Fabrizio Del Dongo
Genius
6 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La strategia della tensione in Italia tra il 1960 e il 1980 è stata caratterizzata da violente reazioni degli apparati dello Stato contro le crescenti pressioni per riforme sociali e politiche.
  • Il periodo è segnato da atti di violenza e stragi, principalmente attribuiti all'estremismo neofascista, con eventi significativi come la strage di Piazza Fontana nel 1969.
  • Il tentativo di golpe del 1970 da parte di Junio Valerio Borghese rappresenta un momento di mistero e tensione politica, sottolineando la fragilità della democrazia italiana in quegli anni.
  • Il terrorismo rosso emerge successivamente, con gruppi come le Brigate Rosse e Prima Linea che cercano di destabilizzare l'ordine esistente, culminando nel rapimento e omicidio di Aldo Moro nel 1978.
  • Le azioni terroristiche, sia di destra che di sinistra, hanno avuto un impatto duraturo sulla politica italiana, evidenziando divisioni interne e la debolezza delle istituzioni statali nel gestire la crisi.

Indice

  1. Lotte studentesche e reazione statale
  2. Strategia della tensione e stragi
  3. Terrorismo e media
  4. Golpe e sovversivismo di sinistra
  5. Brigate rosse e Aldo Moro

Lotte studentesche e reazione statale

Alla fine degli anni ’60, in Italia, le lotte studentesche, derivate dal Maggio francese e soprattutto quelle operaie, oltre ai buoni risultati elettorali ottenuti dai partiti di sinistra, suscitarono una reazione violenta da parte degli apparati dello Stato, più legati all’ala più conservatrice del ceto politico al governo che si sentiva fortemente minacciata dalle previste riforme e dalla rivoluzione sociale che si dava per imminente.

Strategia della tensione e stragi

Da questi elementi, nacque una strategia della tensione, di cui l’esempio più significativo fu la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1069, di cui fu incolpato Valpreda e successivamente scagionato dopo numerosi processi.

Tale strategia vedeva insieme esponenti dell’estremismo fascista, una parte dei servizi segreti e settori importanti del Governo, soprattutto di quelli cattolici, tutti mobilitati con l’intento di bloccare un movimento che dopo aver già raggiunto risultati importanti, tendeva a modificare in modo molto significativo gli equilibri politici ed economici dell’Italia. Non trascurabile fu anche l’apporto del movimento studentesco e operaio che si rifaceva ad una specie di marxismo-leninismo che accanto ai bolscevichi, aveva come personaggi ispiratori anche Mao Tse-tung, Ernesto Che Guevara e in qualche caso, persino Stalin. D’altra parte, si deve notare che la volontà di riforme da parte del Governo era pressoché assente per cui le richieste riformatrici dei contestatari non trovò alcun riscontro e questo fatto favorì senz’altro l’egemonia dell’ala più conservatrice della coalizione al Governo che era più favorevole alle misure repressive che non all’attuazione di riforme.

Terrorismo e media

La prima ondata di stragi fu opera dell’estremismo neofascista. Nello spazio di sei anni, dal 1969 al 1975, si ebbero ben 4384 atti di violenza contro le persone e contro le cose, tutti da ricollegare ad una matrice politica ben precisa. La gran parte di questi fatti successero a Milano, Torino e Roma, quasi tutti opera di estremismo fascista. Nello stesso periodo furono compiute quasi tutte le stragi, esclusa quella della stazione di Bologna dell’agosto 1980. I mass media, molto legati ai partiti al Governo, tesero a dipingere il periodo del terrorismo come frutto dell’eversione rossa che, è vero, ci fu, ma soltanto in una seconda fase, quando il terrorismo nero collegato agli apparati statali si era già dispiegato.

Golpe e sovversivismo di sinistra

L’8 dicembre 1970, ci fu un tentativo di golpe, ancora circondato da un alone di mistero, organizzato dal principe romano Junio Valerio Borghese, ex comandante della Decima Mas di Salò; egli in una notte, occupò il Ministero dell’Interno, la Rai e il Quirinale, quando una telefonata, forse di Lucio Gelli o di Giulio Andreotti, lo fece decidere fare marcia indietro. Non si è mai saputo chi fossero i suoi mandanti. Su versanti del sovversivismo di sinistra, si individuano degli atteggiamenti che riprendevano come modello la lotta armata rivoluzionaria dell’America Latina di Che Guevara. Una parte, all’interno dei terroristi, formò dei gruppi extraparlamentari costituendo Il Manifesto, Lotta continua o Avanguardia operaia. Un’altra parte era costituita dai collettivi operai, a cominciare da Potere operaio di Toni Negri. Essi sostenevano la necessità di uno scontro frontale con l’apparato statale. La più grande organizzazione terroristica fu costituita dalla Brigate rosse con Feltrinelli che intendeva rifar sorgere i GAP della Resistenza, oltre al Collettivo politico metropolitano milanese di Renato Curcio.

Brigate rosse e Aldo Moro

Dopo un periodo, dal 1970 al 1974, in cui i gruppi terroristici attuarono azioni definite esemplari contro la Pirelli e contro i capireparto delle fabbriche o sequestrarono il capo del personale della Fiat di Torino o il pubblico Ministero di Genova, i due gruppi che costituivano l’anima del terrorismo passarono a nuove strategie sempre nel triangolo industriale, illudendosi di poter coinvolgere le masse operaie delle grandi fabbriche nella battaglia contro l’ordine esistente. Nel 1972, nacque Prima Linea che insieme alle Brigate rosse sostenne la sua lotta in una gara sempre più violenta e sanguinosa, nella convinzione che orma nel mondo occidentale i tempi fossero maturi per una rivoluzione mondiale contro l’imperialismo multinazionale. Il 16 marzo 1978, un commando delle Brigate Rosse rapì Aldo Moro ed uccise in modo spietato i cinque uomini della scorta. L’impressione dell’opinione pubblica italiana e mondiale fu enorme. Nonostante le intense trattative dell’ONU, della Croce Rossa, del Pontefice Paolo VI e del partito democristiano e comunista, dopo 54 giorni, fu ritrovato il corpo senza vita dello statista. Le conseguenze di quell’assassinio furono molto gravi e contribuirono ad accelerare la dissociazione dei comunisti dal governo del Paese e soprattutto disegnarono delle ombre inquietanti sulla crisi italiana e in modo particolare sulla classe dirigente democristiana, vista l’insufficienza delle misure di protezione attuate.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali della strategia della tensione in Italia tra il 1960 e il 1980?
  2. La strategia della tensione fu causata dalle lotte studentesche e operaie, dai successi elettorali dei partiti di sinistra e dalla reazione violenta degli apparati statali conservatori che si sentivano minacciati dalle riforme sociali imminenti.

  3. Qual è stato l'evento più significativo della strategia della tensione?
  4. L'evento più significativo fu la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, inizialmente attribuita a Valpreda, poi scagionato.

  5. Quali furono le principali forze coinvolte nella strategia della tensione?
  6. Le forze coinvolte includevano esponenti dell’estremismo fascista, una parte dei servizi segreti, settori del governo, in particolare quelli cattolici, e movimenti studenteschi e operai ispirati al marxismo-leninismo.

  7. Come reagirono i media e il governo italiano durante il periodo del terrorismo?
  8. I mass media, legati ai partiti al governo, dipinsero il terrorismo come frutto dell’eversione rossa, nonostante il terrorismo nero fosse già in atto, e il governo adottò misure repressive piuttosto che riforme.

  9. Quali furono le conseguenze del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro?
  10. L'assassinio di Aldo Moro ebbe gravi conseguenze, accelerando la dissociazione dei comunisti dal governo e gettando ombre sulla crisi italiana e sulla classe dirigente democristiana per l'insufficienza delle misure di protezione.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community

Le colonie latine

Fabrizio Del Dongo di Mauro_105

URGENTE (321112)

Fabrizio Del Dongo di Lud_

domandina

Fabrizio Del Dongo di Samantha Petrosino