Concetti Chiave
- Il Ducato di Milano visse un'epoca di espansione sotto la dinastia Visconti, che riuscì a estendere il suo dominio a diverse regioni italiane, ma la morte improvvisa di Gian Galeazzo Visconti causò un rapido declino.
- Firenze, centro economico e bancario, vide l'ascesa dei Medici che, con il supporto popolare, divennero signori della città nel 1434, mantenendo un delicato equilibrio politico nella penisola italiana.
- Venezia, con una posizione preminente nei traffici commerciali, sfruttò la sua stabilità politica e ricchezza per espandersi sulla terraferma, consolidando il controllo su importanti città del Veneto.
- La rivalità tra Venezia e Genova culminò nella Guerra di Chioggia, conclusa con il ritiro di Genova dall'Adriatico, mentre Firenze, inizialmente alleata di Venezia, si avvicinò a Milano a causa dell'espansione veneziana.
- Il fiorino d'oro di Firenze divenne una moneta di riferimento nei mercati internazionali, sottolineando l'importanza economica della città durante il XIII secolo.
In questo appunto di storia viene descritto il Ducato di Milano, le repubbliche di Firenze e Venezia con precise e dettagliate informazioni sul loro ruolo nel corso dell'età medievale. Si descrivono principalmente gli eventi storici che hanno interessato queste grandi città.
Indice
Il ducato di Milano
Dopo la battaglia di Cortenuova (1237) Pagano della Torre, conte di Valsassina, salvò e accolse i Milanesi inseguiti dai Bergamaschi.
In ragione di tali meriti, nel 1240, fu nominato anziano della credenza di Sant’Ambrogio di Milano e ottenne grande prestigio nella città. Nel 1277, l’arcivescovo Ottone Visconti, a capo dell’opposizione nobiliare ghibellina, sconfisse i Della Torre in battaglia e si fece proclamare signore. Il nipote Matteo, grazie all’estensione dei domini milanesi al Monferrato, aprì nuove possibilità ai mercanti e agli artigiani trasformando Milano in una grande città manifatturiera e commerciale. Nel 1302 i Della Torre riconquistarono il potere che passò nuovamente ai Visconti nel 1329.
L'espansione viscontea
Nella prima metà del XIV secolo ebbe inizio l’espansionismo della Signoria viscontea. A seguito della lotta contro Mastino della Scala, i Visconti ottennero Brescia che si aggiunse ai domini di Como, Vercelli, Pavia, Lodi, Piacenza, Cremona, Crema e Bergamo. Giovanni Visconti (1349-1354) conquistò Parma, Alessandria, Tortona, Bologna e Genova. I suoi nipoti Galeazzo II, Bernabò e Matteo II, presero Genova e Bologna. Gian Galeazzo Visconti, figlio di Galeazzo II e signore di Milano (1376-1402), operò un tentativo di unificazione su scala nazionale riuscendo ad estendere la propria Signoria ad altre regioni della penisola fino a comprendere numerose terre del Veneto, dell’Emilia e della Toscana. Dopo aver abbattuto le potenti Signorie degli Scaligeri e dei Carraresi, Gian Galeazzo si fece riconoscere Signore di Verona, Vicenza e Padova. Conquistò o riconquistò inoltre Novara, Alessandria, Vercelli in Piemonte, Parma e Bologna in Emilia, Genova e la Liguria. Ottenne poi a sud dell’Appennino la Signoria di Lucca, Pisa, Siena, Perugia e Assisi, giungendo a minacciare da vicino perfino Firenze. La sua morte improvvisa determinò il rapido crollo delle fortune viscontee, tanto che il figlio Filippo Maria riuscì a salvare dal naufragio dei vasti domini paterni solo il nucleo originario lombardo. Questo rapido crollo esprimeva l'intrinseca debolezza delle signorie, incapaci di trasformare i propri domini in un'organica struttura statale. Ma, appena consolidato il potere, egli riprese la politica espansionistica del padre, recuperando le città emiliane e minacciando Venezia, che aveva approfittato della scomparsa di Gian Galeazzo per impadronirsi delle terre venete.
La repubblica di Firenze
Firenze era nel XIII secolo uno dei maggiori centri economici italiani ed europei. I mercanti fiorentini si dedicavano principalmente al commercio della lana, ma erano impegnati spesso anche in attività bancarie. Nel 1252 fu coniato infatti il fiorino d’oro che si affermò come moneta per i mercati internazionali. La borghesia delle arti assunse una crescente importanza in campo amministrativo e nel 1282 si costituì il governo dei Priori delle arti, formato da sei priori che affiancarono e poi sostituirono i magistrati precedenti. Nel 1292, con gli Ordinamenti di giustizia voluti da Giano della Bella, si riservarono le magistrature e i consigli solo agli appartenenti alle arti minori e mediane, escludendo i magnati dal governo. Questi poterono in seguito partecipare all’amministrazione cittadina purché si iscrivessero a un’arte. Fu questo il caso di Dante Alighieri, che si iscrisse all’arte dei medici e speziali. Tra il XIII e il XIV secolo i regimi signorili furono soltanto transitori, a differenza di quanto avvenne con la famiglia Medici nel XV secolo.
L'ascesa dei Medici
La Repubblica di Firenze comprendeva, nella seconda metà del Quattrocento, quasi tutta la Toscana poiché aveva conquistato Pisa, Pistoia, Arezzo e Volterra. Conservavano ancora la loro indipendenza Siena e Lucca. Dopo il tumulto dei Ciompi (1378) la ricca borghesia mercantile e bancaria aveva assunto il predominio politico di Firenze. I Medici furono oppositori delle famiglie oligarchiche che detenevano il governo della città (Albizzi, Strozzi, Tornabuoni). Pur essendo essi stessi mercanti e banchieri erano fautori della parte popolare. Grazie all’appoggio del popolo minuto essi divennero signori di Firenze nel 1434 cacciando in esilio i loro avversari. Diede inizio alla Signoria Cosimo il Vecchio, che decise saggiamente di rinunciare agli aspetti esteriori del potere e di assicurare ai propri fautori le magistrature della Repubblica senza alterare gli ordinamenti cittadini.
Le grandi famiglie fiorentine spodestate, guidate dai Pazzi, ordirono una congiura (Congiura dei Pazzi, 1478) con l’intento di uccidere i due giovani nipoti di Cosimo, Giuliano e Lorenzo. Assalitili in Santa Maria del Fiore, uccisero Giuliano e ferirono Lorenzo che riuscì però a salvarsi e a conservare il potere alla propria famiglia grazie all’aiuto del popolo levatosi in tumulto. Lorenzo, detto poi il Magnifico, fu una figura di spicco nella storia del Quattrocento, sia per i suoi meriti di letterato e di mecenate, sia per le sue eccezionali qualità di uomo di stato. Fu infatti il principale artefice dell’equilibrio politco della penisola e assicurò all’Italia una relativa tranquillità fino alla discesa di Carlo VIII di Francia.
Venezia e i traffici commerciali
Venezia ebbe già dal X secolo una posizione preminente nei traffici commerciali con l’Oriente e l’Europa centrale. Formalmente sottoposta all’Impero bizantino, godeva di particolari privilegi nei suoi confronti. In cambio dell’aiuto a riconquistare la ribelle Zara, i Veneziani finanziarono la quarta crociata e ottennero molti territori dalla costituzione dell’Impero Latino d’Oriente. Questo fatto accrebbe la rivalità con Genova e Pisa. Gli scontri con Genova caratterizzarono tutto il XIII secolo ed ebbero fine solo con la Guerra di Chioggia (1378-1381) con cui Genova si ritirava dall’Adriatico.
Ai primi del Quattrocento, senza trascurare i propri interessi d’oltremare, Venezia iniziò una politica di espansione nella terraferma, di cui si fece paladino il doge Francesco Foscari, non tanto per ambizioni territoriali, quanto per assicurarsi il controllo dei passi alpini in direzione della Germania ed estendere i propri scambi commerciali nel retroterra padano. In ragione di ciò, quando nel 1402 morì Gian Galeazzo Visconti, occupò Padova, Vicenza, Verona, Feltre, Belluno e unificò il Veneto dal Mincio all’Isonzo. Grazie alla propria stabilità politica e alle ingenti ricchezze accumulate in secoli di traffici, Venezia ebbe la possibilità di assoldare Francesco di Bussone detto il Carmagola, il miglior condottiero del tempo, che sconfisse i Milanesi, guidati da Filippo Maria Visconti, a Maclodio nel 1427. A seguito di tale vittoria Venezia entrò in possesso di Bergamo, Brescia e di tutta la terraferma fino all’Adda. Tale accresciuto potere ne fece la nuova minaccia all’equilibrio politico degli Stati italiani sicché Firenze, fino a quel momento legata alla città lagunare in prospettiva antiviscontea, passò dalla parte di Milano.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali conquiste territoriali dei Visconti a Milano?
- Come si affermò il fiorino d'oro di Firenze nel XIII secolo?
- Quali furono le conseguenze della Congiura dei Pazzi a Firenze?
- Quale fu il ruolo di Venezia nella quarta crociata?
- Come si espanse Venezia nel Quattrocento e quali furono le sue motivazioni?
I Visconti, a partire da Ottone e poi con Gian Galeazzo, ampliarono i loro domini includendo città come Brescia, Parma, Bologna, Genova, e territori in Veneto, Emilia e Toscana, fino a minacciare Firenze.
Il fiorino d'oro, coniato nel 1252, divenne una moneta di riferimento per i mercati internazionali, grazie alla forte economia fiorentina basata sul commercio della lana e le attività bancarie.
La Congiura dei Pazzi del 1478 portò all'assassinio di Giuliano de' Medici e al ferimento di Lorenzo il Magnifico, che riuscì a mantenere il potere grazie al supporto popolare.
Venezia finanziò la quarta crociata in cambio di territori dall'Impero Latino d'Oriente, aumentando la sua rivalità con Genova e Pisa.
Venezia, sotto il doge Francesco Foscari, si espanse nella terraferma per controllare i passi alpini e ampliare i commerci, conquistando città come Padova, Vicenza e Verona dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti.