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Concetti Chiave

  • Vittorio Alfieri, nato ad Asti nel 1749, si distinse come poeta e drammaturgo, dedicandosi alla letteratura dopo un periodo nell'esercito e vari viaggi in Europa.
  • La sua opera letteraria è caratterizzata dalla tensione tra l'adesione agli ideali illuministici di libertà e giustizia e l'anticipazione della sensibilità romantica.
  • Alfieri esplorò il concetto di libertà nei suoi trattati, riflettendo sul rapporto tra intellettuali e potere, rimanendo critico verso l'assolutismo e la rivoluzione francese.
  • Il titanismo e l'eroe tragico sono temi ricorrenti nelle sue opere, con protagonisti che sfidano i limiti imposti dalla società e dal potere, spesso con un pessimismo intrinseco.
  • Nelle tragedie, Alfieri si concentra su temi politici e psicologici, come nel "Saul" e nella "Mirra", utilizzando un linguaggio unico e un approccio classico.

Indice

  1. La formazione e le prime opere di Alfieri
  2. Il pensiero politico di Alfieri
  3. Alfieri e la rivoluzione francese
  4. La poetica e le tragedie di Alfieri
  5. I temi delle tragedie alfieriane
  6. Le opere più celebri di Alfieri

La formazione e le prime opere di Alfieri

Vittorio Alfieri nasce ad Asti nel 1749 da una famiglia borghese, viene arruolato nell'esercito e segue la tradizione del gran tour e riesce a completare la sua formazione con diversi viaggi attraverso l'Italia e l’Europa.

Indifferente agli obblighi politici e sociali di nobile, Alfieri decide di dedicarsi alla letteratura.

Riunisce intorno a sé un piccolo salotto letterario e compone le sue prime opere: “Uno schizzo del giudizio universale” e “Un journal”, in francese in italiano, in cui raccoglie le proprie riflessioni.

Ottiene poi un buon successo dal pubblico con la tragediaAntonio e Cleopatra” che però lo lascia insoddisfatto.

Alfieri affina le proprie conoscenze culturali attraverso lo studio dei classici italiani e latini, ma in quanto vassallo del re di Sardegna è costretto a sottoporre i propri scritti alla censura torinese.

Tuttavia, nel 1778 decide di liberarsi da questi vincoli e si “spiemontizza”.

Il pensiero politico di Alfieri

Fissa le proprie idee politiche e la propria posizione rispetto all'Illuminismo all'inizio nel “Trattato della tirannide” dove si invita al proselitismo a favore della libertà e poi nel “Trattato del principe e delle lettere” che era dedicato al rapporto fra cultura e potere.

Alfieri e la rivoluzione francese

Successivamente Alfieri si trasferisce a Parigi dove cura una seconda edizione delle sue tragedie ed è qui che assiste in prima persona agli eventi della rivoluzione francese ma di fronte alla ferocia della folla parigina cambia opinione sulla natura dei rivolgimenti politici e sociali francesi e così fugge dalla Francia e si stabilisce a Firenze. Proprio a Firenze porta a compimento il progetto della Satire.

Il poeta denuncia i vizi pubblici della sua epoca; infatti i sui bersagli preferiti sono i falsi miti del commercio e della filosofia.

Porta i suoi giudizi politici in un violento prosimetro antifrancese, il Misogallo; si rifiuta quindi di riconoscere l'embrione della libertà e dell'unità nazionale a cui egli aveva dedicato tutta una parte delle sue opere.

Torna poi sul progetto delle Commedie, dove critica le diverse forme di governo per sostenere l'idea di un regime costituzionale.

La resa comica è però fiacca infatti è interessante solo la sperimentazione linguistica realizzata tramite l'uso di neologismi espressivi. Alfieri muore a Firenze nel 1803.

Vittorio Alfieri è uno dei letterati italiani del 700 che raggiunge una dimensione europea. L’adesione agli ideali di libertà e giustizia tipici dell'lluminismo convive in lui con elementi che anticipano il romanticismo. L'autobiografia e il teatro tragico sono i terreni in cui Alfieri si esprime.

L’attività letteraria di Alfieri si svolge nell'ultimo quarto del diciottesimo secolo, un'epoca di passaggio accanto agli ideali dell'Illuminismo dove comincia ad emergere la sensibilità romantica.

Egli seppe far coesistere diversi orientamenti: l'adesione agli ideali dell’Illuminismo, la ricerca perfezionistica dell'armonia tipica dell'età classica e l'esaltazione della dimensione individuale e dell'espressione drammatica delle passioni dell’animo.

In Alfieri il viaggiatore inquieto convive con il pensatore razionale ma anche con il poeta malinconico e solitario.

L'aspirazione di libertà è al centro della visione di Alfieri, e fondamentale è il controverso rapporto con la Francia e con la cultura illuministica poiché gli eventi della rivoluzione francese indurranno in lui una presa di distanze e ripiegamento poi su posizioni reazionarie e antifrancesi.

La riflessione sulla libertà trova piena espressione nei testi teorici, Della tirannide e Del principe e delle lettere, scritti rielaborati durante l'esperienza della rivoluzione.

I temi principali sono gli ideali di libertà e giustizia e rifiuto dell'assolutismo che occupano sempre il centro della sua riflessione.

Nel primo trattato, Alfieri offre un'analisi delle condizioni storiche ed esalta il coraggio di ribellarsi. Mentre nel secondo trattato affronta il tema della libertà da un altro punto di vista, quello del rapporto tra l'intellettuale e il potere, infatti sostiene l'indipendenza e la superiorità dell'intellettuale rispetto ai poteri del tempo.

Nelle posizioni politiche di Alfieri c'è un elemento di contraddizione, il tema della libertà non ha mai una dimensione collettiva ma resta confinato dentro una visione elitaria che riguarda l'individuo eroico non corrotto dal potere.

Alfieri è fiducioso nelle istituzioni politiche soprattutto quelle più inclini al riformismo ma anche al rifiuto dell'assolutismo illuminato e al rifiuto della rivoluzione francese e testimoniata dal Misogallo.

L'individuo eroico si traduce nel titanismo (cioè nella ribellione contro ogni limite imposto pur nella consapevolezza dell'inevitabile fallimento).

Questo atteggiamento si manifesta nella tensione verso l'assoluta grandezza ma si realizza nella ricerca della libertà contro ogni ostacolo anche di fronte un limite insormontabile.

Proprio perché dotato di virtù che lo elevano al di sopra degli altri uomini il “titano” finisce in rotta di collisione con la società e il potere politico sentito come oppressivo.

L’ideale titanico comporta anche il pessimismo di fondo.

L'eroe titanico alfieriano ha spesso un profondo conflitto interiore tra reale e ideale dovere e passione.

Alfieri si rivolge soprattutto alle Nella costruzione dei suoi eroi tragici Alfieri manifesta una sensibilità caratterizzata dall'attenzione per le emozioni dell’individuo.

Esemplare è l'autobiografia alfieriana, “Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso stesso”; è la prima opera autobiografica della letteratura italiana.

Alfieri dà voce alle sue passioni culturali, politiche e civili componendo un autoritratto letterario in cui egli stesso appare come un vero e proprio eroe romantico ante litteram.

L'autore individua gli elementi premonitori della sua futura carriera letteraria cosicché la vita si presenta come il romanzo di una vocazione, realizzata attraverso ostacoli e pulsioni contrastanti. L'inclinazione alfieriana all'autobiografismo trova espressione anche nella lirica, genere per eccellenza dell'espressione dell’io.

Ne è testimonianza il volume delle Rime: le 351 liriche del corpus sono organizzate per genere metrico e costituite prevalentemente da sonetti che formano un diario, ogni poesia è accompagnata dalla data di composizione e da una nota sulla occasione che l'ha ispirata.

La raccolta appare modello del canzoniere di Petrarca con un linguaggio nobile ed elevato ma ci sono anche caratteristiche di Alfieri in cui l’io lirico si carica di una tensione eroica che manca del tutto in Petrarca.

La poetica e le tragedie di Alfieri

Le scene teatrali del settecento erano state lentamente conquistate dal melodramma, Alfieri infatti si propone di dare all'Italia il grande teatro tragico che essa non aveva mai avuto.

C'è pero la necessità di elaborare una lingua con uno stile adeguato alle abitudini del pubblico.

Alfieri ritiene che la tragedia debba trovare una sua specifica veste diversa ed efficace.

Sceglie come metro delle tragedie l'endecasillabo sciolto, liberato dal vincolo della rima e spezzato da enjambements.

Sul piano del lessico ci sono accostamenti inconsueti e con antitesi, usa un linguaggio oscuro che diventa il marchio identificativo delle sue opere.

Alfieri sa che le sue tragedie non possono trovare un pubblico pronto ad apprezzarle subito, il suo progetto infatti si scontra con l'impreparazione degli attori che sono espressivi ma poco colti.

la mancanza di una buona compagnia diventa un ostacolo insormontabile a tal punto che Alfieri rimane deluso e quindi decide di mettere le proprie recite per un ristretto pubblico.

La poetica teatrale di Alfieri è di stampo classicistico.

Le sue tragedie rispettano i principi della tradizione del genere: divisione in cinque atti, soggetti tratti da miti greci e della storia. Infatti, la principale novità è la semplicità in contrasto con la recente tradizione drammatica moderna.

C’è una drastica diminuzione dei personaggi secondari infatti vengono eliminati i personaggi ad esempio del confidente e Vengono rifiutati espedienti teatrali come ad esempio i colpi di scena.

I temi delle tragedie alfieriane

Al centro delle prime tragedie è presente la figura del tiranno, uomo che spinto dalla brama del potere dimentica la propria umanità.

Nelle tragedie successive Alfieri tratta di temi come il potere in tutta la sua complessità.

Viene usato anche un personaggio positivo che si contrappone al tiranno per ristabilire la libertà e i principi della pietà umana.

Al centro dunque vi è sempre la figura del personaggio tragico cioè un personaggio che nel bene e nel male supera i limiti imposti dalla realtà e che lotta e soffre in prima persona fino alle conseguenze più estreme come il suicidio.

Alfieri elabora alcune tragedie di argomento quasi esclusivamente politico (egli definisce tragedie della libertà ad esempio Virginia e la congiura de’ pazzi) che hanno sempre una conclusione positiva.

Le opere più celebri di Alfieri

Negli anni successivi Alfieri raggiunge gli esiti più alti con due opere in cui l'attenzione è concentrata sulla tormentata psicologia dei personaggi: il Saul e la Mirra.

Il Saul È l'unica tragedia alfieriana tratta da un soggetto biblico.

La scena si svolge sul campo di battaglia del Monte Gelboè, in cui si contrappongono Ebrei e Filistei.

Il re d'Israele, Saul, ha disubbidito al volere di Dio risparmiando la vita a un nemico sconfitto e pensa di aver perso il favore divino.

David, suo genero e successore al trono di Israele, è amato dal popolo e il re si sente minacciato e così decide di bandirlo.

La tragedia si apre con David che dichiara la sua lealtà al re ma l'anziano re è insicuro e ha timore e cosi decide di rivolgere la sua ira contro David che è costretto a fuggire.

Tuttavia il re si toglie la vita per preservare la dignità reale.

Saul è certamente uno dei personaggi meglio riusciti del teatro alfieriano: riassume infatti tutti i temi principali dell'opera di Alfieri poiché è un oppressore e poiché sospetta ingiustamente di David ma allo stesso tempo è vittima della collera del Dio biblico.

A condannarlo è stato proprio la sua mancata accettazione del limite mentre il suicidio finisce per diventare la sua unica possibilità di riscatto davanti a Dio e davanti agli uomini.

Nella Mirra l'ultima tragedia alfieriana, il conflitto tragico è interiorizzato in un unico personaggio. Mirra, la promessa sposa di Pereo, è ossessionata da una passione segreta nel confronti del padre e spera ingenuamente di soffocare la passione incestuosa sposando Pereo ma la sua ossessione la spinge al delirio. Infatti, si nota chiaramente che non gradisce il matrimonio.

Pereo, disperato e disonorato, si suicida.

Dopo aver confessato la propria empietà mirra si suicida scagliandosi sulla spada del padre.

Il dramma della giovane donna è amplificato a dismisura poiché Mirra si isola spontaneamente dai suoi affetti per nascondere una passione abominevole.

La rivelazione conclusiva giunge come una liberazione e come la catastrofe che accelera la fine del dramma.

Domande da interrogazione

  1. Dove è nato Vittorio Alfieri?
  2. Vittorio Alfieri è nato ad Asti.

  3. Quali sono le prime opere di Alfieri?
  4. Le prime opere di Alfieri sono "Uno schizzo del giudizio universale" e "Un journal".

  5. Dove si trasferisce Alfieri dopo la rivoluzione francese?
  6. Alfieri si trasferisce a Firenze dopo la rivoluzione francese.

  7. Quali sono i temi principali delle opere di Alfieri?
  8. I temi principali delle opere di Alfieri sono la libertà, l'eroe tragico e l'espressione dell'io.

  9. Quali sono le tragedie più famose di Alfieri?
  10. Le tragedie più famose di Alfieri sono "Virginia" e "La congiura de' pazzi".

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