
Una percentuale rilevante che, se accompagnata a quel 23,1% di ragazzi – di età compresa tra i 15 e i 29 anni – che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, ci regala uno scenario piuttosto allarmante per quanto riguarda il livello d'istruzione in Italia. C'è poi una percentuale di ragazze e ragazzi, il 9,7% del totale, "senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell'Università": quasi un diplomato su 10 nel 2022. Numeri, quelli del rapporto Save the Children, che definiscono il fenomeno della “dispersione implicita”, in ambito scolastico: un fenomeno le cui cause nascono da lontano.
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Dispersione scolastica, al sud maggiore povertà educativa: 7 studenti su 10 non hanno nozioni base di matematica
In sintesi, stando a quanto segnalato da Save the Children, la dispersione implicita è connessa all'impoverimento educativo e alla povertà materiale di mezzi e strumenti per portare a termine il percorso scolastico. Ciò è dovuto in primo luogo ad alcuni deficit strutturali a livello nazionale e locale, che riguardano gli spazi, i servizi e la didattica offerti dalle istituzioni scolastiche. Nelle zone maggiormente afflitte da questo tipo di difficoltà emerge poi un paradosso: laddove la povertà minorile è più alta, e si renderebbe quindi necessaria un'offerta formativa di qualità, "la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre".Guardando nel dettaglio i dati sulla dispersione implicita al termine della scuola superiore, emerge una forte disparità geografica.La dispersione implicita risulta più alta in Campania, dove il fenomeno si attesta intorno al 19,8%. Una considerazione che nasce anche dai dati Invalsi 2022, citati da Save the Children: se si guarda alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze in italiano. Percentuale che cresce in relazione alle competenze base in matematica: il 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna non possiede i mezzi per comprenderne le nozioni di base. Rimanendo al sud, anche l'abbandono scolastico supera di gran lunga la media nazionale, fino a toccare picchi del 21,1% in Sicilia e del 17,6% in Puglia, con valori sempre al di sopra del centro-nord registrati in Campania (16,4%) e Calabria (14%).
Dispersione scolastica più bassa dove le scuole offrono più servizi
E non è certo un caso che il fenomeno della dispersione scolastica sia più presente nelle zone dove la scuola è più povera di mezzi e strumenti. Viceversa, laddove la dispersione implicita scolastica risulta più bassa, le scuole primarie hanno garantito ai bambini maggior offerta di tempo pieno frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione, maggior numero di mense - il 25,9% delle scuole contro il 18,8% - e di palestre, utilizzate dal 42,4% contro il 29% delle province con alta dispersione scolastica.Prendendo in considerazione i minori svantaggiati dal punto di vista socio-economico, quanto detto acquista ancora più forza. Questo perché nelle zone con il più alto numero di studenti che vivono in difficoltà economiche, la dispersione è inferiore nelle province dove almeno la metà degli studenti della primaria frequenta il tempo pieno e almeno la metà degli istituti dispone della mensa (10 punti percentuali in meno di dispersione rispetto alle province dove meno di 1 alunno su 4 frequenta il tempo pieno alla primaria o dove meno di 1 scuola primaria su 4 ha la mensa). Non è quindi tanto la condizione socio-economica famigliare a pregiudicare la formazione degli studenti, anche se certo rilevante, quanto piuttosto l'offerta educativa dei singoli istituti. L'’analisi proposta infatti mira ad evidenziare quanto un’offerta adeguata di spazi e di tempi educativi possa contribuire efficacemente a ridurre le disuguaglianze educative territoriali.
“Nelle zone più deprivate, dove operiamo con Save the Children, tocchiamo con mano gli effetti sui bambini e gli adolescenti dell’onda lunga della crisi prodotta dalla pandemia e di una povertà che colpisce, con l’aumento dell’inflazione, in primo luogo le famiglie con bambini. Sono quartieri nei quali la scuola rappresenta un presidio fondamentale per tutta la comunità. Per questo chiediamo al nuovo governo che si formerà un investimento straordinario che parta dalla attivazione di “aree ad alta densità educativa” nei territori più deprivati, in modo da assicurare asili nido, servizi per la prima infanzia, scuole primarie a tempo pieno con mense, spazi per lo sport e il movimento, ambienti scolastici sicuri, sostenibili e digitali" afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
La responsabile poi aggiunge: "All’apertura di questo nuovo anno scolastico, chiediamo inoltre alle Regioni e agli Uffici scolastici regionali la massima vigilanza nel rispetto di quelle norme che dovrebbero tutelare le famiglie più in difficoltà: a partire dal tetto di spesa per i libri di testo e dal divieto di imporre alle famiglie contributi “volontari”; chiediamo infine interventi straordinari per assicurare la gratuità dei servizi di mensa per i bambini e le bambine la cui situazione economica è peggiorata in questa fase. Dobbiamo fare di tutto per evitare che il peso della crisi economica colpisca proprio le bambine, i bambini e gli adolescenti che in questi giorni entrano di nuovo in classe”.