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Appunti di Lettere e filosofia - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Esame Filologia slava

Facoltà Lettere e filosofia

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4 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il glagolitico è un alfabeto altamente simbolico. Simboli religiosi come il cerchio, la croce e il triangolo ne sono gli elementi-base. Questo alfabeto è stato ricostruito faticosamente sulla base di fonti epigrafiche, graffiti, due abecedari e una preghiera alfabetica attribuita a Costantino, probabilmente un discepolo di Cirillo e Metodio.
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il cirillico antico è un alfabeto greco modificato. Tutte le lettere del greco furono riprese identiche, tuttavia non vi era perfetta coincidenza tra i fonemi del greco e i fonemi slavi. L'inventario fonematico dello slavo era molto più ricco di quello del greco, per cui nel cirillico furono inseriti nuovi grafemi. Il modello di riferimento fu l'onciale greca.
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Esame Filologia slava

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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. I discepoli più importanti di Cirillo e Metodio furono: Clemente, Naum, Angelario, Sava, Gorazd e Costantino di Preslav. I discepoli in fuga arrivarono in Bulgaria, dove furono accolti dal principe Boris. Clemente diventò vescovo di Oxrid in Macedonia. Di qui provengono tutti codici in glagolitico. Da Preslav, invec, capitale della Bulgaria, provengono tutti codici in cirillico, religiosi e non. Si parla dunque di una scuola di Oxrid e di una scuola di Preslav.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Kiev fu fondata nel V sec. dal mitico fondatore eponimo Kij, nell'850 venne presa da guerrieri Variaghi, chiamati Rus/Ros, guidati da Askold, il quale chiese in seguito di essere battezzato, e questo determinò la cristianizzazione della Crimea. In seguito giunse una seconda ondata di Variaghi guidati da Aleg che uccisero Askold e presero Kiev. Questo determinò una ripaganizzazione della zona. Nel 1240 Kiev sarà distrutta dai Mongoli, e la capitale diventerà Mosca.
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nei testi del IX sec. la lingua degli slavi è sempre chiamata 'slavo' o 'lingua slava'. Si tratta della lingua in cui Cirillo e Metodio tradussero i testi delle scritture. Ci sono giunti codici del X-XII sec. provenienti per lo più da area bulgara, per cui sono legati non alla prima fase cirillo-metodiana, ma alla seconda, in cui i discepoli di Cirillo e Metodio in Bulgaria diedero impulso alla chiesa bulgara e a traduzioni.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. I codici in slavo antico risalgono ai secoli X-XII e provengono da area bulgara. Presentano quindi tratti linguistici slavo-meridionali di tipo orientale, ossia bulgaro-macedoni. Pochi codici antichi, per lo più frammenti, presentano tratti slavo-occidentali. Tre sono i gruppi di codici in salvo antico: - codici aventi tratti slavo meridionali; - codici aventi tratti slavo meridionali e orientali; - codici aventi tratti slavo meridionali e occidentali.
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4,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La lingua dei più antichi codici scritti in slavo, risalenti ai secoli X-XII, provenienti da area bulgara e aventi tratti slavo bulgaro-macedoni. Questa lingua è stata chiamata antico-bulgaro. Ma questa dicitura è stata rigettata da nazioni diverse dalla Bulgaria. In latino questa lingua si chiama vetus slavonico, in italiano paleoslavo o antico slavo ecclesiastico.
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3,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Secondo alcuni il protoslavo è una lingua ricostruita in ambito indoeuropeistico, anche chiamato slavo-comune, in quanto lingua comune a tutte le tribù slave in un momento di compattezza linguistica e territoriale. Secondo altri invece il protoslavo rappresenta una fase più antica, preistorica, ricostruita per mezzo degli strumenti della linguistica comparata, mentre lo slavo comune si riferisce a una realtà linguistica più tarda, storica, e costiuirebbe la lingua parlata da tutte le genti slave sin dal periodo delle migrazioni, poi differenziatasi dialettalmente.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Caratteristiche del paleoslavo: - fonetica: tratti della viva parlata del IX sec. con tolleranza di tratti fonetici locali; - morfologia: tratti della viva parlata del IX sec. con tolleranza di tratti morfologici locali; - sintassi e lessico: calchi e prestiti dal greco.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Il paleoslavo o antico slavo ecclesiastico, anche chiamato slavone, presenta i tratti fonetici delle parlate locali, morfologia ricostruita dui codici del X-XI secolo, tratti sintattici e lessicali ripresi dal greco. Si tratta di una lingua scritta, formale, che non rispecchia una parlata, ma che veniva compresa da tutti i parlanti lingue slave, dato che le differenze tra le lingue slave antiche erano minime, tali da non inficiare la comprensione tra i parlanti. In questa lingua si continuò a scrivere in Russia fino al '700.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La lingua slava dei codici posteriori al XII secolo può essere definita slavone (ma si tratta di una terminologia superata) o slavo ecclesiastico. In questa lingua si continua a scrivere fino al '700. Dal '600 per circa un secolo vi fu in Russia un dibattito su quale lingua scegliere come lingua nazionale tra lo slavo ecclesiastico e la parlata locale. Questo stesso dibattito si ebbe in Serbia e in Bulgaria nell'800. La differenza tra le lingue slave moderne dipende dal grado di fedeltà che esse hanno mantenuto con lo slavo ecclesiastico nelle diverse risoluzioni del dibattito sulla lingua.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. "Institutiones linguae slavicae dialecti veteris", Vienna 1822, di Dobrovsky, è uno dei testi fondamentali della filologia slava, è il primo tentativo di ricostruzione della lingua slava antica, collocata accanto a latino, greco, germanico per ricostruire l'i.e. Questo punto di vista che verte sull'antichità della lingua sta alla base delle definizioni paleoslavo, slavo antico, vieux slave, staroslavianskij.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Rassuzdenija o slavjanskom jazyke, San Pietroburgo 1820, di Vostokov, è la descrizione della lingua slava antica intesa come lingua dei testi liturgici e della chiesa, caratterizzata non per l'antichità, ma per la funzionalità, e chiamata 'slavo ecclesiastico'. Dal punto di vista diacronico viene notata un'evoluzione e si distingue tra antico slavo ecclesiastico, la lingua dei secoli X-XI, e slavo ecclesiastico, a partire dal XII sec.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. A partire dal XII secolo la lingua slava, che precedentemente era caratterizzata da compattezza, comincia a manifestarsi concretamente in realizzazioni diverse a seconda delle zone, per cui si parla di redazioni anche chiamate slavoni. Le redazioni presentano chiare tracce della realtà linguistica locale di una determinata zona e sono testimonianza del processo che avrebbe portato alla formazione delle lingue slave moderne.
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4,3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Per Slavia ortodossa si intende una realtà costituita da popoli accomunati non solo dalla stessa confessione, ma anche e soprattutto dallo stesso mezzo linguistico e dalle stesse categorie culturali. Si tratta di una vasta area orientale caratterizzata da un patrimonio ideologico, letterario, culturale e religioso comune, con lo slavo ecclesiastico usato come lingua sovraregionale cui le varie redazioni non impedivano la comprensione nella circolazione di libri e uomini.
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3 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. La comprensione dello slavo ecclesiastico era data dalla nascita slava e dalla frequentazione di testi. Vi era un ampio corpus di testi modello che facilitavano l'insegnamento dello slavo ecclesiastico: - Sacre Scritture (testi evangelici o neotestamentari, evangeliari e testi liturgici); - omiletica (omelie); - agiografia (vite di santi); - cronachistica o annalistica (storie e cronache).
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3,7 / 5
Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nel XII sec., alla fine dello slavo comune, si ha la caduta o vocalizzazione degli jer. Dal punto di vista etimologico si tratta di i e u breve, che nello slavo si chiamano rispettivamente jer duro e jer molle. Il primo rende la consonante precedente dura, il secondo rende la consonante precedente molle. Nella lingua di Cirillo e Metodio erano due vocali brevi, ma presto non corrisposero più alla realtà fonetica originaria. Tendono in alcune posizioni ad abbreviarsi ulteriormente o a perdersi.
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Nel XII sec. con la fine dello slavo comune in area orientale inizia una fase slavo orientale comune che va dal XII al XIV sec. e che è anche chiamata russo antico. Questa fase si differenzierà poi ulteriormente in un'area orientale, dando luogo al russo medio e poi al russo moderno, e in un'area occidentale, dove si formeranno i presupposti, attraverso una fase comune, delle lingue di Ucraina e Bielorussia (Rutenia).
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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Con la definizione di "antico russo" si indica la produzione non in slavo ecclesiastico tra i secoli XII-XIV. La coesistenza dell'antico russo e dello slavo ecclesiastico è stata definita da Uspenskij diglossia. La scelta dell'uno e dell'altro registro linguistico dipendeva dal prestigio del testo. Il contrato era tra cultura (testi di prestigio in slavo ecclesiastico) e non cultura (testi non di prestigio nella parlata locale). Oggi si preferisce descrivere l'universo linguistico della Rus come un continuum linguistico che va dalla massima conservatività linguistica dei testi liturgici fino alla parlata locale nei testi 'pratici' (giuridici, amministrativi, notarili), passando attraverso forme diverse di ibridazione linguistica.
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Facoltà Lettere e filosofia

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Questo appunto si riferisce al corso di Filologia slava tenuto dalla professoressa Nicoletta Marcialis. Per ibridazione linguistica si intende l'infiltrazione di elementi innovativi in un tessuto linguistico che imita la lingua conservativa dei testi modello. L'ibridazione linguistica varia a seconda delle zone della Slavia, a seconda del riflesso delle varie parlate. Il continuum linguistico dei testi si organizza per ambiti culturali, ciascuno con un proprio particolare tipo di ibrido. all'interno di ciascuna area geografica gli ibridi si specializzano per generi letterari. La maggior parte dei testi viene scritta in una lingua ricca di ibridi da cui si vanno formando naturalmente le lingue slave moderne nelle varie aree geografiche.
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