
Con l'ultimo Dpcm del 3 novembre la Didattica a distanza è tornata protagonista. Su tutto il territorio italiano, a prescindere dal 'colore' delle regioni, gli studenti delle scuole superiori sono di nuovo costretti - tranne rare eccezioni - a seguire il 100% delle lezioni da casa; a cui si aggiungono nelle regioni 'rosse' anche i ragazzi della seconda e terza media; nonché, nelle regioni in cui le ordinanze dei governatori hanno chiuso tutte le scuole anche quelli di asili ed elementari.
In questo contesto, c'è una categoria che potrebbe soffrire particolarmente questa situazione: sono gli alunni disabili. Secondo le stime del portale specializzato Tuttoscuola, con l'ingresso di Toscana, Calabria e Campania nell'elenco delle regioni con le maggiori restrizioni, nelle scuole statali sono saliti a 117mila gli studenti con disabilità che potrebbero non essere più in condizione di andare fisicamente in classe (il 43,7% del totale, oltre 4 su 10). Per loro il rischio di rimanere tagliati fuori aumenta a dismisura: non sempre c'è qualcuno (genitore o insegnante) che li possa seguire come devono durante le lezioni. Per non parlare del gap tecnologico: in Campania, sempre secondo Tuttoscuola, solo nelle scuole dell’infanzia e primaria ci sarebbero più di 14.500 alunni con disabilità del tutto esclusi dall’utilizzo dei device che li possono tenere collegati con il mondo esterno.
Le possibili soluzioni non convincono
In realtà una via di uscita ci sarebbe. L’ultimo Dpcm, infatti, ha previsto la possibilità della frequenza in presenza per gli alunni con disabilità (e per quelli che devono utilizzare i laboratori) "in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali". Il problema, però, è che ci sono pochi docenti per assolvere a questo compito: sempre secondo l'indagine di Tuttoscuola, per le scuole in cui la didattica in presenza si è fermata, ci sono solo 74mila insegnanti di sostegno. Inoltre, c’è chi ha visto in questa differenziazione un balzo all’indietro nel tempo con il ritorno delle ‘classi speciali’, abolite oltre 40 anni fa (dalla legge 517 del 1977) proprio per tentare di realizzare la piena integrazione di tali alunni nelle classi ordinarie. Il ministero dell’Istruzione ha perciò invitato gli istituti scolastici ad assicurare il "coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua". Una soluzione di incerta applicazione (con quali insegnanti? Soltanto con quelli di sostegno che comunque non possono assicurare la totale copertura oraria?), criticata dalla Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità), favorevole invece a una terza strada: le lezioni domiciliari.
- Leggi anche:
- Scuola, coprifuoco alle 22.00, le zone: nuovo dpcm, cosa prevede il testo
- Nuovo DPCM, ecco i casi in cui la didattica continua in presenza
- Educazione civica? Deve esserci anche l’educazione finanziaria: studenti italiani “analfabeti” in economia
- Nuovo dpcm: quali regioni sono rosse, arancioni e gialle e cosa succede alla scuola
Alunni con disabilità: le regioni più colpite dai possibili disagi
Nel frattempo c'è da fare i conti con i numeri potenziali. Analizzando il quadro nelle singole regioni si osserva, a esempio, che la Campania, per le ragioni appena elencate, è anche quella con il numero assoluto più alto di disabili potenzialmente in DaD (più di 30mila), seguita dalla Lombardia (quasi 20mila alunni che rischiano di essere lasciati nelle prossime settimane): queste due regioni, con oltre 50 mila alunni con disabilità complessivi, raggiungono quasi la metà dei ragazzi che potrebbero restare in contatto con la loro scuola solo tramite computer o tablet. Anche la Toscana ha numeri alti: qui metà degli studenti disabili (quasi 8mila su circa 15mila) studiano in classi per le quali è stata disposta la didattica a distanza. In Calabria, invece, le scuole sono completamente chiuse e tutti gli 8mila studenti disabili potrebbero restare a lungo in DaD. Per capire come il Dpcm influenzi il dato basta osservare le percentuali delle zone 'gialle' (dove asili, elementari e medie sono aperti), nettamente inferiore: in Veneto i disabili in DaD sono al massimo il 23,7% del totale, nel Lazio il 27,3%. Anche se non si può generalizzare, visto che il quadro è molto differenziato tra le varie aree del Paese.