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Concetti Chiave

  • Il Government of India Act del 1858 sancisce l'India come colonia britannica, includendo territori come l'attuale Pakistan e Bangladesh.
  • Gandhi, nato nel 1869, si forma in Inghilterra e lavora in Sudafrica, dove diventa un simbolo della protesta non violenta contro le ingiustizie.
  • In Sudafrica, Gandhi combatte le discriminazioni razziali attraverso la disobbedienza civile, ottenendo miglioramenti per la comunità indiana.
  • Ritornato in India, Gandhi guida il Congresso Nazionale Indiano, promuovendo l'indipendenza attraverso la non violenza e la disobbedienza civile.
  • La lotta di Gandhi culmina nel 1935 con una nuova costituzione che garantisce maggiore autonomia all'India, avvicinandola all'indipendenza.
In questo appunto di Storia Contemporanea è descritta la vita e l’operato di Gandhi, politico, filosofo e avvocato indiano, che ha assunto un’importanza non trascurabile nel cammino dell’India verso l’indipendenza.
Gandhi: il principale fautore dell’indipendenza dell’India articolo

Indice

  1. Government of India Act (1858): l’India colonia britannica
  2. Gandhi: origini, formazione e idee
  3. Le lotte di Gandhi

Government of India Act (1858): l’India colonia britannica

Nel 1858 l’India diventa ufficialmente colonia britannica, con il Government of India Act.

In realtà, tale colonia comprendeva anche territori intorno all’India (quelli che oggi fanno parte del Pakistan e del Bangladesh). Sia durante la prima sia durante la seconda guerra mondiale, l’India partecipa coi suoi soldati ai conflitti, insieme alla sua madrepatria. Gandhi, che è stato il principale fautore dell’indipendenza dell’India, ha sostenuto l’intervento da parte del British Indian Army, cioè dell’esercito indiano, al fianco dell’Inghilterra, nella prima guerra mondiale. Egli infatti inizialmente riteneva giusto che l’India aiutasse a difendere l’impero di cui faceva parte. Tuttavia, credeva che dopo i sacrifici fatti per combattere nella prima guerra mondiale accanto alla madrepatria, quest’ultima avrebbe concesso l’indipendenza all’India. Ciò non accadde e quindi, al termine della prima guerra mondiale, l’India iniziò a lottare per la propria indipendenza. Indipendenza che otterrà solo alla fine della seconda guerra mondiale, grazie proprio alla figura di Gandhi.
Per ulteriori approfondimenti su Gandhi vedi anche qui

Gandhi: origini, formazione e idee

Gandhi nacque il 2 ottobre 1869, a Porbandar. Proveniva da una famiglia benestante: suo padre, infatti, era stato primo ministro ed era un ufficiale dell’esercito. Venne mandato in Inghilterra a studiare e si laureò in giurisprudenza. Ottenne il suo primo incarico in Sudafrica (colonia inglese in quel periodo), dove rimase per più di vent’anni, e venne scelto come rappresentante degli indiani che vivevano lì. Nel Sudafrica c’erano, infatti, numerosi indiani e cinesi che lavoravano soprattutto nelle miniere, sotto il controllo degli inglesi. Quando Gandhi arrivò lì, scoprì che indiani e cinesi, insieme ai sudafricani del posto, venivano trattati duramente ed erano ingiustamente sottomessi dagli inglesi. Lui stesso provò sulla sua pelle un trattamento ingiusto, quando venne allontanato da un bus, perché essendo straniero non poteva viaggiare insieme ai bianchi. Gandhi non si sottomise come facevano gli altri, ma iniziò a protestare. La sua sarà una protesta particolare, che porterà avanti per tutta la vita e che diventerà il suo simbolo: si trattava di una protesta attiva, ma non violenta. Secondo lui infatti bisognava ribellarsi e disobbedire alle leggi ingiuste, ma senza usare la violenza. Ad esempio, gli indiani erano obbligati ad andare in giro con un permesso di soggiorno, altrimenti venivano arrestati. Gandhi si oppose a questo obbligo e la sua protesta portò nel Sudafrica a degli importanti miglioramenti per la comunità indiana. Così, quando ritornò in India nel 1915 (all’inizio della prima guerra mondiale), dopo tutti questi anni trascorsi in Sudafrica, venne accolto come un eroe. Reso famoso dal suo operato in Sudafrica, in India ottenne subito la possibilità di entrare nel partito del Congresso Nazionale Indiano, che si batteva per l’indipendenza dell’India. Gandhi, una volta entrato nel partito, ribadì il suo principio della non violenza attiva.
Per ulteriori approfondimenti su Gandhi vedi anche qui
Gandhi: il principale fautore dell’indipendenza dell’India articolo

Le lotte di Gandhi

Durante la prima guerra mondiale, si svilupparono in India i primi tentativi di affrancare il Paese dall'assoggettamento all'Inghilterra, di cui l'India era colonia, ma fu solo nel 1920 che iniziarono ad operare forti movimenti indipendentisti di popolo. Il merito di aver destato e alimentato nelle masse la coscienza nazionale, essenziale per partecipare attivamente alla lotta politica, fu proprio di Mohandas Gandhi, soprannominato poi Mahatma (Grande Anima), un avvocato dallo spirito profondamente religioso. Come accennato prima, egli aveva studiato a Londra ed era riuscito a smuovere l'atavica rassegnazione del suo popolo, facendolo partecipe del suo pensiero: la lotta politica non si compie con le armi, ma con sistemi ispirati alla non-violenza. Essa consisteva in una sorta di disobbedienza civile nei confronti dell'Inghilterra (come ad esempio il rifiuto di pagare le tasse e di acquistare oggetti di fabbricazione britannica o l'attuazione di blocchi di strade e ferrovie per impedire il passaggio delle merci attraverso il paese). Si trattava di un metodo di lotta che, praticato da milioni di persone, riuscì a mettere in seria crisi l'intero sistema governativo e fece capire alle masse quanto grande fosse la loro forza. Il Mahatma si impegnò non solo nella ricerca dell'indipendenza del suo Paese, ma anche per far ottenere dignità a quella moltitudine di persone considerate intoccabili, i "paria", appartenenti alle caste più basse del sistema sociale indiano, con le quali gli altri induisti non potevano avere alcun contatto poichè erano considerate impure. Gandhi fu imprigionato più volte e la sua lotta si concretizzò allora nello sciopero della fame, cui fu costretto a ricorrere ripetutamente in quegli anni; le sue posizioni erano condivise dalla maggioranza del congresso (il partito nazionalista indiano) e la sua fama era ormai internazionale. Davanti al perdurare e al dilagare delle proteste, gli inglesi dovettero arrendersi e nel 1935 concessero all'India una nuova costituzione che, pur non rendendo il Paese totalmente libero, gli garantiva almeno la maggiore autonomia e costituiva un importante passo avanti verso l'indipendenza vera e propria.
Per ulteriori approfondimenti su Gandhi vedi anche qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo del Government of India Act del 1858 nella storia dell'India?
  2. Il Government of India Act del 1858 ha segnato l'inizio dell'India come colonia britannica, includendo anche territori che oggi fanno parte del Pakistan e del Bangladesh.

  3. Quali furono le esperienze formative di Gandhi in Sudafrica?
  4. In Sudafrica, Gandhi sperimentò la discriminazione razziale e iniziò a protestare contro le ingiustizie con metodi di resistenza non violenta, che divennero il suo simbolo.

  5. Come ha contribuito Gandhi alla lotta per l'indipendenza dell'India?
  6. Gandhi ha risvegliato la coscienza nazionale indiana e ha promosso la disobbedienza civile non violenta, che ha messo in crisi il sistema governativo britannico.

  7. Quali furono le principali strategie di protesta adottate da Gandhi?
  8. Gandhi promosse il rifiuto di pagare le tasse, il boicottaggio dei prodotti britannici e il blocco di strade e ferrovie come forme di disobbedienza civile.

  9. Quali furono le conseguenze delle lotte di Gandhi per l'India?
  10. Le lotte di Gandhi portarono alla concessione di una nuova costituzione nel 1935, che garantiva maggiore autonomia all'India e rappresentava un passo verso l'indipendenza.

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