Concetti Chiave
- Salvador Dalì, esponente del Surrealismo, esplora l'inconscio e la natura umana con riferimenti a psicoanalisi e sogni, mantenendo un tocco di realismo.
- "La persistenza della memoria" (1931) riflette sull'elasticità del tempo con orologi molli e simboli legati a fobie personali come le formiche.
- "Cristo di San Juan de la Cruz" (1951) presenta un Cristo sospeso senza chiodi, in un paesaggio surreale, con una rappresentazione geometrica della spiritualità.
- "Il volto della guerra" (1940) mostra l'angoscia della guerra attraverso una testa di cadavere con teschi e serpenti, simbolo di crimine e peccato.
- Le opere di Dalì combinano elementi surreali con dettagli realistici, creando un forte impatto visivo e simbolico.
In questo appunto di Storia dell'arte per le superiori si approfondisce l'opera di uno dei maestri del Novecento: il pittore surrealista Salvador Dalì. In particolare ci soffermeremo su alcune sue opere tra cui "La persistenza della memoria" (1931), "Cristo di San Juan de la Cruz" (1951) e infine "Il volto della guerra" (1940).
Indice
Le opere di Salvador Dalì
Osservando le opere del famoso artista Salvador Dalì, uno dei massimi esponenti del movimento artistico del Surrealismo, notiamo il suo particolare interesse verso l’inconscio e la natura umana in tutte le sue sfaccettature.
Egli, nella sua opera infatti, riprese alcune caratteristiche da correnti precedenti, come il cubismo e il dadaismo, dando sfogo alla creatività e all’immaginazione. L’irrazionalità, la spontaneità, il bizzarro, un’attitudine ribelle e non convenzionale, sono tratti distintivi della personalità iconica di Dalì, così come della sua produzione artistica. Il suo stile è ricco di richiami alla psicoanalisi freudiana, simbolismi ricorrenti alle sue paure e alle sue passioni. Particolare importanza viene data al sogno, chiave fondamentale per la conoscenza del pensiero umano. Dalì non trascura il realismo nelle sue opere, nonostante gli ambienti e i soggetti siano frutto della sua immaginazione, affermando che “siamo tutti affamati ed assetati di immagini reali”.
Per ulteriori approfondimenti su Dalì vedi qui https://www.skuola.net/storia-arte/moderna-contemporanea/dali-vita.html
La persistenza della memoria
Il quadro inizialmente fu denominato inizialmente “gli orologi molli”, è stato realizzato nel 1931, in un momento in cui l’artista meditava sulla dimensione del tempo, afflitto da un’improvvisa emicrania. La fonte d’ispirazione, scrive l’artista nella sua autobiografia, fu l’ipermollezza del formaggio. L’artista volle rappresentare un mondo surreale, che rimanesse impresso nella nostra memoria, in cui il tempo è inscindibile dallo spazio, ed è privo di significato. Il quadro è ambientato in un luogo non riconoscibile oltre al riferimento sullo sfondo alla Costa Brava, un paesaggio costiero della Catalogna. Analizziamo gli elementi più particolari del dipinto, ovvero i quattro orologi molli. Partendo da sinistra, vi è un orologio integro, l’unico dei quattro ad esserlo, appoggiato su un parallelepipedo di un colore che riconduce a quello della terra. Questo orologio è coperto da formiche, il che è curioso, ma ricordiamo che l’artista, in seguito ad alcune esperienze d’infanzia aveva una particolare fobia verso le formiche e fanno riferimento alla morte ed il declino. Il metallo è deperibile dunque le formiche se ne approfittano, divorandolo. Più in alto troviamo un orologio che si sta sciogliendo, sul quale è posata una mosca. Il fatto che si sciolga, ma rimanga ancora sul parallelepipedo, riconduce all’elasticità del tempo, e la percezione relativa che ne abbiamo. Lo stesso accade per l’orologio appoggiato al ramo di un olivo spoglio, dietro al quale si estende il mare. L’ultimo orologio si trova appoggiato sulla superficie di quello che viene chiamato “occhio”, materia deforme che richiama il profilo dell’artista.Per ulteriori approfondimenti su Dalì vedi qui

Cristo di San Juan de la Cruz
Il dipinto fu realizzato nel 1951, ed anche questa volta i riferimenti ci portano a capire l’ambientazione ed è la spiaggia di Port Lligat, luogo dove viveva il pittore. La figura centrale è il Cristo sulla croce, interpretato in una dimensione religiosa personale come valore metafisico dell’unita dell’universo. Il corpo del Cristo e la croce, visti con uno scorcio dall’alto, possono essere racchiusi nelle due forme geometriche perfette secondo Dalì, cerchio e triangolo. Un’altra particolarità è il fatto che il Cristo non è inchiodato alla Croce, ma mostra comunque la drammaticità e la forza fisica della sua sospensione. Ha i capelli corti e non porta sopra il capo la corona di spine, contrariamente alla rappresentazione nell’iconografia tradizionale. Dalì affermava che la sua volontà era quella di rappresentare un Cristo bello quanto la figura metafisica di Dio che incarna. Ai piedi del Cristo, troviamo un paesaggio che si ipotizza sia la terra, ma in una dimensione surreale di quiete e staticità delle figure umane. L’aspetto fisico delle due è ispirato a quello di due personaggi che il pittore ammirava particolarmente: Diego Velazquez e Luis le Nain. Nella parte centrale del dipinto, possiamo osservare alcune nuvole con tono mistico e misterioso, illuminate dalla fiammata di luce emanata dal Redentore. Il quadro è illuminato da una luce artificiale ed i colori sono cupi per risaltare la drammaticità scenografica del soggetto.
Per ulteriori approfondimenti sul simbolismo di Dalì vedi qui
Il volto della guerra
Il contesto storico che fa da sfondo alla realizzazione del quadro, è quello della fine della guerra civile spagnola e l’inizio della Seconda Guerra mondiale. In quel periodo l’artista scappa insieme alla sua amante negli Stati Uniti, per rifugiarsi dalla guerra e continuare la sua produzione artistica. La guerra alimenta l’angoscia in Dalì e questo si rispecchia decisamente nel dipinto, uno dei più drammatici della produzione artistica mondiale. La guerra è rappresentata come una testa di cadavere che esprime la disperazione, il dolore e la miseria causata dalla guerra. Negli occhi e nella bocca sono rappresentati una serie di teschi, come se fosse un processo infinito di moltiplicazione dei mali causati dalla guerra. La testa è circondata da serpenti, che rappresentano il peccato, il crimine dell’omicidio. I colori predominanti sono il giallo e il marrone, con una discreta tinta di azzurro sul cielo. Il paesaggio è un’enorme distesa di terra deserta. A destra vediamo la firma dell’artista, l’impronta della sua mano.
Per ulteriori approfondimenti vedi qui
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche distintive dello stile artistico di Salvador Dalì?
- Qual è l'ispirazione dietro "La persistenza della memoria"?
- Come viene rappresentato Cristo nel dipinto "Cristo di San Juan de la Cruz"?
- Qual è il contesto storico de "Il volto della guerra"?
- Quali elementi simbolici sono presenti ne "Il volto della guerra"?
Lo stile di Salvador Dalì è caratterizzato da irrazionalità, spontaneità, bizzarria, e un'attitudine ribelle e non convenzionale. È ricco di richiami alla psicoanalisi freudiana e simbolismi legati alle sue paure e passioni, con un'importanza particolare data al sogno.
"La persistenza della memoria" è stata ispirata dall'ipermollezza del formaggio e rappresenta un mondo surreale dove il tempo è inscindibile dallo spazio e privo di significato. Gli orologi molli nel dipinto simboleggiano l'elasticità del tempo e la percezione relativa che ne abbiamo.
Nel dipinto "Cristo di San Juan de la Cruz", Cristo è rappresentato su una croce in una dimensione religiosa personale, con un valore metafisico dell'unità dell'universo. Non è inchiodato alla croce e non porta la corona di spine, ma mostra drammaticità e forza fisica.
"Il volto della guerra" è stato realizzato nel contesto della fine della guerra civile spagnola e l'inizio della Seconda Guerra mondiale. Riflette l'angoscia di Dalì causata dalla guerra, rappresentata come una testa di cadavere con teschi negli occhi e nella bocca, circondata da serpenti.
Ne "Il volto della guerra", la testa di cadavere rappresenta la disperazione e il dolore della guerra, con teschi che simboleggiano la moltiplicazione dei mali. I serpenti intorno alla testa rappresentano il peccato e il crimine dell'omicidio, mentre i colori predominanti sono il giallo e il marrone.