
In Italia, gli studenti con background migratorio sono oltre 800mila, ovvero 1 su 10 tra gli iscritti nelle scuole dello Stivale.
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“Il mondo in una classe”, il nuovo report di Save The Children
Il nuovo report “Il mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane”, pubblicato da Save The Children in vista della riapertura delle scuole, fotografa una situazione di disuguaglianza educativa, che pregiudica la formazione e, quindi, il futuro di molti studenti e studentesse.In un contesto che vede la scuola italiana alle prese con un numero sempre più basso di studenti, a causa del calo demografico, e con classi sempre più multiculturali, il rapporto annuale di Save The Children si focalizza proprio sui percorsi educativi degli studenti con background migratorio. Lo scopo è quello di stimolare il cambiamento, mettendo in evidenza l’opportunità, per il nostro Paese, di riconoscere e valorizzare la diversità culturale a scuola attraverso appositi progetti pensati a favore dell’inclusività.
Anche perché i numeri non sono bassi, anzi: parliamo di più di 800mila studenti, pari al 10,6% (più di 1 studente su 10) degli iscritti totali.
Disuguaglianza educativa nella scuola italiana
Numerosi studenti con background migratorio, pur essendo nati e cresciuti in Italia, affrontano sfide e limitazioni notevoli rispetto ai loro coetanei. Questa disparità si manifesta sin dall'inizio, con difficoltà nell'inserimento nella scuola dell'infanzia, e si protrae anche in seguito con i ritardi scolastici causati dall'inserimento in classi al di sotto dell'età anagrafica corrispondente o dall'eventuale non ammissione all'anno successivo, fino all'abbandono anticipato degli studi.In alcune regioni, fa sapere Save The Children, si osserva anche il cosiddetto fenomeno del “white flight”, cioè la migrazione delle famiglie italiane verso le scuole centrali delle città, comportando una maggiore concentrazione di studenti stranieri nelle scuole periferiche e creando, di conseguenza, un divario sempre più evidente, non solo in termini geografici ma anche sociali e culturali, tra gli studenti di origine italiana e quelli con background migratorio.
La mancanza del riconoscimento della cittadinanza italiana rende il percorso educativo di questi ragazzi ancora più complesso. Spesso si trovano ad affrontare ostacoli come l'accesso limitato a gite scolastiche e scambi culturali all'estero, che spesso sono riservati ai soli cittadini comunitari, o la mancata opportunità di partecipare a competizioni sportive. Inoltre, l'accesso all'Università e ai concorsi pubblici diventa un obiettivo più difficile da raggiungere.
Italiani di fatto, ma non di diritto: Save The Children chiede cambiamenti
In Italia, solo il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana è iscritto e frequenta la scuola dell'infanzia (percentuale che sale all'83,1% per i nati in Italia), rispetto al 95,1% degli italiani. Questo divario inizia a influenzare il percorso educativo fin dai primi anni di vita, incidendo sui risultati scolastici e sulle future opportunità. Gli studenti con background migratorio mostrano ritardi scolastici più frequenti e tassi più alti di dispersione e abbandono scolastico. Nel corso dell'anno scolastico 2021/22, mentre gli studenti di origine italiana in ritardo rappresentavano l'8,1%, quelli con cittadinanza non italiana erano il 25,4%.“In Italia più di 800 mila bambine, bambini e adolescenti sono italiani di fatto, ma non di diritto”, riporta Save The Children. Secondo una legge che risale a trent'anni fa, infatti, possono ottenere la cittadinanza italiana solo quando raggiungono la maggiore età e dopo aver affrontato un complesso iter burocratico. In una fase cruciale come quella della crescita, l'assenza della cittadinanza italiana e il sentimento di diversità rispetto ai compagni di classe hanno conseguenze tanto pratiche quanto psicologiche, influendo sulla formazione del loro senso di appartenenza alla comunità in cui vivono.
Proprio per intervenire su questo fronte, Save The Children ha lanciato la campagna per la cittadinanza. Lo scopo: chiedere al Parlamento italiano di riformare la legge sulla cittadinanza e consentire ai ragazzi nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccoli, figli di genitori regolarmente residenti, di diventare italiani prima del compimento della maggiore età. Si chiede poi al Governo di sostenere l’inclusione, andando a potenziare l’offerta educativa attraverso dei servizi di mediazione culturale e la costruzione di percorsi che valorizzino la diversità e il pluralismo culturale nelle scuole.
Daniela Fatarella: “Necessari interventi per far fiorire i nuovi talenti”
Così Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children: “I bambini, le bambine e gli adolescenti, italiani di fatto, ma non per legge, sono più di 800 mila nelle nostre scuole e in costante crescita, ma non beneficiano delle stesse opportunità di sviluppo dei loro coetanei italiani. Il loro percorso formativo è segnato da ostacoli e difficoltà che si manifestano fin dall’infanzia, a partire dall’accesso ai servizi, all’accertamento della carriera scolastica, al riconoscimento della validità dei titoli conseguiti in un altro Paese o alla piena partecipazione alle attività scolastiche e extrascolastiche. Per questo, sono necessari interventi e politiche ampie che sostengano nella scuola e nella società le opportunità date da una società multiculturale e consentano di far fiorire i talenti di tutte le studentesse e gli studenti, cosa di cui, peraltro, il nostro Paese ha un enorme bisogno per il suo sviluppo”.Queste invece le parole di Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia Europa di Save the Children: “Da troppo tempo l’Italia attende una riforma legislativa che riconosca piena cittadinanza ai bambini e alle bambine che nascono o giungono da piccoli nel nostro Paese, rafforzando così il senso di appartenenza alla comunità nella quale crescono e spingendo in avanti le loro aspirazioni per il futuro. È un’opportunità che il nostro Paese non può perdere”.