Concetti Chiave
- Il racconto "L'Antimonio" di Sciascia, parte della raccolta "Gli Zii di Sicilia", esplora la guerra civile spagnola del 1936 e la partecipazione degli italiani mandati da Mussolini a combattere per Franco.
- Il protagonista anonimo simboleggia i poveri del sud Italia, costretti a cercare una via d'uscita dalla precarietà economica e dalla pericolosità del lavoro nelle miniere, accettando di combattere in una guerra lontana.
- Sciascia utilizza parallelismi tra la Spagna e la Sicilia, evidenziando simili problematiche sociali ed economiche, e critica il coinvolgimento della religione nella giustificazione della guerra.
- Il racconto esamina la disillusione del protagonista nei confronti del fascismo e il suo percorso di presa di coscienza attraverso l'esperienza diretta del conflitto, sfidando le narrazioni ufficiali di Mussolini.
- La visione del protagonista sulla fede e sul socialismo riflette una separazione tra Dio e la Chiesa, e un rifiuto di credere che giustizia e uguaglianza possano essere realizzate solo attraverso Dio.
Questo racconto appartiene alla raccolta Gli Zii di Sicilia, pubblicata nel 1958 senza l'Antimonio che verrà aggiunto dopo, nel 1961. Il racconto accade, per maggioranza, nella Spagna, parlando della guerra civile spagnola, scoppiata nel 1936. È considerato uno dei suoi più bei racconti che mostra il «Mussolini mandò i soldati italiani a morire per Franco, il falangista». Malgrado il nostro Sciascia non sia mai andato alla guerra, egli, tuttavia, ci trasmette l'esperienza attraverso alcune storie varie di tanti legionari ritornati dalla Spagna. Non è, quindi, precisa la descrizione storica, dati non è basata su un'esperienza personale.
Indice
- Leonardo Sciascia e la sua vita
- Stile e temi di Sciascia
- Il protagonista dell'Antimonio
- La scelta di andare in guerra
- Critica alla guerra e alla religione
- Esperienze e disillusioni in Spagna
- Motivazioni dei legionari
- Il fascismo e la guerra civile
- Mussolini e la propaganda
- La verità sull'esperienza di guerra
- Religione e politica
- Indifferenza politica e fede personale
- Conclusioni e riflessioni finali
Leonardo Sciascia e la sua vita
Leonardo Sciascia nacque a Racalmuto, Sicilia, nel 1921, cioè con l'avvio del fascismo (Mussolini fondò il partito nazionale fascista nel 1919 a Milano). Nel 1989 morì di una rara forma di tumore osseo. Leonardo fu stato educato laicamente, cosa che formò il suo pensiero che non rispettava né la chiesa né i preti. Lui lavorava come insegnante per 8 anni in una scuola elementare, non per passioni, ma solo per le reazioni umane le quali Sciascia vedeva sulle facce degli alunni suoi. Nonostante le frequenti polemiche con i critici comunisti, lui accettò di eleggere indipendente nel parlamento sulla lista del Pci, nel 1973, ma presto si dimise dal partito– per la sua visione per quanto riguarda il ruolo dell'intellettuale che deve essere separato dalla politica– e si dedicò sempre più alla scrittura. Anche il capo del partito è detto di esser stato mandato via alla luce del suo pensiero democratico: i pensatori mettono i principi, ma i leader non ne impegnano strettamente a causa delle necessità politiche.
Stile linguistico
Stile e temi di Sciascia
Lo stile di Sciascia, soprattutto nel racconto dell'Antimonio, è colmo dell'ironia e della narrazione dipendente dalla storia e dalla memoria; inoltre, si arricchisce del parallelismo: qui nel racconto, è chiaro il parallelismo dell'autore tra la Spagna, a cui egli ha grande amore, e la Sicilia, la sua città natìa: lui sta paragonando tra l'architettura della chiesa che gli fa ricordare la chiesa di Santa Maria; la natura e l'ambiente simili; la società che, anche nella Spagna, ha dei contadini e dei minatori come la Sicilia.
Il protagonista dell'Antimonio
Il protagonista dell'Antimonio è sempre anonimo, dato che Sciascia lo vuol rendere un simbolo di tutti gli italiani e, soprattutto, quei poveri del sud. Il protagonista è un operaio siciliano che lavora in miniere. Così, egli ha sempre paura di finire come il padre, che un giorno ne venne portato il cadavere bruciato a causa dell'esplosione della miniera in cui egli lavorava. Di effetto, le esplosioni accadono in maniera regolare e, se non la morte, i minatori si preoccuperanno ancora del pericolo che si perda la vista. Egli non vuole finire in tal modo e decide di lasciare il lavoro pericoloso della zolfara. Quindi, che fa? Tutti i siciliani e gli italiani del sud subiscono la situazione economica rigida e la disoccupazione.
La scelta di andare in guerra
Quando un suo amico gli dice che nella Spagna c'è la guerra, egli sceglie di andarci a lottare anche se lui non sa nulla della politica e non si interessa di nessun lato e di nessun pensiero politico. Il protagonista siciliano non sa altro che la paura dell'Antimonio (quell'elemento chimico che ha a che fare con la zolfara) e di finire bruciato per l'esplosione della miniera. Secondo egli non è la morte da temere, anzi, la morte nello stesso modo in cui morì il padre. Tuttavia morire nella guerra non gli importa perché, almeno, sotto la luce del sole sarà– questo sole gli rappresenta la libertà e la speranza che mancano dentro la miniera.
Perché l'Antimonio? Questo riflette sul contesto storico-economico del sud d'Italia del tempo: mentre il nord era abbastanza avanzato per l'industria, il popolo del sud era ancora indietro; non avevano altro da fare se non i minatori; la disoccupazione era lo stato normale di coloro che non volevano far i minatori. Il protagonista cade nella non-speranza e pensa che fosse meglio fare il legionario per la paga. Ventura, altro legionario che lo conosce nella Spagna, vuol partire per l’America e tentò, più di una volta, di passar per la Francia attraverso i suoi confini con l'Italia, ma neanche a ciò era riuscito. Infine, la Spagna diventa l’ultima soluzione per tutti due.
Critica alla guerra e alla religione
«sparavano dal campanile» Questa immagine che si ripete nel racconto è, in vero, una critica nascosta: se il campanile, che deve annunciare la preghiera, annuncia, invece, la guerra e se loro non rispettano né la chiesa, il simbolo della religione, né i cimiteri, allora cosa può aver a che fare la guerra con la religione?
Esperienze e disillusioni in Spagna
Allora, egli non lo sapeva che la guerra fosse in tal modo, anzi, pensava che la guerra fosse meglio che era lo stato in Sicilia, specialmente, egli fu stato detto che la vittoria sarebbe stata un dato di fatto perché sostenevano un governo d'ordine e pensava che l'esercito italiano avesse l'intenzione di trattare un caso di ribellione, non di aiutare i ribelli a creare il loro. Ma tutto ciò, egli dice, non era vero. Ed egli, gradualmente, lo scopriva: per prima cosa da Ventura, e poi, nella fine, attraverso i messaggi degli altoparlanti che facevano la domanda «Perché fate la guerra contro noi, siamo cittadini come voi» dopo la sconfitta della battaglia di Madrid (era la peggiore da ricordare). Ma la verità era durissima perché dal lato dei nemici veniva accompagnata da bombe.
Motivazioni dei legionari
Sullo sfondo di quei messaggi, le morali dei legionari erano state toccate. Per cui, vennero raccolti in rima per l'inchiesta: il comandante ne guardava le facce e ne chiese un legionario del perché era venuto alla Spagna, con lo scopo di trattare lo stato di perdere l'ardore e il valore. Il soldato, balbettando, rispose con una storia che toccò il comandante (ex-sergente) e che somigliava a quella del protagonista: «lavoravo a una mezzadria1 con mio padre e mio fratello; sposai e mi misero fuori. Il padre mi disse: va' a trovare una mezzadria per conto tuo». Il soldato non seppe dove la trovasse e la situazione economica in tutta Sicilia era questo di male. Fino che un suo amico gli disse della guerra della Spagna. Quindi i motivi veri che i legionari erano venuti alla guerra erano o la disoccupazione o le difficoltà del lavoro. Tuttavia, i fascisti volevano i ben parlanti: anche se lo comprese il comandante per esser stato un ex-sergente, ma non era la risposta giusta. Il legionario fu stato rimpatriato per dar esempio ai soldati che colui che perde la motivazione, non era adeguato per far il soldato.
Un altro, temendo di esser detto cretino dal colonnello, rispose: «per la grandezza dell'Italia e per la salvezza della Spagna». Il comandante gli diede un premio. E quello Ventura rispose con le parole giuste «per il fascismo e per la religione» sebbene odiasse il fascismo e non rispettasse la chiesa, tuttavia sapeva come usare le parole. Il protagonista dice di Ventura che non aveva principi, e non gli piaceva la sua integrità dall'inizio del racconto perché gli pareva egoico.
Il protagonista– per il fatto di vedere il calabrese2 e le signore spagnole3 andavano a guardare le fucilazioni dei contadini poveri– si ricorda Maria Grazia,4 l'amica della mamma sua, che aveva un pensiero di destra, e diceva a sua madre di insegnargli che uno doveva rimanere dove la provvidenza l'aveva messo e che il povero il quale faceva un galantuomo finiva sempre male. Ella lo guardava con disrispetto e non le bastava salutare con buongiorno o buonasera, anzi, voleva che egli le mostrasse la super-grazia dal "Bacio Le Mani". Egli crede, allora, se ella fosse venuta l'opportunità, sarebbe andata a guardare la sua fucilazione.
Il fascismo e la guerra civile
Per capir meglio il contesto politico del periodo, bisognasse sapere che il fascismo era appena nato in Italia (falangismo in Spagna, nazismo in Germania) e questo movimento politico-intellettuale violente ebbe a che fare con le guerre e con il pensiero imperialistico coloniale dell'Europa del '900. Nella Spagna regolava un governo d'ordine di maggioranza comunista (la seconda repubblica spagnola 1936), ma i ribelli falangisti della Spagna volevano che Mussolini li aiutasse a rovesciare questo governo d'ordine. Tutto ciò che vedeva Mussolini era l'opportunità di creare una forte base del suo fascismo nero5 nell'Europa e di vincere i comunisti rossi «Oggi Spagna, domani il mondo– Mussolini».
Mussolini e la propaganda
Qui, i disoccupati del sud d'Italia furono loro "l'esca per la pesca" per Mussolini, dati inutili, oltre che loro sé stessi avevano bisogno di soldi «Infatti, siamo qui per la paga che ci davano- commenta il protagonista»: non avevano alcun lavoro in Sicilia neanche nulla da fare. Questo lo esprime Ventura dicendo all’amico (il protagonista): «Sei uno di questi disoccupati che Mussolini si ha levato...»
Mussolini annunciò l'opportunità di volontariato nelle truppe fascisti per la guerra nella Spagna. Ma che disse a loro per incoraggiare? Il protagonista chiarisce: «pensavo che quei ribelli fossero i comunisti che volevano rovesciare un governo d'ordine, ma non era vero che nella Spagna c'era un governo di comunisti». Mussolini gli fece capire che nella Spagna c'erano gli alleati fascisti che avevano un governo d'ordine ed i comunisti volevano rovesciarlo.
La verità sull'esperienza di guerra
Egli non sapeva nulla in Sicilia, né del fascismo né del comunismo: «Facevo il minatore e mio padre e mio nonno lo facevano. Leggevo i giornali e sapevo soltanto che l'Italia era grande e rispettata. Mussolini diceva discorsi che ascoltavo con il piacere». Ventura gli fece, finalmente, capire che questi ribelli erano gli stessi fascisti. Per cui, egli dice che non c'è verità altra che l'esperienza. La presa di coscienza deve essere solo attraverso la prova non la teoria: «pensavo che la guerra fosse una scelta migliore, ma appena ero arrivato alla Spagna, cominciai a capire». Lui credette che la possibilità di morire facendo il minatore era più che facendo un soldato, soprattutto, perché andava a sostenere un governo d'ordine, cioè sarebbe stata garantita la vittoria.
Religione e politica
Altra cosa che Mussolini ha fatto era il portare al livello religioso la guerra contro i comunisti nella Spagna. Lui ha dipinto un'immagine nelle menti dei soldati volontari che questi comunisti erano infedeli e erano malesseri e nemici di Dio che andavano vinti per Dio e per la cristianità. Ciò rivela il protagonista che non era vero «gli fucilavano ed erano contadini e minatori poveri»6. Lui ha scoperto che gli spagnoli erano anche loro cristiani e il comunismo non ebbe a che fare con la religione, tanto quanto il fascismo e il socialismo, e che queste vittime non erano che povera gente la quale non si interessa nulla della politica, come egli, minatori e contadini. «Sono poveri italiani che lottano contro poveri spagnoli» e questo andava contro ciò che Mussolini gli insegnava.
Indifferenza politica e fede personale
La visione del mondo del protagonista è sempre basata sulla memoria del padre socialista e, poi, sull'esperienza diretta durante la guerra. E per lui, non può esser formata la presa di coscienza se non attraverso una vera e propria esperienza o sarebbe una semplice illusione.
«Quando quello mi disse della guerra civile della Spagna e del bisogno dei volontari, sono diventato il fascista più fanatico del paese […] ma io sul fascismo ci sputo, e sul comunismo» Questa frase ironica e quella anche di Ventura— «Che te ne fa il fascismo o il comunismo? Che ti fanno i comunisti o i fascisti? Io non voglio restarci, qui nella Spagna, Io voglio far l'americano»— ci spiegano l'indifferenza per la guerra e per la politica, in generale, sia del protagonista sia degli altri legionari nella guerra. Il protagonista volle soltanto sfuggire del pericolo dell'Antimonio, ma egli fu stato ingannato.
Per quanto riguarda la fede, il protagonista ci presenta una concezione nuova, al suo tempo, che mantiene la sua fede, ma esprime ancora l'irreligiosità: la separazione tra Dio e la chiesa.. tra il credere in Dio e il rispetto per la chiesa. A lui, infatti, non piacevano i preti sia per quello che egli ha letto nella storia sia per la Confessione: non si sente bene che la madre o la moglie vadano a raccontar al prete tutti i segreti della casa e dei vicini di casa (senso ironico), cioè, tutto di tutto e “di tutti”. Nondimeno, egli crede in Dio. Ma che ruolo ha Dio?
Egli non crede nel socialismo religioso del suo padre7 «l'uguaglianza e la giustizia non possono realizzarsi se non davanti a Dio.» perché lui vede che sia ingiusto escludere la giustizia in Dio, ma anche senza Dio può esserci la giustizia. Ed ha la credenza che Dio e il destino abbiano la stessa faccia, ossia è Dio che porta il male come il bene è portato anche da egli. Questa trasformazione è del tutto al contrario di quello che gli diceva e gli insegnava la madre «Quando hanno portato il corpo di mio padre a casa, fu bruciato, e mia madre disse il destino l'ha bruciato […] lei diceva che Dio non porta mai il male, ma non diceva della morte! Voglio farlo vedere a mia madre che qui, in Spagna, Dio e il destino hanno la stessa faccia.»
Conclusioni e riflessioni finali
Alla Sicilia o nella Spagna sono stesse le guerre e sono sempre i galantuomini a vincere, ma per quanto riguarda i legionari non sono mica che perdenti «Tutti perdono». Dal racconto di Ventura vediamo che la guerra del '15 nella Sicilia fu la stessa dell'oggi nella Spagna: i parenti di Ventura ci restarono ai fronti e invece di uccidere i nemici, allora austriaci, gli italiani morti dai colpi dei parenti furono più delle vittime degli austriaci. È la guerra civile.. sono entrambi simili, ma?
Note:
1- Fu una delle caratteristiche del capitalismo italiano: uno lavorava una terra che non possedeva per far venire i profitti al padrone che dapprima gli diede a lavorare. Così era la situazione economica della Sicilia, non avevano soldi che i padroni di terreni, mentre gli altri dovevano fare i contadini, i minatori o star disoccupati senza un soldo e senza alcun lavoro da fare.
2- Che ventura aveva dar pugni per il fatto di aver passioni di andare a guardare ogni colpo e ogni fucilazione come se fosse una cosa a divertire.
3- Gli diedero un'immagine della Spagna feroce e fanatica.
4- Somigliava a lei una signora vecchia che stava a guardare da lontano con un binocolo in mano.
5- perché mettevano delle camicie nere
6- Erano i fascisti a fucilare gli opponenti
7- Il suo padre era un socialista a modo suo: vede il realizzare i principi del partito soltanto in nome di Dio; lui faceva parte dei scioperi dei lavoratori prima il 1920, il governo fascista, e accompagnava il protagonista mano in mano cantando l'inno dei lavoratori e battendo le mani per il voce parlante. Ma dopo Mussolini, non si facevano più scioperi.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico del racconto "Antimonio" di Leonardo Sciascia?
- Quali sono le motivazioni del protagonista per partecipare alla guerra in Spagna?
- Come viene rappresentata la critica alla guerra e alla religione nel racconto?
- Qual è la visione del protagonista riguardo alla politica e alla fede?
- Quali sono le conclusioni e le riflessioni finali del racconto?
Il racconto si svolge durante la guerra civile spagnola del 1936, con un focus sui soldati italiani mandati da Mussolini a combattere per Franco. Sciascia, pur non avendo partecipato alla guerra, trasmette l'esperienza attraverso le storie dei legionari italiani.
Il protagonista, un minatore siciliano, sceglie di andare in guerra per sfuggire alla pericolosa vita nelle miniere e alla disoccupazione. Non è interessato alla politica, ma vede la guerra come un'opportunità per guadagnare denaro e cercare una vita migliore.
La critica è espressa attraverso immagini come "sparavano dal campanile", che simboleggiano la contraddizione tra la religione e la violenza della guerra. La guerra è vista come una lotta senza senso, lontana dai valori religiosi.
Il protagonista è indifferente alla politica, disilluso sia dal fascismo che dal comunismo. Mantiene una fede personale in Dio, ma è critico verso la chiesa e la sua influenza, separando la religione dalla spiritualità personale.
Il racconto conclude che le guerre, sia in Sicilia che in Spagna, portano sempre alla sconfitta dei poveri e dei deboli. I galantuomini vincono, mentre i legionari e i poveri sono sempre i perdenti, evidenziando l'inutilità e la crudeltà della guerra.