Concetti Chiave
- Giuseppe Parini, nato a Bosisio e trasferitosi a Milano, iniziò la sua carriera letteraria influenzato dai classici greci e latini, e divenne noto per le sue opere satiriche come "Il Giorno".
- Parini, pur essendo un illuminista, promuoveva un cambiamento sociale moderato, criticando i vizi della nobiltà senza voler alterare le strutture sociali esistenti.
- Il poema "Il Giorno" è una satira della vita oziosa e parassitaria dei nobili, raccontata attraverso la figura del cicisbeo e arricchita da digressioni mitologiche.
- L'ironia è un elemento centrale nelle opere di Parini, utilizzando l'antifrasi per sottolineare la stupidità dei personaggi nobili attraverso il contrasto tra apparenza e realtà.
- Le "Odi" di Parini mescolano lo stile classico con temi contemporanei, come le trasformazioni agricole che influenzano negativamente l'ambiente, riflettendo il cambiamento sociale del tempo.
Indice
Inizio della carriera letteraria
Nasce a Bosisio, un paese della Brianza, inseguito si trasferì a Milano e qui inizierà l'attività letteraria. La sua prima opera s'intitola “Alcune poesie di Ripano e Eupilino”, la quale fu scritta dopo aver letto i classici greci e latini, infatti durante la sua giovinezza traduceva l'Illiade, l'Odissea e Petrarca. Ripano è l'anagramma di Parino, cioè il vero cognome di Parini, il quale lo cambiò per far capire che la sua personalità è ricercata.
Opere principali e contesto storico
Eupilino, invece, significa colui che vive sulle rive del lago Eupili, il quale si trovia a Bosisio, il cui vero nome è lago Pusiano. Egli aderisce all'Accademia dei trasformati e sappiamo anche che verrà nominato sacerdote, diventando precettore in una famiglia nobile (famiglia Serbelloni). In questo modo iniziò a conoscere i vizi della nobiltà e per questo motivo sarà ispirato a scrivere la sua opera principale che si intitolerà “Il Giorno”. Precedentemente però, nel 1763, scrisse “Il mattino” e inseguito nel 1765 “Il mezzogiorno”, i quali sono le opere che compongono “Il Giorno” e oltre a esse abbiamo anche “Il Vespro” e “La Notte”, la quale è incompleta. Durante il regno di Maria Teresa d'Austria (1740-1780) Milano è in una grande fase di prosperità, quando salirà al trono il figlio, Giuseppe II, il rapporto tra Parini e l'istituzione imperiale comincia a deteriorarsi. Allo scoppio della rivoluzione francese Parini reagisce in modo ambivalente, perché da un lato confida nella realizzazione dei principi dell'illuminismo, dall'altro però teme gli eccessi generati dalla rivoluzione, cioè l'epoca del terrore. Inseguito Parini cambia la sua idea, perché non condivide quest'aspetto così rivoluzionario e si mette contro i francesi (prima collaborò con essi). Nel 1796 assiste alla discesa a Milano di Napoleone. Tra il 1796 e il 1799 si colloca il triennio giacobino. Parini collabora con i francesi, però poi si allontana vedendo cosa succede in Francia ed entra in polemica con i soprusi dei francesi. Nel 1799 a Milano tornano gli austriaci e lui denuncia i soprusi dei francesi, non a caso il suo ultimo sonetto si chiamerà “Predaro i filistei l'arca di Dio”. I filistei sono i francesi che sono accusati di aver saccheggiato Milano. Questa città viene rappresentata come il saccheggio di Gerusalemme.
Riflessioni sulla nobiltà e società
Parini vuole trasformare radicalmente i contenuti della società, senza alterare le strutture. Ritiene che i nobili non possano essere eliminati, perché eliminare vuol dire togliere lavoro a tanti componenti della società. Se non ci fossero i nobili, non ci sarebbero neanche i gioiellieri. Per Parini i nobili sono essenziali, ma comunque critica il loro modo di vivere. Si dovrebbe riformare ciò, senza vizi e vita da parassiti.
Parini e l'illuminismo
Parini è illuminista, ma non approva totalmente quello che essi sostenevano, egli difendeva l'idea di progresso. Parini non poteva più stare nei caffè, si allontanava perché non condivideva le loro idee.
Descrizione del poema satirico
“Discorso sopra la poesia”: è una dichiarazione poetica dove spiega come compone la sua letteratura. Lui sosteneva il miscere utili dulci, cioè ritiene che l'utilità debba essere fusa alla bellezza.
E' un poema satirico in endecasillabi sciolti, senza rime. L'autore è il precettor d'amabil rito che educa il cicisbeo, protagonista molto viziato che dev'essere impostato, in quanto è un tale parassita che la mattina il suo primo dubbio è se bere caffè o cioccolato. Si alza tardi, si incipria, si mette la parrucca ed inizia la sua giornata. Il precettore lo vuole piegare ad una vita più ferrea.
Il cicisbeo è l'accompagnatore di donne già sposate.
Nella prima fase c'erano tre poemetti collegati al mattino, il mezzogiorno e la sera (mai portata a termine); nella sua totalità è il giorno. Negli anni la sera è stata divisa in vespro e notte. L'aspetto finale è che l'opera è divisa in quattro parti. (mezzogiorno=meriggio) La concezione filologica è esegetica (di interpretazione).
Nel 1969 Dante Isella ha analizzato l'opera: nella sua completezza si data 1801.
Trama e critica sociale
Trama: il mattino è caratterizzato dalle parole della voce narrante. Parini si rivolge al cavalier servente, cioè il cicisbeo. Lui si sveglia, deve decidere cosa bere, poi fa lezioni di danza, canta e impara il francese, si dedica alla toilette e si lava, poi si trucca. A questo punto ci sono delle digressioni di carattere mitologico, come la favola di Amore e Imene, il primo rappresenta l'amore carnale, mentre Imene l'amore puro (Imene=canto per gli sposi), o la favola della cipria, cioè elogio alla cipria. Nel meriggio vanno a pranzo lui e la sua dama. Qui si parla di tutte le caratteristiche dei nobili, prima di recarsi a tavola, dichiarano di andarci non per fame, ma per passare il tempo. Un veterinario guarda con disagio la carne perché ha pietà per gli animali. Il poeta così racconta l'episodio della Vergine Cuccia. Lui racconta che si era attaccata alle gambe di un servo, il quale le ha tirato un calcio e la dama si è arrabbiata dicendo che il servo ha osato oltraggiare la cagnetta con un “sacrilego piè” e così lo licenziò. La pietà è tutta per la cagnetta, definita idol placato (dea ricompensata).
Il meriggio si conclude con la favola del piacere e la vicenda si conclude con una passeggiata in carrozza dove i nobili vengono definiti imbecilli perché sono ridicoli in quello che fanno.
Se il precettore dice che il giovin signore è di intelligenza superiore, subito il lettore intuisce che questo è un pensiero non realistico. Egli lo dice per far capire immediatamente al lettore che il cicisbeo è uno sciocco, quindi gli da ragione per farlo apparire come uno sciocco. Tutto ciò è solo una messa in scena.
Questo procedimento, cioè dire una cosa per intendere un'altra, si chiama antifrasi. Insieme ad essa si nota l'ironia.
Stile classico e temi attuali
Si ispirerà al mondo classico, in particolare riprende le odi di Pindaro, un autore del settimo secolo a.C.
Le odi hanno uno stile classico, però al tempo stesso trattano delle tematiche attuali, cioè l'unione dell'utile al dilettevole. Inoltre scrive un'ode che s'intitola “La salubrità dell'aria”, in cui Parini nella prima parte si sofferma sulla bellezza dei pascoli e riprenderà le bucoliche di Virgilio; nella seconda parte invece si lamenta dei problemi che vengono generati dalla società. I pascoli hanno portato un cambiamento al paesaggio, poiché i campi sono stati eliminati per lasciare spazio agli allevamenti, ciò ha determinato l'insalubrità dell'aria. La forma di queste odi è classica.
Nel mercato era calato il prezzo dei cereali, le coltivazioni di riso e l'allevamento erano diventati più importanti. I territori erano acquitrinosi, si creano delle pozzanghere e le zanzare portano la malaria. Usa termini aulici e antiquati, come Virgilio.
Problemi sociali e integrità morale
Parini si inciampa sui sampietrini e cadde, ma un passante lo riconosce e lo soccorre immediatamente, il quale è indignato perché la pubblica amministrazione di Milano non fa nulla per aiutare un cittadino illustre come Parini. L'uomo esorta il poeta ad abbandonare il suo contegno dignitoso per chiedere aiuto ai potenti e piegare la sua poesia alle lodi dei politici. Deve quindi lodare i politici per trovare degli appigli per diventare un arrampicatore sociale. Parini risponde indignato, dando una lezione di integrità morale, voleva rimanere se stesso.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la prima opera letteraria di Parini e quale significato ha il suo pseudonimo?
- Come si relaziona Parini con la nobiltà e quali critiche muove nei loro confronti?
- In che modo Parini si distacca dall'illuminismo e quali sono le sue idee principali?
- Qual è la struttura del poema satirico "Il Giorno" e quale messaggio trasmette?
- Come Parini affronta i problemi sociali e quale lezione di integrità morale offre?
La prima opera di Parini è "Alcune poesie di Ripano e Eupilino". Ripano è un anagramma di Parino, il vero cognome di Parini, usato per indicare la sua personalità ricercata.
Parini ritiene che i nobili siano essenziali per la società, ma critica il loro stile di vita parassitario e vizioso, proponendo una riforma senza eliminarli.
Parini è un illuminista che difende l'idea di progresso, ma si allontana dalle idee radicali dell'illuminismo, preferendo un approccio più moderato e critico.
"Il Giorno" è un poema satirico diviso in quattro parti: "Il Mattino", "Il Mezzogiorno", "Il Vespro" e "La Notte". Critica la superficialità e i vizi della nobiltà attraverso il personaggio del cicisbeo.
Parini denuncia i problemi sociali e rifiuta di piegare la sua poesia per ottenere favori dai potenti, dimostrando integrità morale e rimanendo fedele a se stesso.