
Se a settembre, con l’estate alle spalle, si pensava che il peggio della pandemia - che si era abbattuta sul nostro Paese a inizio 2020 - fosse ormai passato, gli studenti, soprattutto quelli che frequentano le scuole superiori, si sono trovati a constatare quanto eravamo in torto.
Con il back to school, tra difficoltà e rinvii, gli istituti superiori hanno potuto finalmente riaprire dopo mesi di chiusure, dovendo tuttavia adeguarsi alle norme pensate dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Comitato Tecnico Scientifico. Ingressi scaglionati, mascherine per tutti e 1 metro di distanza tra le “rime buccali” si sperava potessero bastare. Ma questa situazione di iniziale ottimismo non era destinata a durare.
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Il ritorno fra i banchi di settembre (?)
La scuola, già dalle ultime settimane d’agosto, è stata sotto i riflettori. Tutti ricordano la questione “banchi con le rotelle”, che di sicuro oggi appare lontana e forse anche poco prioritaria. Il 14 settembre 2020 è stato il giorno designato dal Ministero dell’Istruzione per il rientro in classe di tutti i ragazzi frequentanti ogni ordine e grado scolastico, in ogni territorio italiano. Ma già dai primissimi giorni dell’anno è iniziato il braccio di ferro con le Regioni che dura ancora oggi. Ognuna di esse, infatti, stila annualmente il proprio calendario e, tra rinvii e ordinanze, in numerose zone la riapertura delle scuole è avvenuta ben oltre la data suggerita dal MI (c’è chi è tornato tra i banchi agli inizi di ottobre). Non era che il preludio a un anno complicatissimo per il mondo dell’istruzione.
Guarda il video con i consigli per svolgere in sicurezza la Dad:
Un primo quadrimestre da dimenticare
Infatti, le scuole secondarie di secondo grado, erano l’unico grado di istruzione a cui era consentito lasciare una quota di studenti in Dad ogni giorno in caso di mancanza di spazi sufficienti. Indicazione confermata con una nota del Ministero dell’Istruzione, datata 18 ottobre 2021, che invita le scuole superiori, “in caso di situazioni critiche o di particolare rischio comunicate dalle autorità sanitarie o dagli Enti locali”, ad adottare forme flessibili per organizzare le lezioni, come il ricorso alla Didattica Digitale Integrata (altra sigla per indicare la didattica a distanza). Era ormai evidente a tutti che la tanto temuta “seconda ondata” era una realtà.Da quella nota ministeriale ha inizio, in tutta Italia, una serie di restrizioni che culminano, il 4 novembre 2020, con l’individuazione da parte del Governo e del Cts delle cosiddette zone di rischio, ovvero il sistema a colori in vigore ancora oggi. Ad accompagnare l’introduzione delle zone colorate, vi era da parte del MI la comunicazione ufficiale della sospensione del 100% delle attività didattiche in presenza per i ragazzi delle scuole superiori, invitando docenti e studenti a spostare l’intera didattica in Dad. Neanche il Dpcm del 4 dicembre 2020 conteneva buone notizie per le scuole secondarie di secondo grado, con gli alunni costretti a rimanere a casa fino al superamento della pausa natalizia. In questo periodo tuttavia, almeno sulla carta, si assicurava la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Pausa natalizia con sorpresa
Vacanze di Natale da cui, però, non si è usciti tanto bene. Dopo una falsa partenza, prevista inizialmente per il 7 gennaio 2021, le scuole superiori, sempre tramite appositi decreti, hanno potuto riaprire le proprie porte dopo settimane di stop a partire dall’11 gennaio, al 50% della presenza. Tuttavia, data l’alta preoccupazione dovuta al diffondersi in quel periodo della variante inglese del Covid, in molte regioni tutto è stato rinviato ulteriormente. Anche quando, a partire dal 18 gennaio, il Governo ha stabilito il via libera all’attività in presenza con un minimo sempre garantito del 50% di studenti in aula, fino a un massimo del 75%, ribadendo la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nel frattempo, un altro terremoto si abbatteva sul nostro Paese (e sulla scuola): la crisi di governo, con Draghi a capo del nuovo esecutivo e il cambio al vertice di Viale Trastevere. Lucia Azzolina lascia il timone a Patrizio Bianchi.
Si torna o non si torna? Il "balletto" della Dad
Tornando alle riaperture, come detto quelle post-natalizie non sono subito state effettive in tutta Italia; infatti ogni governatore regionale, tenendo conto del livello di rischio del proprio territorio, ha scelto le modalità (50% o 75% di presenza), e in alcuni casi, il giorno della riapertura delle scuole superiori è slittato ulteriormente, fino ai primi di febbraio. Con tanto di guerre a colpi di carte bollate di fronte al TAR tra famiglie e governatori: clamoroso il caso dell’Emilia, dove i giudici hanno permesso il ritorno in presenza una settimana prima di quanto avesse in mente il Governatore.La libertà decisionale in merito all’adozione di misure più restrittive, in termini di chiusura degli istituti da parte dei presidenti di regione, è poi stata inclusa anche nel Dpcm del 2 marzo 2021, dove si esplicitava il loro ruolo di controllori delle specifiche aree amministrate, affidando il compito di intervenire con misure più dure là dove necessario. Inoltre, nello stesso decreto, è stata stabilita per la prima volta la differenziazione dell’attività didattica in presenza a seconda delle diverse zone di rischio: in zona rossa le scuole superiori sono state costrette di nuovo alla Dad al 100%. Mentre nelle zone arancioni e gialle la didattica da adottare è stata mista, con il minimo del 50% sempre garantito di alunni in classe.
L'ultimo mese a scuola per tutti, si spera
Ci avviciniamo sempre di più alla fine dell’anno scolastico, con la stretta di Pasqua che ha di fatto annullato per tutte le regioni la possibilità della zona gialla. I Decreti del 15 marzo e del 1 aprile 2021 portano le restrizioni più dure che hanno caratterizzato aprile, ma per le superiori rimangono le stesse regole: Dad dal 50% al 75% in zona arancione e al 100% in zona rossa. Il mese che per molti è stato teatro di un “secondo lockdown” sta tuttavia per finire. Il premier Draghi ha annunciato di voler riportare tutti in classe per gli ultimi 30 giorni di scuola, in presenza al 100% per tutti gli ordini e i gradi. Si parla di una data X, fissata al 26 aprile; annuncio che però ha scatenato le preoccupazioni e i timori dei dirigenti scolastici tenuti a riorganizzare spazi spesso insufficienti per rispettare gli odierni protocolli di sicurezza, in caso tutti gli alunni tornassero tra i banchi. Questo dovrebbe essere vero in zona gialla e arancione, mentre in rossa si verificherebbe di nuovo l’alternanza tra studenti (50%-75%). Ma per adesso nulla è ufficiale.
E alla fine dell'anno... è possibile bocciare
Un capitolo a parte lo merita la questione esame di Stato, pietra miliare della conclusione di un percorso sicuramente accidentato dei maturandi di oggi. Di annullarlo, nonostante appelli e petizioni di una parte degli studenti, non se n’è mai parlato. I primi di marzo, dopo mesi di attesa, è arrivata la sospirata ordinanza che in sostanza ripete ciò che è stato deciso lo scorso anno, ma con un importante elemento di differenza. Infatti, i consigli di classe avranno la facoltà di non ammettere i maturandi all’esame, seppur con opportune deroghe. La non automatica ammissione, tuttavia, non è lo “spettro” dei soli maturandi: tutti i ragazzi delle superiori (e oltre) dovranno probabilmente fare i conti con gli scrutini finali, durante i quali verrà decisa la loro sorte di promossi o bocciati. A meno che il nuovo Ministro non voglia mettersi una mano sul cuore all’ultimo momento. Eppure, per adesso, niente lo fa pensare.Lucilla Tomassi