
In questi giorni la scuola è certamente in gran fermento: sono in molti infatti a protestare per poter rientrare in classe e avere quindi la possibilità di riprendere le lezioni in presenza, mettendo un punto alla tanto contestata DaD. Allo stesso tempo, però, c’è anche chi non si sente sicuro nel tornare di nuovo in aula ed esige maggiori garanzie in fatto di sicurezza. Scopriamo quindi meglio cosa sta succedendo nelle ultime ore all’interno delle scuole italiane.
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Proteste contro la Dad: gli studenti vogliono tornare in classe
Gli studenti delle scuole superiori sono senza dubbio i ragazzi che stanno risentendo più di tutti di questa seconda ondata di Covid-19, infatti è dall’autunno scorso che gli istituti superiori sono chiusi, e ancora oggi sono in moltissimi a non essere ancora tornati in classe. Proprio per questo negli ultimi mesi ci sono state parecchie proteste provenienti proprio dai ragazzi che vorrebbero tornare a scuola e che denunciano come la Dad non basti a sopperire alla mancata presenza in classe. A Roma, a Bari e a Bologna sono stati organizzati presidi e sit-in presso alcuni istituti superiori, mentre a Napoli, Potenza e Genova gli studenti hanno messo su vere e proprie manifestazioni per esprimere il loro dissenso verso questa Dad continuata, arrivando a giocare con l’acronimo e trasformandolo in “Dimenticati a distanza”, sentimento quanto mai diffuso tra tutti i ragazzi in questi giorni difficili.
Rientro in classe? Una parte dei ragazzi dice di no
Ma c’è chi si contrappone alle proteste degli studenti che vogliono tornare a scuola, e non stiamo parlando delle istituzioni, ma di altri ragazzi che non si sentono ancora sicuri nel tornare in classe. Infatti è stata lanciata anche una petizione che ha quasi raggiunto le 200.000 firme, la cui descrizione recita: “Considerato il rilevante apporto delle scuole in presenza al numero complessivo dei contagi (dati Ministero dell'Istruzione con elaborazione Wired, Istituto superiore di sanità, Ministero della Salute, Ministero dell'Istruzione, dossier Unsic, ecc.), pur ritenendo importante la scuola in presenza ma in periodi ordinari e non straordinari come quello che stiamo vivendo (con oltre 77mila decessi per il Covid), si chiede la prosecuzione della didattica a distanza nelle scuole superiori fino alla fine dell'emergenza per prevenire una terza ondata di contagi che sarebbe più deleteria delle precedenti.”E proprio per il rientro in sicurezza sono stati organizzati nuovi scioperi e proteste in concomitanza con gli altri studenti che invece chiedono di poter tornare in classe. A Milano si registrano diversi casi di occupazione studentesca di licei nel cuore della città per chiedere più sicurezza al rientro a scuola, stessa situazione anche a Roma, dove sono oltre 40 i rappresentanti di scuole della Capitale che chiedono ancora un periodo di Dad, per garantire la sicurezza.
Unione degli Studenti: torniamo a scuola, ma in sicurezza!
“Sono passati 11 mesi da marzo 2020 e la prima chiusura delle scuole, 11 mesi di incertezze e inefficacia da parte di un ministero che l’ennesima volta non rispetta le promesse di riapertura e dimentica il futuro degli studenti e delle studentesse, giustificandosi e giocando allo scaricabarile con le regioni sulle responsabilità rispetto alla riapertura in sicurezza e il rientro -dichiara Luca Redolfi dell’Unione degli studenti- Il cts dichiara che le scuole non sono luoghi di contagio, e allora perchè non si riapre? L’edilizia leggera e scolastica in generale dopo 11 mesi rimane un problema irrisolto, i banchi a rotelle non hanno ridimensionato le classi pollaio. Le scelte sul trasporto pubblico non garantiscono a tutti di poter raggiungere le scuole in maniera autonoma, sicura, garantita e gratuita. Il nostro paese vanta i peggiori e più antiquati trasporti d’europa, con costi troppo alti per gli studenti.”“La chiusura fisica delle scuole danneggia bambini, ragazzi e adolescenti: la didattica digitale non sostituisce la didattica in presenza, la didattica digitale non raggiunge affatto, o raggiunge in modo insufficiente, una grande porzione di studenti (dal Rapporto annuale del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza Italia) uno studente su dieci non ha svolto didattica a distanza e il 20% l’ha svolta solo saltuariamente. Dal rapporto di Ipsos per Save the Children 34mila studenti e studentesse sono a rischio dispersione scolastica causa pandemia.”
"La scuola pubblica sta subendo ora i frutti dello smantellamento subito da 20 anni di tagli e dalle comode poltrone la politica decide di giocare alla crisi di governo in piena pandemia, mentre si investe soltanto il 7% dei 209mlrd del recovery plan italiano in istruzione e diritto allo studio. Il ministero non sa che fare ? Ascoltati le esigenze degli studenti!" - continua l’Unione degli studenti- "Chiediamo che ci sia più sicurezza a scuola: più test rapidi e vaccinazioni ai docenti; la sospensione PCTO e delle prove Invalsi; che l'esame di stato: venga semplificato nella formula tesina orale; una legge nazionale sul diritto allo studio e l'investimento del 5% del PIL su istruzione come gli altri paesi europei; il superamento della didattica frontale" - conclude l'Unione degli studenti - "non sono richieste impossibili, basta avere la volontà politica di cambiare il sistema scolastico più trascurato d'Europa, e con i fondi del Recovery Plan si possono compiere i primi importanti passi verso questo percorso".
Lucilla Tomassi