Concetti Chiave
- Nel 1946, un decreto ufficiale sancì il diritto di voto alle donne in Italia, permettendo loro di partecipare alle elezioni amministrative e di essere elette.
- La partecipazione delle donne nella Resistenza e nella Liberazione durante la seconda guerra mondiale ha consolidato il loro ruolo nella società italiana, contribuendo alla conquista dei diritti civili.
- Con il Referendum del 2 giugno 1946, uomini e donne votarono per scegliere tra Monarchia e Repubblica, segnando un passo fondamentale verso una democrazia inclusiva.
- Figure femminili di spicco come Nilde Iotti, Tina Anselmi e Lina Merlin hanno avuto un ruolo cruciale nella politica italiana post-bellica, promuovendo i diritti delle donne e partecipando alla stesura della Costituzione.
- Le prime sindache italiane furono elette dopo il riconoscimento del diritto di voto alle donne, segnando un cambiamento significativo nella rappresentanza politica locale.
In questo appunto di italiano si approfondisce la questione delle donne al voto: all’indomani della seconda guerra mondiale, il 10 marzo 1946, con un decreto ufficiale si stabilì che le donne con almeno venticinque anni di età potessero votare ed essere elette alle elezioni amministrative.
Indice
La strada verso l’uguaglianza dei diritti
All’inizio del Novecento, le donne in Italia ancora non godevano dei diritti di uguaglianza e non potevano votare.
Erano subordinate all’uomo, non potevano lavorare ed erano considerate un “accessorio” dei loro mariti e padri. Il loro agire era limitato alla sfera domestica, quindi alla cura della casa e dei figli. Durante le due grandi guerre però, iniziò il loro lungo cammino verso la conquista dei propri diritti. Infatti, già durante la prima guerra mondiale, con l’assenza degli uomini, partiti per il fronte, le donne si ritrovarono per necessità a occupare quei ruoli di responsabilità fino a quel momento appartenuti agli uomini. Durante la dittatura fascista, la donna lavorava ed era allo stesso tempo regina della casa. Ma un ulteriore passo verso la conquista dei diritti civili e di uguaglianza venne fatto durante la seconda guerra mondiale. Infatti, di nuovo, le donne si trovarono a doversi sostituire agli uomini nei ruoli di prestigio e soprattutto, conquistarono il proprio ruolo di protagoniste durante le lotte della Resistenza. Molte donne infatti, durante questi anni divennero staffette, ed ebbero una parte fondamentale nella conquista della libertà. Quando, al termine del secondo conflitto mondiale, gli uomini tornarono dal fronte, ormai le donne avevano, grazie alle esperienze della Resistenza e della Liberazione, potuto affermare il loro ruolo in società. Era impensabile, a questo punto, non includerle nei diritti e doveri politici del nuovo Paese che loro stesse, anche donando la propria vita, avevano contribuito a liberare e ricostituire.
Per ulteriori approfondimenti sulla Resistenza vedi qui
Le donne al voto nel 1946: nasce la Repubblica Italiana
Fu così che, il 30 gennaio 1945 si parlò, durante il Consiglio dei Ministri, di diritto al voto per le donne a partire dai ventuno anni di età. Il decreto che ne risultò, fu approvato il 10 marzo 1946 e conferì alle donne (a partire però dai venticinque anni di età), il diritto di votare, al pari degli uomini, e di essere elette. Per la prima volta, in alcune città italiane, vennero elette alle successive elezioni comunali delle sindache donna: Margherita Sanna a Orune, in provincia di Nuoro; Ninetta Bartoli a Borutta, in provincia di Sassari; Ada Natali, a Massa Fermana, in provincia di Fermo; Ottavia Fontana a Veronella, in provincia di Verona; Elena Tosetti a Fanano, in provincia di Modena; Lydia Toraldo Serra a Tropea, in provincia di Vibo Valentia. Ma più di tutto, il nuovo diritto di voto per le donne contribuì a fare dell’Italia una Repubblica democratica libera. Con il Referendum del 2 giugno 1946 tutto il paese (uomini e donne) venne chiamato alle urne per scegliere tra Monarchia e Repubblica:
“E le italiane - scriverà la politica e partigiana italiana Tina Anselmi - fin dalle prime elezioni, parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate. Non eravamo pronte. Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini. E tuttora vedo con dispiacere che per noi gli esami non sono ancora finiti. Come se essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica!”.
Per ulteriori approfondimenti sul Referendum del 2 giugno vedi qui
Le donne più importanti della politica italiana: Nilde Iotti, Tina Anselmi e Lina Merlin
Non solo dunque le donne avevano conquistato con le proprie lotte e i propri meriti il diritto di voto, ma iniziarono anche a prendere parte attiva alla vita politica e ad essere elette in ruoli di potere. Tra le prime e più importanti personalità della politica italiana, Nilde Iotti (1920-1999), laureata in lettere e inizialmente insegnante, si dedicò ben presto alla politica. Ebbe un ruolo molto importante nella Resistenza e nella lotta contro il fascismo, e portò avanti numerose battaglie per la conquista dei diritti civili e politici delle donne: divenne infatti presidente dell’associazione femminista “Unione Donne Italiane”, fondata il 1 ottobre del 1944. Nel 1946 venne eletta nella Commissione dei settantacinque della Camera dei deputati, un gruppo politico incaricato della scrittura dei testi della Costituzione. Divenuta deputato dal 1948 al 1999, fu anche, nel 1979, la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera. Partigiana combattente dall’età di diciassette anni, anche Tina Anselmi (1927-2016), già citata sopra, lasciò la sua carriera da insegnante per combattere prima contro il fascismo, e poi per entrare ufficialmente in politica. Divenne deputata DC dal 1968 al 1992 e fu la prima donna ministro (del Lavoro) della storia della Repubblica. Fu lei infatti ad istituire la legge sulle pari opportunità e diritti delle donne sul lavoro. Altra protagonista della lotta partigiana, Lina Merlin (1887-1979) divenne invece la prima senatrice italiana. Anche lei partecipò all’Unione Donne Italiane e alla scrittura della Costituzione. È grazie a lei se, all’articolo 3 della nostra costituzione, la frase recita “senza distinzione di sesso”.
Per ulteriori approfondimenti sulle donne in politica vedi qui
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo delle donne italiane durante le guerre mondiali nel contesto dei diritti civili?
- Quando le donne italiane hanno ottenuto il diritto di voto e quali sono stati i risultati immediati?
- Chi sono alcune delle figure femminili più importanti nella politica italiana del dopoguerra?
- Qual è stato l'impatto del Referendum del 2 giugno 1946 sulla partecipazione politica delle donne?
- Quali contributi ha dato Lina Merlin alla Costituzione italiana?
Durante le guerre mondiali, le donne italiane hanno assunto ruoli di responsabilità tradizionalmente maschili, contribuendo alla Resistenza e alla Liberazione, il che ha portato al riconoscimento dei loro diritti civili e politici.
Le donne italiane hanno ottenuto il diritto di voto il 10 marzo 1946, e per la prima volta, alcune donne sono state elette sindache nelle elezioni comunali, contribuendo alla nascita della Repubblica Italiana.
Tra le figure più importanti ci sono Nilde Iotti, Tina Anselmi e Lina Merlin, che hanno avuto ruoli significativi nella politica italiana e nella lotta per i diritti civili e politici delle donne.
Il Referendum del 2 giugno 1946 ha visto una partecipazione femminile superiore a quella maschile, dimostrando che le donne erano pronte e desiderose di partecipare attivamente alla vita democratica del paese.
Lina Merlin ha contribuito alla scrittura della Costituzione italiana, assicurando l'inclusione della frase "senza distinzione di sesso" nell'articolo 3, promuovendo l'uguaglianza di genere.