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Concetti Chiave

  • I trattati di pace del 1919-1920 fallirono nel garantire un equilibrio duraturo in Europa, influendo su cambiamenti sociali ed economici significativi come la crisi economica e l'emancipazione femminile.
  • Il Biennio Rosso (1919-1920) vide un'ondata di scioperi e la nascita dei consigli operai in Europa, ispirati ai soviet russi, ma i tentativi rivoluzionari furono repressi con forza.
  • Negli anni '20-'30, la crisi del dopoguerra facilitò l'ascesa di dittature in vari paesi europei, con Mussolini che instaurò un regime fascista in Italia nel 1922.
  • La marcia su Roma nel 1922 consolidò il potere di Mussolini, segnando l'inizio della dittatura fascista, che progressivamente eliminò le libertà democratiche e instaurò un regime totalitario.
  • L'Italia antifascista si organizzò in movimenti clandestini come Giustizia e Libertà e il Partito Comunista, che, nonostante la repressione, mantennero viva l'opposizione al regime fino alla Resistenza.

Indice

  1. Fondazione della società delle nazioni
  2. Condizione della donna post-guerra
  3. Diffusione del comunismo in Europa
  4. Biennio rosso e scioperi operai
  5. Ascesa delle dittature in Europa
  6. Conferenza di pace di Versailles
  7. Lotte sociali e partiti politici
  8. Nascita del fascismo in Italia
  9. Occupazione delle fabbriche e tensioni
  10. Divisioni nel socialismo italiano
  11. Marcia su Roma e governo fascista
  12. Consolidamento del regime fascista
  13. Delitto Matteotti e dittatura
  14. Patti lateranensi e politica economica
  15. Espansione coloniale e alleanze
  16. Opposizione al fascismo e resistenza

Fondazione della società delle nazioni

I trattati di pace del 1919-1920 cambiarono l'Europa, ma non furono in grado di garantire un equilibrio di pace.

Fu per questo motivo che nel 1920 a Ginevra venne fondata la società delle nazioni con l’obiettivo di costituire un'organizzazione in grado di risolvere i contrasti tra gli Stati.

Questa organizzazione però non riuscì a garantire una pace duratura a causa del rifiuto degli Stati Uniti di farne parte e la mancanza di una milizia propria da utilizzare contro chi avesse violato le sue decisioni.

Durante questi anni l’Europa dovette inoltre affrontare un calo demografico, un cambiamento radicale della società e una crisi economica, che portò le imprese a licenziare o a mantenere bassi i salari diffondendo povertà e disoccupazione.

Condizione della donna post-guerra

La prima guerra mondiale influenzò anche la condizione della donna, alle quali fu permesso entrare nel mondo del lavoro nelle fabbriche, negli uffici, alla guida dei trasporti e nei campi.

Anche all'interno della famiglia il ruolo della donna divenne fondamentale: ella diventò il capo famiglia, e prendeva decisioni che un tempo spettavano solo al marito.

Questa maggiore indipendenza e disponibilità di denaro portò molte donne ad emanciparsi, influenzando anche la politica, che riconobbe il diritto di voto.

Nella società l'insoddisfazione era molto diffusa e si cercava un sistema politico che potesse mettere fine alla situazione di crisi, percepita con scontri sociali e il passaggio a posizioni di estrema destra.

Solo nei paesi come la Francia e l’Inghilterra il sistema politico resse, mentre negli altri Stati europei la crisi del dopoguerra aprì la strada ai governi più autoritari e alle dittature.

Diffusione del comunismo in Europa

Dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917, Il mito della rivoluzione si diffuse e il modello del nuovo Stato comunista diventò per gli operai e per i contadini europei un sogno, in quanto si voleva abolire la proprietà privata e istituire la dittatura del proletariato.

Lenin e i bolscevichi promuovevano la formazione di partiti comunisti in tutto il mondo, poiché riteneva necessario riunire in un'unica organizzazione internazionale. Fu così che nel 1919 nacque a Mosca la terza internazionale, detta Comintern, con il compito di controllare il movimento comunista internazionale.

Nel luglio del 1920 si tenne a Mosca il congresso dell'internazionale comunista e Lenin elaborò un documento in cui fissò 21 punti per poter aderire al Comintern.

Tra il 1920 il 1921 i socialisti rivoluzionari fondarono dei partiti comunisti in molti paesi europei.

Negli anni successivi alla guerra, inoltre, i partiti politici e sindacati videro aumentare il numero degli iscritti e si impegnarono nella difesa dei diritti dei lavoratori.

Biennio rosso e scioperi operai

Tra il 1919 e il 1920 l'Europa fu caratterizzata infatti da un’ondata di scioperi degli operai per ottenere un aumento del salario e una giornata lavorativa di otto ore.

Questo periodo di lotte venne chiamato biennio rosso e non si limitò a semplici rivendicazioni sindacali ma portò anche alla nascita dei consigli operai, sul modello dei soviet russi, che si presentavano come i rappresentanti degli operai.

In Europa l'esperienza rivoluzionaria fu un fallimento, infatti i tentativi di sovvertire il sistema sull'esempio della Russia furono stroncati con la forza.

Ascesa delle dittature in Europa

La crisi politica ed economica degli anni 20-30 aprì cambiamenti politici in gran parte del mondo. In Europa, infatti, la crisi del dopoguerra contribuì alla nascita di dittature e regimi totalitari.

Nel 1922, Mussolini andò al governo in Italia e in pochi anni ci fu un regime dittatoriale. Successivamente la dittatura arrivò anche in Bulgaria, in Albania, in Portogallo, in Jugoslavia, in Austria, in Germania e in Spagna.

La Russia era da tempo una dittatura comunista quindi l'Europa degli anni 30 era praticamente occupata da regimi autoritari.

Conferenza di pace di Versailles

Nel gennaio del 1919 nella reggia di Versailles si aprì la conferenza di pace tra le potenze vincitrici della prima guerra mondiale. L'Italia si trovava in una posizione delicata perché secondo il patto di Londra avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia, lasciando la città di Fiume agli austro-ungarici, ma, pur pretendendo il rispetto del patto di Londra, cercò di ottenere la città di Fiume.

Nel 1920 tornò al governo Giolitti, che firmò il trattato di Rapallo, con cui la Jugoslavia ottenne la Dalmazia e l'Italia ottenne Istria, mentre Fiume divenne uno Stato libero e indipendente.

Lotte sociali e partiti politici

Grazie alla guerra il sistema industriale italiano aveva aumentato la sua produzione e questo era dimostrato dall'aumento del numero dei lavoratori nell'industria; ma la nuova ricchezza era finita nelle mani di pochi.

Fu in questo contesto che aumentarono le lotte sociali.

Gli scioperi si moltiplicarono e più significativa fu l'azione della Federterra che portò all'occupazione dei terreni non coltivati, e in alcuni casi anche di quelli coltivati delle campagne centro meridionali.

Queste lotte ottennero risultati sia per i contadini che per gli operai, che riuscirono ad avere aumenti salariali, una parziale redistribuzione delle terre incolte e una giornata lavorativa di otto ore

Nel 1919 venne fondato il partito popolare italiano, che coinvolse i cattolici nella vita politica dell'Italia e

si basava su alcuni pilastri: doveva essere laico, non confessionale, costituzionale e non classista seguendo lo spirito della dottrina sociale della Chiesa.

Nascita del fascismo in Italia

Nel 1919 ci fu inoltre la nascita del movimento fondato da Mussolini a Milano, formato inizialmente da un piccolo gruppo politico che non attirò l'attenzione pubblica.

Questo movimento si caratterizzò soprattutto per l'aggressività verbale e la violenza, infatti nel 1919 i fasci incendiarono la sede del giornale socialista “L’avanti”.

Nel novembre del 1919 si tennero delle elezioni per cui ebbero la meglio il partito socialista e il partito popolare.

Questi risultati non riuscirono a dare una stabilità al paese, infatti l’unica alleanza fu quella tra i liberali e i popolari che guidò il paese fino all’avvento del fascismo.

Occupazione delle fabbriche e tensioni

Dopo gli scioperi e le occupazioni delle terre, nel 1920 ci fu una protesta che portò all'occupazione delle fabbriche, guidata dai sindacati rossi.

Gli operai presero il controllo degli stabilimenti organizzando servizi armati di vigilanza e tentando di proseguire la produzione, ma in realtà questo processo non si estese.

Nel giugno del 1920 il governo fu sostituito da Giolitti , che si rifiutò di utilizzare la forza per sgomberare gli stabilimenti.

Nonostante la conclusione pacifica, ci fu ancora una tensione e paura tra gli operai e gli industriali e la borghesia che erano spaventati di una rivoluzione socialista.

Divisioni nel socialismo italiano

Il socialismo italiano era diviso al suo interno tra massimalisti e riformisti.

Nel gennaio 1921 si svolse il congresso di Livorno in Lenin esercitò delle pressioni affinché venissero applicati i punti del Comintern e in particolare chiedeva di estromettere i riformisti, ma i massimalisti non volevano giungere fino a questo punto. La corrente guidata da Gramsci si staccò quindi dal partito socialista e fondò il partito comunista d’Italia.

Alla fine del 1920 Bologna era al centro del movimento sindacale e durante le elezioni amministrative comunali i socialisti ottennero la vittoria.

Nel novembre del 1920 si insediò il consiglio comunale a palazzo d'Accursio, ma quando il sindaco si affacciò alla finestra per salutare il popolo, partirono dei colpi di pistola e i socialisti ricambiarono sulla folla, provocando morti innocenti e segnando così la nascita del fascismo agrario.

La tolleranza che molti politici mostrarono al fascismo fu dovuta soprattutto alla speranza di potersene servire per poi arginare le pretese socialiste e popolari.

Marcia su Roma e governo fascista

Al congresso dei fasci del novembre del 1921, Mussolini decise di trasformare il movimento nel partito nazionale fascista, proponendosi come leader politico credibile e affidabile. Il 24 ottobre 1922 Mussolini riunì a Napoli le camice nere in vista della marcia su Roma con lo scopo di assumere il potere con la forza e, in questo modo, il 30 ottobre arrivò a Milano, dove ricevette l'incarico di formare il nuovo governo.

Consolidamento del regime fascista

Il 16 novembre 1922 Mussolini si presentò al Parlamento e ottenne un numero notevole di voti favorevoli, ma ben presto abbandonò la politica economica di Giolitti, sciolse le amministrazioni comunali in mano a socialisti e popolari, penalizzò le cooperative rosse e pose limiti alla libertà sindacale, perdendo così l’appoggio dei popolari.

Tra i provvedimenti assunti in questo periodo troviamo la riforma della scuola legge acerbo che riformava il sistema elettorale in senso maggioritario

Delitto Matteotti e dittatura

Il 30 maggio 24 il deputato Matteotti, segretario del partito socialista, pronunciò un discorso alla camera nel quale denunciava le violenze delle squadre fasciste e per questo il 10 giugno egli venne rapito e ucciso.

Dopo questo avvenimento vi fu quindi un crollo della popolarità di Mussolini e del suo partito, ma le opposizioni non riuscirono ad approfittarne.

Dopo pochi mesi l’ondata antifascista cominciò a diminuire e Mussolini capì che era giunto il momento di contrattaccare. Il 3 gennaio 25 il duce si assunse la responsabilità politica, morale e storica di quanto è avvenuto, gettando le basi per l’instaurazione della dittatura. Il delitto Matteotti segnò quindi la morte della democrazia liberale e l’affermazione della dittatura fascista.

Patti lateranensi e politica economica

A partire dal 25 il fascismo fece approvare una serie di leggi, che segnarono la trasformazione del fascismo in una dittatura e nel 28 la trasformazione dello Stato liberale in stato totalitario fu completata con una nuova legge elettorale.

In questo periodo l’obiettivo principale era ottenere il consenso all’interno della società, cercando di influire sui costumi, sulla mentalità e sulle attività quotidiane delle masse.

Le gerarchie ecclesiastiche pensarono fosse giunto il momento di chiudere il contrasto che aveva segnato i rapporti fra lo Stato e la Chiesa e nel 1929 vennero firmati i Patti lateranensi.

Nel 1926 Mussolini decise di cambiare linea politica e impostò la nuova politica economica sulla stabilizzazione della lira, che rappresentò il primo passo della politica dell’autarchia che caratterizzerà il fascismo degli anni Trenta, causando un indebolimento del sistema produttivo.

Per quanto riguarda il lavoro, secondo Mussolini, i datori di lavoro e i lavoratori dovevano collaborare nell’interesse della nazione. Questa posizione ideologica propagandata come nuova e distinta sia dalle idee socialiste sia da quelle liberali fu chiamata corporativismo.

Espansione coloniale e alleanze

Nel 1935, il duce, decise di conquistare l’Etiopia, senza una dichiarazione di guerra.

La conseguenza più grave della guerra d'Etiopia fu l'avvicinamento di Mussolini a Hitler. La Germania infatti aveva appoggiato la conquista coloniale italiana garantendo rifornimenti di armi e di materie prime.

Nell'ottobre del 1936 fu firmato un patto di amicizia tra Italia e Germania (Asse Roma-Berlino).

In quest'epoca l'Italia condivide anche le discriminazioni contro gli Ebrei che già caratterizzavano il nazismo, tanto da promulgare le leggi razziali contro gli Ebrei.

Opposizione al fascismo e resistenza

A partire dal 1926 l'opposizione al fascismo divenne un reato, punito con il carcere o il confino.

Giustizia e libertà fu un movimento antifascista fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di profughi italiani, che criticarono il fascismo in modo radicale.

Il movimento si divise nel 1940, quando la Francia venne occupata dai Tedeschi. Ma molti dei suoi uomini si riunirono nella Resistenza contro l'occupazione nazista in Italia, fondando il Partito d'Azione.

Il Partito comunista fu il partito che meglio seppe organizzare l'opposizione clandestina in Italia.

La repressione dei comunisti rese però poco efficace la loro azione, anche perché l'opposizione rimase divisa fino agli anni '30.

Altri gruppi antifascisti erano composti da repubblicani, socialisti e cattolici.

In Italia fu invece impossibile agire, poiché la Concentrazione non disponeva di un'organizzazione clandestina.

Prima del 1943, l’antifascismo italiano ebbe una scarsissima influenza sull'opinione pubblica e limitata efficacia di azione, ma ha avuto un alto valore di testimonianza morale e politica.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le conseguenze dei trattati di pace del 1919-1920 in Europa?
  2. I trattati di pace cambiarono l'Europa ma non garantirono un equilibrio di pace duraturo, portando alla fondazione della Società delle Nazioni, che però fallì nel suo intento a causa del rifiuto degli Stati Uniti di partecipare e della mancanza di una milizia propria.

  3. Cosa rappresentò il Biennio Rosso in Europa e in Italia?
  4. Il Biennio Rosso fu un periodo di lotte operaie e contadine ispirate dalla Rivoluzione bolscevica, caratterizzato da scioperi e occupazioni, ma i tentativi di rivoluzione furono repressi con la forza.

  5. Come si sviluppò il fascismo in Italia?
  6. Il fascismo in Italia si sviluppò attraverso la marcia su Roma nel 1922, con Mussolini che assunse il potere e trasformò il movimento in un partito politico, portando alla dittatura fascista.

  7. Quali furono le principali caratteristiche dell'Italia fascista?
  8. L'Italia fascista si caratterizzò per la trasformazione in uno stato totalitario, l'approvazione di leggi autoritarie, la politica dell'autarchia, il corporativismo e l'alleanza con la Germania nazista.

  9. Come si manifestò l'opposizione al fascismo in Italia?
  10. L'opposizione al fascismo fu repressa con il carcere e il confino, ma movimenti come Giustizia e Libertà e il Partito Comunista organizzarono la resistenza, sebbene con limitata efficacia fino agli anni '30.

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