Concetti Chiave
- L'oligarchia è una forma di governo in cui il potere è concentrato nelle mani di poche persone, solitamente individui influenti nelle istituzioni o nella società, che operano per i propri interessi piuttosto che per il bene comune.
- Platone vede l'oligarchia come una degenerazione della timocrazia, dove il potere è basato sulla ricchezza, portando a disuguaglianze sociali e a una gestione politica inefficace.
- Aristotele confronta l'oligarchia con la democrazia, sottolineando che entrambe escludono la maggior parte dei cittadini dal potere, ma l'oligarchia è maggiormente guidata da interessi personali.
- Nella scienza politica moderna, l'oligarchia è vista come inevitabile in qualsiasi sistema di governo, con pochi individui che detengono il potere effettivo, influenzati dagli studi di Michels e la sua "legge ferrea dell'oligarchia".
- Nell'economia contemporanea, l'oligarchia si riferisce al controllo del potere economico da parte di una minoranza, come evidenziato dagli studi che mostrano una concentrazione estrema della ricchezza e del potere azionario.
In questo appunto si definisce cosa sia la forma di governo dell'oligarchia a partire dalla sua etimologia e definizione classica. Successivamente si porrà l'attenzione sul pensiero di Platone e Aristotele al riguardo fino ad arrivare alla concezione di oligarchia moderna oltre ad un breve accenno all'oligarchia in senso economico.
Indice
Etimologia e definizione
Il termine oligarchia deriva dal greco ὀλιγαρχία, parola composta da ὀλίγοι che vuol dire pochi e αρχία il quale è un composto morfologico significante dominio, sovranità.
L’oligarchia, quindi, può essere definita come un sistema politico e amministrativo, una forma di governo in cui il potere concretamente è in mano a poche persone (circa una decina) che generalmente ricoprono rilevanti ruoli nelle Istituzioni, nelle organizzazioni, a livello sociale o culturale.

per ulteriori approfondimenti vedi anche qui
Oligarchia nella visione di Platone nella Repubblica e di Aristotele nella Politica
Platone definisce l’oligarchia la forma di governo basata sul censo che permette ai ricchi di comandare e ai poveri di essere esenti dalla politica. Si considera, quindi, come il passaggio successivo, seppur degenerativo, alla timocrazia che il filosofo ha definito "governo dell'onore" perché pone le sue basi su diverse classi censitarie a cui i cittadini appartenevano le quali garantivano loro diritti e doveri.
Il passaggio da una forma all’altra, secondo Platone, è dovuta al fatto che chi era al potere sotto la timocrazia ha stravolto le leggi con grandi spese al fine di arricchire sé stesso, ha iniziato ad invidiare i loro vicini e nel frattempo hanno fatto in modo di arricchirsi sempre di più, rifiutando comportamenti virtuosi e onesti. Con il passare del tempo, quindi, essi diventano bramosi di ricchezze e guadagni solamente mentre disprezzano i poveri perché “si ha cura di ciò che di volta in volta è apprezzato, mentre si trascura ciò che è disprezzato”.
Il risultato è che successivamente verranno promulgare leggi secondo le quali solamente coloro che avranno un certo numero di ricchezze potranno accedere alle cariche politiche.
Questo nuovo sistema, però, riscontra dei difetti: non si attribuiscono ruoli pubblici per competenza ma per disponibilità economiche, c’è una forte discrepanza tra ricchi e poveri, attraverso la compravendita di beni si abita in città con abbondanti sostanze ma senza ricoprire un ruolo sociale e non è utile alla società.
Aristotele, invece, confronta l’oligarchia con la democrazia definendole le forme di governo migliori da attuare in situazioni comuni. Nella prima il potere è presieduto dai ricchi mentre nella seconda dagli uomini liberi. In entrambi i casi, però, solamente pochi possono amministrare questa virtù politica.
Nella sua analisi il filosofo comprende che questi due sistemi di governo sono due poli opposti di una stessa tecnica di amministrazione in cui ciò che veramente cambia sono le persone, la loro indole, le loro caratteristiche, le loro intenzioni. Se, infatti, l’aristocrazia ha a capo i migliori, gli aristoi, l’oligarchia vede a capo uomini eletti legittimamente ma propensi ad agire solamente per i propri interessi e beni. Come aggravante, inoltre, si può aggiungere che la maggior parte dei cittadini viene esclusa dal governo e ciò è da considerarsi come un presupposto pericoloso per la società.
per maggiori approfondimenti vedi qui
Oligarchia nella scienza politica moderna e nell’economia attuale
Con il tempo si è affermato l’ideale democratico, il sistema di governo in cui la sovranità è espressa direttamente o indirettamente dal popolo, ovvero i cittadini, il quale elegge i suoi rappresentanti attraverso delle consultazioni o elezioni.
Nel confronto con essa, quindi, l’oligarchia si è tinta di connotazioni negative. Il concetto è stato ripreso da diversi studiosi come Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Robert Michels che sono concordi nell’affermare che in qualsiasi tipo di forma di governo c’è sempre un numero ristretto di persone che detengono il potere.
In particolare Michels studia una vera e propria “legge ferrea dell’oligarchia” nel 1911: ogni partito da democratico si evolve in una forma di governo oligarchico rappresentato da un numero ristretto di persone perché diventa sempre più necessario specializzare la classe politica evitando così la dipendenza dai capi militari. Questo processo porta, allora, ad un imborghesimento dei vertici del potere, i quali costituiranno un’élite unita nello spirito di corpo. Per tale ragione l’obiettivo principale non è quello di soddisfare i bisogni della maggioranza, ma i propri. A sostegno di questa teoria presenta quattro prove basate anche dall’analisi dell’andamento del Partito Socialdemocratico di Germania. La prima dice che la democrazia non può attuarsi se non con qualche forma di organizzazione, la seconda mette in evidenza come ciascuna di queste élite diventi un partito o un sindacato che dovrà fare il meglio per la maggioranza che rappresenta, la terza si sofferma sul fatto che la centralizzazione del potere porta alla burocratizzazione e all’emersione di un capo carismatico che con il passare del tempo si chiude in una casta chiusa, la quarta afferma che ogni persona al governo ha “naturale sete di potere” la quale sfocia nell’oligarchia.
Grazie a questi contributi il termine oligarchia ha assunto una connotazione sempre più neutrale e descrittiva anche se la prima concezione rimane quando si parla della concentrazione del potere economico nelle mani di pochi. Tra i tanti a mettere in luce questo fatto c’è stato Jimmy Carter, trentanovesimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Lo stesso economista Emiliano Brancaccio a tale proposito si è espresso così: “La spaventosa concentrazione del potere economico nelle mani di una ristretta oligarchia plasma a sua immagine l’intero sistema dei rapporti in cui viviamo”. La sua indagine, infatti, si è basata su degli studi che dimostrano come l’80% del capitale azionario mondiale è controllato da una percentuale minore del 2% di azionisti. Paradossalmente, quindi, la lotta di Marx aveva ragion d’essere: il capitalismo crea vincitori e vinti i quali sono eliminati dai primi rendendo un’illusione la libera concorrenza tra imprenditori e il rinnovamento generazionale dei più abbienti.
per maggiori approfondimenti vedi anche qui
Domande da interrogazione
- Qual è l'etimologia del termine "oligarchia"?
- Come Platone descrive l'oligarchia nella sua opera "La Repubblica"?
- Qual è la visione di Aristotele sull'oligarchia?
- Come viene vista l'oligarchia nella scienza politica moderna?
- Qual è l'impatto dell'oligarchia nell'economia attuale secondo Emiliano Brancaccio?
Il termine "oligarchia" deriva dal greco ὀλιγαρχία, composto da ὀλίγοι (pochi) e αρχία (dominio, sovranità), e si riferisce a un sistema di governo in cui il potere è detenuto da poche persone.
Platone descrive l'oligarchia come una forma di governo basata sul censo, dove i ricchi comandano e i poveri sono esclusi dalla politica, considerandola una degenerazione della timocrazia.
Aristotele confronta l'oligarchia con la democrazia, vedendole come forme di governo opposte, dove l'oligarchia è guidata dai ricchi e la democrazia dagli uomini liberi, ma entrambe escludono la maggior parte dei cittadini dal potere.
Nella scienza politica moderna, l'oligarchia è vista come una forma di governo inevitabile in cui un numero ristretto di persone detiene il potere, come descritto dalla "legge ferrea dell'oligarchia" di Robert Michels.
Emiliano Brancaccio sostiene che l'oligarchia economica concentra il potere nelle mani di pochi, influenzando l'intero sistema economico e rendendo illusoria la libera concorrenza, con l'80% del capitale azionario mondiale controllato da meno del 2% degli azionisti.