Concetti Chiave
- Guido Guinizzelli, fondatore della scuola del dolce stil novo, viene da Bologna e si dedica alla poesia per passione, non per professione.
- La sua poesia più famosa, "Al cor gentil rempaira sempre amore", è un manifesto del dolce stil novo e viene citata da Dante in diverse opere.
- Guinizzelli esplora la connessione tra amore e nobiltà d'animo, sostenendo che solo un cuore gentile può realmente amare.
- Utilizza immagini complesse, come il paragone tra l'amore e le proprietà delle pietre preziose, per esprimere concetti filosofici e teologici.
- Il poeta mescola elementi della poesia siciliana e provenzale con riferimenti alla filosofia aristotelica e alla cosmologia tolemaica.
Indice
Guido Guinizzelli e il Dolce Stil Novo
È considerato il fondatore della scuola del dolce stil novo. Dante nel canto 26 del purgatorio lo definisce così:
… il padre
mio e de li altri miei miglior che mai
rime d’amor usar dolci e leggiadre;
… padre
mio e di tutti gli altri migliori poeti
che composero versi d’amore dolci e leggiadri; (Si fa riferimento al carattere dolce del nuovo stile)
Guido Guinizzelli viene da Bologna ed è un ghibellino.
Si dedica alla poesia per passione, non per professione (era infatti un uomo di legge). All’inizio si rifà a Guittone d’Arezzo ma presto se ne stacca, passando a una più complessa elaborazione a livello teologico , dottrinale. Dei suoi componimenti non ci rimane molto: abbiamo 5 canzoni e 15 sonetti. Il più importante è la canzone: “Al cor gentil rempaira sempre amore”. Si tratta di una canzone, composta da sei stanze di 10 versi ciascuna. Questo componimento è un manifesto programmatico, cioè riassume tutte le caratteristiche fondamentali del dolce stil novo, e infatti Dante lo cita per ben tre volte nelle sue opere:
-nella Vita Nova
- nel canto 5 dell’Inferno
Il linguaggio è semplice, dolce, ma il contenuto è molto complesso.
L'amore ritorna sempre in un cuore gentile
La Canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore"
Il primo verso riassume molto bene il tema centrale del dolce stil novo: la stretta connessione tra amore e nobiltà d’animo. “L’amore trova sempre riparo nel cuore gentile”: solo il nobile d’animo può amare, non importa la famiglia o la classe sociale. Questa tematica verrà ripresa da altri stilnovisti. L’amore di cui parla Guido Guinizzelli fa parte di una visione teologica e spirituale, non è un amore corporale. La sublimazione spirituale di questo amore raffina l’animo e accentua la sua gentilezza (che consiste in un insieme di generosità, bontà, valore, intelligenza…).
2.come l’ausello in selva a la verdura;
3.né fe’ amor anti che gentil core,
4.né gentil core anti ch’amor, natura:
5.ch’adesso con’ fu ’l sole,
6.sì tosto lo splendore fu lucente,
7.né fu davanti ’l sole;
come l'uccello nel verde del bosco;
la natura non creò prima l'amore rispetto al cuore gentile,
né il cuore gentile prima dell'amore:
allo stesso modo appena fu creato il sole
subito egli fu lucente,
e non ci fu splendore senza il sole.
La Natura dell'Amore e del Cuore Gentile
La natura non ha creato l’amore prima del cuore gentile né il cuore gentile prima dell’amore, ma li ha creati contemporaneamente, perché sono indissolubilmente legati. Senza l’uno non può esserci l’altro. L’amore è indispensabile per raffinare l’animo ed elevarlo, per accentuare la nobiltà d’animo e raggiungere Dio, ma senza un cuore gentile non può esserci amore. Allo stesso modo appena il sole fu creato iniziò a splendere e non il suo splendore nacque insieme a lui.
8.e prende amore in gentilezza loco
9.così propiamente
10.come calore in clarità di foco
E l'amore prende dimora nella nobiltà d'animo
in modo così naturale
come il calore nella luce del fuoco.
E l’amore trova la sua naturale collocazione nella gentilezza, nel cuore gentile, così come il calore trova la sua sede nel fuoco.
2a stanza:
11.Foco d’amore in gentil cor s’aprende
12.come vertute in petra prezïosa,
13.che da la stella valor no i discende
14.anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
15.poi che n’ha tratto fòre
16.per sua forza lo sol ciò che li è vile,
17.stella li dà valore:
18.così lo cor ch’è fatto da natura
19.asletto, pur, gentile,
20.donna a guisa di stella lo ’nnamora.
Il Fuoco dell'Amore e la Pietra Preziosa
Il fuoco dell’amore si accende (s’aprende) nel cuore nobile,
così come le proprietà (vertute) in una pietra preziosa, nella quale non discende alcun potere dalla stella,
prima che il sole non l’abbia resa pura;
dopo che il sole, grazie alla sua potenza,
ha tratto fuori da lei ciò che in essa vi è di impuro (vile),
la stella le infonde il potere (le conferisce le sue proprietà):
così la donna, alla stessa maniera della stella,
fa innamorare il cuore che dalla natura
è stato creato eletto, puro e nobile.
È un’immagine molto bella, tratta dagli studi di gemmologia medievali. Nell’antichità e nel Medioevo infatti si pensava che perché le pietre preziose rendessero chiare tutte le proprie proprietà (lucentezza, luminosità…) dovessero essere prima depurate dalla luce del Sole e poi illuminate dalle altre stelle, che la fanno brillare. Allo stesso modo la donna, come le stelle, fa innamorare il cuore che è di sua natura eletto, puro e nobile.
Questa stanza evidenzia molto bene la cultura dell’università di Bologna. Si tratta di concetti filosofici. Quello con le pietre è un paragone complesso, che non riguarda la vita di tutti i giorni. Troviamo anche qui il concetto di potenza (la il potere delle pietre preziose) che viene messa in atto (grazie alla luce delle stelle che le fanno brillare) deriva dalla filosofia aristotelica.
3a stanza:
21.Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
22.per qual lo foco in cima del doplero:
23.splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
24.no li stari’ altra guisa, tant’è fero.
25.Così prava natura
26.recontra amor come fa l’aigua il foco
27.caldo, per la freddura.
28.Amore in gentil cor prende rivera
29.per suo consimel loco
30.com’ adamàs del ferro in la minera.
L'Amore nel Cuore Nobile
L’amore sta nel cuore nobile per la stessa ragione,
per la quale il fuoco sta sulla sommità del candelabro (doplero: cero a due stoppini): esso splende lì secondo il suo piacere (al su’diletto), luminoso (clar), leggero:
e non vi starebbe in nessun altra posizione (non potrebbe starci in modo diverso) tanto è indomabile (fero).
Così, un animo vile (prava natura),
respinge l’amore come fa l’acqua,
per il fatto di essere fredda, col fuoco caldo.
L’amore prende dimora nel cuore nobile,
perché è il luogo ad esso affine (a lui congeniale),
come il diamante nel minerale del ferro.
L’amore sta nel cuore nobile come per la stessa ragione per cui il fuoco sta sulla cima del candelabro, e cioè perché è una cosa normale, naturale. Splende a suo piacere chiaro e puro e non potrebbe stare in altro modo, tanto è indomabile. Così anche l’animo sta nel cuore.
La natura malvagia invece resiste all’amore come l’acqua al fuoco.
4a stanza:
Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
e ’l ciel riten le stelle e lo splendore.
Il Sole e la Nobiltà d'Animo
Il sole colpisce il fango per tutto il giorno:
tuttavia il fango resta una cosa vile, né il sole perde il suo calore.
Dice un uomo superbo: “Io sono(risulto) nobile per lignaggio/stirpe;
io paragono lui al fango e la nobiltà d’animo al sole:
perché l’uomo non deve dare credito al fatto
che la nobiltà/gentilezza possa esistere al di fuori del cuore
nella dignità ereditaria
se non si ha cuore nobile predisposto alla virtù,
così come l’acqua trasmette la luce, ma è il cielo a contenere le stelle e il loro splendore
L’uomo che dice di essere nobile per nascita è come il fango. Il Sole lo può illuminare, ma questo non si purifica. Anche l’uomo che è nobile per stirpe ma non d’animo non può trovare l’amore.
Questa stanza mette in luce un aspetto storico importante: nessuno di questi poeti è nobile. In questo periodo sta nascendo la borghesia, il ceto medio, commerciale, che non può affermare una nobiltà di famiglia e quindi cerca di affermarsi nella società con le proprie qualità morali. La dignità non è ereditaria, è legata solo all’interiorità dell’animo. La gentilezza, la nobiltà d’animo, deriva da qualità morali e spirituali. La nuova classe borghese di mercanti e commercianti, non essendo nobili di famiglia, pretendono di essere riconosciuti nella loro nobiltà d’animo.
5a stanza:
Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.
Dio e l'Amore Terreno
Dio creatore splende agli occhi delle intelligenze angeliche (angeli)
più di quanto risplenda il sole ai nostri occhi,
essi (le intelligenze angeliche) comprendono la volontà del loro creatore oltre il (singolo) cielo
e imprimendo al cielo la rotazione (facendo girare il cielo), prendono ad obbedirgli;
e allo stesso modo in cui istantaneamente/subito (al primero),
alla comprensione segue il felice compimento della volontà del giusto Dio,
così in verità,
la bella donna, dal momento in cui comincia a splendere negli occhi
del suo nobile innamorato (gentile),
dovrebbe ispirargli il desiderio di non distogliersi mai dall’obbedire a lei.
Questa stanza si rifà al sistema geocentrico di Aristotele e Tolomeo (visione Tolemaica), per cui al centro dell'universo sta la Terra e intorno ad essa nove sfere concentriche, i nove cieli. Sopra i nove cieli vi è l’Empireo, dove si trova Dio. Ogni cielo è presieduto da un gruppo di angeli. Dio trasmette agli angeli la sua volontà e gli angeli fanno ruotare questi cieli.
6a stanza:
Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
sïando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza».
Il Dialogo con Dio
Oh donna, Dio mi dirà: “Che presunzione hai avuto?”,
quando la mia anima sarà davanti a lui.
“Hai attraversato il cielo e alla fine sei arrivato fino a Me
e hai preso Me come termine di paragone per un amore terreno (vano):
le lodi si addicono (convengono) a Me
e alla Madonna, regina del vero regno (del paradiso),
per i cui meriti è dissolto ogni peccato”.
Io gli potrò rispondere: “ (La donna che amo) aveva l’aspetto di un angelo appartenente al Tuo regno;
non commisi una colpa, se io riposi il mio amore in lei”.
Per la prima volta il poeta si rivolge direttamente alla donna. Il poeta immagina un colloquio con Dio, che lo rimprovera per aver paragonato il suo amore per la donna all’amore per Dio, per averla amata più di quanto avesse amato lui e per non aver rivolto le sue lodi direttamente a Dio e alla Madonna (grazie alla quale ogni peccato viene cancellato) ma verso la donna.
Qui sembra che la donna venga messa prima di Dio. In Dante non sarà così: la lode per Beatrice sarà solo e soltanto uno strumento per arrivare a Dio. Qui rimane ancora una certa ambiguità, l’amore è in qualche modo ancora terreno.
Per quanto riguarda le similitudini e le immagini che troviamo nel componimento di Guinizzelli, essi derivano in parte dalla poesia siciliana e provenzale (es. l’amore che prende il cuore come una fiamma).
La gemmologia e la storia delle pietre invece derivano dal sapere filosofico dell’università di Bologna. Sono tutti riferimenti alla dottrina aristotelica (la filosofia Aristotelica venne mediata, modificata e poi diffusa nell’Europa medievale da San Tommaso. Quella che conosce Dante è quella mediata da San Tommaso: si parla di Tomismo).
Troviamo anche molti riferimenti alla teologia della luce (che è incentrata sul concetto di “claritas” = splendore): es. Sole, luce, splendore …
Come dicevo prima però anche questi concetti filosofici complessi sono semplificati con similitudini tratte dal mondo naturale. Questo è un carattere tipico della poesia provenzale e siciliana (ma lo troviamo anche in Francesco d’Assisi).
Le ultime due stanze invece si discostano dal resto della composizione, perché le immagini sono più complesse e l’ambientazione è soprannaturale. Si fa riferimento alla cosmologia (descrizione della struttura del cosmo) di Tolomeo.
Domande da interrogazione
- Chi è considerato il fondatore del Dolce Stil Novo?
- Qual è il tema centrale della canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore"?
- Come viene descritto il rapporto tra amore e cuore gentile nella canzone?
- Qual è il significato del paragone tra il fuoco dell'amore e la pietra preziosa?
- Come viene rappresentato il dialogo con Dio nella canzone?
Guido Guinizzelli è considerato il fondatore della scuola del Dolce Stil Novo, come riconosciuto anche da Dante nel Purgatorio.
Il tema centrale è la connessione tra amore e nobiltà d’animo, dove l'amore trova riparo solo nel cuore gentile, indipendentemente dalla classe sociale.
Amore e cuore gentile sono creati contemporaneamente dalla natura e sono indissolubilmente legati, simili al sole e al suo splendore.
Il fuoco dell'amore si accende nel cuore nobile come le proprietà di una pietra preziosa si manifestano solo dopo essere state purificate dal sole e illuminate dalle stelle.
Il poeta immagina un dialogo con Dio, che lo rimprovera per aver paragonato l'amore terreno alla lode divina, ma il poeta giustifica il suo amore per la donna come un riflesso della bellezza angelica.