
Come fa sapere il ‘Corriere della Sera’, che ha intervistato la neo insegnante, in totale sono 4 ore di macchina, che possono anche arrivare a 5 in caso di traffico. Ma per Silvia ne vale comunque la pena.
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48enne Rinuncia al suo lavoro in banca per fare l’insegnante
Silvia Chiereghin, questo il nome della 48enne che ha deciso di abbandonare il suo posto fisso in banca per entrare nel mondo dell’istruzione come insegnante, da sempre la sua aspirazione. Ma la situazione è più complicata di quello che sembra: Silvia deve svegliarsi ogni mattina all’alba da Taglio di Po, in provincia di Rovigo, per arrivare a Sacile, in provincia di Pordenone. È lì che insegna economia aziendale all’Istituto tecnico economico Marchesini. Nel pratico, significa 4 ore di macchina al giorno, per un totale di 260 chilometri.Era il primo settembre scorso quando ha ricevuto la notizia della vincita del concorso per il posto da insegnante di ruolo. Non ci ha pensato due volte: ha lasciato il posto in banca e ha accettato. “Lavoravo da 16 anni in banca, nella filiale praticamente a due passi da casa”, ha raccontato l’insegnante ai microfoni del ‘Corriere della Sera’. “Avevo un contratto a tempo indeterminato. Il mio sogno, però, era quello di fare l’insegnante. Ho dunque partecipato all’ultimo concorso ma mai avrei pensato di vincerlo”.
E invece è proprio così che è andata. Passata l’euforia iniziale è arrivato il momento dell’organizzazione logistica. Silvia, cartina in mano, ha studiato il percorso più veloce per raggiungere la scuola: 4 ore di macchina al giorno per andare dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. È stato allora che si è chiesta: “Sono davvero felice? Dopo questa riflessione, non ho avuto dubbi. Mi sono licenziata e sono partita per questa nuova avventura”.
Silvia Chiereghin: “Osate e inseguite i vostri sogni”
A intricare ancora di più la situazione, già di per sé complicata, c’è il fatto che Silvia è una madre di due figli: “Ho due bambini di 9 e 12 anni e sono separata. Sono fortunata perché i miei genitori mi aiutano”. Spiega quindi il suo tragitto: “Al mattino mi alzo alle 5, ci prepariamo e io parto per raggiungere il Friuli. Purtroppo, dove abito non c’è un'entrata autostradale comoda, percorro quindi un lungo tragitto sulla Romea, strada abbastanza trafficata e pericolosa. Se va tutto liscio, dopo circa due ore, arrivo a Sacile, puntuale per la lezione”. Un viaggio lungo e travagliato, ma che non l’ha fatta desistere: “La strada non mi pesa, meglio fare una fatica in più, ma sentirsi realizzati. È il consiglio che do anche ai miei studenti: osate e inseguite i vostri sogni. Certo, spesso i sogni costano fatica”. E questo è tutt’altro che un discorso scontato. Silvia racconta per esempio di quando lavorava in banca: “Durante i colloqui per le assunzioni, vedevo tanti giovani chiedere subito informazioni su ferie, giorni liberi, pagamento degli straordinari. Anche al primo impiego, non c’è sempre voglia, tra le nuove generazioni, di fare qualche sacrificio in più per realizzare i propri obiettivi professionali”. Aggiunge la prof: “Prima della banca ho fatto diversi lavori, tutte esperienze che mi hanno permesso di crescere e, soprattutto, che mi hanno convinto a non rinunciare mai ai miei sogni. Anche a 50 anni, può arrivare, infatti, la svolta”.Ma nonostante tutto questo, Silvia non si sente un’eroina: “Tante mamme si alzano presto per andare al lavoro, non sono certo l’unica. La mia storia spero possa essere un esempio per i miei studenti e per chi non si sente più bene nel proprio ruolo professionale, ma non ha il coraggio di cambiare. In particolare le donne. È infatti considerato “normale” quando è il papà a lavorare lontano da casa, quando capita ad una mamma, la scelta fa, invece, ancora discutere”.