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Gabriele D'Annunzio - Biografia
Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara nel 1863. Cresciuto in una famiglia borghese, ebbe la possibilità di studiare in una delle scuole aristocratiche della città e a pubblicare a soli 16 anni alcune delle sue prime liriche. A 18 anni si trasferisce a Roma per frequentare l’università, ma interrompe gli studi iniziando a condurre una vita mondana e lavorando presso giornali. Appassionato lettore delle opere di Nietzsche venne eletto deputato dall’estrema destra ma, ben presto, passò alla sinistra. Intanto, intraprende una relazione con Eleonora Duse. Nel 1910 fuggì in Francia per sfuggire ai creditori e tornò in Italia mentre si appresta lo scoppio della prima guerra mondiale, arruolandosi come volontario. Nel dopoguerra, è a capo del battaglione che marcia sulla città di Fiume; qui instaura un governo personale in sfida allo stato italiano, ma viene scacciato nel 1920. Per le sue gesta in battaglia, divenne un punto di riferimento per il partito fascista, venendo poi allontanato e confinato in una lussuosa villa a Gardone, dove morì nel 1938.
per un ulteriore approfondimento su la vita di Gabriele D'Annunzio vedi anche qua
I Romanzi del Superuomo
Con il termine "Romanzi del Superuomo" vengono generalmente indicati i quattro romanzi che l’autore pubblica tra gli anni 1894 e 1910. Il tema centrale dei romanzi è il superomismo, concentrandosi però sulle problematiche di questa questione, poiché i protagonisti sono quasi tutti deboli, problematici appunto, e appaiono alla fine sconfitti dai loro stessi caratteri. Questi protagonisti sono caratterizzati da sentimenti di decadenza e morte, emozioni che vengono rappresentate nel rapporto con figure femminili forti e prepotenti. In questi romanzi, D’Annunzio raccoglie alcuni temi tratti dalla filosofia di Nietzsche, ma li banalizza, rappresentando piuttosto:
- critica antiborghese e anti egualitaria;
- esaltazione del concetto dionisiaco;
- disprezzo per pietà e altruismo;
- l’esaltazione del mito del superuomo, inteso come il diritto di pochi individui a sopraelevare se stessi nei confronti della società;
- atteggiamento antiborghese e antidemocratico, il desiderio di creare un’aristocrazia nuova, che esalti il bello l'eroico, di modo che la stirpe latina, anelata dal poeta, possa arrivare a toccare la sua forma più compiuta.
Il nuovo superuomo comprende in sé la figura dell’esteta, ovvero di colui che utilizza l’estetismo come strumento per imporre la sua volontà sulla realtà che lo circonda. Il protagonista dannunziano non accetta più il solo culto della bellezza, ma si impone come presenza di dominio di una élite, raffinata ma violenta allo stesso tempo, che possa soppiantare il mondo vile borghese. Questo tentativo si contrappone nettamente rispetto al mito dell’esteta, poiché assegna all’artista il nuovo ruolo di guida, di vate, dell’aristocrazia elitaria. Il superuomo non può più accontentarsi di accettare una sorte comune a tutti gli uomini, ma tenta di rovesciarla, opponendosi al destino che la società ha importo al suo ruolo, assegnandosi l’incarico di profeta di un ordine nuovo stabilito. L’obiettivo dei protagonisti superomistici di questi romanzi è proprio quello di porre fine al caos borghese.
I romanzi del superuomo
- Trionfo della morte(1894): l’eroe Giorgio Aurispa è un esteta tormentato da una malattia interiore che gli toglie energie vitali; per liberarsi da questo tormento, va alla ricerca di un nuovo senso di vita, che gli consenta di vivere più pienamente. Quando però ritorna in famiglia, la sua nevrosi e le problematiche conflittuali con il padre, lo fanno ricadere nel pieno sconforto. La ricerca di una vita diversa porta il protagonista a riscoprire le radici della sua discendenza, ma le scoperte lo disgustano, poiché non trova ciò che si aspettava, ma solo le reminiscenze di un mondo barbarico e primitivo. Giorgio prospetta quindi una soluzione nietzschiana, ma non è ancora in grado di realizzare il progetto a causa delle sue nevrosi, rappresentate dall’incontro con donna Ippolita. Arriva quindi alla non accettazione di sé e l’unica soluzione possibile a questo punto è il suicidio. Il trionfo della morte è un romanzo psicologico, incentrato sull’interiorità del protagonista; la trama del romanzo è scarna, poiché tutto il racconto si concentra prevalentemente sulle dinamiche interiori della mente del protagonista; Giorgio sta a rappresentare un personaggio inetto, intimamente malato e consumato nelle sue forze vitali, concentrato sul rifiuto delle norme del mondo sociale ed ermeticamente chiuso nel suo mondo interiore. Nel romanzo, fin dall’inizio si può riscontrare una fitta trama di simboli: il suicidio dello zio, all’inizio del romanzo preannuncia il suicidio del protagonista stesso .
- Le vergini rocce(1895): questo secondo romanzo viene considerato un "manifesto politico del superuomo", nel quale però si assiste ad una svolta ideologica e radicale delle tematiche del superuomo care all’autore. L’eroe si chiama Claudio Cantelmo, a differenza del precedente romanzo, il protagonista è più forte e sicuro rispetto alla sua vita nella realtà borghese contemporanea e dei suoi principi. Il suo obiettivo è quello di ricrearsi come “l’ideal tipo latino”, un nuovo tipo di superuomo, adatto a guidare la nazione verso ideali di destini imperiali. In questo senso, l’eroe di questo romanzo non teme più le forze disgregatrici del suo io interiore, non vede più la donna come una rappresentazione del nemico, ma concepisce il personaggio femminile come colei con la quale generare un futuro superuomo. Anche in questo caso, però, tra gli ideali superomistici si celano i temi del disfacimento della stirpe dell’uomo nei valori borghesi, il desiderio di trionfo seguito da quello della morte; questi sentimenti si mostrano chiaramente nella conclusione del romanzo, quando l’eroe non riesce a scegliere tra le tre sorelle, chiudendosi nella sua perplessità. La scelta inizialmente ricade su Anatolia, la sorella che appare più simile nel carattere a una regina, ha la forza interiore per governare i destini di una nazione; ma la donna non è pronta a ricoprire questo ruolo di guida al fianco di Claudio poiché è ancora troppo legata al triste destino della sua famiglia; l’eroe sceglie, quindi, Violante, l’incarnazione della donna fatale, l’immagine di un eros perverso, distruttivo e crudele, paragonabile alla “nemica” del trionfo.
- Il fuoco (1900): anche questo romanzo può essere considerato come un manifesto letterario del superuomo. L’eroe, Stelio Effrena, vorrebbe mettere in atto una grande opera artistica, fusione di poesia, danza e musica, per generare l'essenza di un teatro nuovo e creare un rinnovato spirito nazionale. Anche qui, forze oppositive contrastano il percorso e il destino eroico dell’uomo: una donna, Foscarina Perdita, attrice in declino, ostacola l’avvento della costruzione del nuovo teatro attraverso una relazione ossessiva e un amore nevrotico verso Stelio. Il romanzo è ambientato a Venezia, una città simbolo della morte e del disfacimento della stirpe dell’uomo. Il fuoco è il primo di un ciclo di romanzi ideati dall’autore che volevano rappresentare il compimento dei destini superomistici dei personaggi, ma in realtà questi romanzi non furono mai composti.
- Forse che sì forse che no (1910): l’eroe, Paolo Tarsis, realizza il suo destino eroico nell'impresa di volare. In questo romanzo si celebra la prima rappresentazione della innovazione creata dall’uomo moderno, la macchina, in questo caso, l’aereo. Anche qui, a ostacolare il destino eroico dell’uomo c’è una donna e il suo amore nevrotico. Nonostante l’ostacolo, però, l’uomo riesce comunque a compiere il suo gesto eroico. In questo senso, Forse che sì forse che no può considerarsi il primo dei romanzi del superuomo a trovare un compimento.
per un ulteriore approfondimento su l'estetismo vedi anche qua
Il programma politico del superuomo
Le caratteristiche dei romanzi che si incentrano sul superuomo di D’Annunzio prevedono tutti uno stesso taglio di tematiche. L’eroe è sempre un esteta o vuole diventarlo attraverso il compimento di gesta eroiche che lo elevino a questo nuovo ruolo. questo nuovo ruolo vorrebbe che fosse riconosciuto dalla società e tramite questo riconoscimento portare alla creazione di una nuova stirpe, quella latina, che abolisca il mondo vile e macilento dell’uomo borghese. D’Annunzio si fa quindi portavoce di idee anti egualitarie e antidemocratiche, favorendo invece un’Aristocrazia autoritaria: gli aristocratici devono necessariamente salvare la società dall’”arroganza della plebe”, riconquistando il loro diritto di sangue al predominio del governo della nazione e favorendo anche il ritorno di uno spirito nazionalista in tutto il popolo. Questo dominio dell'élite privilegiata deve portare ad una politica più aggressiva e finalizzata a ridare a Roma la forza imperiale che aveva un tempo e che l’ha portata alla conquista di tutto il mondo. In questo senso, il compito che D’Annunzio riserva agli intellettuali è quello di difendere la bellezza del mondo, ma non limitandosi solo all’arte o alla protezione della memoria di un mondo antico e passato, ma devono preparare il popolo a un’azione futura, trasmettendo tramite l’arte gli ideali delle stirpi in un figlio che sarà il superuomo che porterà a compimento la missione.
per un ulteriore approfondimento sul superuomo vedi anche qua
Le opere drammatiche e le liriche: Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi
L’arrivo delle opere dannunziane a teatro e il suo battesimo come autore teatrale sono strettamente legate alla concezione superomistica espressa nei suoi precedenti romanzi. Essi offrono al poeta vate uno strumento efficiente ed espressivo di diffusione delle sue idee attraverso un mezzo popolare, che quindi si rivolge al un pubblico variegato, quale è il teatro. D’Annunzio, fin da subito, rinnega le forme borghesi che il teatro aveva rappresentato fino a quel momento ed elabora un teatro “di poesia”, poetico, che trasfigura e sublima la realtà moderna traendo ispirazione dalla storia antica e dai miti classici. Per quanto riguarda le sue opere liriche, anche in questo campo letterario, il poeta vate affronta e declina il tema del Superuomo, diffondendo l’ideologia in un progetto che prevedeva sette libri di liriche. Dal 1903 al 1912 vengono pubblicati i primi libri lirici di questo ciclo, tutti con nomi derivanti dalla mitologia greca e latina: Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope. Gli ultimi due vengono concepiti come delle poesie ispirate a esaltare le imprese italiane in Libia e la Prima guerra mondiale. Gli ultimi due libri dei sette previsti, non furono mai realizzati.
- Maia: Maia è un poema lungo, di circa ottomila versi liberi. Viene categorizzato come un carme profetico, pervaso dallo slancio dionisiaco e vitalistico. Nella prima sezione dei versi compare la descrizione di un viaggio in Grecia, l’autore utilizza il percorso come un pretesto per esaltare l’antico paesaggio mitico dei greci antichi, che ha caratterizzato la sublime ispirazione per i poeti del passato. La seconda parte invece volge l’attenzione alla realtà moderna, alle metropoli industriali, sottolineando quindi il confronto tra le due parti della lirica. D’Annunzio però esalta alcune caratteristiche della modernità come la finanza internazionale, le macchine e le industrie, che creano energie vitali per la società e che possono indirizzare le loro energie verso fini eroici e imperialistici. In questa visione, gli operai possono essere un valido e utile strumento nelle mani dell’eroe superuomo per aiutarlo nella costruzione di una nuova stirpe. Questa visione della società moderna rappresenta in realtà una svolta radicale nell’ideologia imperialista di d’Annunzio, ma si percepisce anche una paura innata e il terrore che assilla l’autore nei confronti di questa realtà moderna che tende a emarginarlo, perciò ricorre alla visione dei paesaggi classici e naturalistici, poiché svolgono una funzione rassicurante.
- Elettra: Elettra è una serie di liriche di stampo propagandistico, nelle quali il poeta vate si fa portavoce di un’aspra critica verso il presente del mondo, aspirando invece a tornare a un passato di fasti e di gloria. D’Annunzio si concentra prevalentemente a celebrare i fasti delle città italiane del periodo del Medioevo e del Rinascimento, proponendo se stesso come vate di futuri destini imperiali dell’Italia.
- Alcyone: è un compendio di ottantotto componimenti, come una sorta diario poetico di una vacanza estiva in Versilia del poeta, in compagnia della sua donna.

Nelle liriche si ritrova un certo vitalismo panico, ossia l’io del poeta che si fonde con il tutto, con la natura e con lo scorrere degli elementi nel mondo, trasfigurando la sua immagine e potenziandola, quasi ad arrivare a una fusione con il divino. Il linguaggio delle liriche è estremamente musicale, anche se non mancano riferimenti analogici e armonici per esprimere i misteri della natura. Per questo tipo di linguaggio musicale e analogico l’opera viene classificata come poesia simbolista-decadente.: una poesia tratta da Alcyone:La sera fiesolana è il primo testo compreso nella raccolta di liriche Alcyone. La poesia presenta tre strofe di quattordici versi con metri diversi (endecasillabi, settenari ecc..), per ogni strofa c’è un intermezzo di altri tre versi. Il poeta inizia descrivendo la quiete della campagna di Fiesole e la trasforma nella figura della donna che lo accompagna. La prima parola del componimento è "fresche", perché il poeta vuole appunto descrivere la freschezza di quel paesaggio e della notte quieta, che dona pace e tranquillità. In queste strofe il poeta anela a un totale coinvolgimento del suo essere nella natura, ma non è in questa poesia che riuscirà a trasmettere pienamente questo messaggio.
Periodo notturno: al tramonto della sua carriera di poeta e scrittore, così come sul finire della sua esistenza, il vate compone liriche che alcuni critici hanno soprannominato “Periodo notturno", indicando la convalescenza del poeta malato e costretto a letto per la sua cecità. In queste liriche, D’Annunzio, ormai cieco, descrive tutte le sue percezioni, pensieri e allucinazioni causate dal dolore agli occhi. Queste liriche sono considerate le più riuscite e le migliori ad esprimere il vero genio artistico di D’Annunzio.
Le caratteristiche di queste ultime liriche dannunziane sono:
- la presenza di espressioni frantumate, segmentate e moderne ;
- la presenza di un periodare breve ;
- l’attenuazione alla retorica, con una conversione verso una poesia più intima .
per un ulteriore approfondimento sul decadentismo e sul simbolismo vedi anche qua
GABRIELE D’ANNUNZIO
● Nato a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese e studia in una delle scuole più
aristocratiche del tempo, a soli 16 anni pubblica la sua prima raccolta di liriche
● A 18 anni si trasferisce a Roma per frequentare l’università, ma interrompe gli studi
iniziando a condurre una vita mondana e lavorando presso giornali
● Legge le opere di Nietzsche e ha una relazione con Eleonora Duse
● Eletto deputato dell’estrema destra ma, ben presto, passa alla sinistra
● 1910: fugge in Francia per sottrarsi ai creditori e torna in Italia allo scoppio della
prima guerra mondiale e si arruola volontario
● Nel dopoguerra capeggia la marcia su Fiume , dove instaura un dominio personale
sfidando lo stato italiano, ma viene scacciato nel 1920
● Diventa il punto di riferimento del fascismo, ma poi viene emarginato e “confinato” in
una sontuosa villa di Gardone, dove muore nel 1938
Estetismo e la sua crisi
● Canto Novo
:
- in poesia , ripreso Carducci
- fusione ebbra tra io e natura → vitalismo sfrenato + fascino per la morte
● Terra Vergine
:
- corrispondenza in prosa di Canto Novo, ripreso Verga di Vita dei Campi
- protagonisti: basse sfere abruzzesi
- mondo idillico e non problematico (il primitivo, l’eros, la violenza)
- intromissione della soggettività del narratore
● Novelle della Pescara
:
- matrice verista : interesse dialettale e regionale
- matrice decadente e irrazionalistica con il compiacimento di un un mondo magico,
superstizioso e sanguinario
● Intermezzo di rime, Chimera, Isaotta ( Estetismo ):
- La vita sottoposta alla legge del bello → vita come opera d’arte
- culto religioso dell’arte e della bellezza → ricerca di eleganza estenuante + artifici
formali + echi letterari
● D’Annunzio non si accontenta di sognare rifugiandosi nella letteratura: vuole vivere
quel personaggio anche nella realtà ; si occupa di produrre libri di successo.
Sfruttando i meccanismi della produzione capitalistica propone un’immagine nuova di
intellettuale, che si pone fuori della società borghese, facendo rivivere la condizione
privilegiata dell’artista che era propria di epoche passate
● Debolezza dell’esteta che non è in grado di opporsi realmente alla borghesia. Il suo
isolamento sdegnoso non è privilegio, bensì s
egno di impotenza . Il culto della
bellezza si trasforma in menzogna .
● Il piacere (
crisi dell’estetismo ):
- Andrea Sperelli protagonista e alter ego di D’Annunzio vuole vivere una vita da
esteta ma, essendo un uomo dalla volontà debole, l’estetismo si trasforma in forza
distruttiva che lo priva di ogni energia morale e creativa
- A. vive di menzogne, anche in amore : tra la donna fatale (Elena Muti) e la donna
pura (Maria Ferres) sceglie la donna fatale, sfruttando l'altra come sostituta
- D’Annunzio critico nei confronti del personaggio ed esprime giudizi → ambiguità
- romanzo psicologico : dà attenzione all’interiorità del personaggio indagando con
sottile indugio analitico
● Giovanni Episcopo, L’innocente, Il poema paradisiaco → Fase della “bontà” ,
fase di stanchezza e ripiegamento su sentimenti e affetti intimi (crisi dell’estetismo)
I Romanzi del Superuomo
● D’Annunzio coglie alcuni aspetti della filosofia di Nietzsche , ma li banalizza :
- rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari
- esaltazione dello spirito “dionisiaco” cioè un vitalismo gioioso
- rifiuto dell’etica della pietà e dell’ altruismo
- esaltazione della volontà di potenza → mito del superuomo (interpretato come
diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi)
● Atteggiamento antiborghese e antidemocratico → vagheggiamento di
un’aristocrazia nuova che sappia elevarsi a superiori forme di vita attraverso il culto
del bello e l’esercizio della vita attiva ed eroica così che la stirpe latina arrivi a toccare
la sua forma più compiuta
● Il nuovo personaggio del superuomo ingloba in sé la figura dell’esteta : l’estetismo
diviene strumento di una volontà di dominio sulla realtà. L’eroe dannunziano non si
accontenta più di vagheggiare la bellezza in una dimensione appartata, ma si
adopera per imporre, attraverso di essa, il dominio di un élite, violenta e raffinata
insieme, su un mondo meschino e vile come quello borghese. Tentativo che va in
direzione opposta rispetto a ciò che proponeva il mito dell’esteta poiché affida
all’artista superuomo il ruolo di vate (guida) ed anche compiti più pratici
● Egli non si piega all’accettare la sorte comune, ambisce a rovesciarla e a ritrovare un
ruolo sociale e poiché la società non gli concede ciò si conferisce da sé tale ruolo
attribuendosi il compito di profeta di un ordine nuovo. L’artista, proprio mediante la
sua attività intellettuale deve porre fine al caos del liberalismo borghese, della
democrazia e dell’egualitarismo
● Trionfo della morte (1894):
- l’eroe (Giorgio Aurispa) è ancora un esteta che è travagliato da una malattia
interiore che gli toglie energie vitali e che va alla ricerca di un nuovo senso della vita
che permetta di attingere alla pienezza
- un breve rientro nella sua famiglia lo fa rientrare nel groviglio di nevrosi della vita
familiare, a rivivere il conflitto con il padre e ad assistere al suicidio dello zio. La
ricerca porta l’eroe a riscoprire le radici della sua stirpe, egli rimane, però, disgustato
da quel mondo barbarico e primitivo e la ricerca in questo senso fallisce; così come
fallisce la ricerca del misticismo religioso
- la soluzione che gli si affaccia è quella nietzschiana , ma l’eroe non è ancora in
grado di realizzare il progetto a causa delle forze oscure della sua psiche che si
manifestano nelle sembianze della donna Ippolita . Prevalgono in lui le forze negative
della morte → si suicida portando con sé la “nemica”
- muore il personaggio, ma rinasce l’autore da dominatore
- romanzo psicologico , tutto incentrato sull’interiorità del protagonista; l’intreccio è
scarno poiché sostituito dalla dinamica dei processi interiori; il protagonista
rappresenta l’”inetto” (intimamente corroso nelle sue forze vitali) che rifiuta il mondo
sociale e si chiude gelosamente nel suo io.
- fitta trama di simboli (es. suicidio dello zio che preannuncia il suo) come nel Piacere
● Le vergini rocce (1895) → manifesto politico del superuomo
:
- svolta ideologica e radicale
- l’eroe , Claudio Cantelmo, è più forte e sicuro ed è sdegnoso della realtà
borghese contemporanea e del liberalismo, vuole portare a compimento in sé “l’ideal
tipo latino” e generare il superuomo che guiderà l’Italia a destini imperiali
- putredine e decadenza come stimolo alla vita e all’azione eroica nella nuova
ideologia superomistica, l’eroe non teme più le forze disgregatrici e va a cercare la
donna con cui generare il futuro superuomo tra tre sorelle da una famiglia della
nobiltà borbonica che è ormai in sfacelo devastata da follia e malattia
- dietro a propositi vitalistici , eroici e trionfali si cela una segreta attrazione per la
putredine , la decadenza, la morte; ciò è ravvisabile nella conclusione del romanzo
poiché l’eroe non riesce a scegliere tra le tre sorelle e si chiude con la sua
perplessità
- inizialmente sceglie Anatolia che ha maestà e forza interiore tipiche di una regina,
ma essa non può seguire il cammino verso la gloria poiché ancora troppo legata al
triste destino della famiglia; l’eroe sceglie, quindi, Violante, incarnazione
inconfondibile della donna fatale, immagine di un eros perverso, distruttivo e crudele
paragonabile alla “nemica” del trionfo
- primo romanzo di un ciclo, gli altri l’eroe avrebbe raggiunto la sue mete, ma non
furono mai scritti
- si alternano parti oratorie a parti basate sul simbolismo , clima mitico e favoloso
● I protagonisti dannunziani restano sempre deboli e sconfitti , nonostante le loro
velleità attivistiche ed eroiche
● Il fuoco (1900) → manifesto letterario del superuomo :
- l’eroe , Stelio Effrena, medita una grande opera artistica che sia la fusione di
poesia, musica e danza per creare un nuovo teatro per forgiare lo spirito nazionale
della stirpe latina
- forze oscure si oppongono , tra cui una donna , Foscarina Perdita, attrice verso il
declino della maturità che incarna l’attrazione per il disfacimento e la morte, che con
il suo amore nevrotico e possessivo ostacola l’eroe nella sua opera
- Venezia, dove è ambientato, allude a morte e disfacimento
- romanzo si conclude con il sacrificio della donna
- primo romanzo di un ciclo che avrebbe portato il destino dell’eroe a compimento,
ma non furono mai scritti
- lunghe discussioni e meditazioni del protagonista riguardo il nuovo teatro, analisi
psicologiche del rapporto tormentato con la donna, episodi simbolici
● Forse che sì forse che no (1910):
- l’eroe , Paolo Tarsis, realizza la sua volontà eroica nel volo
- celebrazione di un simbolo della realtà moderna, la macchina
- alla sublimazione del superuomo si oppone una donna sensuale
, nevrotica
- l’eroe riesce comunque a compiere un’azione eroica
- intreccio drammatico fatto di forti conflitti e prevalenza della dimensione simbolica
● Il programma politico del superuomo (
da Le vergini rocce
):
- taglio oratorio e profetico , linguaggio aulico , pieno di riferimenti eruditi,
metafore, interrogazioni retoriche, esclamazioni, apostrofi dirette
- l’eroe è un esteta , ma vuole essere anche un uomo d’azione ; estetismo
recuperato e inserito in una nuova struttura ideologica
- critica antiborghese : realtà caratterizzata da spirito affaristico e speculativo e
dall’ossessione per il denaro
- antiegualitarismo e contro democrazia: favorisce un aristocraticismo autoritario
che possa stroncare l’“arroganza delle plebi”, l’aristocrazia deve riconquistare il suo
predominio sulla società poiché ne ha diritto di sangue perchè ha ereditato dagli avi il
gusto per la bellezza; questa dominio dell'élite privilegiata deve portare ad una
politica aggressiva finalizzata a ridare a Roma la forza imperiale che la porti a
dominare tutto il mondo
- compito degli intellettuali è quello di difendere la bellezza : non devono limitarsi
nè allo sterile rimpianto del passato né piegarsi a servire il nuovo dominio borghese;
Cantelmo si rende conto che il giorno del riscatto è lontano perciò si propone tre
obiettivi, per prepararsi all’azione futura: portare alla perfezione i caratteri della stirpe
latina in se stesso, incarnare la sua visione del mondo in un’opera d’arte, trasmettere
gli ideali delle stirpe in un figlio che sarà il superuomo che porterà a compimento la
missione
- progetto del genere ha radici concrete nella realtà del tempo: forti conflitti sociali
che trovavano espressione nel partito socialista, governo che reprimeva con violenza
queste tensioni, reazionari che maturavano l’idea di un colpo di Stato per eliminare le
libertà politiche e portare avanti un governo autoritario, anni dell’imperialismo
coloniale (anche l’Italia nonostante fosse un nuovo stato, povero e debole). Il sogno
imperiale compensava le frustrazioni del ceto medio deluso dal compimento
dell’Unità, ceto a cui d’Annunzio si rivolgeva fornendo evasioni estetizzanti, sogni
politici imperiali, eroici e aristocratici
Le opere drammatiche