vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Questa tesina di maturità vuole analizzare la figura del poeta italiano Gabriele D'Annunzio, descrivendo le sue principali imprese come quella di Fiume. La tesina si sofferma principalmente sugli aspetti storiografici delle imprese dannunziane. Inoltre il personaggio Gabriele D'Annunzio ha avuto una grande influenza nella mitografia fascista.
1 Introduzione
La figura di Gabriele D’Annunzio è
indubbiamente una delle principali
personalità a cavallo tra il XIX e XX
secolo. Poeta, scriBore, pubblicitario,
eroe, soldato, avventuriero e tanto altro
ancora. Si hanno quindi tuW gli
elemenC per fare di questa vita “come
si fa un’opera d’arte”.
Una vita inimitabile ed irripeCbile soBo
tuW i punC di vista.
Il mio lavoro si è soffermato
principalmente sugli aspeW storiografici
delle imprese dannunziane.
In parCcolar modo relaCve alle gesta
intraprese da D’Annunzio durante la
Prima guerra mondiale e subito dopo
con l’Impresa di Fiume.
Inoltre ho voluto soffermarmi sull’influenza che egli ha avuto nella mitografia
fascista e i rapporC con il Regime e con la figura di Benito Mussolini, che gli
hanno permesso di vivere una “turpe vecchiezza” ma in realtà serena, nell’esilio
dorato del ViBoriale, creando, dal punto di vista del revisionismo storico, una
certa “impasse” relaCva al grado di complicità di D’Annunzio col Fascismo.
2
2 D’Annunzio e la Grande Guerra
Nel 1910 per sfuggire ai creditori si era rifugiato in Francia,
tuBavia nel 1915 ritornò in Italia, nell'imminenza dello scoppio
della prima guerra mondiale; riaquista un ruolo di primo piano
conducendo immediatamente una intensa propaganda
intervenCsta, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e
richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi. Il discorso
celebraCvo che D'Annunzio pronunciò a Quarto il 4 maggio 1915
(in occasione della sagra dei Mille) suscitò entusiasCche
manifestazioni intervenCste, così come l'arringa tenuta a Roma il
13 maggio 1915. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il 24 maggio
1915 (durante le cosiddeBe "radiose giornate di Maggio"), D'Annunzio si arruolò volontario
nei Lancieri di Novara, nonostante avesse già 52 anni, partecipando subito ad alcune azioni
dimostraCve navali e aeree. Per un periodo risiedeBe a Cervignano del Friuli perché così
poteva essere vicino al Comando della III° Armata, a capo della quale era Emanuele Filiberto
di Savoia, Duca d'Aosta, suo amico ed esCmatore.
Nel seBembre 1915 partecipò a un'incursione aerea su Trento e nei mesi successivi, sul
fronte carsico, a un aBacco lanciato sul monte San Michele, nel quadro delle baBaglie
dell'Isonzo. Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un aBerraggio d'emergenza, nell'urto contro
la mitragliatrice dell'aereo riportò una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata
sopraccigliare destra.
La ferita non curata per un mese provocò la perdita dell'occhio. Visse così un periodo di
convalescenza, durante il quale fu assisCto dalla figlia Renata.
3
In quei mesi compose il
No#urno uClizzando delle soWli
strisce di carta che gli permeBevano di scrivere nella più
completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla
ferita che l'aveva temporaneamente accecato.
L'opera venne pubblicata nel 1921 e conCene una serie
di ricordi e di osservazioni. TuBavia, ben presto tornò a
combaBere.
Contro i consigli dei medici, conCnuò a partecipare ad
azioni belliche aeree e di terra: nel seBembre 1916 a
un'incursione su Parenzo e, nell'anno successivo (1917),
con la III° Armata, alla conquista del
Veliki e al cruento
scontro presso le foci del Timavo nel corso della decima
baBaglia dell'Isonzo. Le imprese aeree contro il porto di
CaBaro (1917) e la partecipazione alla Beffa di Buccari e
al Volo su Vienna (1918) completarono il suo stato di
servizio. 2.1 La Beffa di Buccari (10-‐11 Febbraio 1918)
L'azione svoltasi nella noBe sull'11 febbraio 1918,
passò alla storia come la beffa di Buccari, e fu
annoverata dagli storici "tra le imprese più audaci" del
confliBo con una "influenza morale incalcolabile",
anche se purtroppo "sterile di risultaC materiali".
SoBo il comando di Costanzo Ciano, all'azione
parteciparono i M.A.S. 96 (al comando di Rizzo con a
bordo Gabriele D'Annunzio), 95 e 94, rimorchiaC
ciascuno da una torpediniera e con la protezione di
unità leggere. Dopo quaBordici ore di navigazione, alle
22.00 del 10 febbraio, i tre M.A.S. iniziarono il loro
pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra
l'isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di
Buccari dove, secondo le informazioni dello
spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercanCli sia
militari. 4
L'audacia dell'impresa trova ragione di essere nel
percorso di 50 miglia tra le maglie della difesa
cosCera nemica, anche se l'aBacco non riuscì, dato
che i siluri lanciaC dalle 3 motosiluranC si
impigliarono nelle reC che erano a protezione dei
piroscafi alla fonda.
Le unità italiane riuscirono successivamente a
riguadagnare il largo tra l'incredulità dei posC di
vedeBa austriaci che non credeBero possibile che
unità italiane fossero entrate fino in fondo al
porto, e che non reagirono con le armi ritenendo
dovesse traBarsi di naviglio austriaco.
Dal punto di vista propriamente operaCvo, emerse un elemento importante dalla scorreria
dei M.A.S. a Buccari:
Le facili smagliature ed il mancato coordinamento del sistema di vigilanza cosCero austriaco
che finiva per prestare il fianco all'intraprendenza dei marinai italiani sempre più audaci.
L'impresa di Buccari ebbe poi una grande risonanza, in una guerra in cui gli aspeW
psicologici cominciavano ad avere un preciso rilievo, anche per la partecipazione direBa di
Gabriele D'Annunzio, che abilmente orchestrò i risvolC propagandisCci dell'azione e che
lasciò in mare davanC alla costa nemica, tre boWglie ornate di nastri tricolori recanC un
saCrico messaggio così concepito:
”In onta alla cau1ssima Flo#a austriaca occupata a covare
senza fine dentro i por1 sicuri la gloriuzza di Lissa, sono
venu1 col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo
più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni
sorta di re1 e di sbarre,
pron1 sempre ad osare
l'inosabile. E un buon
compagno, ben noto, il
nemico capitale, fra tuD i
nemici il nemicissimo,
quello di Pola e di Ca#aro, è
venuto con loro a beffarsi
della taglia". 5
2.2 Il Volo su Vienna
Nell’Agosto del 1918 Gabriele D'Annunzio
decise di celebrare il quarto anniversario
della guerra scatenata dall'Austria, con un
aBo di straordinaria audacia che sarebbe
valso a precisare il mutamento ormai
avvenuto nella situazione generale (sulla
Marna i tedeschi erano entraC in grave crisi)
e il mutamento avvenuto in quella italiana -‐
dopo le umiliazioni infliBe a Conrad e a
Boerovic nelle seWmane precedenC-‐ per
Affermare la superiorità del nuovo spirito aggressivo dell'esercito grigioverde, e per
sconquassare l'anima del nemico ormai indoBo a disperare di una viBoria invano cercata
con l'offensiva dei due comandanC.
Era l'alba del 9 agosto, quando -‐ alle 5,30 -‐ gli agili apparecchi della baBezzata squadriglia
"Serenissima" comandata dal maggiore Gabriele D'Annunzio e dal capitano Natale Palli, si
levavano in volo dall'aeroscalo posto nelle immediate vicinanze di Padova.
Fu Gabriele D’Annunzio a progeBare la trasvolata sul suolo nemico fino alla sua capitale,
Vienna, per lanciare -‐ non bombe -‐ ma 50.000 volanCni propagandisCci inneggianC il
tricolore e la libertà italiana.
L’impresa, per quei tempi, era considerata al limite delle possibilità non solo per
l’avventatezza del gesto (si traBava di sorvolare le linee nemiche e di addentrarsi in suolo