
Attorno, il buio. I ragazzi illuminano i libri con le torce dei cellulari per tentare di leggere qualcosa. Alla fine, la preside decide di mandarli tutti a casa.
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Senza luce a scuola: i ragazzi usano le torce dei telefoni
Niente elettricità a scuola. Non c'è luce. I ragazzi provano a porre rimedio con le torce dei telefoni indirizzate sulle pagine dei libri. Questa è stata la situazione di venerdì 16 dicembre alla succursale del liceo scientifico Righi, in via Boncompagni, nei pressi di Piazza Fiume a Roma. Ma non è andata avanti così per molto tempo. La preside, resasi conto delle condizioni piuttosto estreme in cui si trovavano gli studenti, ha deciso di mandarli a casa.Come riporta la Repubblica, l’Acea fa sapere che l’istituto “era alimentato temporaneamente da un gruppo elettrogeno a seguito di un guasto in zona ed era anche al servizio di varie utenze, tra cui quello del liceo Righi”. Il guasto non sarebbe dovuto a un difetto della rete. I tecnici, intervenuti sul luogo, parlano infatti di un problema che sarebbe venuto direttamente dall’impianto interno della scuola.
Liceo Righi di Roma: 5 giorni senza caldaia e intonaco che cade
Ma questo della luce non è l’unico problema che ha di recente afflitto il liceo scientifico migliore d’Italia (secondo la classifica Eduscopio). Per ben 5 giorni la caldaia è rimasta fuori gioco lasciando al freddo i ragazzi e le ragazze dell’istituto. Un’intera settimana di scuola senza riscaldamenti. Solo venerdì gli operatori sono riusciti a porre rimedio al disagio. E poi è arrivato il buio.Ma non finisce qui. Sempre come riporta la Repubblica, la preside dichiara oltretutto che “c'è un’infiltrazione all'ingresso e un pezzo d'intonaco è caduto, costringendoci a spostare una classe in palestra e rendendo quest’ultima inutilizzabile. Trattandosi di un soffitto di pregio, c'è bisogno di una rete speciale per la messa in sicurezza. I tecnici dicono che sta tardando ad arrivare”.
Non stupiscono dunque le proteste del Ludus, storico collettivo della scuola. I ragazzi hanno organizzato un corteo interno per chiedere “scuole sicure e vivibili”. La preside è d’accordo con loro: “Hanno ragione i ragazzi a vivere scontenti e a protestare”, afferma Giacomobono. “Non fa piacere vivere e lavorare nel degrado. Gli edifici pubblici versano in uno stato di cattiva manutenzione. Ci si muove quando ci sono emergenze, ma le scuole avrebbero bisogno di interventi strutturali”.