Concetti Chiave
- Il primo governo di Giovanni Giolitti, nel 1892-93, fu breve a causa di accuse di corruzione e una proposta di tassa sul reddito durante una crisi economica.
- Tra il 1903 e il 1914, Giolitti promosse un approccio neutrale dello Stato verso le agitazioni operaie, invitando anche i socialisti a partecipare al governo.
- Nel 1911, Giolitti guidò la conquista della Libia, vista da alcuni come un ritorno alla civiltà romana, mentre i socialisti si opposero alla colonizzazione.
- La legge elettorale del 1912 introdusse il suffragio universale maschile, ampliando la partecipazione politica in Italia.
- Nel 1913, il Patto Gentiloni segnò la fine dell'astensionismo cattolico, con i cattolici che sostennero candidati liberali per contrastare i socialisti.
Indice
Il primo governo di Giolitti
Il primo governo di Giovanni Giolitti lo troviamo nel 1892-93 e durò poco più di un anno a seguito delle accuse di corruzione per essere implicato nella bancarotta della banca di Roma e perché fu propositore di una tassa aggiuntiva sul reddito (N.B. Il paese stava attraversando una crisi economica).
Il secondo governo giolittiano
Il secondo governo giolittiano (ed il più importante) va dal 1903 al 1914: Egli era convinto che di fronte alle agitazioni, agli scioperi e alle rivendicazioni economiche delle classi lavoratrici, lo Stato dovesse svolgere il ruolo di giudice e di mediatore, senza assumere la difesa di una parte o dell’altra.
(Nel corso della formazione del suo governo, Giolitti invitò anche Filippo Turati, leader del partito socialista, ad entrare a far parte del suo ministero, al fine di allargare la base politica del governo e rendere partecipi i socialisti nella vita dello Stato. Turati rifiutò, giudicando ancora prematuro un tale coinvolgimento del suo partito, anche se non mancò in seguito di sostenere i provvedimenti e le riforme di Giolitti a vantaggio del mondo del lavoro.) Nell’estate del 1904, si arrivò al primo sciopero generale proclamato dai soldati di Sardegna durante una manifestazione.
Tra i rivoluzionari si distinse Arturo Labriola. Giolitti però non si lasciò intimorire dallo sciopero e ordinò alla polizia e all'esercito di non intervenire e si limitò ad aspettare che l'agitazione svanisse da se. Inizialmente il tradizionale sistema di potere di Giolitti fu aspramente criticato, soprattutto da Gaetano Salvemini (storico politico e grande antifascista) che definì Giolitti ministro della malavita e credeva che Giolitti tutelasse solo gli interessi degli operai del nord ignorando le esigenze del sud.
La conquista della Libia
Nel 1911 il governo Giolitti decise di procedere alla conquista di Libia: mentre Salvemini credeva che la conquista della Libia fosse solo un "enorme scatolone di sabbia" altri organi di stampa celebrarono l'idea della conquista della Libia con ammirazione. Il testo più emblematico del colonialismo italiano è "La grande proletaria si è mossa" di Giovanni Pascoli. La conquista coloniale italiana veniva presentata come una sorta di ritorno della terra libica ai più antichi proprietari, i romani, considerato l'unico popolo capace di portare la civiltà ai barbari.
Dal punto di vista religioso, i fedeli pensavano che, dopo l'annessione di Roma, il nuovo stato unitario fosse un'entità legittima che avesse tolto il potere al Papa: quindi molti credenti non partecipavano alle elezioni politiche. La guerra di Libia fu l'occasione per i cattolici di non essere più nemici della patria ma cittadini della loro patria. La guerra si concluse nell'ottobre del 1912 e la Libia divenne una colonia Italiana. Gli unici ad opporsi alla conquista della Libia furono i socialisti, quindi Giolitti presentò alla camera un progetto di riforma elettorale volto ad introdurre una maggiore democrazia nel sistema politico italiano.
La riforma elettorale del 1912
La nuova legge elettorale approvata il 25 maggio 1912 concesse il diritto di voto a tutti i cittadini maggiorenni -> Giolitti aveva introdotto così il suffragio universale maschile.
Il Patto Gentiloni e le dimissioni
Nel 1913 ci fu il Patto Gentiloni: esponenti politici di orientamento liberale si accordarono con l'Unione elettorale cattolica per ottenere il sostegno delle masse, ai cattolici venne concesso di andare alle urne e votare per un candidato liberale. Queste elezioni misero fine all'astensionismo cattolico. Se dal 1870 i cattolici seguivano i principi del "non expedit" e del "ne eletti, né elettori!", nel 1913 si abbandonarono questi principi perché si riteneva che il contributo dei cattolici fosse determinante per la vittoria dei socialisti e perché i cattolici parteciparono alla vita politica in veste di elettori.
Nel 1919 nacque così il partito popolare italiano e Giolitti decise di dimettersi lasciando il posto ad Antonio Salandra.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali accuse contro il primo governo di Giovanni Giolitti?
- Come gestì Giolitti le agitazioni e gli scioperi durante il suo secondo governo?
- Qual era la posizione di Gaetano Salvemini riguardo al governo di Giolitti?
- Quali furono le conseguenze della conquista della Libia per il governo Giolitti?
- Cosa portò alla fine del governo di Giolitti nel 1919?
Il primo governo di Giovanni Giolitti fu accusato di corruzione per il suo coinvolgimento nella bancarotta della banca di Roma e per aver proposto una tassa aggiuntiva sul reddito durante una crisi economica.
Giolitti credeva che lo Stato dovesse agire come giudice e mediatore senza prendere parte, e durante il primo sciopero generale del 1904, ordinò alla polizia e all'esercito di non intervenire, aspettando che l'agitazione si risolvesse da sola.
Gaetano Salvemini criticava aspramente Giolitti, definendolo "ministro della malavita" e accusandolo di tutelare solo gli interessi degli operai del nord, ignorando le esigenze del sud.
La conquista della Libia portò alla fine dell'astensionismo cattolico, con i cattolici che iniziarono a partecipare alle elezioni politiche, e Giolitti introdusse una riforma elettorale che concesse il suffragio universale maschile.
Nel 1919, la nascita del partito popolare italiano e il cambiamento del panorama politico portarono Giolitti a dimettersi, lasciando il posto ad Antonio Salandra.