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Presentazione del manuale operativo del Veneto per la riapertura delle scuole a settembre

In Veneto nella giornata di ieri l’Assessore regionale veneta all’istruzione e alla formazione Elena Donazzan e la Responsabile dell’Ufficio Scolastico regionale Carmela Palumbo, hanno presentato il manuale operativo che contiene norme per la riapertura delle scuole in sicurezza prevista a settembre.


Il manuale offre dunque regole generali per semplificare l’organizzazione del rientro che i dirigenti scolastici, nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica, possono scegliere di utilizzare in libertà. Proprio perché si stima la presenza di ben 609mila studenti nelle scuole statali venete e di 103mila in quelle paritarie, si è vista la necessità di offrire alle scuole un modello di ordinamento generale a cui adeguarsi in caso di difficoltà nelle misure di sicurezza da attuare.

Veneto: la regione capofila per le indicazioni sulla ripartenza

L’assessore Donazzan, durante l’evento per la presentazione del manuale operativo, si è mostrata fiera di constatare che il Veneto è fra tutte la prima regione ad aver offerto linee guida alle scuole interne al suo territorio, supportandole nel difficile compito di preparare gli edifici ad ospitare le numerose comunità scolastiche di ogni ordine e grado: “Non vogliamo che le nostre scuole arrivino in affanno alla riapertura del nuovo anno. In verità avremmo voluto sperimentare già prima alcune pre-aperture, tra maggio e giugno, accogliendole richieste di molti docenti, famiglie alunni. Ma è stato possibile farlo solo nelle scuole della formazione, perché sono a gestione regionale. Per tutto le altre scuole, di ogni ordine e grado, abbiamo dovuto aspettare il via libera ministeriale”.
Insomma la Regione ha giocato di anticipo rispetto alle indicazioni ancora attese dal Ministero dell’Istruzione, proprio per non rischiare di lasciare le scuole impreparate al momento dell’avvio del nuovo anno scolastico.

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La gestione degli spazi proposta dal Veneto

Il manuale operativo offre istruzioni anche sulla gestione degli spazi all’interno degli edifici scolastici, sempre sulla base delle regole di sicurezza e di distanziamento stabilite dal Comitato Tecnico Scientifico. In particolare, il Veneto ha proposto di posizionare i banchi ad una distanza ottimale di 80 cm e comunque non inferiore ai 60 cm. Inoltre ciascuna fila di banchi dovrà essere distanziata di almeno un metro. Sulla base di queste prime ma fondamentali norme per garantire il corretto distanziamento, è stato necessario anche proporre modelli di calcolo che considerino i metri quadri delle aule e il numero degli alunni in ognuna di esse. A tale proposito Donazzan aggiunge che “Il 74% delle 30 mila aule ordinarie presenti in Veneto hanno una superficie superiore ai 50 mq - specifica la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale - e la media degli alunni per classi è di circa 20. Le situazioni più critiche si potranno verificare per le prime classe delle secondarie superiori, in particolare nei licei delle città capoluogo, dove le classi contano anche 27 o 28 alunni”.
La tabella sottostante riassume la suddivisione delle superfici e il numero delle aule della regione Veneto:
Rientro a scuola, manuale per l’uso: in Veneto 80 cm tra i banchi articolo

Operando in questo modo, con i dati effettivi che si ricaveranno, l’assessore nei prossimi giorni intende stilare un quadro generale della situazione attuale delle scuole venete “in modo da poter formulare al Ministero precise richieste in ordine a maggiore fabbisogno di personale, di risorse finanziarie e quant'altro necessario per assicurare l'avvio dell'anno scolastico”.

Sì alle attività complementari, no allo sdoppiamento delle classi

La regione Veneto non sembra affatto propensa con la proposta di sdoppiamento delle classi in quanto questa misura è considerata dall’assessore regionale assolutamente “impraticabile” in quanto “non garantisce continuità didattica e non è sostenibile né economicamente né logisticamente”.
In alternativa, la soluzione che si preferisce adottare in Veneto è quella che vuole proporre una didattica innovativa, intesa come una nuova organizzazione anche del tempo a scuola. Per questo è meglio proporre alle classi “attività complementari, di potenziamento, a rotazione” attraverso “coordinamento, compresenza, alternanza, che istituti e docenti già conoscono e hanno già messo in campo”.