Concetti Chiave
- Dopo la Rivoluzione Russa, i bolscevichi optarono per continuare la guerra per diffondere il movimento rivoluzionario, ma questa decisione portò a un'ampia diserzione tra i contadini.
- Le potenze occidentali cercarono di rovesciare il regime rivoluzionario utilizzando la Polonia come base e sostenendo gli eserciti antibolscevichi.
- Il "comunismo di guerra" prevedeva la requisizione obbligatoria dei prodotti agricoli, causando resistenza da parte dei kulaki e portando a una campagna di "dekulakizzazione".
- La Nuova Politica Economica (NEP) introdusse un'apertura parziale al mercato, migliorando l'economia ma mantenendo il controllo statale sull'attività economica.
- La morte di Lenin nel 1924 portò a una lotta per il potere tra Trotsky e Stalin, con quest'ultimo che infine prevalse, favorendo l'idea di costruire il socialismo in un solo paese.
Indice
Dilemma dei rivoluzionari russi
I problemi per i rivoluzionari russi erano: Continuare la guerra o accettare le condizioni del trattato di pace?
Se avessero continuato la guerra avrebbero avuto più possibilità di diffondere lo spirito rivoluzionario nel resto d’Europa, mentre se avessero accettato il trattato di pace avrebbero ottenuto condizioni meno favorevoli.
Decidono dunque di continuare la guerra e promettono inoltre la ridistribuzione gratuita delle terre, questo per spingere i contadini a partecipare alla guerra, ma ottennero l’effetto opposto e cioè la dissertazione di massa.
Conflitto tra Trotsky e Stalin
Trotsky era colui che sosteneva la tesi a favore della prosecuzione della guerra allo scopo di internazionalizzare la rivoluzione, Stalin, invece, voleva adottare una soluzione meno drastica.
Intervento delle potenze occidentali
L’obbiettivo delle potenze occidentali era di rovesciare il regime rivoluzionario: ma come? La Polonia è stata usata come base per sconfiggere le basi russe o per alimentare i cosiddetti eserciti bianchi, cioè gli eserciti antibolscevichi che possono essere composti da social rivoluzionari o cadetti o comunque da coloro che non vedono per niente bene la rivoluzione. Poi ci sono anche i militari; in particolare nel 1918 c’è il tentativo di colpo di stato militare di Kolčak e Denikin, vengono sbaragliati e bloccati e questo è un episodio che cambia anche un po’le vicende interne al partito perché i bolscevichi bloccano le comunicazioni ferroviarie, quindi impediscono il collegamento tra le truppe che avrebbero dovuto organizzare il colpo di stato. Questo ribalta enormemente l’azione dei bolscevichi agli occhi dell’opinione pubblica perché i bolscevichi erano visti come terroristi, coloro che distruggono, coloro che vogliono requisire le terre, si procede quindi verso la conquista del potere da parte dei rivoluzionari; a capo c’è Lenin però emergono comunque anche personaggi già citati: Trotsky e Stalin che si contenderanno la successione nel 1924 quando morirà Lenin a causa di una malattia che già lo affliggeva da tempo.
Comunismo di guerra e dekulakizzazione
Con l’ascesa del potere dei bolscevichi, però, emerge il carattere rivoluzionario del partito, ma ci sono le industrie che sono poche e distrutte, una struttura agraria arretrata e scarsità di viveri, dunque a partire dal 1919 fino al 1922 si sviluppa il cosiddetto comunismo di guerra, che significa l’obbligo di pagare in natura: cioè quello che i contadini producevano doveva essere versato allo stato, al posto dei soldi (che, tra l’altro, non c’erano nemmeno). Si versavano quindi prodotti naturali, i quali venivano poi redistribuiti in caso di necessità, però molti contadini, in particolare quelli che erano riusciti a organizzare un minimo di attività produttiva, i kulaki, si rifiutavano di consegnare l’“eccesso”, anche perché molti di loro vendevano a un prezzo decisamente più alto al mercato nero le eccedenze e ci guadagnavano notevolmente. Quando questa attività venne scoperta (che i kulaki non consegnavano allo stato le eccedenze), si arrivò a una reazione pesantissima da parte di Lenin, cioè viene creata la campagna di “dekulakizzazione” cioè vennero requisiti con la forza i proventi dell’attività produttiva e molti kulaki furono costretti ad emigrare per fare in modo che non potessero sostenersi reciprocamente.
Viene intrapresa anche una campagna di sovchozvizzazione, ossia il tentativo di trasferire la politica dei soviet alle campagne, quindi quelle che erano terre delle comunità di villaggio vengono trasformate in cooperative di stato (sovchoz), anche in questo caso però il risultato non fu quello sperato perché molti kulaki si rifiutarono di entrare in queste cooperative obbligatorie, o comunque anche se ci entravano si impegnavano al minimo e ciò causa il crollo della produzione. Per questo a partire dal 1922 si decise di abbandonare il comunismo di guerra, nel ‘20/’21 non c’era già più l’emergenza della guerra, c’era il problema del rapporto con le potenze occidentali, della carenza di capitali, di cibo, quindi una situazione di emergenza ma non dovuta alla guerra, Lenin decide quindi di realizzare la cosiddetta NEP (Nuova Politica Economica) e si ha con essa una parziale apertura al mercato, perciò diminuisce il mercato nero, bisognava stare attenti a non concedere troppi margini all’iniziativa privata che avrebbe messo in discussione quello che era il progetto complessivo del comunismo, perché essere comunisti significa distribuire la proprietà, permettere il controllo dello stato sulle attività economiche e programmare l’attività economica, cioè pianificare l’economia.
Scissione tra socialisti e comunisti
Perciò superata la divisione per cui i menscevichi sono minoritari, iniziano a essere eliminati i dissidenti, che però sono pochi e sono soprattutto intellettuali (vengono inviati in Siberia) che fanno parte del comitato centrale del partito bolscevico che diventa il partito comunista. E per giustificare le uccisioni viene presa la scusa dell’assassinio di Kirov che era il sindaco di Mosca, il quale era molto vicino a Lenin come posizione politica. Con la NEP l’economia comincia a dare segnali di ripresa; Lenin ritiene imprescindibile la vocazione rivoluzionaria e quindi i rivoluzionari di professione all’interno del partito socialista-comunista e questa sua posizione rivoluzionaria aliena le simpatie dei più moderati e quindi viene creata la Terza Internazionale nel 1919 per cui viene considerato come un discrimine la vocazione rivoluzionaria del partito bolscevico.
Nell’ambito della Terza Internazionale si scindono coloro che non vogliono la rivoluzione, per cui avremo da questo momento in poi i partiti socialisti (riformisti e non rivoluzionari), e i partiti comunisti (rivoluzionari) fino all’instaurazione della dittatura del proletariato; nel 1921 c’è la scissione tra socialisti e comunisti con il Congresso di Livorno in Italia con Bordiga e Gramsci da una parte e Bissolati e Bonomi per la parte più moderata (socialisti); la stessa cosa avverrà in Francia, in Spagna e in tutti gli ambiti occidentali.
Situazione in Germania e spartachisti
La situazione più drammatica ed esplosiva si avrà in Germania perché si trova al confine con la Polonia, molto vicina alla Russia; nel 1919 venne formata la “Spartakusbund”, cioè la Lega di Spartaco. I personaggi che ne sono alla guida vanno ricordati per due ragioni: per le grandi capacità organizzative e perché hanno fatto una brutta fine durante la Repubblica di Weimar durante una delle numerose manifestazioni e sono Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg (che era la sua compagna) ed essi erano i capi riconosciuti della Lega di Spartaco. La Germania è così sensibile intanto per ragioni geografiche poi perché strategicamente sia Trotsky che Stalin ritenevano che riuscire a esportare la rivoluzione comunista in Germania avrebbe significato coinvolgere tutto l’occidente; in questo quadro si possono comprendere i tentativi di rovesciare il regime comunista che poi si indebolirà con la morte di Lenin (1924), dopo la quale Stalin e Trotsky si contendono il potere. Lenin avrebbe preferito Trotsky perché di Stalin non si fidava però il potere l’ha poi conquistato Stalin. La divisione è stata che per Trotsky bisognava evitare l’isolamento dell’unico stato diventato comunista esportando la rivoluzione (sarà il teorico quindi della rivoluzione permanente), mentre Stalin riteneva che fosse possibile in quel momento realizzare il socialismo in un solo paese e quindi bisognava difendere il socialismo in Unione Sovietica poi al massimo partire dall’esperienza socialista sovietica si poteva pensare di estenderla. Ci sono due Internazionali distinte quindi: la socialista e la comunista (o COMINTERN) cioè i partiti che si riconoscono nella vocazione rivoluzionaria.
Domande da interrogazione
- Quali erano i principali dilemmi affrontati dai rivoluzionari russi dopo la Rivoluzione?
- Quali furono le conseguenze della decisione di continuare la guerra?
- Come reagirono i bolscevichi alla resistenza dei kulaki durante il comunismo di guerra?
- Quali furono le differenze tra Trotsky e Stalin riguardo alla diffusione del socialismo?
- Quali furono le conseguenze della NEP (Nuova Politica Economica) introdotta da Lenin?
I rivoluzionari russi dovevano decidere se continuare la guerra per diffondere lo spirito rivoluzionario in Europa o accettare un trattato di pace con condizioni meno favorevoli. Alla fine, decisero di continuare la guerra.
La decisione di continuare la guerra portò alla diserzione di massa dei contadini, nonostante la promessa di ridistribuzione gratuita delle terre. Inoltre, ci furono tentativi di colpo di stato militare da parte di Kolčak e Denikin, che furono sconfitti dai bolscevichi.
I bolscevichi, sotto la guida di Lenin, avviarono una campagna di "dekulakizzazione" per requisire con la forza i proventi dei kulaki, che si rifiutavano di consegnare le eccedenze allo stato e le vendevano al mercato nero.
Trotsky sosteneva la teoria della rivoluzione permanente per evitare l'isolamento dell'Unione Sovietica, mentre Stalin credeva nel socialismo in un solo paese, concentrandosi sulla difesa del socialismo in Unione Sovietica prima di pensare a un'espansione.
La NEP portò a una parziale apertura al mercato, riducendo il mercato nero e segnando una ripresa economica. Tuttavia, Lenin cercò di mantenere il controllo statale per evitare che l'iniziativa privata minasse il progetto comunista.