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Nella seguente tesina viene analizzata l'energia nucleare. La fisica nucleare nacque nel decennio 1885-1895, grazie alla scoperta dei raggi X. Il fisico Becquerel scoprì la radioattività nucleare, osservando come sali di uranio impressionavano la lastra fotografica indipendentemente dalla presenza della luce solare. Inoltre vennero anche scoperti il decadimento e il periodo di dimezzamento. Un'altra importante scoperta degli anni Trenta del 1900 invece fu la radioattività artificiale. In seguito fu scoperta anche la fissione nucleare e dopo varie scoperte fu realizzato, nel 1942, il primo reattore nucleare della storia. Sulla base di questo, successivamente fu creata anche la prima centrale nucleare a fissione della storia.
Anche le armi nucleari furono importanti nel corso della storia, tra queste si ricordano: la bomba atomica o bomba A, la bomba H o a idrogeno. La seguente tesina di maturità descrive le grandi scoperte effettuate in campo fisico per quanto riguarda l'energia nucleare.
Monografia di Fisica nucleare sull'energia nucleare.
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LA NASCITA DELLA FISICA NUCLEARE
Il primo periodo dello sviluppo della fisica nucleare coincide con il decennio 1895-1905,
che si aprì con la scoperta dei raggi X. Nel 1896, investigando sulla natura dei raggi X, il
fisico francese Henri Becquerel ritenne che potessero essere una sorta di fluorescenza.
Espose perciò numerose sostanze fluorescenti alla luce solare, cercando di catturare
l'eventuale radiazione emessa. Dopo molti tentativi, Becquerel osservò che sali di uranio
impressionavano la lastra fotografica indipendentemente dalla presenza della luce solare:
era la scoperta della radioattività naturale. Ben presto gli scienziati scoprirono che tutti
gli elementi con peso atomico superiore al bismuto sono radioattivi e che, quindi, emettono
tre tipi di raggi: alfa, beta e gamma. I raggi alfa sono costituiti da nuclei di elio carichi
positivamente, i raggi beta da elettroni in rapido movimento mentre i raggi gamma sono
onde elettromagnetiche.
Un’ importante conseguenza dell’emissione di questi raggi è che gli elementi radioattivi,
con l’emissione, si trasformano in elementi diversi, a seconda del tipo di radiazione, in un
processo denominato decadimento. Questo processo spontaneo porta necessariamente
alla diminuzione nel tempo della quantità di sostanza radioattiva: essa infatti si dimezza in
un intervallo di tempo che cambia a seconda dell’elemento e varia dai 3,8 giorni per il
radon ai 4,47 miliardi di anni per l’uranio; inoltre questo periodo di dimezzamento 1
non varia qualunque sia la pressione, la temperatura
o lo stato di aggregazione.
Per questo motivo il decadimento radioattivo, in
particolare quello del carbonio-14, è utilizzato per
stabilire a che età risalgono alcuni resti di organismi.
Ma la radioattività naturale non è l’unica esistente;
infatti, già negli anni ’30 del ‘900 fu scoperta quella
artificiale, ottenuta mediante il bombardamento degli
atomi di alcuni elementi non radioattivi con delle
particelle alfa emesse per radioattività naturale dal
polonio.
Si osservò, infatti, che questi elementi continuavano ad emettere radiazioni anche quando
la sorgente di polonio veniva allontanata. La conclusione di questo esperimento fu, quindi,
che la radioattività poteva essere indotta artificialmente in tutti gli elementi.
Nel 1934 Enrico Fermi ebbe l’idea di colpire gli elementi non più con particelle alfa ma con
dei neutroni poiché essi, essendo elettricamente neutri, potevano penetrare nel nucleo
atomico senza subire la repulsione da parte delle cariche presenti in esso; anche in questo
caso si produceva radioattività artificiale. In seguito lo stesso Fermi osservò che si
otteneva una radioattività indotta molto maggiore sfruttando elettroni lenti, ovvero fatti
passare precedentemente attraverso un moderatore; questo perché i neutroni rallentati
rimanevano più tempo dentro il nucleo e interagivano maggiormente con esso. Applicando
questo metodo all’uranio un team di scienziati tedeschi ottenne del bario, che dista 36
posti dall’uranio sulla tavola periodica quando, invece, fino a quel momento, si erano
ottenuti solo elementi abbastanza vicini a quello originario. La spiegazione di questo fatto
fu trovata nella fissione del nucleo. 2
LA FISSIONE NUCLEARE
La fissione nucleare è una reazione in cui il nucleo di uranio 235 o di altri elementi
pesanti adatti vengono divisi tramite il bombardamento con neutroni o altre particelle
elementari in frammenti, in un processo che libera energia.
Questa reazione, in genere, avviene a causa della cattura di un neutrone da parte del
nucleo di un elemento pesante o, più facilmente, di un isotopo di un elemento stabile.
Infatti, negli elementi chimici, il rapporto tra protoni e neutroni cresce con l'aumentare del
numero atomico; questo causa instabilità negli elementi pesanti e, in maniera maggiore,
nei loro isotopi.
Quando il neutrone colpisce il nucleo, esso acquista
un'anomala forma allungata e, nel giro di qualche
-12
frazione di secondo (meno di 10 s), il nucleo si
divide in due nuclei instabili a numero atomico
notevolmente più basso, emettendo, inoltre, alcuni
neutroni (in media 2 o 3) ed energia sotto forma di
radiazioni elettromagnetiche. L'energia
complessivamente liberata dalla fissione di 1 nucleo
235
di U è di 211 MeV, una quantità elevatissima data
dalla formula 235
dove la prima massa è la massa del nucleo di U e del neutrone incidente mentre la
seconda massa è la somma delle masse dei nuclei e dei neutroni prodotti, mentre c è la
costante che rappresenta la velocità della luce nel vuoto.
Il rilascio di neutroni veloci, uguali a quelli che hanno innescato la fissione del nucleo di
uranio consente l'inizio della cosiddetta reazione a catena, che consiste in una serie
autoalimentata di fissioni nucleari: i neutroni che vengono emessi nel processo di fissione 3
possono a loro volta innescare il medesimo processo, con continuo sviluppo di energia.
Per sostenere la reazione a catena è necessario un neutrone per ogni generazione di
fissioni nucleari; i neutroni eccedenti possono sfuggire dalla massa del materiale oppure
possono essere assorbiti da impurità o dall'isotopo pesante uranio 238, nel caso in cui
questo sia presente. Una sostanza capace di sostenere una reazione di fissione a catena
è detta fissile. Su questi concetti fu progettato e costruito nel 1942 il primo reattore
nucleare.
Il primo problema era quello di impedire all’uranio 238 di assorbire i neutroni emessi con la
fissione: questo inconveniente fu risolto collocando le sbarre di uranio nelle cavità di una
grande pila di grafite, che aveva il compito di rallentare i neutroni, impedendo all’uranio
238, che assorbe solo i neutroni a grande velocità, di interrompere la catena. Un altro
inconveniente era dato dal fatto che i neutroni che si liberavano vicino alla superficie del
reattore potevano sfuggire e rimanere esclusi dalla reazione. Per questo motivo esiste una
dimensione minima di un reattore nucleare, che è di circa 8,5 m di diametro; se il reattore
fosse di dimensioni minori, si perderebbero troppi neutroni e la reazione si
interromperebbe. Infine furono inserite delle sbarre di materiale in grado di assorbire
facilmente i neutroni (come il boro) a profondità calcolate accuratamente affinché fosse
assorbita l’esatta eccedenza di neutroni evitando così il surriscaldamento del reattore.
Questo reattore poteva essere utilizzato sia per produrre energia sia per fabbricare un
elemento artificiale fissile, più economico dell’uranio 235 e quindi più facilmente sfruttabile
nella costruzione di un ordigno a fissione: il plutonio. 4
LA CENTRALE NUCLEARE A FISSIONE
Le centrali nucleari a fissione o, più precisamente centrali nucleotermoelettriche, sono
quelle centrali che forniscono energia attraverso la fissione di materiali fissili, in particolare
dell’uranio 235 o del plutonio 239. Come nelle centrali termoelettriche convenzionali,
alimentate a combustibili fossili (carbone, olio combustibile, metano), c'è una turbina a
vapore che trascina un alternatore, il quale ha il compito di trasformare l’energia
meccanica in energia elettrica. La differenza, in questo caso, è nel modo in cui si ottiene il
vapore ad alta temperatura e pressione da inviare in turbina.
I reattori nucleari usati oggi sono molto diversi dal primo, costruito nel 1942 e producono
molta più potenza elettrica (0,5 W rispetto a 1 GW). Il cuore del reattore, detto nocciolo, in
acciaio, è composto da un moderatore, ovvero da acqua, in cui è immerso il materiale che
contiene uranio, racchiuso in tubi cilindrici di leghe metalliche. Sopra a questi tubi sono
presenti le barre di controllo, in genere di cadmio, che hanno il compito di assorbire i
neutroni in eccedenza ed evitare il surriscaldamento. Per effetto delle reazioni di fissione
la temperatura dei tubi aumenta, scaldando l'acqua e producendo, quindi, il vapore che
viene inviato alla turbina, che viene condensato nuovamente all'uscita della turbina stessa
e rinviato nel contenitore. Limitandoci a considerare le centrali con reattori ad acqua
normale, che sono le più diffuse in Occidente, è necessario dividerle in base ai due diversi
sistemi di vaporizzazione. Negli impianti indicati con la sigla BWR, ossia reattori ad
acqua bollente, il vapore si forma direttamente nel contenitore del reattore e va subito
nella turbina. 5
Invece negli impianti indicati con la
sigla PWR, ossia reattori ad acqua
pressurizzata, che sono la
maggioranza, l'acqua non bolle
direttamente nel contenitore del
reattore perché mantenuta a
pressione più alta; il calore viene,
infatti, portato da un flusso di gas
alle caldaie, dove incontra altra
acqua a pressione minore e la
trasforma in vapore; questo viene,
infine, raffreddato con altra acqua presente in un terzo circuito, raffreddato a sua volta ad
aria nelle apposite torri di raffreddamento. Questa configurazione ha il vantaggio di
assicurare che il vapore che arriva in turbina non è mai stato direttamente a contatto con i
tubi che contengono il combustibile nucleare, e quindi non può contenere prodotti di
fissione (radioattivi) sfuggiti dai tubi stessi.
Vantaggi
Questa tipologia di centrali produce un'elevatissima potenza per metro quadro occupato
dall'impianto, a costi più o meno uguali a quelli del carbone, che è attualmente la
tecnologia economicamente più conveniente, rappresentando però una soluzione che
permette di non dipendere più dai combustibili fossili. Le centrali nucleari non hanno
emissioni inquinanti di alcun tipo, l'impatto ambientale di una centrale nucleare è
estremamente più ridotto di quello di una centrale termoelettrica per via della completa
assenza di emissioni di combustione e la radioattività emessa dalle strutture è inferiore
di centinaia di volte al fondo naturale di radiazioni che comunque vengono percepite per
effetto dei raggi cosmici e della naturale radiazione della terra. 6
Svantaggi
Queste centrali sono potenzialmente pericolose, in
particolare se mal costruite, mal gestite o lasciate in
mano a paesi interessati alla proliferazione militare,
giacché le centrali miste civili-militari (come quella di
Chernobyl) sono molto più pericolose di quelle civili.
Una rottura dei sistemi di contenimento e di
refrigerazione della centrale, potrebbe portare alla
dispersione nell'ambiente di materiale radioattivo
e quindi alla contaminazione di vaste aree: tale
rischio,
abbastanza basso per le centrali più recenti ed attualmente operative, è viceversa
presente per alcune delle centrali più vecchie operative in tutto il mondo.
Altri problemi non completamente risolti sono lo smaltimento delle scorie radioattive e
lo smantellamento della centrale stessa al termine del suo ciclo vitale (circa 25-30 anni).
Il primo è dovuto al fatto che il procedimento di fissione nucleare produce materiali residui
ad elevata radioattività che rimangono estremamente pericolosi per periodi lunghissimi,
fino ad un milione di anni. Il secondo, invece, è causato dai tempi necessari allo
smantellamento, estremamente più lunghi di quelli di costruzione e funzionamento. Alcuni
paesi, per esempio, hanno individuato siti sicuri per lo smaltimento delle scorie e per lo
smantellamento nei rispettivi territori, grazie alla presenza di zone sismicamente stabili e
disabitate. In Italia invece, con un territorio molto più densamente popolato e quasi tutto a
rischio sismico, lo smaltimento resta un problema difficile. 7
LE ARMI NUCLEARI
Sono armi nucleari o armi atomiche tutte le armi, nella gran maggioranza bombe e
testate esplosive per missili, che sfruttano reazioni di fusione nucleare o di fissione
nucleare. Esistono diversi tipi di armi nucleari, tutti decisamente più devastanti di qualsiasi
arma chimica, ma i più famosi sono la bomba A, la prima ad essere costruita e sganciata
su Hiroshima e Nagasaki, e la bomba H, ovvero a idrogeno, l’ordigno più potente mai
costruito.
La Bomba A
La bomba atomica o bomba A è il nome comune della bomba a fissione nucleare. È un
ordigno esplosivo, la cui energia è prodotta dal fenomeno della fissione nucleare. La