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Concetti Chiave

  • Luigi Pirandello's early works are influenced by Verga and Capuana, with his debut into verismo marked by personal and familial challenges that shaped his pessimistic view of life.
  • The second phase of Pirandello's theatrical work is characterized by a focus on knowledge relativism, with plays like "Così è (se vi pare)" reflecting this theme, and his ambiguous association with the Fascist Party for financial reasons.
  • Pirandello's philosophy revolves around cognitive relativism, exploring themes of identity and subjectivity in human existence, with the notion that everyone wears masks, as reflected in "Uno, Nessuno, Centomila".
  • His unique humoristic approach in literature, outlined in the essay "L'umorismo", reveals the bitter side of comic situations, rejecting classical artistic rules and embracing a new narrative style.
  • In "Il fu Mattia Pascal," Pirandello explores themes of identity and societal isolation, as the protagonist attempts to redefine himself, only to realize that escaping one's identity is futile.

Indice

  1. L’esordio verista: il Pirandello degli inizi
  2. La seconda fase del teatro pirandelliano
  3. Il pensiero: il relativismo conoscitivo
  4. La poetica umoristica della narrativa pirandelliana
  5. Il fu Mattia Pascal, il capolavoro di Pirandello
  6. Uno, nessuno e centomila
  7. “Le Novelle per un anno”: il Pirandello novellista

L’esordio verista: il Pirandello degli inizi

Pirandello nasce nel 1867 a Girgenti (come è chiamata Agrigento fino al 1927), in una tenuta di campagna dove la famiglia si è rifugiata per evitare l’epidemia di colera scoppiata in quegli anni in Sicilia.
Ricevuta la prima istruzione dalla domestica, inizia poi a studiare all’indirizzo umanistico.
Nel 1880 si traferisce a Palermo dove inizia a scrivere poesie di stile carducciano e dove, nel 1886 ottiene il diploma. Terminati gli studi si iscrive all’università di Roma e poi a quella di Bonn, dove studia tedesco e filologia romanza. vita, opere e teatro di PirandelloGli studi romani e le sue prime opere sono influenzati da Verga e Capuana, ma sarà il soggiorno a Bonn a porlo in contatto con la cultura e letteratura europea.
Durante questi anni scrive l’opera “Pasqua di Gea”, dedicata alla donna con cui in quel periodo ha una relazione, Jenny Schulz-Lander. Nel 1891 si laurea e si stabilisce a Roma e mentre scrive “Zampogna”.
Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portulano che gli darà 3 figli e, nello stesso anno pubblica la prima raccolta di novelle “Amori senza amore”. Durante gli anni in cui insegna all’Istituto di Magistero a Roma inizia a comporre opere teatrali e pubblica il romanzo “Il turno” e poi, nel 1902, l’opera “Beffe delle morti e della vita”. È in questo periodo che vive gravi lutti familiari che daranno forma alla sua concezione pessimistica della vita. Inoltre, le miniere del padre si allagano e vengono chiuse, provocando un crollo finanziario e sua moglie viene colpita da paresi causandole uno squilibrio. Nel 1904 Pirandello pubblica “Il fu Mattia Pascal”, poi “Erma bifronte” e poi, nel 1908 il saggio “L’umorismo” nel quale spiega la propria poetica.
Dopo aver pubblicato l’opera “I vecchi e i giovani”, inizia a lavorare al romanzo “Uno, nessuno e centomila” che pubblicherà solo nel 1926. Nel frattempo, inizia a collaborare con il “Corriere della Sera” e compone “Lumìe di Sicilia” e “La morsa”.
Per ulteriori approfondimenti sul verismo vedi qui

La seconda fase del teatro pirandelliano

Nel 1917 viene rappresentata a Milano la commedia “Così è (se vi pare)” esemplare espressione del relativismo conoscitivo che contraddistingue la seconda produzione di Pirandello. E l’anno successivo raccoglie i suoi testi teatrali sotto il titolo “Maschere nude”.
In questi anni, a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute della moglie, Pirandello è costretto a farla rinchiudere in manicomio, ma, a partire dal 1919 egli si dedica principalmente al teatro. A Roma vengono rappresentati “La patente”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e l’”Enrico IV” e raccoglie una serie di racconti scritti tra il 1884 e il 1936 in un’opera intitolata “Novelle per un anno”.
Con il precipitare della situazione politica italiana, a seguito del Delitto Matteotti, nel 1924 Pirandello decide, come altri intellettuali dell’epoca, di iscriversi al Partito Fascista (è infatti tra i firmatari del manifesto degli intellettuali fascisti del 1925). La sua adesione rimane ambigua, non attribuisce infatti alcuna particolare importanza alla politica fascista ma punta solamente agli aiuti finanziari. Ben presto poi, pur evitando un aperto dissenso, si renderà conto della vuota retorica che caratterizza il regime. Proprio grazie all’adesione a quest’ultimo, però, nel 1925 assume la direzione del Teatro dell’Arte di Roma, fondato dal figlio Stefano e da altri giovani. L’attrice Marta Abba sarà la prima donna della compagnia, e nel decennio successivo anche la sua compagna.
L’ultima fase è caratterizzata dalle tematiche psicanalitiche e dall’interesse per il mito.
Pirandello scrive novelle sulla morte come “Di sera un geranio” (1934). Nello stesso anno riceve il premio Nobel per la Letteratura. Pochi anni dopo, nel 1936, morirà però a Roma, a seguito di una polmonite.
Per ulteriori approfondimenti sul manifesto degli intellettuali fascisti vedi qui

Il pensiero: il relativismo conoscitivo

Gli anni in cui vive Pirandello sono anni difficili e di grosso cambiamento per l’Europa e per il mondo intero. Il clima ottimista di inizio Novecento si dissolve in un’atmosfera di crisi sempre maggiore che porterà alla Prima Guerra mondiale. Tali eventi investiranno notevolmente il processo formativo dello scrittore. Le sue opere, infatti, indagano problemi quali l’identità dell’uomo e la validità delle sue conoscenze e sfociano in un relativismo conoscitivo che considera l’esistenza come caos. L’universo è dominato dal caso, l’uomo stesso è una realtà che muta in ogni situazione e ognuno possiede una verità soggettiva che non può fornire nessuna visione oggettiva del reale. Come emergerà da una delle sue opere più importanti, “Uno, Nessuno, Centomila”, anche se la persona aspira a una propria integrità, è invece centomila, perché l’identità è in continuo mutamento. In questa situazione, ognuno è costretto a indossare delle maschere che corrispondono al continuo fluire della vita. Creando ogni volta una diversa immagine di se stesso, l’individuo, in ultima analisi, finisce con l’essere nessuno.
L’esistenza stessa è un mistero inafferrabile, poiché il mondo pirandelliano è dominato da casualità e privo di certezze. L’unica via di uscita è la reciproca compassione e solidarietà.
Per ulteriori approfondimenti sulla Prima Guerra Mondiale vedi qui

La poetica umoristica della narrativa pirandelliana

L’opera di Pirandello fonda una nuova stagione narrativa e drammaturgica in Europa. La sua originale poetica ci viene raccontata da lui stesso nel saggio “L’umorismo”, nel quale egli, in modo
personale e innovativo ci descrive questa sensibilità tipica dell’uomo. L’umorismo accade quando l’intelligenza ci fa cogliere il risvolto amaro di una situazione comica (a cui segue la compassione per tanti sventurati e infelici) e svela le contraddizioni che caratterizzano l’esistenza.
Sul piano stilistico e linguistico la poetica di Pirandello è antiretorica, rifiuta ogni estetismo e le regole classiche dell’arte umoristica e prendendo le distanze dal simbolismo decadente.
Per ulteriori approfondimenti sull’umorismo pirandelliano vedi qui

Il fu Mattia Pascal, il capolavoro di Pirandello

Pubblicato nel 1904, il romanzo è stato scritto da Pirandello durante le notti di veglia alla moglie malata, e racconta di Mattia Pascal, un ragazzo giovane e timido che vive a Miragno, in Liguria, con una cospicua ricchezza lasciatagli dal padre. Ad amministrare tale ricchezza è Batta Malagna, un uomo disonesto che manda in fumo il capitale. A questo punto Mattia Pascal è costretto a lavorare in biblioteca per sopravvivere.
Indagine umoristica sull’essere umano: Luigi Pirandello, vita e opere articolo
Costretto a nozze riparatrici con una donna di nome Romilda, Mattia vive tra la frustrazione dello squallido lavoro in biblioteca e le incomprensioni con la moglie. Così tenta di fuggire dal paese in direzione Montecarlo, dove fa una grossa vincita. A questo punto, decide di tornare a Miragno ma, sulla via del ritorno, legge un articolo di giornale che riporta la notizia del ritrovamento di un cadavere nel fosso. Un cadavere identificato come quello di Mattia Pascal. A questo punto la sua prospettiva di vita cambia e coglie al balzo le opportunità offertegli da questo malinteso. Con il nuovo nome di Adriano Meis decide di costruirsi una nuova vita e si stabilisce a Roma, dove alloggia nella pensione di Paleari. Qui. si innamora, ricambiato, della figlia di Paleari e la vorrebbe sposare. Ad ostacolare le nozze, però, sopraggiungono ostacoli insormontabili: l’identità di Adriano Meis non ha documenti o riconoscimenti ufficiali. Il fu Mattia Pascal capisce di essersi isolato dalla società e la seconda identità, in fin dei conti, non si rileva meglio della prima. Il giovane decide allora di suicidarsi come Adriano Meis e di rinascere come Mattia Pascal. Ma la situazione a Miragno non è più come quando Mattia se ne è andato. Viene a sapere, infatti, da suo fratello che sua moglie si è risposata e ha avuto una figlia. Inoltre, una volta ritornato in paese nessuno crede alla sua identità. Così, in finale, egli si riduce a vivere con una zia e a lavorare di nuovo in biblioteca, facendo visita, ogni tanto a quell’epigrafe del cimitero dedicata al fu Mattia Pascal.
Per ulteriori approfondimenti su “Il fu Mattia Pascal” vedi qui

Uno, nessuno e centomila

Considerato l’ultima grande opera narrativa di Pirandello “Uno, nessuno e centomila” è un romanzo composto tra il 1912 e il 1925 e pubblicato a puntate. Racconta la vicenda di un uomo, Vitangelo Moscarda, che si accorge che l’immagine che ha di se stesso non coincide con quella che gli altri hanno di lui. Egli è un giovane di ventotto anni con un’ottima situazione economica, e con comportamenti eccentrici. Una mattina la moglie gli fa notare semplicemente che il suo naso “pende verso destra”. L’uomo, da questo piccolo episodio, rimane totalmente sconvolto cadendo in una profonda crisi di identità: realizza in un istante quanto gli altri abbiano una opinione diversa dalla sua a proposito della sua persona.
Da questo momento Vitangelo è ossessionato dall’idea che esistano centomila versioni di se stesso, poiché ogni persona ha una sua propria opinione al riguardo. Così decide di lavorare ad una immagine di sé che sia uguale per tutti. E attua una guerra verso se stesso iniziando a fare cose folli per distruggere l’immagine che gli altri hanno di lui. Con questo piano in mente comincia a compiere atti folli: maltratta la moglie e vende tutti i suoi averi per costruire un ospizio per i poveri. Riconosciuto come pazzo è finalmente felice: la sua identità è tornata ad essere unica e identica per tutti.
Per ulteriori approfondimenti sull’opera “Uno, Nessuno, Centomila” vedi qui

“Le Novelle per un anno”: il Pirandello novellista

Nel 1922 lo scrittore progetta di raccogliere tutte le novelle scritte in passato in un’unica opera chiamata “Novelle per un anno” (inizialmente ne erano previste 365, ma ne vengono ultimate solo 255). Un primo gruppo di novelle ha caratteristiche realistiche e veristiche, vi prevale la denuncia delle ipocrisie morali e sociali che condizionano le persone e si narrano le sofferenze che l’uomo è costretto a subire. In alcune di esse, come “La Giara” prevale l’aspetto umoristico, mentre in altre come “Ciàula scopre la luna”, quello drammatico.
Le novelle degli anni della maturità, invece, hanno uno stile più filosofico: Pirandello costruisce e intreccia vicende per far spiegare il suo pensiero. In questi racconti il caso ha un ruolo principale: in “Vitalizio”, un vecchio agricoltore accetta un vitalizio perché pensa di avere poco da vivere; o ne “La patente” il protagonista viene considerato uno iettatore, lui e la sua famiglia ne subiscono le conseguenze e si riducono in miseria.
Le novelle pirandelliane degli ultimi anni, poi, toccano il tema della morte. Nel “Di sera, un geranio”, ad esempio, lo scrittore rappresenta le ultime sensazioni prima di morire e ciò che potrebbe accadere oltre la morte. Non manca un accostamento al simbolismo e alle tematiche religiose.
Per ulteriori approfondimenti sull’opera “Novelle per un anno” vedi qui

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le influenze letterarie degli inizi di Pirandello?
  2. Gli inizi di Pirandello sono influenzati da Verga e Capuana, e il suo soggiorno a Bonn lo mette in contatto con la cultura e letteratura europea.

  3. Come si manifesta il relativismo conoscitivo nelle opere di Pirandello?
  4. Il relativismo conoscitivo di Pirandello si manifesta nella sua visione dell'esistenza come caos, dove l'identità umana è mutevole e ognuno possiede una verità soggettiva, come illustrato in "Uno, Nessuno, Centomila".

  5. Qual è la poetica umoristica di Pirandello?
  6. La poetica umoristica di Pirandello, descritta nel saggio "L'umorismo", si basa sulla capacità di cogliere il risvolto amaro di situazioni comiche, rivelando le contraddizioni dell'esistenza.

  7. Qual è la trama principale de "Il fu Mattia Pascal"?
  8. "Il fu Mattia Pascal" narra la storia di Mattia Pascal che, creduto morto, assume una nuova identità come Adriano Meis, ma alla fine si rende conto che la sua nuova vita non è migliore della precedente.

  9. Cosa rappresenta "Le Novelle per un anno" nella produzione di Pirandello?
  10. "Le Novelle per un anno" rappresenta una raccolta di novelle che spaziano dal realismo al filosofico, esplorando temi come le ipocrisie sociali, il caso e la morte, con un totale di 255 novelle completate.

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