
Fonte: Lucia Azzolina via Fb
La DaD, il ritorno a scuola in sicurezza, gli esami di Stato a fine anno, il concorso per il reclutamento dei docenti: sono solo alcuni dei temi che la pandemia ha reso veri e propri nodi da sciogliere per il mondo della scuola.
In questo clima non proprio disteso si è innescata una crisi di governo destinata a rompere gli equilibri che conosciamo. Normale che studenti, famiglie e insegnanti si chiedano: e adesso, insieme ai vertici, cambia tutto? Cerchiamo di rispondere, per quanto ne sappiamo, a questa domanda.
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- Il Governo incassa la fiducia anche in Senato (con una maggioranza assoluta): in questo caso il capo del Governo non è tenuto ad aprire la crisi, recandosi al Quirinale per rassegnare formali dimissioni. Le cose, però, cambiano se i voti dei 'responsabili' saranno determinanti per avere una maggioranza più forte. Tra l'altro Conte, nel suo discorso alla Camera, chiedendo il sostegno di nuove forze ha già aperto a un cosiddetto patto di legislatura, una sorta di programma di Governo che vede coinvolte tante anime politiche diverse per traghettare il Paese fino alle elezioni del 2023. Naturale, a quel punto, che nella compagine governativa ci dovranno essere nuovi ingressi e/o sostituzioni (già si parla di un paio di ministeri e di qualche sottosegretario). Qualcuno dell'attuale governo dovrà forse fare le valigie: nell'elenco potrebbe esserci anche quello dell'Istruzione? L'ipotesi non è esclusa, viste le numerose critiche recapitate a Lucia Azzolina (anche da qualche alleato di governo) soprattutto per la gestione delle chiusure e riaperture delle scuole durante la pandemia.
- Il Governo incassa la fiducia anche in Senato (con una maggioranza relativa): anche in questo caso le dimissioni non sarebbero richieste. Ma ragioni di opportunità le consiglierebbero, se non altro per avere il punto di vista ufficiale del Presidente della Repubblica. Il Governo, seppur ancora in sella, sarebbe di fatto un esecutivo 'di minoranza' e, non potendo contare sul 50%+1 dei membri sia della Camera che del Senato, dovrebbe andare giorno per giorno a cercare i voti in Parlamento per far passare i provvedimenti. A quel punto Conte potrebbe decidere lo stesso di rafforzare la squadra cambiando alcune tessere: ministri più apprezzati potrebbero avere vita più facile nel far digerire le proprie scelte a una maggioranza in bilico. E, per le ragioni già espresse, la ministra dell'Istruzione potrebbe non dormire sonni tranquilli.
- Conte sale al Quirinale senza attendere il voto di fiducia del Senato: è un'ipotesi abbastanza remota ma possibile. Il presidente del Consiglio, qualora non avesse sufficienti garanzie dalla conta dei potenziali voti a favore, potrebbe rassegnare le dimissioni prima che Palazzo Madama si esprima. Una mossa che gli eviterebbe l'obbligo di dimissioni – qualora i senatori non confermassero la fiducia - e quindi la quasi definitiva impossibilità di chiedere a Mattarella il mandato per tentare di formare un nuovo governo a sua guida (Conte-ter). A maggior ragione, nel caso che dopo le consultazioni il presidente della Repubblica gli affidasse l'ennesimo incarico di governo, la compagine dei ministri subirebbe notevoli cambiamenti. In pochi si salverebbero.
- Il Senato nega la fiducia a Conte: in questo caso non ci sono alternative alla formalizzazione della crisi di Governo. Il Conte-bis cade automaticamente e il premier si deve dimettere. L'esecutivo resta comunque in carica per gli affari correnti – per esempio, tra le cose che interessano gli studenti, la ministra Azzolina potrebbe decidere le modalità di svolgimento della Maturità 2021, attese per la fine di gennaio – ma si avvierebbero le consultazioni al Quirinale per decidere i passi successivi. Ovvero una delle seguenti soluzioni:
- un governo con la stessa maggioranza (M5S-Pd-Iv) ma guidata da un altro premier (per far rientrare nei ranghi i renziani);
- un governo di scopo o di larghe intese (si formerebbe una maggioranza molto ampia per gestire i difficili mesi che ci attendono, con l'approvazione e la gestione del Recovery Plan), guidato da una personalità super partes indicata dalle forze politiche, per arrivare a fine legislatura;
- un governo elettorale (con un Presidente nominato direttamente da Mattarella) che porti alle elezioni, nella prima finestra utile e sicura, comunque prima di luglio, quando scatterà il 'semestre bianco' – i sei prima della nuova elezione del Presidente della Repubblica, prevista per l'inizio del 2022 - durante il quale non potranno essere sciolte le Camere;
- elezioni anticipate (dalle consultazioni emerge che nessuna maggioranza reggerebbe a lungo, così il Presidente del Repubblica scioglie immediatamente il Parlamento), indette indicativamente a inizio primavera.
Crisi di governo, ultime notizie e voto al Senato
Breve riassunto delle puntate precedenti. Dopo la fiducia (a maggioranza assoluta) ottenuta alla Camera, per il governo Conte oggi arriva la prova più dura: il voto del Senato. Qui i numeri, con la defezione dei senatori di Italia Viva (compreso lo stesso Matteo Renzi), sono più risicati. Si cercano i cosiddetti 'responsabili' o, come li ha chiamati in queste ore il presidente del Consiglio, i 'costruttori': parlamentari che attualmente non fanno parte della maggioranza ma che potrebbero appoggiare il Governo nei prossimi mesi, scongiurando la crisi e le elezioni anticipate. Proprio in base al ruolo che avranno questi ultimi, potrebbero cambiare le mosse fatte dal Premier nei giorni a venire. Varie le alternative a disposizione di Conte. Tra le quali potrebbe anche esserci una modifica alla squadra di Governo (imposta o volontaria). Per chi si sta preoccupando su cosa potrebbe succedere, quindi, ai ministri a oggi in carica e, per quanto riguarda la scuola, alla ministra dell’Istruzione Azzolina, ecco i possibili scenari.
Crisi di governo, cambierà il ministro dell’Istruzione? Tutte le ipotesi
Cosa succederà al mondo della scuola nei prossimi mesi? Con il “terremoto” che sta attraversando il governo Conte-bis, bisogna pensare a un cambio di direzione a Viale Trastevere? Una cosa è certa: finché non si insedierà, eventualmente, il nuovo esecutivo, i ministri ancora in carica porteranno avanti il lavoro quotidiano: in questo senso, per tutto il tempo che ci vorrà, sarà Azzolina a pensare all’ “ordinaria amministrazione”.Tuttavia le possibilità, dopo il voto in Senato, sono diverse: