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newton eduscopio intervista costarelliL’indagine Eduscopio, condotta dalla Fondazione Agnelli, è andata alla ricerca delle migliori scuole, quelle cioè che garantiscono una formazione di livello in ottica universitaria. Tra queste, spicca il liceo ‘Isaac Newton’, uno dei migliori scientifici di Roma e prima scelta nel ramo delle scienze applicate.
In questo ambito, infatti, l’istituto liceale non conosce rivali: la scuola si è classificata al primo posto tra i licei scientifici - situati in un raggio di 30 chilometri dal centro cittadino - che hanno all’attivo un percorso di scienze applicate.

Un exploit reso possibile dalle ottime performance dei diplomati del ‘Newton’, oggi studenti universitari. Il rapporto, infatti, valuta il rendimento dei diplomati al primo anno di università (sia per esami sostenuti che per media dei voti) e il tasso di occupazione (nel caso degli istituti tecnici e dei professionali).

E c'è ovviamente grande soddisfazione dalle parti di viale Manzoni per un risultato che parte da lontano ed è frutto di un lavoro corale. Skuola.net ha quindi raggiunto Cristina Costarelli, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi del Lazio, e preside del migliore liceo scientifico delle scienze applicate nella Capitale. A lei abbiamo chiesto qual è la ricetta alla base di questo successo e quali sono le caratteristiche che un istituto dovrebbe avere per attirare gli studenti.

  • Il 'Newton' è tra i licei migliori d'Italia secondo il portale Eduscopio, nel 2023 si piazza al primo posto tra gli scientifici scienze applicate: qual è stata la ricetta di questo successo? Insomma, i vostri "punti forti"
  • “A parte la soddisfazione del vedere il nome della propria scuola primo in una graduatoria così rilevante, una ricetta non c'è, bisogna capire che cosa esprime questa graduatoria. Ci dice che gli studenti usciti dal 'Newton' e dalle altre scuole considerate tre anni fa, a tre anni di distanza, hanno dei risultati migliori in quell'indirizzo di studio nel percorso universitario intrapreso. E ci dice inoltre che la scuola ha aiutato nell'orientamento questi studenti che hanno in qualche modo saputo trovare la strada giusta. Quindi essere al primo posto in quella graduatoria significa nello specifico questo. Per cui il punto forte che potremmo considerare da questa graduatoria è rispetto a un certo lavoro che si fa sull'orientamento, e ci fa piacere che sia positivo”.

  • La classifica premia i licei sulla base del rendimento degli studenti all'università e a scuola. Nel vostro caso, è più merito dei ragazzi, degli insegnanti o della preside?
  • “La classifica non premia i licei per principio, perché per tutte le scuole fa un parametro o una valutazione a distanza rispetto al numero, o rispetto a coloro che hanno scelto l'università. Quindi che siano pochi, come magari può succedere dai professionali, o tanti come possono essere nei licei, quello che va a misurare è il passaggio da tre anni fa, quando sono usciti dalla scuola superiore, ad ora. E quindi che cosa hanno fatto in questi tre anni all'università, non quanti studenti sono andati all'università. Certamente quello che può influire è che la preparazione di un istituto professionale può essere una preparazione meno completa - in ottica universitaria - rispetto a quanto può dare un liceo. Nel nostro caso il merito non è di nessuno da solo, ma è di tutti nell'insieme, perché la scuola è una comunità, quindi se la scuola funziona è perché c'è il contributo di tutti quanti. Ci deve essere un importante senso di appartenenza e poi si deve lavorare nella stessa direzione con alti e bassi, con punti di forza e punti di debolezza. Ma sicuramente quello che dà la misura del valore di una scuola è la comunità, non i suoi singoli componenti”.

  • Per gli studenti che dovranno fare una scelta dopo la terza media, ormai a breve: quanto prendere in considerazione le classifiche? Possono essere un criterio per la decisione?
  • “Penso che la classifica di eduscopio non sia una classifica da considerare per la scelta, cioè a dire 'vado in quella scuola che è prima e quindi è la scuola migliore, o non vado in quella che non c'è perché è peggiore'. Faccio una considerazione molto banale: è il primo anno che il Liceo Newton rientra in questa graduatoria, figurando addirittura come primo nelle scienze applicate. Negli anni scorsi non c'è mai stato tra i primi dieci ma abbiamo avuto comunque un esubero di iscrizioni che non abbiamo potuto accogliere. Questa è un'osservazione di fatto che ci rende contenti perché ci dice che la credibilità del Newton non dipende dalla graduatoria di eduscopio. Adesso ci siamo, siamo in un'ottima posizione, la prima, ne siamo contenti ma non ci serviva. Per cui mi sento di dire che le graduatorie eduscopio non sono un criterio di scelta. Lo diventano purtroppo, perché vengono pubblicate in questo momento in cui ci sono gli Open day, la scelta delle superiori, ed è poi facile che l'opinione pubblica, che magari non sa che cosa c'è dietro questa graduatoria, si lasci condizionare ma dico senza dubbio che non è un criterio per prendere la decisione sulla scuola da scegliere”.

  • Sembra che le scuole più performanti siano quelle dei piccoli comuni. Forse un ambiente più “ristretto”, diciamo a misura di studente, favorisce maggiormente la didattica e l'insegnamento? Secondo lei quali sono le ragioni di questo dato?
  • “Probabilmente il piccolo comune sì, è una realtà più contenuta. Forse anche più protettiva per i giovani, quindi dà loro maggior sicurezza, maggior concentrazione nello studio: quella che esprimo è un'impressione descrittiva, perché poi ovviamente i fattori andrebbero analizzati. Considerando i tanti aspetti, questo potrebbe essere un motivo, così come anche l'assenza di alcune distrazioni che nel piccolo comune non ci sono e nelle grandi città sì. E che quindi in qualche modo spostano l'attenzione dei giovani su altre cose rispetto allo studio”.

  • Mettendo da parte numeri e classifiche, secondo lei quali sono le componenti che rendono una scuola eccellente rispetto alle altre? Sono le stesse che convincono uno studente a scegliere un determinato istituto rispetto a un altro?
  • “Penso che non esistano scuole eccellenti, scuole pessime, una scuola migliore dell'altra. Esistono tante scuole, ciascuna con una propria caratterizzazione, ciascuna con punto di forza e punti di debolezza. Rispetto a ciò che convince gli studenti, anche qui bisogna prima fare in modo che gli studenti scelgano il percorso in base all'indirizzo più adatto alle proprie potenzialità, non quello che piace, non quello che a livello di impressione può sembrare più piacevole e più interessante. La scelta deve essere una scelta ponderata. Nella scelta della scuola, e poi dell'indirizzo, notoriamente ci sono dei 'flussi', delle mode. Adesso per esempio c'è questo spostamento nelle grandi città, verso il centro, che poi porta a situazioni di esubero di iscrizioni e a scuole che magari si svuotano nelle periferie. Ecco, questo è un aspetto che andrebbe controllato. Lo studente, da quello che ho visto negli anni degli Open Day, è molto impressionato - tra virgolette - dall'atmosfera che respira. La percezione che gli studenti hanno di un ambiente, spesso è il fattore che li porta a scegliere una scuola invece che un'altra, però è importante sempre trovare un momento di lucidità prima di fare una scelta così importante”.

  • Perché sarebbe una buona idea scegliere un Liceo scientifico scienze applicate dopo la terza media?
  • “Scegliere scienze applicate è una buona idea se lo studente ha delle potenzialità verso questo tipo di percorso. Un percorso che, come dice il nome stesso, ha un taglio verso la parte applicativa delle scienze e dove c'è l'informatica invece del latino, a differenze del liceo tradizionale. Informatica che assolutamente non è più facile del latino in quanto è una disciplina teorica: perché informatica non significa smanettare con i computer o con i devices, ma significa affrontare una disciplina scientifica teorica, quindi la scelta di Scienze applicate deve essere fatta da coloro che hanno proprio questa propensione o questa attitudine alle discipline scientifiche e alle scienze applicative. Considerando però che c'è comunque una forte parte teorica, quindi resta sempre un liceo, un tipo di studio che presuppone una volontà e una propensione allo studio teorico”.

  • Si sta molto discutendo a proposito dell'educazione all'affettività e sessuale nelle scuole. Lei che ne pensa, anche alla luce delle ultime novità annunciate dal Ministro proprio in questi giorni?
  • “Penso che sarà una opportunità. Chiaramente non è la bacchetta magica per risolvere problemi importanti come quelli degli ultimi fatti, ma è un'opportunità. Tra l'altro per quest'anno non obbligatoria, quindi è un'occasione per predisporre dei percorsi che possano affrontare specificatamente questo aspetto della formazione dei giovani. Siamo in un ambito che non è un ambito contenutistico, non è un ambito di insegnamento che può essere impostato in modo frontale o trasmissivo. È un percorso che andrà impostato in forma laboratoriale, molto attiva e partecipativa da parte degli alunni. I docenti dovranno essere formati come anche previsto. Si dovrà fare riferimento ad esperti esterni perché si tratta appunto di un campo molto delicato. Ritengo che sia importante che questo tipo di progettualità trovi uno spazio strutturale nella scuola, anche se da anni e anni su questi temi le scuole già lavorano, quindi è un'occasione in più, ma non una formula magica. Sicuramente sarà importante in tutto questo percorso avere la collaborazione delle famiglie, perché poi sono i genitori la prima agenzia educativa e quindi sarà molto importante questa collaborazione”.
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