est e ovest, tra comunismo e capitalismo, oggi invece le divisioni passano per esempio dallo sviluppo economico
(l'85% del reddito mondiale appartiene al 20% della popolazione globale), o dalle identità per cui oggi esiste un
rinnovato attaccamento alle identità etniche, religiose, culturali. Pensiamo, per esempio, che molti dei conflitti scoppiati
dopo la guerra fredda sono legati a tensioni etnico nazionali, come quello in Rwanda o quello della Ex Jugoslavia.
Quindi i processi di mondializzazione che hanno segnato tutto il secolo hanno prodotto spinte contraddittorie nel senso
che da una parte ci sono elementi che unificano (distanze annullate dai mezzi di comunicazione) ma al tempo stesso vi
sono fattori opposti a questi, che producono nuove contraddizioni. Tutti questi sono entrati a far parte del dibattito
politico a partire dalla fine della guerra fredda, quando l'assetto mondiale era pronto per conoscere una nuova tabula
rasa. Alcuni hanno pensato che a questo punto vincesse il modello occidentale, altri invece prospettavano nuove identità
e nuovi conflitti in uno scontro sempre più globale.
All'alba del XXI secolo, il XX cosa ci lascia dal punto di vista della prospettiva della mondializzazione, occidentalismo,
deoccidentalizzazione? Non esiste una certezza o una tesi prevalente, ma due autori hanno proposto due tesi
contrapposte: Huntigtong, nel 1993 ha pubblicato prima un articolo e poi un libro “Lo scontro di civiltà”, nel quale dice
che la guerra fredda aveva ingabbiato e permesso di contenere identità che comunque esistevano, le quali sarebbero
esplose con la fine della stessa. Si trattava di identità culturali diversificate per la religione, soffocate a causa
dell'identità dei due grandi blocchi durante la guerra. La fine di quest'ultima non ha dato origine ad un'unica identità ma
ha fatto semplicemente uscire nuovamente allo scoperto quelle che già esistevano. L'opinione dell'autore è che la fonte
di conflitto fondamentale nel nuovo mondo (quello in cui viviamo) non sarà né ideologica né economica; le grandi
divisioni e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura; gli stati nazionali rimarranno gli attori principali
nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Non saranno
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