Concetti Chiave
- La poesia e la letteratura italiane sono spesso criticate per il loro legame con l'identità risorgimentale e la tradizione nazionale, con intellettuali come Prezzolini che promuovono un approccio più cosmopolita.
- Gramsci critica il canone letterario risorgimentale come aristocratico e lontano dal popolo, suggerendo che la letteratura dovrebbe essere più popolare e accessibile.
- Negli anni '50, l'influenza americana e il cosmopolitismo si diffondono in Italia, influenzando autori come Calvino e promuovendo una letteratura che abbraccia idee globali.
- Pasolini rappresenta una figura di rottura con la tradizione, utilizzando il cinema come mezzo per superare i limiti imposti dalla letteratura borghese.
- La letteratura italiana è vista come un'astrazione che spesso non rispecchia la realtà degli italiani, con un dibattito costante tra tradizione e innovazione nel periodo postmoderno.
Dibattito sulla letteratura italiana
Indice
Ungaretti e l'identità italiana
Ungaretti -Italia è la penultima poesia della raccolta “Il porto sepolto” di Ungaretti, stesso identico soggetto: Italia, identità risorgimentale.
Prezzolini e l'universalismo italiano
Come uscire da questa tradizione? Ci provano alcuni, considerati intellettuali irregolari, coloro che rompono “le scatole”, come Giuseppe Prezzolini. Scrive un saggio in America, chiamato “The legacy of Italy” nel 1948 col titolo “L’Italia finisce”. Esso critica la costruzione dell’Italia, in cui celebra l’aspetto fondamentale della cultura italiana che fino a quel momento non era stato visto fino in fondo: l’universalismo, il cosmopolitismo. Il fatto di non avere una patria ha fatto sì che i nostri autori fossero noti nel mondo. Egli si domanda il perché legarsi ad una patria quando, se non lo facessimo, saremmo molti di più. La grandezza dell’Italia sta nel non essere legata alla tradizione. La Francia senza Parigi non esiste, mentre l’Italia da sola ha una grandezza che parla al mondo. Basile scrive “Il comitato di Pietra” che è lo stesso protagonista del Don Giovanni di Mozart.
Ricordiamo Caravaggio e Leonardo, infatti nessuno di loro è mai stato legato ad una patria. Andavano in Francia come se niente fosse: lo stesso Goldoni, fondatore della Commedia, Pirandello. La riforma del teatro pirandelliano non si limita all’Italia, ma rimanda al teatro di Beckett. Prezzolini ne parla perché ritiene che l’identità nazionalistica stia stretta alla narrazione, al romanzo, alla pittura italiana. Da un lato, Prezzolini abbraccia l’Europeismo e il Cosmopolitismo come esempio.
Negli anni cinquanta inizia la penetrazione americana in Italia con Hemingway. Anche Calvino, però, fa penetrare in Italia la letteratura straniera. Questo atteggiamento europeista e cosmopolita comincia a sorgere intorno agli anni cinquanta.
Gramsci e la letteratura popolare
Gramsci, intanto, tra il 1928 e il 1935 finisce in galera e scrive i quaderni del carcere che vengono pubblicati da Togliatti.
Anche Gramsci contesta lo schema del canone risorgimentale per motivi diversi da Prezzolini: egli afferma che era un canone aristocratico. Questa comunità letteraria tendeva ad escludere il popolo, era una costruzione figlia della classe dominante. Anche il racconto risorgimentale, spesso, risente di questo aspetta.
Gramsci contesta al canone che, l’intellettuale che guida il popolo del risorgimento, è un intellettuale aristocratico. Guida il popolo, ma non fa parte del popolo, come d’Annunzio o Carducci. Il poeta vate non ha nulla a che fare con la comunità. In un saggio che si chiama “La letteratura nazionale”, ovvero “La letteratura e il popolo”, dice Gramsci che la letteratura deve essere popolare e deve condividere con un popolo. La cultura italiana, secondo lui, è libresca, fatta per chi ha avuto un’istruzione e ha favorito la letteratura borghese. Lo dice anche Sciascia, parlando di “vestiti borghesi”.
La letteratura che troviamo nei manuali di italiano è prettamente borghese. Quella popolare, in contrapposizione con quella borghese, sta nelle canzonette. Dagli anni ’80 in poi iniziamo a riscoprire la letteratura popolare quando vengono riscoperti anche mezzi popolari per diffonderla. Fin quando i mezzi sono solo borghesi, i luoghi in cui viene diffusa sono borghesi è chiaro che la cultura sarà lo stesso. Devono cambiare le forme di circolazione della cultura.
Un altro elemento di debolezza è la politica. Il popolo italiano è debole sotto questo punto di vista. Gramsci da un lato dice che bisogna essere popolari e cosmopoliti, dunque andare da una letteratura mondiale ma che sia popolare, fino ad una cultura che parta dal popolare. L’intellettuale non deve guidare il popolo, deve essere il popolo, la sua massima espressione.
Carlo Levi e l'astrazione italiana
Carlo Levi pone una critica all’Italia nell’Arte e gli Italiani, nel 1954.
Il problema è ciò che genera la contraddizione e il conflitto nella modernità.
L’Italia è un’astrazione rispetto agli italiani. Una cosa è l’Italia e una gli italiani. Abbiamo come esempio l’educazione civica degli italiani, alla cittadinanza è la caratteristica fondamentale di un popolo.
L’idea di una comunità italiana civicamente intesa è sempre stata molto fragile. Si è molto più legato alle patrie comunali, che non a quelle nazionali.
L’elemento che Gramsci coglieva come elemento di debolezza è ciò che il Neorealismo provò a combattere dagli anni cinquanta in poi con una letteratura che era l’opposto ma allo stesso tempo era la continuazione dell’identità rinascimentale, l’archetipo della resistenza.
Pratolini, uno dei più grandi autori del Dopoguerra in Italia, intitolò la sua trilogia di romanzi “Una storia italiana”. Mentre con i suoi romanzi resistenziali costruiscono un’identità contro la guerra, così come Carlo Levi con “Cristo si è fermato ad Eboli”, c’è anche chi, come Tomasi di Lampedusa scrive il Gattopardo, neorealista come il film “Ladro di biciclette”, con l’idea di costruire l’Italia a partire dal popolo.
Pasolini e la frattura culturale
Il terzo irregolare è Pasolini, il quale fa due grandi fratture: da giovane va in Friuli con la madre a causa della guerra mentre il fratello parte per la resistenza. Insieme alla madre mette su una scuola per i contadini e le poesie che scrive, le fa in friulano. Ciò è indicativo di una prima frattura con il ritrovamento del dialetto.
Pasolini sceglie il cinema negli anni sessanta, venendo sistematicamente censurato.
I suoi primi romanzi vengono tutti censurati e viene poi processato per offesa al pudore. Una volta censurato nei romanzi si da al cinema, con un linguaggio transnazionale, con un linguaggio che supera i canoni. Col cinema si supera questo blocco.
C’è una lotta al comunismo borghese.
Sciascia e la debolezza borghese
E’ colpa della letteratura borghese se l’Italia è debole. Sciascia fa una collana di letteratura intitolata “”l’Italia” in cui dice che essa è debole per il tipo di identità che si è data, tutta borghese, debole dal punto di vista della comunità. Bisogna riprendere il sottoproletariato.
Cesari Garboli dice che la letteratura italiana è una astrazione che ricompone la frattura tra Italia e italiani. Tra gli anni ’50 e ’90 è tutto un giocare tradizione - innovazione. Vengono tutte e due insieme. La tradizione nasce dalla rottura col suo papà Guittone d’Arezzo. Si crea un filo tra cose che si contrappongono l’una all’altra.
Il post moderno con Calvino scopre le carte e mette tutto insieme. Non ci sarà distinzione tra un classicista e un innovatore.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema centrale della poesia "Italia" di Ungaretti?
- Come Prezzolini vede l'universalismo italiano?
- Qual è la critica di Gramsci alla letteratura risorgimentale?
- Qual è la visione di Carlo Levi sull'Italia e gli italiani?
- In che modo Pasolini ha affrontato la frattura culturale in Italia?
La poesia "Italia" di Ungaretti esplora l'identità risorgimentale italiana, riflettendo sulla connessione tra l'individuo e la nazione.
Prezzolini critica la costruzione dell'identità nazionale italiana e celebra l'universalismo e il cosmopolitismo, sostenendo che la grandezza dell'Italia risiede nel non essere legata a una patria specifica.
Gramsci critica la letteratura risorgimentale per essere aristocratica e non popolare, sostenendo che la cultura italiana è stata dominata dalla classe borghese e deve diventare più accessibile al popolo.
Carlo Levi critica l'Italia come un'astrazione rispetto agli italiani, evidenziando la fragilità dell'identità civica italiana e la necessità di costruire un'identità nazionale più forte.
Pasolini ha affrontato la frattura culturale attraverso l'uso del dialetto e del cinema, superando i canoni tradizionali e sfidando la censura con un linguaggio transnazionale.