Concetti Chiave
- Nel 1919, la nascita del Partito Popolare Italiano segnò il ritorno massiccio dei cattolici sulla scena politica italiana, rappresentando un cambiamento significativo rispetto alla politica personalistica del passato.
- Le elezioni del 1919 videro l'introduzione del sistema proporzionale, riducendo l'importanza della personalità dei candidati e rafforzando il ruolo dei partiti politici, tra cui i popolari e i socialisti.
- I socialisti, forti dell'opposizione alla guerra, triplicarono i loro seggi parlamentari, rappresentando una forza potente insieme alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro.
- Il Partito Popolare, sebbene influente, non era supportato dall'Azione Cattolica e presentava divisioni interne tra democratici e conservatori, riflettendo una certa disomogeneità politica.
- Nel contesto politico del 1919, nessun governo poteva formarsi senza l'appoggio dei socialisti o dei popolari, evidenziando la necessità di accordi tra nuovi e vecchi gruppi parlamentari.
Indice
La nascita del partito popolare
Nel gennaio 1919, comparve un vero e proprio partito politico: il partito popolare italiano, cioè il partito cattolico che più tardi diventerà la Democrazia Cristiana e il cui animatore fu don Luigi Sturzo, un uomo di grande valore.
Fino adi primo piano e d allora i partiti politici come si intende oggi non esistevano; infatti, si trattava soltanto di gruppi che si erano formati al seguito di alcune personalità quindi con uno spiccato carattere personalistico; ecco perché si parlava di amici di Salandra o di amici di Giolitti. Infine, un elemento decisivo era costituito dal fatto che le elezioni venivano fatte col sistema uninominale il che significa attribuire maggior importanza alla personalità del deputato, alle sue clientele personali che non al partito. Ecco perché gli storici affermano che più di una politica dei partiti, prima del 1014, in Italia esisteva una politica del Parlamento e dei parlamentari.Il ruolo dei cattolici nella politica
L’arrivo del Partito Popolare fu uno degli avvenimenti più importante nella storia italiana del XX secolo perché si trattava di un ritorno massiccio dei cattolici sulla scena politica. Fino ad allora la parola d’ordine era stata “nessuna collaborazione col nuovo regime, né eletti, né elettori. In realtà, bisogna riconoscere che non tutti i cattolici si erano astenuti dal voto. Giolitti aveva cercato di trio vare un equilibrio, riuscendo a concludere nel 19123, con i cattolici il Patto Gentiloni. Inoltre, durante la guerra c’era stato Filippo Meda che aveva accettato di partecipare al governo. Tuttavia, soltanto nel 1919, con la costituzione del Partito Popolare, i cattolici si presentarono nella vita politica italiana come una massa ben compatta e forniti di un programma ben delineato. Alle elezioni del 1919, essi riuscirono a mandare alla Camera 100 deputati, mentre i socialisti ne ebbero 156. Questo dimostra come ormai il vecchio modo di fare politica fosse tramontato e che non sarebbe stato più possibile costituire un ministero se chi riceveva l’incarico dal re non avesse avuto l’appoggio dei socialisti o dei popolari. Il Partito Popolare era un partito rigido nel senso che non ammetteva degli accordi personali come un tempo, perché era necessario, prima di tutto, ottenere l’approvazione di don Luigi Sturzo. Questo spiega l’ostilità che Giolitti aveva nei confronti di don Sturzo che veniva accusato di ingerenza negli affari dello Stato pur non essendo né senatore, né deputato, ma soltanto il segretario di un partito.
Il sistema elettorale e i partiti
Nel 1919 fu anche introdotto un nuovo sistema elettorale: il sistema proporzionale che riduceva notevolmente l’importanza della personalità di un candidato. Pertanto, la forza dei partiti si accrebbe grazie anche all’appoggio di organizzazioni sindacali e sociali; da notare, però che il Partito Popolare in quegli anni non godeva dell’appoggio dell’Azione Cattolica che manifesterà un aperto sostegno più tardi nei confronti della Democrazia Cristiana.
La forza dei socialisti e dei popolari
Esaminiamo ora i singoli partiti. Rispetto a cinque anni prima, il partito socialista aveva triplicato i propri deputati. Agli occhi della popolazione era quello che si era opposto alla guerra e insieme alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro, esso costituiva una forza molto potente. Anche i popolari erano molto potenti; avevano in mano loro alcune banche come il Banco di Roma, e in regioni come il Piemonte avevano una forte presa sulla popolazione poiché controllavano molte cooperative agricole. Di fronte CGIL dei socialisti, i popolari potevano contare sulla Confederazione Italiana dei Lavoratori, molto attiva all’interno delle masse rurali che non si convertirono mai all’ideologia di sinistra. Vista la situazione, è chiaro che i vecchi gruppi parlamentari non avrebbero mai potuto governare senza un accordo preliminare con i socialisti o con i popolari.
Le divisioni interne ai partiti
Il socialismo si presentava sotto un duplice aspetto. Innanzitutto, si presentava come il partito “antinazionale” per eccellenza e questo gli toglieva i voti della maggioranza della piccola borghesia. Come secondo aspetto va considerato il fatto che il socialismo italiano non auspicava una rivoluzione violenta ed è per questo motivo che nel 1921, l’ala sinistra si staccherà dal partito per fondare il partito comunista con il suo scopo di lottare in modo deciso contro la borghesia e con la volontà rivoluzionaria in vista della conquista dello Stato. Invece i socialisti di Turati erano più inclini verso il riformismo che non verso la rivoluzione. Fra le due tesi estreme si aveva l’agitazione verbale, caratterizzata da scioperi e disordini continui senza che ciò arrivasse a piegare l’avversario. In questo modo il partito socialista non faceva la rivoluzione e nemmeno arrivava al governo. Dall’altra parte c’erano i popolari con una segreteria che teneva saldamente in mano la direzione e decideva la condotta da adottare nella vita politica del paese. Anche all’interno di questo partito non mancavano le divisioni; infatti, accanto ai democratici sinceri come don Luigi Sturzo, c’erano coloro che nel nuovo partito vedevano soltanto un mezzo per difendere e conservare le posizioni acquisite. Il partito non era omogeneo e accanto a coloro che organizzavano le occupazioni delle terre nelle Pianura Padana, c’erano i cattolici conservatori di vecchio stampo e di questa disomogeneità anche la politica ne risentiva.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto della nascita del Partito Popolare Italiano nel 1919?
- Come ha influenzato il sistema elettorale proporzionale le elezioni del 1919?
- Quali erano le principali differenze tra il Partito Socialista e il Partito Popolare nel 1919?
- Quali erano le divisioni interne al Partito Popolare?
- Perché il Partito Socialista non riusciva a governare nonostante la sua forza?
La nascita del Partito Popolare Italiano nel 1919 ha segnato un ritorno massiccio dei cattolici sulla scena politica italiana, rappresentando uno degli avvenimenti più importanti del XX secolo. Ha introdotto un partito con un programma ben delineato, cambiando il panorama politico dell'epoca.
Il sistema elettorale proporzionale introdotto nel 1919 ha ridotto l'importanza della personalità dei candidati, accrescendo la forza dei partiti grazie anche all'appoggio di organizzazioni sindacali e sociali.
Il Partito Socialista era visto come "antinazionale" e non auspicava una rivoluzione violenta, mentre il Partito Popolare era rigido e non ammetteva accordi personali, con una segreteria che decideva la condotta politica.
All'interno del Partito Popolare c'erano divisioni tra democratici sinceri come don Luigi Sturzo e coloro che vedevano il partito come un mezzo per conservare posizioni acquisite, creando una disomogeneità che influenzava la politica.
Il Partito Socialista non riusciva a governare perché, pur essendo potente, era caratterizzato da agitazione verbale e scioperi senza piegare l'avversario, e non faceva la rivoluzione né arrivava al governo.