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Scelta tra il posto fisso e il precariato: Rosa a 24 anni segue le sue passioni
“Ho iniziato a insegnare poco più di 6 mesi fa, non ero ancora laureata quando ho iniziato il mio servizio” ha esordito Rosa, 24 anni e ora laureata in matematica, materia che attualmente insegna al liceo. “Una mia amica neolaureata aveva mandato domanda in varie scuole della zona e dopo aver ricevuto il primo incarico nella scuola dove insegno attualmente, mi ha convinta a mandare la domanda nel medesimo istituto.”“Io avevo concluso gli esami da poco e dopo un mese avrei discusso la tesi, che al tempo stavo ancora ultimando” racconta la prof, che poi spiega com’è andata la chiamata per il posto da insegnante: “La mattina della chiamata la ricordo benissimo perché esattamente cinque minuti prima avevo ricevuto un'altra chiamata con un'altra proposta di lavoro come programmatrice in un'azienda con un contratto a tempo indeterminato. Molto allettante - ammette Rosa -. La chiamata del preside mi ha spiazzata: ero davanti alla mia prima grande decisione per il mio futuro lavorativo e tutto ancor prima della laurea.”
“Dopo qualche ora di crisi e indecisione ho richiamato il preside e per comunicargli che avrei accettato l’incarico. Lui ero felicissimo, e mi ha oltremodo ringraziata di non aver rifiutato perché stava diventando difficile reperire un docente di matematica.” E poi continua con un breve aneddoto: “C'è stato un problema con l'email di accettazione del posto e il preside il giorno dopo mi ha dovuta richiamare per capire se avessi cambiato idea. Le sue parole al mio interesse per il posto sono state ’Professori, voi siete perle rare! La stiamo aspettando con il tappeto rosso e i pasticcini!’. “
Rapporto con genitori e colleghi: fiducia e stima reciproca
“Ho avuto da subito tanto supporto e fiducia da parte del preside, che consapevole del fatto che fosse il primo incarico mi ha passato i contatti di altri giovani prof che potessero supportarmi in ogni eventuale situazione di incertezza.” Ha dichiarato Rosa.“I colleghi mi hanno da subito accolta con entusiasmo ricordando con piacere il loro primo incarico e condividendo con me le loro paure e i loro aneddoti di quei periodi” racconta contenta la nuova prof.
Passando ai genitori, Rosa riporta un’esperienza più che positiva: “Da parte dei genitori non mi sono mai sentita screditata per il fatto che sia giovane anzi in molti erano felici vedendo i figli entusiasti e confessando che ‘ci voleva proprio una ventata di aria nuova!’ “ ha ammesso, anche se i contrasti non sono mancati: “Come succede con tutti, delle piccole incomprensioni ci sono state ma non motivate dalla mia giovane età.”
Insegnare a 24 anni matematica al liceo: tra paure e prime soddisfazioni
“Ho seguito il mio cuore - dichiara Rosa, parlando della scelta di accettare il posto da docente e rifiutare il lavoro da programmatrice - ho sempre avuto l'idea dell'insegnamento tanto da scegliere come magistrale l'indirizzo didattico proprio per prepararmi al meglio.”“Io credo molto nella figura del professore. Credo anche che un solo docente incontrato nel tuo percorso scolastico può cambiare radicalmente la tua vita e le tue scelte future e mi piacerebbe che fosse sempre in positivo.” Continua a raccontare Rosa.
“È strano passare in pochi anni dal banco alla cattedra. Ma per me non è stata la prima volta”. Infatti a 21 anni Rosa ha svolto un tirocinio nella sua ex scuola superiore: “In quel momento ho vissuto un forte impatto, essere chiamata ‘prof’ da ragazzi solo due anni più piccoli di me era veramente strano. È stata un'esperienza bellissima e sento che mi abbia aiutata ad abituarmi all'idea della cattedra e della lavagna. “
“Il primo giorno di lavoro - ricorda ancora la novella insegnante -, all'arrivo in classe, mentre la porta si apriva, ho visto gli occhi dei ragazzi illuminarsi. Leggevo sui loro volti ‘perfetto, questa è giovanissima: la freghiamo sicuro’. Purtroppo non erano ancora consapevoli che sarebbe stato, in realtà, un punto a loro svantaggio. Io non ho comunicato la mia età e neanche il fatto che dovessi ancora laurearmi, avevo paura che pensassero ‘ma chi ci hanno mandato?!’, e soprattutto che potessero non percepirmi come la loro insegnante di matematica e in qualche modo approfittarsi della situazione.”
Ovviamente, come per ogni cosa, ci sono pro e contro dell’essere così giovane, e Rosa racconta entrambi gli aspetti: “I pro sono che naturalmente sono molto vicina al loro mondo e sono vicina alle criticità che la loro età comporta; i contro direi che sono gli stessi. A volte dimenticano che sono giovane e che conosco benissimo tutti i loro trucchetti per evitare interrogazioni, per copiare e tentare di cavarsela sempre - racconta l’insegnante -. Mi sono trovata a dover sequestrare uno smartwatch, perché pensavano non sapessi che oltre all'orario ti permette di leggere in anteprima messagini e note. Davanti a conti impossibili da fare a mente provavano a farmi credere che li avessero fatti da soli come se non sapessi che esistono app per cui basta una semplice foto per risolvere interi gli esercizi”.
“Un altro aspetto che si può annoverare nei ‘contro’, attualmente, è sicuramente il lato educativo che il mio ruolo include. Spesso mi raccontano delle loro azioni sconsiderate e alla domanda che poi sorge spontanea, quando io cerco di rimproverarli, ‘Prof ci vuole far credere che lei non le abbia fatte o non le faccia?’, mi risulta difficile mentire e dire di no o provare a dire con autorità ‘Ragazzi non fatelo’ quando pochi anni fa ho commesso le medesime marachelle. Ecco, mi rendo conto di non essere molto credibile!”
Nonostante questi piccoli bluff, Rosa afferma: “In generale cerco sempre di trovare un equilibrio tra l'essere ‘severa’ e l'essere ‘comprensiva’, i ragazzi sono molto furbi e l'essere troppo comprensiva a volte non si è rivelata la scelta migliore.”
La matematica è una materia difficile, ma Rosa cerca di condividere la sua passione con gli alunni
“Dal punto di vista didattico invece non ho mai avuto grossi problemi, mi piace dedicarmi alla preparazione delle lezioni e cercare di trovare sempre esercizi stimolanti e di coinvolgere anche quelli a cui la matematica sta proprio antipatica” ammette l’ex studentessa.“Quando sono arrivata mi chiedevano spesso ‘Prof ma lei è pazza, come le fa a piacere la matematica, non poteva scegliere una materia più bella?’” Scherza la docente, che poi riprende e svela cosa dice ai ragazzi in queste situaizoni: “La mia risposta è sempre stata la stessa: ‘A molti di voi piacerà il calcio o avrete sicuramente un'altra passione! Ecco, quando vi piace tanto una cosa sentite l'esigenza di parlarne sempre con qualcuno, per me è così con la matematica. Mi piace tanto e vorrei convincere anche chi mi ascolta che sia effettivamente bella!’.”
Ma per quanto riguarda l’aspetto puramente didattico, fatto di spiegazioni e lezioni, Rosa racconta: “I miei studi didattici mi hanno permesso di studiare e approfondire una tematica molto cara ai prof di matematica, ovvero quella di riuscire a far comprendere l'aspetto bello di questa materia e convincere gli studenti della dinamicità di questa disciplina. Io sento ancora di avere tanto da imparare ma piccole soddisfazioni le ho sicuramente ricevute.”
E infatti prende a esempio episodi quotidiani, e piccole o grandi vittorie: “Mi viene il magone in gola quando vedo i miei studenti crollare in un pianto di sfogo dicendomi che sono anni che non capiscono la matematica e che non sono in grado. Mi rendo conto che a volte è bastata una piccola parola di incoraggiamento per spronarli e non farli sentire ‘incapaci’. - E contina - Ho avuto gli occhi colmi di gioia quando quegli stessi alunni mi hanno guardata alla fine di un esercizio e mi hanno detto ‘Ah prof ma questo era?! Non ci voleva nulla’. Ecco, il mio sogno è che possa essere ricordata come una prof che non abbia fatto odiare la matematica.”
Il Covid ha impattato sugli alunni e sui prof
Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, Rosa ci svela alcuni dietro le quinte: “Il lavoro da docente è abbastanza diverso da come me lo aspettavo. In generale pensavo che la parte più pesante fosse il dover preparare le lezioni. In realtà, mi sono resa conto che la burocrazia scolastica è una grande rogna! Consigli, collegi, riunioni varie, registro elettronico, permessi da registrare, alunni con piani personalizzati da rispettare alla lettera e per concludere il COVID.”Infatti Rosa ha vissuto da insegnante alcuni mesi dell’emergenza sanitaria: “Ho avuto la grande sfortuna di entrare nel mondo scolastico quando purtroppo questa pandemia era ancora nel pieno. È stato tremendo. Sembravamo carabinieri ai posti di blocco, lì a controllare il Green Pass ogni giorno - afferma ramarricata - . Molti ragazzi erano in Dad mentre il resto era in aula, bisognava gestire contemporaneamente le esigenze di entrambi i gruppi e tentare di ottenere come risultato una buona lezione.”
E poi, riprendendo il discorso sull’età, ammette: “In questo mi sono sentita avvantaggiata dalla mia giovane età. Non tutti i docenti sono pratici con la tecnologia e spesso ‘abbandonano’ i ragazzi in Dad. Forse le materie umanistiche sono avvantaggiate perché è sufficiente il semplice ascolto ma per noi docenti di materie scientifiche è tutto più difficile.” Fa notare Rosa.
“Quello di cui mi sono resa conto è che questi anni in Dad hanno abbassato molto il livello di preparazione dei ragazzi. Tanti argomenti sono indispensabili per gli anni successivi e mi sono ritrovata a dover riaffrontare cose di anni prima per poter andare avanti con gli argomenti del programma. Alcuni genitori hanno confessato di essere preoccupati per i figli che dovranno affrontare test di ingresso all'università e necessitano quindi di recuperare le lacune.” Racconta ancora la docente.
Diventare insegnanti oggi: è difficile ma ce n’è un gran bisogno
“Altre grandi difficoltà le ho avute nel reperire informazioni per effettuare domande per le graduatorie provinciali e in generale per comprendere tutte le dinamiche di un docente precario” afferma la neo docente.“Il mese scorso ho effettuato anche il concorso per l'immissione in ruolo. È andato male, naturalmente, come a tanti altri docenti precari per via del mancato utilizzo di carta e penna.” Racconta Rosa, ponendo l’accento sul fatto che hanno vietato agli aspiranti docenti di fare i calcoli su fogli di brutta durante il concorso: “Ho ricevuto una formazione accademica in cui mi veniva richiesto di schematizzare, abbozzare e scrivere su carta qualsiasi cosa. Questi stessi meccanismi sono alla base delle lezioni in aula e proprio a noi che invitiamo i nostri studenti a scrivere tutto viene tolta la possibilità di usare carta e penna. Come se un buon docente si valuta dalla sua capacità di fare conti e interi esercizi a mente. E’ semplicemente assurdo.”
“Non mi sento per niente supportata dallo Stato nella mia volontà di voler diventare insegnante”. Afferma ancora la prof, che poi aggiunge: “Ci sono cambi continui di leggi e quando credi di aver provveduto a spuntare tutte le richieste ecco che cambia qualcosa e sei punto e a capo. Mi sono ritrovata a fare il concorso con persone di 50/60 anni che insegnavano da precari da tantissimi anni e che "rincorrono" da tempo il famoso posto fisso.”
Tuttavia, nonostante le molte difficoltà, Rosa ha deciso di mandare un messaggio positivo a tutti coloro che vogliono provare a diventare professori: “Quello che mi sento di dire a tutti quelli che vorrebbero intraprendere questa carriera è ‘FATELO!’” Incoraggia con forza la prof quelli ancora indecisi.
“I ragazzi hanno bisogno di nuovi giovani docenti che possano stimolarli. La scuola ha bisogno di noi e di rinnovare il corpo docenti riempito ormai da professori che hanno perso la voglia di insegnare o che non riescono più a sopperire al divario generazionale che inevitabilmente influenza il rapporto con gli studenti.” Osserva Rosa, e quindi conclude il discorso con un’ultima considerazione: “Questo primo anno mi ha aiutata a capire che è questa davvero la strada che voglio intraprendere e spero di migliorarmi sempre più. Sento di avere ancora tanto da imparare prima di definirmi ‘un buon docente’ ma una cosa è certa: la passione e la determinazione non mi mancano.”