Concetti Chiave
- La bellezza esteriore è spesso enfatizzata dalla società moderna, ma non garantisce la felicità, creando aspettative irrealistiche e trascurando la vera gratificazione interiore.
- La pressione sociale per raggiungere una magrezza estrema può portare a disturbi alimentari come l'anoressia, dimostrando che l'ideale di bellezza fisica non assicura benessere.
- La chirurgia estetica, se usata eccessivamente, può diventare una ricerca incessante di apparire più giovani, ignorando l'importanza dell'accettazione del naturale invecchiamento.
- Indossare abiti firmati e seguire la moda non esprime la vera personalità; la bellezza autentica risiede oltre l'apparenza esteriore.
- Coltivare la bellezza interiore e accettare l'imperfezione, come suggerito dal concetto giapponese Wabi Sabi, può portare a una felicità più autentica e duratura.
In questo appunto si descrive la bellezza. Essere affascinanti nella società moderna sembra quasi un obbligo, tuttavia non sempre la bellezza si identifica con la vera felicità.
Indice
- La bellezza non sempre conduce alla felicità
- Magrezza uguale bellezza uguale felicità?
- Palestra e attività fisica: in modo sano, ma senza esagerare
- Chirurgia estetica: bellezza a portata di mano
- L'abito non fa il monaco: bellezza e moda
- La bellezza interiore: cercarla e coltivarla
- Cosa rende davvero felici
La bellezza non sempre conduce alla felicità
Essere in forma e sempre affascinanti è oggi un imperativo categorico; tuttavia la ricerca della bellezza può anche non produrre felicità.
Per bellezza s’intendono delle qualità esteriori o interiori che suscitano impressioni gradevoli. Tuttavia ciò che riveste maggiore considerazione e importanza all’interno dell’opinione pubblica è l’aspetto esteriore, quello superficiale e apparente che permette di sentirsi sicuri dei propri mezzi e di essere efficacemente valutati dalle persone.
Questa ricerca di stima da parte della gente diviene pertanto desiderio di felicità, un’aspirazione che non sempre trova una concretizzazione. I mass-media tempestano giovani e non, di icone di perfezione e di modelli di bellezza irraggiungibili, lasciando credere che solo il raggiungimento di tale scopo possa comportare una realizzazione, minimizzando e talvolta tralasciando aspetti importanti, reale fonte di gratificazione e piacere come amore, amicizie e traguardi di vita concretizzati.
Magrezza uguale bellezza uguale felicità?
Costante criterio di valutazione di bellezza tra noi giovani di oggi è la forma fisica, naturalmente data dalle abitudini alimentari di ogni individuo e talvolta da una corretta attività fisica.
Nei nostri giorni i modelli televisivi raffigurano esempi perfetti, che però non sono certamente sintomo di salute e benessere fisico. Difatti non si propone una via di mezza tra eccessiva magrezza e obesità, ma si ha un’estremizzazione dell’una e dell’altra. Non si applicano pertanto mezze misure nella ricerca di questa forma fisica, e, in particolare per le ragazze, ciò suscita un problema fondamentale. Come già detto in precedenza compaiono casi di obesità in cui l’individuo prova spesso malessere interiore, questo fenomeno è testimoniato da dati che affermano che ormai il venti per cento della popolazione italiana ne è affetto. L’essere eccessivamente grassi, comporta poi, non solo una conseguenza negativa di carattere estetico, ma anche danni alla salute che, ugualmente, l’opposta radicalizzazione di magrezza provoca.
Ecco comparire lo spettro dell’anoressia, disturbo alimentare costituito dal terrore di ingrassare. Diffuso soprattutto in occidente vede lo scopo di arrivare ad una determinata forma fisica irraggiungibile, di conseguenza si trasforma in un progressivo deperimento del corpo con un conseguente rifiuto verso la vita. Casi recenti di cronaca hanno messo in luce che questa patologia si sia diffusa non solo tra le ragazze, ma anche tra i ragazzi.
Testimonianza di ciò è il recente caso del giovane ragazzo romano che in luglio si è gettato da una finestra del Policlinico Gemelli. Egli, afflitto da anoressia, vi era ricoverato in gravissime condizioni in quanto pesava appena trenta chili, tuttavia il rifiuto verso la propria esistenza era divenuto troppo grande da sopportare, ecco dunque l’insorgere del gesto estremo.
I casi di anoressia di frequente si manifestano per imitare le sagome snelle che la cultura dell’immagine e del mondo della moda propongono.
Altro caso di cronaca viene fornito da una delle più importanti esponenti della moda, Donatella Versace, che ha ammesso il disagio della figlia Allegra, anch’essa afflitta da anoressia. Disturbi alimentari che vengono quindi vissuti in prima linea anche da coloro che vestono quei modelli tanto perfetti. L’aumento colossale di questo disagio ha fatto in modo che i più importanti esponenti di questo mondo decidessero di non accettare più modelle eccessivamente magre e di aprire le porte anche a taglie che possono finalmente definirsi mezze misure. Ancora una volta abbiamo la prova che l’estrema ricerca di perfezione fisica non assicura assolutamente il benessere interiore.
Per ulteriori approfondimenti sui canoni di bellezza vedi qui.
Palestra e attività fisica: in modo sano, ma senza esagerare
La palestra è ormai diventata un luogo di culto, simbolo di salute, successo e talvolta di socializzazione.
Se praticata in modo sano, diviene un luogo fondamentale dove poter ritrovare benessere e salute fisica in grado di dare maggiore sicurezza nelle proprie capacità.
Le palestre sono oggi divenute centri in cui l’immagine viene rielaborata, in cui si lavora e ci si diverte in gruppo contemporaneamente.
L’esercizio fisico ha molte conseguenze positive, quali il miglioramento della postura, la tonificazione muscolare in grado di prevenire infortuni, la perdita di peso regolare e di conseguenza una progressiva crescita dell’autostima.
Molto spesso però, soprattutto tra i giovani, la pratica della palestra deve avere come obbligata conseguenza il raggiungimento di muscoli poderosi da mostrare.
Ecco dunque che si rischia di lasciarsi prendere da questa aspirazione, e si consumano sostanze miracolose che costruiscono i muscoli artificialmente. Sostanze dopanti che permettono il raggiungimento della forma fisica con conseguenze disastrose per l’organismo.
Esse accelerano i tempi di tonificazione muscolare, e talvolta possono servire anche a dare maggiori potenzialità ad atleti di ogni sport, in grado così di conquistare titoli immeritati.
Un’attività fisica conferisce benessere. Tra i giovani la pratica sportiva è ampiamente diffusa, ciò nonostante molti sono gli adolescenti sedentari che come unico movimento fisico si concedono il sabato in discoteca, magari alla ricerca della tanto bramata felicità. Anche questo regala un piacere temporaneo che al suo termine restituisce l’individuo alla società infelice.
Per ulteriori approfondimenti sull'importanza dell'attività fisica vedi qui
Chirurgia estetica: bellezza a portata di mano
Appare sempre più frequente il ricorso, anche tra i giovani, alla chirurgia estetica, tuttavia spesso viene applicata con eccessi che non hanno più motivazioni fondate e che sono semplicemente capricci personali.
La bellezza e il fascino possono essere dati anche dal ricorso alla medicina estetica, in grado di modificare aspetti non particolarmente apprezzati del proprio corpo e quindi di restituire certezze e fiducia all’individuo. Questa medicina era inizialmente nata per correggere quei difetti fisici che davano fastidio alla salute e non all’immagine.
Col seguire degli anni è stata utilizzata anche per ritoccare e migliorare caratteri fisici che davano problemi a livello psicologico. Un utilizzo di tale tipo è a mio parere anche giusto, infatti se una persona prova malessere per un difetto fisico e ne ha la possibilità può correggerlo per vivere meglio con se stesso e con gli altri.
Tuttavia è contestabile l’utilizzo eccessivo e spasmodico della chirurgia estetica che avviene spesso ed è testimoniato da moltissimi modelli televisivi che ammettono di farne costantemente uso. L’eccesso non diviene più una necessità, ma una smania personale di aspirare a divenire più belli, costantemente alla ricerca di questa felicità così fondata sulle apparenze.
I modelli televisivi propongono donne e uomini che non mutano nel tempo, il cui aspetto resta invariato nel corso degli anni. Se naturale questo fenomeno è apprezzabile, ma se ottenuto col massiccio impiego di chirurgia diviene anche artificioso e alquanto insolito. La vita è costituita dallo scorrere del tempo, e le conseguenze biologiche di ciò devono essere accettate e mostrate. In fondo ancora una volta l’essere giovani esteriormente non ha tanta importanza quanto l’esserlo interiormente, vero motivo di felicità.
Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca dell'eterna giovinezza vedi qui
L'abito non fa il monaco: bellezza e moda
Per poter apparire affascinanti molti pensano che sia necessario indossare abiti griffati che segnino l’appartenenza ad un gruppo sociale prestigioso.
Essere alla moda diviene una vera e propria aspirazione, e naturalmente anche questo viene favorito dall’incessante pubblicità onnipresente in televisioni, giornali e slogan sparsi per le città.
Tuttavia la costante ricerca di capi griffati e le leggi dettate dalla moda hanno dato vita ad un fenomeno singolare. Precisamente noi giovani ci presentiamo tutti vestiti identicamente, senza ricercatezza nello stile e affermazione di una propria personalità differente da quella degli altri. Bisognerebbe quindi valutare, più che il nome della marca di cui ci vestiamo, ciò che vi è dietro l’abito all’interno della persona.
I tatuaggi possono essere considerati ormai costume della società, essi sono però un simbolo più d’identificazione e di formazione d’identità che di bellezza esteriore. Così come il fumo, diffuso in particolare tra i giovani, che viene considerato una moda, una maniera per dimostrare di essere grandi, e talvolta di appartenere al gruppo, senza valutarne le pesanti conseguenze che esso avrà nel corso degli anni sulla propria salute.
Per ulteriori approfondimenti sul tema dei tatuaggi vedi qui
La bellezza interiore: cercarla e coltivarla
La ricerca ossessiva di una perfezione estetica può condurre a sviluppare frustrazioni e insicurezze. Nei casi più estremi, come abbiamo visto, addirittura portare al malessere fisico e psicologico. Lavorare sulla propria interiorità può aiutare invece ad accettarsi come esseri umani e a riconoscere la propria unicità come vera e propria forma di bellezza.
Nel romanzo ottocentesco “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde il protagonista insegue morbosamente il desiderio di una giovinezza eterna. Dorian è all’apice della propria bellezza esteriore, infatti, quando viene ritratto dal pittore Basil, che racchiude nel quadro la sua anima. Il dipinto, troppo bello per essere esposto, viene riposto in soffitta e inizia a invecchiare al posto di Dorian, macchiandosi delle brutture e dei crimini che egli commette. L’ossessione per il piacere superficiale e per la bellezza sarà letale per il protagonista: morirà della propria depravazione al confronto finale con la propria interiorità.
Come visto, la nostra società ci porta a rincorrere la perfezione esteriore, ma è questo l’unico modo di agire? Non inseguiamola, ma accettiamo che non esista. A suggerire tale approccio è il concetto giapponese del Wabi Sabi ("Wabi" significa semplicità, "Sabi" è la bellezza dello scorrere del tempo), che insegna la bellezza dell’imperfezione. Questo modo di vivere riconosce la bellezza nelle piccole cose e le accetta per quello che sono. È uno sguardo rivolto al presente che è consapevole dello scorrere del tempo e ha un approccio naturale. Accettare gli aspetti non convenzionali della nostra personalità, lavorare sulla nostra bellezza interiore ed essere indulgenti con noi stessi è il regalo di felicità più grande che possiamo farci. Una felicità che deriva dall’aver imparato ad amarsi.
Per ulteriori approfondimenti sulla bellezza vedi qui
Cosa rende davvero felici
Come già detto, molte volte la felicità non proviene dalla bellezza esteriore, ma dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. La ricerca del fascino apparente è invece sintomo di ricerca di felicità.
Nel libro “Il diario di Bridget Jones” dell’autrice Helen Fielding viene presentata una donna che ha lottato una vita con la bilancia, per poter ottenere la perfetta forma fisica. Essa può affermare di essere finalmente magra dopo tanti sacrifici, tuttavia mostrandosi ai propri amici non riscontra esiti positivi, bensì considerazioni preoccupate sul suo stato di salute. La protagonista scopre che quello che per lei era importantissimo non lo era per gli altri, la vicenda assume quindi toni un po’ amari in quanto questa tanto bramata ricerca non è stata in grado di darle la felicità.
Vi sono pertanto due generi di felicità, quella a “buon mercato” data dalle apparenze, e dall’esteriorità, questa conferisce una visione riduttiva dell’essere umano con l’eliminazione delle esperienze che invece rendono realmente felici.
In realtà la felicità non si trova in superficie, non è data solamente dall’aspetto esteriore, essa non deve essere cercata, ma arriva come effetto collaterale o conseguenza. Collegandomi alla mia esperienza personale, nell’atletica, come nella vita, per ottenere una cosa occorre impegnarsi e lavorare duramente. Se il fine del correre è quello di abbattere un record così nella vita con la stessa forza dobbiamo imbatterci nella realizzazione di un fine che ci permetta di poter essere soddisfatti. Prove) Esempio importante è quello di Emily Dickinson, che nella poesia “La Bellezza non ha causa” presentataci dall'“Antologia” afferma che la bellezza ha un valore enorme, ma essa non è quella esteriore e superficiale, bensì qualcosa di connesso alla natura, qualcosa da apprezzare da lontano. Come la felicità, afferma, che non deve essere ricercata ma semplicemente vissuta per come sopraggiunge nelle nostre vite.
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Domande da interrogazione
- La bellezza conduce sempre alla felicità?
- La magrezza è sinonimo di bellezza e felicità?
- Qual è il ruolo della palestra nella ricerca della bellezza?
- La chirurgia estetica garantisce la felicità?
- Cosa rende davvero felici?
No, la bellezza non sempre conduce alla felicità. La ricerca della bellezza può non produrre felicità, poiché spesso si concentra sull'aspetto esteriore, trascurando aspetti importanti come amore e amicizie.
Non necessariamente. La magrezza estrema può portare a problemi di salute come l'anoressia, che non garantisce il benessere interiore e può causare gravi conseguenze fisiche e psicologiche.
La palestra può essere un luogo di benessere e salute se praticata in modo sano. Tuttavia, l'ossessione per muscoli poderosi può portare all'uso di sostanze dopanti, con conseguenze negative per l'organismo.
La chirurgia estetica può migliorare l'autostima correggendo difetti fisici, ma l'uso eccessivo diventa una ricerca di felicità basata sulle apparenze, che non sempre porta a un vero benessere interiore.
La vera felicità deriva dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare, non dalla bellezza esteriore. La felicità è un effetto collaterale di esperienze significative e non deve essere cercata solo in superficie.