Concetti Chiave
- Carlo Goldoni è un innovatore del teatro che ha modernizzato la commedia, sostituendo l'improvvisazione della Commedia dell'Arte con copioni scritti e personaggi ben caratterizzati.
- Nato a Venezia nel 1707, Goldoni ha vissuto in diverse città italiane, dove ha lavorato come avvocato e autore teatrale, influenzando notevolmente la cultura teatrale del suo tempo.
- La sua riforma teatrale si basava sul realismo e sulla rappresentazione autentica della società, mescolando intrattenimento e riflessione morale per il pubblico eterogeneo dell'epoca.
- Goldoni ha esplorato e rappresentato le diverse classi sociali nelle sue opere, esaltando i valori positivi del popolo e criticando i vizi della nobiltà e le contraddizioni della borghesia.
- L'uso della lingua quotidiana e del dialetto veneto ha permesso a Goldoni di avvicinare il suo teatro alla realtà del pubblico, rendendo le sue commedie più accessibili e coinvolgenti.
Indice
La nascita e formazione di Goldoni
Goldoni, autore e poeta teatrale, nasce a Venezia (dove opererà principalmente nel corso della sua vita) nel 1707, in pieno illuminismo, clima culturale a cui aderirà in forma moderata (come Parini), puntando all’equlibrio e alla conciliazione degli interessi delle classi; Venezia, in quel periodo, rappresentava un punto di riferimento europeo in campo teatrale (il teatro, nel ‘700, era stato protagonista della cultura del continente).
Goldoni scrive per il teatro, ma in forma totalmente nuova, rinnovando infatti il modo di scrivere commedie, che fino a quel momento si erano sviluppate sotto forma di “Commedia dell’arte” (che era priva di un vero e proprio copione, ma si basava sull’improvvisazione degli attori, basati su personaggi fissi, dette “maschere”, su un canovaccio, una scaletta predefinita dall’autore); questa viene ora messa da parte da Goldoni, che intraprende un modo nuovo di fare commedia.Inizio carriera e prime opere
Carlo Goldoni nasce a Venezia il 25 Febbraio 1707 da una famiglia borghese (il che gli concederà di osservare e presentare i tratti della borghesia nelle sue commedie). Dopo gli studi a Perugia e Rimini, studia legge all’università di Pavia nel 1723 e alloggia al colleggio Ghislieri, ma viene espulso nel 1725 (dopo aver scritto una satira contro le caratteristiche fisiche delle donne di Pavia). Nel 1727 riprende gli studi a Modena, lavorando al contempo, spinto dai genitori, come funzionario dell’amministrazione giudiziaria, come una sorta di ispettore della correttezza dei processi, prima a Chioggia (periodo che ispirerà una delle sue più riuscite commedie, Baruffe Chiozzotte) e poi a Feltre (dove ha luogo il suo esordio teatrale con due intermezzi, ovvero una farsa che divide gli atti dei melodrammi, il buon padre e la Cantatrice). Nel 1731 muore il padre; dopo la laurea a Padova, intraprende senza successo l’avvocatura, portandolo all’indebitamento. Nel 1734 inizia a lavorare per l’impresario Giuseppe Imer, presso il teatro di San Samuele a Venezia; in questa prima parte della carriera (nella quale compone la tragicomedia il Belisario, tra le altre), fa gavetta scrivendo su committenza anche altri tipi di opere. Nel 1736, a Genova per la tournee teatrale, incontra e sposa Nicoletta Connio, dalla quale non avrà figli. Dal 1737 al 1741 dirige il teatro San Giovanni Crisostomo, cominciando a gettare le basi per la sua riforma della commedia teatrale, sperimentando nel concreto un nuovo tipo di scrittura teatrale.
Riforma del teatro comico
Dal 1738 avvia la riforma del teatro comico:
1738 - Momolo cortesan (Girolamo il gentiluomo): è la prima in cui è esplicitamente scritta la parte del protagonista
1743 - La donna di garbo (la bella donna): prima commedia scritta interamente
Successi e competizione a Venezia
Indebitato, Goldoni fugge da Venezia e tra il 1745 e il 1748 si trasferisce a Pisa dove esercita l’avvocatura con successo (componendo, in questo periodo, il servitore di due padroni (1745)). Nel 1747 a Livorno incontra il capocomico del Teatro Sant’Angelo Gerolamo Medebac, che lo impiega nella sua compagnia a tutti gli effetti, imponendo la produzione di otto commedie l’anno. Dal 1748 al 1753 lavora intensamente con Medebac, producendo La putta onorata (1749), La famiglia dell'antiquario (1750), La locandiera (1752). Nella stagione 1750-1751 mantiene la promessa di presentare al pubblico sedici commedie nuove, fra le quali capolavori come Il teatro comico, Le femmine puntigliose, La bottega del caffè, Il bugiardo, I pettegolezzi delle donne. In questo momento, entra in competizione con altri due autori di teatro (che però scrivono “alla vecchia maniera”), l’abate Pietro Chiari (con cui schierò la società veneziana e internazionale tradizionalista) e Carlo Gozzi. Al termine del contratto con Medebac, questo non viene rinnovato (probabilmente per questioni economiche), portando alla stipula di un contratto decennale (1753-1762) col nobile Francesco Vendramin, proprietario del teatro San Luca, a Venezia. Spinto dalla competizione con Chiari e Gozzi, Goldoni si cimenta in tipologie di commedie a lui non congeniali (come quelle con ambientazione esotica), conseguendo degli insuccessi soprattutto con il pubblico borghese. Negli ultimi anni ‘60, con il ritorno alla commedia per come da lui intesa, Goldoni ritrova il successo con gli innamorati, il campiello, baruzze chiozzotte.
Trasferimento a Parigi e ultimi anni
Nel 1762, costretto nuovamente ad abbandonare Venezia, Goldoni si trasferisce a Parigi, diviene direttore della Comèdie italienne, dovendo, per adeguarsi ai gusti del pubblico francese, riavvicinarsi alla commedia tradizionale. Nel 1775 è assunto come precettore delle sorelle del re Luigi XVI e ottiene una modesta pensione, persa dopo la rivoluzione del 1789. Nel 1783 inizia la scrittura delle sue Memoires, che poi pubblicherà nel 1787, fondamentali per la storia del teatro italiano insieme alle prefazioni delle sue opere. Carlo Goldoni muore in miseria nel 1793.
La raccolta delle opere e il realismo
Nel 1795 viene pubblicata la raccolta delle sue opere (divisa in 44 tomi), curata da Zatti (la precedente risaliva al 1750).
Goldoni, nella prefazione di una delle sue raccolte, sostiene di aver studiato e meditato, oltre che dagli autori del passato, da due libri, il “Mondo” e il “Teatro”. Egli infatti riporta nelle sue commedie la realtà della vita manifesta ai suoi occhi (il Mondo => realismo, che quasi anticipa il verismo verghiano), una realtà multiforme e soggetta al cambiamento, spregiudicata e senza filtri, pur senza intenzione critica e con accortezza e moderazione al fine di non allontanare il pubblico. Il teatro diviene dunque fonte di conoscenza del mondo. Allo stesso tempo, la riforma di Goldoni fa i conti con i gusti e le richieste del pubblico, eterogeneo (differenze di classe => popolo, nobiltà, borghesia) e volubile
- Improvvisazione su canovaccio.
- Attori professionisti che improvvisano.
Tipizzazione dei personaggi (sempre uguali, statici)
Le maschere (per essere riconoscibili dal pubblico in tipo e comportamento): Pulcinella, Arlecchino, Pantalone, Brighella, il Dottore ecc.
lo scopo è di divertire, pur usando sempre le stesse situazioni, anche paradossali e prive di contesto.
Intrecci: stereotipati e ripetitivi.
Caratterizzazione dei personaggi >> "commedie di carattere".
Attenzione al contesto e all’ambiente in cui è ambientata la commedia, per restituire il realismo promesso in uno spaccato della società di cui parla e in cui si muovono i personaggi; ad esempio, un nobile restituirà sempre un immagine più decorosa rispetto a quella di un popolano >> "commedie d'ambiente".
Personaggi che corrispondono a quelli della commedia dell’arte.
lo scopo è divertire e far riflettere => opera di moralizzazione, proponendo insegnamenti, in modo misurato e attento a non provocare il pubblico pagante ma piuttosto ad ispirare una riflessione autocritica ed educativa.
la trama non è più improvvisata ed incoerente, ma, venendo messa per iscritto, rispetta verosimiglianza e coerenza, consentendo l’immedesimazione.
La riforma, attuata gradualmente, per tappe, da una parte va incontro alle esigenze del pubblico, volubile ed eterogeneo, per abituarlo al cambiamento, e dall’altra viene ostacolata dalle resistenze di attori, attorno ai quali vengono cuciti i personaggi da Goldoni in base alle attitudini personali e che comunque hanno difficoltà ad imparare a memoria le parti assegnate, e impresari, finanziatori delle opere.
Ruolo della borghesia e nobiltà
La borghesia (nelle parole del critico Franco Fido) assume un ruolo determinante nella riforma della commedia di Goldoni, assolvendo alle funzioni di ispiratrice e destinataria e, allo stesso tempo, di protagonista. Nella rappresentazione goldoniana dei primi anni, la borghesia, verso il quale l’autore nutre stima, si fa portavoce di valori positivi (parsimonia, laboriosità, etc..), i valori di una classe che si è “fatta da sè”. Uno dei personaggi ricorrenti è quello del mercante; nella realtà della società veneziana, i mercanti avevano portato la città alla ricchezza con la proprie attività. In un secondo tempo, Goldoni riconosce le contraddizioni della classe sociale che aveva tanto osannato e che ormai si è chiusa, somigliando sempre piu alla vecchia nobiltà: alla parsimonia si contrapppone l’avidità, l’ostentazione, l’apparenza. Questo mutamento di opinione è stato differentemente interpretato dai critici, venendo ricondotto alla perdita di importanza della borghesia veneziana, all’indebitamento di Goldoni o, secondo lo storico Petronio, ad una semplice ravvedimento dalla precedente idealizzazione in cui l’autore era incorso.
Anche la nobiltà ha un suo spazio sulla scena, venendo la rappresentata soprattutto nei suoi vizi, nella dedizione all’ozio e allo spreco. Nella rappresentazione dell’autore, la nobiltà vive di rendita e non contribuisce alla crescita della società; allo stesso tempo, l’intenzione di Goldoni, riformatore moderato, è quella di mantenere l’equilibrio sociale, non di surclassare la nobiltà e privarla dello status sociale. Per conciliare la critica alla nobiltà e l’esigenza di avvicinarsi al pubblico appartenente alla stessa classe sociale, Goldoni ambienta le proprie commedie in luoghi diversi da quelli in cui viene rappresentata la commedia (come avviene ne La locandiera, critica verso la nobiltà ma ambientata a Firenze)
Rappresentazione del popolo e lingua
Anche il popolo viene rappresentato nelle commedie di Goldoni, sotto una luce positiva, quasi con affetto e simpatia; il mondo popolare è portatore di valori buoni e positivi che la borghesia ha perso (onestà, lealtà, operosità, parsimonia, i buoni sentimenti, la socialità). La rappresentazione del popolo è però talvolta troppo idilliaca, viene a mancare ovvero la narrazione della tragicità e delle problematiche che il popolo vive (aspetto che diverrà invece rilevante nel Manzoni), che Goldoni non conosce, appartenendo al ceto borghese.
La lingua è strumento vivo del realismo goldoniano: l’autore adotta la lingua d’uso quotidiano del popolo e, talvolta, il dialetto veneto.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'innovazione principale di Goldoni nel teatro comico?
- Come ha influenzato la borghesia le opere di Goldoni?
- Quali sono stati i principali successi di Goldoni a Venezia?
- In che modo Goldoni ha rappresentato il popolo nelle sue commedie?
- Qual è stato l'impatto del trasferimento di Goldoni a Parigi sulla sua carriera?
Goldoni ha riformato il teatro comico abbandonando la "Commedia dell'arte" basata sull'improvvisazione e introducendo commedie con copioni scritti, caratterizzate da realismo e coerenza narrativa.
La borghesia ha avuto un ruolo determinante come ispiratrice e destinataria delle commedie di Goldoni, che inizialmente ne ha esaltato i valori positivi, per poi riconoscerne le contraddizioni e criticarne l'avidità e l'apparenza.
Tra i principali successi di Goldoni a Venezia ci sono "La locandiera", "Il teatro comico", "Le femmine puntigliose", "La bottega del caffè", e "Il bugiardo", opere che hanno consolidato la sua reputazione nonostante la competizione con altri autori.
Goldoni ha rappresentato il popolo in modo positivo, evidenziandone valori come l'onestà e la lealtà, sebbene talvolta in maniera idilliaca, senza approfondire le problematiche sociali.
A Parigi, Goldoni ha dovuto adattarsi ai gusti del pubblico francese, riavvicinandosi alla commedia tradizionale, e ha lavorato come direttore della Comédie Italienne, continuando a scrivere e pubblicare le sue memorie.