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indagati 3 ragazzi che disturbavano le lezioni in Dad

Sono tre ragazzi gli indagati al termine di un’indagine svolta dalla polizia postale e coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova a carico di un gruppo di giovani che, sistematicamente e in modo organizzato, interrompevano e disturbavano lezioni svolte in Dad di diverse scuole su tutto il territorio nazionale.

Ma scopriamone di più.

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Lezioni in Dad sospese e disturbate: individuati i responsabili

Secondo quanto riportato dal SecoloXIX, già durante il primo lockdown erano state presentate numerose denunce a opera dei dirigenti scolastici di istituti di diverso ordine e grado verso ignoti. Grazie al lavoro degli investigatori, è stto possibile ricostruire le tracce informatiche lasciate dagli autori durante le incurioni nelle varie lezioni.Nello specifico, sono stati gli agenti del Compartimento Polizia Postale di Genova a mettere insieme i pezzi e a scoprire la struttura organizzativa del gruppo di hacker, individuandone gli amministratori e identificando tre ragazzi, di cui uno minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina. Questi ragazzi facevano parte di gruppi Telegram ed Instagram, creati con la finalità di disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni su tutto il territorio nazionale.

Lezioni in Dad sospese e disturbate: ecco come operavano i responsabili

Ma come venivano in possesso dei requisiti necessari per disturbare le videolezioni in Dad in tutta Italia? Secondo le indagini, a condividere i codici di accesso alle video-lezioni spesso erano gli studenti stessi, alcuni dei quali individuati dai poliziotti. Infatti i ragazzi, sia quelli indagati, sia quelli appartenenti alle classi che hanno subito attacchi, convinti dell’anonimato dei gruppi Telegram e Instagram, organizzavano e pianificavano i momenti nei quali sarebbero avvenuti i disturbi alle videolezioni, interrompendo verifiche e interrogazioni. Tra i messaggi ritrovati, erano presenti anche delle considerazioni sull’operato stesso delle Forze dell’ordine: “tanto la Polizia Postale non ha tempo da perdere nel cercare di trovarci”. Tutti gli indagati hanno ammesso le condotte contestate e dovranno quindi rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico. Durante le perquisizioni delle abitazioni dei giovani, eseguite con l'ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sono stati sequestrati computer, tablet e smartphone che verranno analizzati dagli esperti della Postale per valutare la posizione degli altri giovani iscritti alle chat utilizzate per i raid alle lezioni.

Lucilla Tomassi

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