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18app truffeAmmonterebbe a oltre 17 milioni di euro il valore delle truffe legate al Bonus Cultura, che tanto sta facendo discutere in questi giorni.

E pensare che sono solo una parte degli ipotetici raggiri messi in atto dai “furbetti di 18App”.
Il recente rapporto presentato dalla Guardia di Finanza per far luce sul lato oscuro della misura - 500 euro a favore di tutti i ragazzi che annualmente compiono 18 anni, introdotti nel 2016 dal Governo Renzi, per acquisti di carattere culturale - si concentra, infatti, sul periodo che va dal 2018 al 2020. Ma di sostanza ce n’è già a sufficienza. Il monitoraggio dei finanzieri parla chiaro.

Il rapporto della Guardia di Finanza

Sui circa 350 milioni di euro (più precisamente 354.181.519) spesi nell’intervallo messo nel mirino dalla Fiamme Gialle, ben il 3,85% del totale ha preso strade non previste dalla normativa di riferimento. In numeri assoluti, questa percentuale si è tradotta in quasi 14 milioni di euro (13.653.354) di importi indebitamente percepiti, a cui si aggiungono altri 3 milioni e mezzo di euro (3.557.874) derivanti da “operazioni sospette”. Per un totale di 17.211.228 euro.

Molti dei quali individuati grazie ai controlli periodici effettuati dalla GdF, che hanno riguardato complessivamente 639 persone, da cui sono emerse 501 irregolarità, con 299 individui segnalati alla magistratura. Tra i casi accertati rientrano soprattutto attività in negozi dove, nello stesso giorno, oltre 100 beneficiari avevano speso l'intero importo del bonus. Un’anomalia che non è passata inosservata, portando a una scrupolosa analisi delle modalità di spesa dei buoni in questi esercizi commerciali e delle giacenze in magazzino dei beni ceduti.

La truffa corre sui social

In che modo sono state messe in scena queste truffe? La strada maestra è stata quella dei canali social: Telegram, Instagram e Facebook su tutti, dove proliferano pagine specializzate nella compravendita dei bonus, o nel “cambio” delle somme vincolate ai prodotti culturali in denaro spendibile liberamente o, ancora, nell’apertura agli acquisti più disparati. Smartphone, tablet e computer: sono queste le categorie merceologiche più gettonate. Le apparecchiature elettroniche, infatti, nonostante le molte richieste non sono mai state inserite nell’elenco di 18App.

I sistemi più diffusi per aggirare 18App

Ma i meccanismi utilizzati per i raggiri non finiscono qui. La fantasia dei “furbetti” non conosce limiti: c'è chi ha convertito il bonus in voucher da spendere in un periodo temporale successivo alla scadenza del periodo di validità e chi invece ha simulato l'acquisto di un bene consentito dalla normativa, salvo poi restituirlo in cambio di un altro bene. Come se non bastasse, a questo si aggiungono i furti di identità digitale (SPID) per accedere irregolarmente alla piattaforma 18App e ottenere il buono da spendere.

Il dibattito sul bonus

Il rapporto è arrivato in concomitanza all'emendamento alla Manovra 2023, presentato alcuni giorni fa da alcuni deputati della maggioranza, che puntava a dirottare i fondi annui del bonus sul mondo dello spettacolo e della cultura. Le polemiche dell'opposizione sembrano però aver convinto il Governo a fare un passo indietro: 18App, a quanto pare, non sarà abolita ma riformata, con l'esclusione del beneficio per i redditi più alti e confermando lo stanziamento di circa 230 milioni di euro. Anche se questo non risolve il problema delle frodi, che restano uno dei punti deboli del sistema.