Concetti Chiave
- Giuseppe Berto, nato a Mogliano Veneto nel 1914, proveniva da una famiglia modesta e frequentò il Collegio salesiano e il liceo a Treviso.
- Partecipò attivamente al fascismo, arruolandosi nei Giovani Fascisti e combattendo come volontario nella guerra d'Abissinia, ricevendo medaglie al valore.
- Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu fatto prigioniero in Tunisia e trasferito negli Stati Uniti, dove iniziò a sviluppare la sua carriera letteraria.
- Il suo primo romanzo di successo, "Il cielo è rosso", scritto al ritorno in Italia, vinse il Premio Firenze per la letteratura nel 1948.
- Soffrì di nevrosi per un decennio, ma trovò sollievo con la psicanalisi, che gli permise di scrivere "Il male oscuro", un romanzo autobiografico di successo.
Questo appunto di Storia si propone di presentare la figura di Giuseppe Berto, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore italiano del Novecento soffermandosi sulla carriera militare, la prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale e le sue opere principali.
Indice
Giuseppe Berto: le origini
Giuseppe Berto nacque a Mogliano Veneto il 27 dicembre 1914 da una famiglia di modeste condizioni economiche. Il padre infatti dopo il congedo dall’Arma dei Carabinieri aprì un negozio di cappelli e ombrelli ed insieme alla moglie portava avanti l’attività di venditore ambulante nei mercatini. Giovanni Berto era il primo di cinque figli ma nonostante le modeste disponibilità economiche fu iscritto al Collegio salesiano di Mogliano Veneto dove si applicò allo studio con grande diligenza per ripagare gli sforzi economici della famiglia. In seguito frequentò e concluse gli studi al liceo di Treviso. A questo punto il rapporto con il padre si incrinò poiché, visto il suo poco impegno nello studio al liceo, egli non era più disponibile a provvedere al suo mantenimento all’università. Questo rapporto tormentato resta un nodo cruciale mai risolto che segna l’esperienza personale e letteraria dell’autore.
Formazione e carriera militare
Nel frattempo Berto nel 1929 entrò negli Avanguardisti e successivamente prese parte ai Giovani Fascisti. Gli avanguardisti erano giovani italiani di età compresa tra i 14 e i 18 anni, dal 1926 costituirono l’Opera nazionale Balilla mentre dal 1937 la Gioventù Italiana del Littorio. Nell’Opera nazionale Balilla i giovani avrebbero dovuto imparare la disciplina e l’istruzione militare, sportiva, l’educazione spirituale culturale, religiosa ed infine provvedere all’istruzione professionale e tecnica. I Giovani Fascisti invece raccoglievano ragazzi dai 18 ai 21 anni che si proponeva sempre di inculcare nei giovani un’educazione fascista morale, fisica, sociale e militare per formare carattere, emotività e senso critico nei giovani. Si arruolò nel Regio Esercito e fu mandato in Sicilia, riuscì a iscriversi alla Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Padova ma non portò avanti brillantemente gli studi. Prese parte ai Gruppi universitari fascisti, detti GUF, ovvero gruppi ad iscrizione volontaria di giovani tra i 18 e i 21 anni iscritti ad una Università o Accademia Militare. Si occupavano anch’esse di attività politico-culturali e sportive. Il sentimento patriottico frutto dell’educazione fascista lo condusse nel 1935 a partire come volontario nella guerra d’Abissinia dove combattè in Africa centrale per quattro anni come sottotenente. Fu ferito al piede e ricevette per il suo eroico contributo una medaglia d’argento e una di bronzo al valore militare. Tornò in Italia nel 1939 giusto il tempo necessario per finire i suoi studi universitari con una tesi in Storia dell’Arte nel 1940. Nel frattempo scoppiò la Seconda Guerra Mondiale alla quale l’Italia prese parte nel 1940. Intanto Berto intraprese una breve carriera nell’insegnamento di latino, storia ed italiano che abbandonò presto per arruolarsi come volontario di guerra desideroso di combattere al fronte. Si arruolò nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale per combattere nell’Africa settentrionale e nel 1942 si trovò al fronte in Africa tra l’Egitto e la Tunisia tra le fila delle Camicie Nere. Qui dopo varie disfatte dell’esercito italiano cadde prigioniero al termine della campagna di Tunisia il 13 maggio 1943.
Per approfondimenti sul Fascismo vedi anche qua
Prigionia e inizio della carriera
Trasferito negli Stati Uniti trascorse il periodo di prigionia passando da un campo all’altro. Optando per la non cooperazione subì violenze di ogni genere e questa esperienza fu la svolta per la sua carriera letteraria dando inizio alla sua passione per la scrittura. Insieme ad alcuni compagni di prigionia infatti collaborò alla redazione di una rivista in unica copia manoscritta intitolata Argomenti che circolava tra i prigionieri. Essenziali per la sua poetica furono anche i contatti con la letteratura americana. E’ in questo contesto che conosce gli scritti di Steinbeck ed Hemingway e in cui inizia seriamente a dedicarsi alla scrittura con la stesura di racconti e dei suoi primi due romanzi.
Nel febbraio del 1946 tornò in Italia e riuscì ad attirare l’attenzione di un editore per la pubblicazione dei suoi manoscritti.
Opere e riconoscimenti
Nel 1940 pubblicò sul Gazzettino sera di Venezia il racconto lungo in quattro puntate La colonna Feletti, una specie di reportage di un accadimento personale dedicato alla memoria di quattro compagni caduti in Africa orientale. La narrazione presenta uno stile spiccatamente giornalistico.
Sulla battaglia combattuta nell’Africa settentrionale nel 1942 l’autore basò la stesura del suo diario del fronte Guerra in camicia nera del 1955 nel quale riporta la sua esperienza personale. Egli, che in quella situazione era l’addetto ai rifornimenti di viveri, riuscì a scampare alla disfatta del suo Battaglione.
Durante la prigionia in America la sua scrittura subì una svolta. In questo periodo scrisse numerosi racconti brevi e scherzosi, altri lunghi e più impegnati. Alcuni di questi rientrano nella raccolta del 1963 Un po’ di successo, mentre del 1944 è il primo romanzo Le opere di Dio e il secondo romanzo La perduta gente. Quest’ultimo, pubblicato dopo il ritorno in Italia alla fine dell’anno 1946, fu intitolato dall’editore Leo Longanesi Il cielo è rosso, titolo che piacque molto a Berto e che divenne un successo internazionale vincendo anche il Premio Firenze per la letteratura nel 1948.
Malattia e ultimi anni
Sull’onda del neorealismo scrisse altre opere stroncate dalla critica. Gli insuccessi ottenuti portarono l’autore a sviluppare una malattia che viene identificata come nevrosi da angoscia che per un decennio lo afflisse impedendogli di lavorare. Si occupò anche di giornalismo e di sceneggiature cinematografiche. Trovò sollievo dalla malattia grazia alla terapia psicanalitica che gli permise di scrivere e pubblicare nel 1964 uno dei suoi capolavori: Il male oscuro. Un romanzo autobiografico in cui l’autore ricerca le radici della sua sofferenza da cui viene tratto anche un film diretto da Mario Monicelli. La malattia purtroppo peggiorò impedendogli di concentrarsi con costanza sulla scrittura e dopo un lungo soggiorno in una clinica a Innsbruck e una lunga convalescenza nella sua proprietà in Calabria Giuseppe Berto morì di cancro a Roma il 1 novembre 1978.
Alla sua memoria è intitolato il premio letterario Premio Giuseppe Berto che si svolge ogni anno alternativamente nelle città di Mogliano Veneto, sua città natale, e Vibo Valentia.
Per approfondimenti sul Neorealismo vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Chi era Giuseppe Berto e quale fu il suo percorso formativo?
- Quali furono le esperienze militari di Giuseppe Berto durante la sua giovinezza?
- Come influenzò la prigionia negli Stati Uniti la carriera letteraria di Giuseppe Berto?
- Quali furono le opere principali di Giuseppe Berto e come furono accolte?
- Quali furono le conseguenze della malattia di Giuseppe Berto sulla sua vita e carriera?
Giuseppe Berto era uno scrittore, drammaturgo e sceneggiatore italiano del Novecento. Nacque a Mogliano Veneto nel 1914 e, nonostante le modeste condizioni economiche della sua famiglia, fu iscritto al Collegio salesiano di Mogliano Veneto e successivamente al liceo di Treviso.
Berto entrò negli Avanguardisti e nei Giovani Fascisti, partecipò come volontario alla guerra d'Abissinia e combatté in Africa centrale. Fu ferito e ricevette medaglie al valore militare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si arruolò nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e fu fatto prigioniero in Tunisia nel 1943.
Durante la prigionia negli Stati Uniti, Berto subì violenze per la sua scelta di non cooperare, ma iniziò a scrivere e collaborò alla redazione di una rivista tra prigionieri. Conobbe la letteratura americana, che influenzò la sua scrittura, e iniziò a dedicarsi seriamente alla stesura di racconti e romanzi.
Tra le opere principali di Berto ci sono "Il cielo è rosso", che vinse il Premio Firenze per la letteratura nel 1948, e "Il male oscuro", un romanzo autobiografico pubblicato nel 1964. Alcune opere furono stroncate dalla critica, ma "Il male oscuro" divenne un capolavoro.
Berto soffrì di nevrosi da angoscia per un decennio, che gli impedì di lavorare. Trovò sollievo grazie alla terapia psicanalitica, che gli permise di scrivere "Il male oscuro". Tuttavia, la malattia peggiorò e, dopo un lungo soggiorno in una clinica, morì di cancro nel 1978.