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Concetti Chiave

  • Il gioco è fondamentale per lo sviluppo armonico dei bambini, stimolando creatività, immaginazione e abilità psicomotorie, ed è riconosciuto come un diritto fondamentale dall'ONU.
  • Friedrich Frobel e altri pedagogisti hanno sottolineato il ruolo del gioco nell'educazione, considerandolo essenziale per lo sviluppo globale e l'apprendimento spontaneo attraverso attività ludiche.
  • Jean Piaget ha identificato tre stadi del gioco: gioco d'esercizio, simbolico e operativoconcreto, ciascuno contribuendo allo sviluppo cognitivo e sociale del bambino.
  • Maria Montessori ha promosso il gioco come un diritto e un elemento centrale nello sviluppo cognitivo, sociale, emotivo, creativo e motorio, favorendo l'autonomia e l'apprendimento attraverso esperienze reali.
  • Donald Winnicott ha descritto il gioco come un processo di crescita, in cui i bambini esplorano il mondo, sviluppano l'autonomia e usano oggetti transizionali per affrontare il distacco.

Indice

  1. Il gioco nella vita infantile
  2. Riconoscimento del gioco dall'ONU
  3. Fröbel e il gioco creativo
  4. Karl Gross e il gioco pre-esercizio
  5. Ricerca etologica e gioco
  6. Jaak Panksep e la proteina del gioco
  7. Jean Piaget e gli stadi del gioco
  8. Lev Vygotskij e il gioco sensomotorio
  9. Roger Caillos e le tipologie di gioco
  10. Donald Winnicott e gli oggetti transizionali
  11. Maria Montessori e il metodo educativo
  12. Marco Fabio Quintiliano e l'educazione
  13. Quintiliano e l'istruzione permanente

Il gioco nella vita infantile

Il gioco è un aspetto essenziale nella vita infantile ed è un'attività da cui trae divertimento apprendendo. In passato l'attività ludica era considerata essenzialmente come svago ,come riposo dagli impegni lavorativi che la Società imponeva.

C’è un cambiamento di prospettiva a partire da fine 'Ottocento e durante tutto il Novecento alcuni studiosi iniziano ad interessarsi e valutare il ruolo fondamentale del gioco nello sviluppo armonico.

Riconoscimento del gioco dall'ONU

Il gioco è riconosciuto dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che con l'articolo 31 riconosce il diritto del fanciullo al riposo e contro ogni sfruttamento, e che ribadisce la tutela del tempo libero e le attività ricreative. Sono numerosi gli studiosi tra essi antropologi, filosofi, psicologi e pedagogisti che hanno affrontato tale tema.

Fröbel e il gioco creativo

Fr‍ṏbel pedagogista credeva che l’essere umano fosse per sua natura creativo. Osservò come il gioco fosse una necessaria per lo sviluppo globale durante il periodo dell’infanzia, innescando tutti i suoi poteri di immaginazione ,di psicomotricità e di esplorazione. 1 Il gioco è inteso come un'autentica manifestazione di creatività e fonte di apprendimento: ad esempio, attraverso di esso e in modo spontaneo nel contesto scolastico è possibile imparare le forme e le loro proprietà, i numeri nella discriminazione di quantità, può sperimentare utilizzando la creatività e l’immaginazione. Nelle scuole fondate da Frobel denominati I Giardini d'infanzia, l’autore mise a disposizione alcuni giochi, come ad esempio dei solidi geometrici per utilizzarli come strumenti didattici. Il pensiero pedagogico di tale filosofo e pedagogo, la natura svolge un ruolo importante nell’educazione dell’infante. Un sistema educativo per definirsi buono, non deve né prevenire e né imporsi ma deve prendersi cura dell’individuo fin dalla nascita, in quanto componente integrante e necessaria al genere umano. Non è un caso che egli sostiene che i genitori devono riconoscere l’ emozioni del proprio figlio, ovvero: la tranquillità, l’irrequietezza, la gioia e il dolore. Il periodo viene definito del “ lattante” ed è finalizzato a fare accogliere all’infante tutto ciò che è esterno.

Karl Gross e il gioco pre-esercizio

Attraverso l’uso dei sensi, l’infante coglie le caratteristiche che vengono mostrate tre stati: solido, liquido, e areriforme. Lo studioso Karl Gross interpretò il gioco come un pre-esercizio, una preparazione alla vita adulta.

All’interno del sistema limbico del nostro cervello, sede delle pulsioni e delle emozioni, il lodo limbico si trova immediatamente al corpo calloso ed è composto da giro sottocalloso, giro paraippocampale e giro del cingolo. Proprio quest’ultimo , secondo la neurofisiologia , sarebbe il responsabile di uno dei comportamenti fondamentali allo sviluppo dei mammiferi e in particolare dell’uomo, ovvero lo stimolo al gioco. E il cucciolo d’uomo che è il mammifero più sviluppato, non fa eccezione .Il suo cervello plastico e flessibile intravede nel gioco la palestra ideale per affacciarsi alla vita.

Ricerca etologica e gioco

La ricerca etologica ha iniziato ad interessarsi agli effetti dell’ attività ludica prima sugli animali e poi sugli esseri umani già dagli inizi del 900 con i lavori dello psicologo tedesco Karl Groos. Secondo le sue teorie il gioco è uno degli strumenti della selezione naturale, attraverso il quale i piccoli delle specie più progredite avviano il loro percorso di sviluppo cognitivo e motorio che permettono di dare forma ai comportamenti che avranno in futuro. Questo rende l’attività ludica indispensabile nella vita e nell’età infantile. La necessità di giocare è legata soprattutto a due zone del cervello umano: il lobo frontale per i processi decisionali e il controllo degli impulsi e il cervelletto, responsabile dei uno dei comportamenti fondamentali allo sviluppo dei mammiferi e in particolare dell’uomo, ovvero lo stimolo al gioco. E il cucciolo d’uomo che è il mammifero più sviluppato , non fa eccezione.Il suo cervello plastico e flessibile intravede nel gioco la palestra ideale per affacciarsi alla vita. La ricerca etologica ha iniziato ad interessarsi agli effetti dell’ attività ludica prima sugli animali e poi sugli esseri umani già dagli inizi del 900 con i lavori dello psicologo tedesco Karl Groos. Secondo le sue teorie il gioco è uno degli strumenti della selezione naturale, attraverso il quale i piccoli delle specie più progredite avviano il loro percorso di sviluppo cognitivo e motorio che permettono di dare forma ai comportamenti che avranno in futuro. Questo rende l’attività ludica indispensabile nella vita e nell’età infantile. La necessità di giocare è legata soprattutto a due zone del cervello umano: il lobo frontale per i per i processi decisionali e il controllo degli impulsi e il cervelletto, responsabile del coordinamento dei movimenti. Tale pratica, favorisce lo sviluppo di nuove connessioni nervose e non è un caso che la propensione al gioco, durante l’infanzia coincide con gli anni del loro maggiore sviluppo cerebrale.

Jaak Panksep e la proteina del gioco

Gli aspetti appena descritti sono decisivi nei suoi primi anni di vita in cui si trova nella fase di esplorazione della realtà che lo circonda. Lo psicologo Jaak Panksep, ha scoperto attraverso le sue ricerche che durante i momenti ricreativi si sviluppa una proteina che è responsabile del monitoraggio e della pianificazione futura e una lente in cui si inizia a sperimentare le prime interazioni, strategie comportamentali. Le esperienze costituite dai 3 ai 6 anni sono una vera “impalcatura per l’apprendimento” sulla quale si baseranno le attività pedagogiche. Il pedagogista Jean Piaget attribuisce al momento di svago per lo sviluppo cognitivo del bambino. La teoria sostenuta da questo pedagogista è suddivisa in stadi: il bambino maturando supera una serie di stadi, così come il gioco muta la sua forma con la sua crescita. In una prima fase il bambino compie giochi di esercizio (come, ad esempio, travasare l'acqua e battere le mani) e giochi simbolici (basati sull'immaginazione) e i giochi di regole (fondamentali per la socializzazione, sono giochi che si basano sul rispetto delle norme). L'attività ludica consente al bambino di rafforzare le proprie abilità già acquisite nel tempo e di avere più consapevolezza di se stesso, tale autostima prevede la possibilità d'incidere la realtà esterna.

Jean Piaget e gli stadi del gioco

Jean Piaget individua tre principali stadi del gioco:

- Il gioco d’esercizio, appartenente al periodo senso-motorio, dove c’è una ripetizione delle attività, un’ adattamento a scopo di divertimento. Sono le prime esperienze senso-motorie a creare le basi del futuro sviluppo intellettivo.

- Simbolico: è una fase che prevede un momento di espressione delle funzioni ludiche, in cui le pressioni ambientali sono sempre minori e lasciano spazio alla libera comunicazione del fanciullo.

- Lo stadio operativoconcreto, con regole dove c’è una progressiva emancipazione dell’egocentrismo. In tale fase i giochi con regole tendono a sostituire o affiancare il gioco simbolico. Da questo momento s’inizia ad a relazionarsi con la sfera sociale, affettiva e cognitiva. Egli sostiene che i momenti ludico-ricreativi sono importanti per l’assimilazione che domina l’accomodamento, l’infante tende ad adattare ciò che lo circonda a se stesso per poi giungere ad un suo adattamento ai modelli che la società richiede. Un esempio è il linguaggio precostituito, attraverso l’assimilazione ludica può ricorrere ad un proprio sistema di significati che sia in grado di esprimersi secondo la propria volontà.

Lev Vygotskij e il gioco sensomotorio

Lo studioso Lev Vygotskij è tra i pedagogisti che si focalizza sul gioco come un’attività basilare per lo sviluppo intellettivo e nella prima infanzia indispensabile. Attraverso la finzione ludica, durante l’infanzia inizia a conoscere il mondo e ad interagire con esso. La creatività, deriva dall’ esigenza di intervenire in modo costruttivo e attivo sulla realtà, per vivere nuove esperienze . Secondo tale autore è il mezzo più efficiente per sviluppare il pensiero astratto : nell’età dai 12 mesi ai 6 anni , si crea delle situazioni immaginarie per superare i limiti delle sue possibilità di azione concreta e reale. Il gioco durante il periodo infantile ha una matrice molto complessa in quanto è strettamente connesso alle esperienze sensoriali e motorie e in modo specifico si parla di “ gioco sensomotorio”. Il muovere, il far cadere, il toccare gli oggetti strutturano un rapporto di conoscenza. Con lo sviluppo del linguaggio può ampliare le sue rappresentazioni; ciò lo aiuterà ad entrare in contatto con gli altri individui sviluppando l’aspetto socio-emotivo. Al centro degli interessi del bambino si pone, la fase dell’imitazione ( soprattutto dei genitori, l’educatore o adulti di riferimento), la capacità di riprodurre attività, gesti e momenti nei vari contesti della vita quotidiana, contribuisce allo sviluppo delle autonomia e dell’aspetto relazionale. Attraverso l'attività ludica ricreativa, può rispondere ai propri bisogni e attribuire nuovi significati a ciò che lo circonda.

Roger Caillos e le tipologie di gioco

Lo scrittore, sociologo, antropologo e critico letterario francese Roger Caillos introduce nel suo suo testo più celebre “I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine”, individua quattro tipologie di giochi a cui corrispondono tendenze della psiche umana: Agon, rappresenta la categoria più familiare per chi predilige i giochi da tavola essi si basano sulla competizione, sul vincere e primeggiare e vincere l’avversario. Secondo l’autore, in tale categoria possono rientrare anche i giochi cooperativi perché nella competizione c’è lo spirito di collaborazione che dovrebbe unire ogni individuo. Lo studioso francese sostiene che nella categoria appena menzionata albergano tutte le varie forme di sport di destrezza e intelligenza. Lo scrittore sottolinea, come la forza muscolare non conta particolarmente, ma è molto più importante una flessibilità mentale.

- Alea, descrive la volontà conscia che esiste il fato, ed ecco perché lo scrittore menziona i giochi d’azzardo in cui il giocatore ha un ruolo ben definito in quanto è il destino che domina la sorte. L’autore non esclude che Agon e Alea siano unite, come ad esempio il gioco delle carte e il poker.

- Mimicry, s’intende la finzione e l’interpretazione,

E’ l’atteggiamento tipico di chi si finge un’altra persona in una festa in maschera e esprime il concetto di libertà.

- Ilinx, si riferisce allo stato di ebrezza ovvero la “ vertigine “di chi perde il controllo, ed è tipico dei sport estremi. Caillos, il primo celebre scrittore a trattare il tema del gioco come un opportunità di crescita e non solo di divertimento. La classificazione un utile strumento di riflessione in cui l’attività ludica è importante per l’adulto e sia nel periodo fanciullesco.

Donald Winnicott e gli oggetti transizionali

Donald Winnicott è stato un pediatra e psicoanalista britannico, nel suo libro “Gioco e realtà“, descrive aspetti fondamentali del gioco, contestualizzandoli nel processo di crescita della persona. Il neonato, durante il suo sviluppo vive un flusso indistinto di percezioni per cui non è in grado di distinguere la realtà che lo circonda. Tale capacità la conquisterà con anni di formazione destinata a durare molti anni. Gli oggetti transizionali, un concetto chiave della teoria di Winnicott, essi rappresentano una transizione e tali oggetti possono essere ad esempio: un peluche che ha una forte carica affettiva e emotiva, un giocattolo che desidera avere accanto a sé e che lo rassicura nel dormire da solo. L’adulto concepisce l’oggetto transizionale come un oggetto materiale, un’entità indipendente alla vita psichica del bambino che non è in grado di osservare il proprio giocattolo preferito solo come un oggetto inanimato, ben distinto da sé stesso e dai propri sentimenti, dalla propria coscienza e complessità. Con l’attività ludica l’esperienza interiore, incontra il mondo senza confini predefinito, ed è un terreno della possibilità che deve prendere ancora forma. Uno spazio potenziale è un contesto protetto, se l’infante è tranquillo, può essere consapevole nell’esplorare l’ambiente circostante e nel divertirsi, perché attraverso il momento ricreativo interagisce. L’interattività del momento ludico si manifesta anche nel suo essere una base per la comunicazione umana ( forma d’interazione ).

Maria Montessori e il metodo educativo

Quando si parla d’infanzia non possiamo non menzionare Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana. Ma la sua vita l’ha dedicata all’istituzione del suo metodo che ha applicato in tutto il mondo. Il momento ricreativo ha una funzione primaria e essenziale nella vita di ogni fanciullo. Soprattutto il gioco non è un semplice passatempo per distrarsi, ma è un diritto sancito dalla Convenzione dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia all’art 31. Ed è un diritto perché possiede una funzione centrale nello sviluppo cognitivo, sociale , emotivo, creativo e motorio, tutti valori che costituiscono la personalità e l’individualità dei piccoli, per migliorare la loro vita adulta.

Ma non tutte le attività sono uguali, ed è per questo che si parla di” metodo educativo Montessori. Tale metodo predilige strumenti reali che facilitano l’apprendimento come ad esempio travasi, telai delle allacciature che favoriscono l’autonomia nella vestizione. La spontaneità e la libertà dei piccoli sono indispensabili perché devono sbagliare e imparare secondo il proprio ritmo, in un ambiente stimolante, di comprensione e osservazione da parte dell’adulto. Ogni educatore deve seguire un allievo, riconoscendo le caratteristiche di ogni fase di età e i bisogni educativi specifici. L’attività ludico- ricreativa è un metodo e uno strumento che permette la socializzazione ed anche gli intellettuali che non si sono occupati dell’infanzia hanno fornito un grande contributo. I bambini hanno bisogno di adattarsi all’ambiente che li circonda, ed è per questo che considerava fondamentale costruire un contesto favorevole , sia fisico e spirituale. Così che i fanciulli possono dare un senso al mondo che li circonda E’ un osservazione del XXI secolo, ma è una pedagogia riconosciuta a livello internazionale anche dopo 100 anni. Con esso è possibile arginare timori e manifestare le proprie preferenze, il subconscio: è la parte della nostra mente mente capace di organizzare le informazioni che riceviamo, creare schemi mentali, stabilire azioni (come ad esempio memorizzare le nostre abitudini ), apprendere e memorizzare,introduce alla vita educa all'intelligenza e consente di fare esperimenti senza aver paura di un insuccesso. Esso è sempre e costantemente alla ricerca della felicità, ed è guidato dai sentimenti. Ma nonostante tutto è interamente guidato dalla logica: come un computer, trae conclusioni basandosi sull’esperienze che abbiamo vissuto in precedenza. Inoltre lavora in modo deduttivo, ovvero prende un’esperienza e la trasforma in principio generale.

I concetti si fissano sul subconscio dell’infante attraverso una pellicola e vengono elaborati dall’inconscio, come il linguaggio: elaborandolo a lungo all’interno di sé e poi iniziando a ripetere le prime parole. I primi tre anni vengono definiti gli anni dell’“embrione sociale”. In tale periodo il fanciullo assorbe l’ambiente che lo circonda e le innumerevoli informazioni che gli arrivano attraverso i sensi. Egli è guidato dal proprio maestro interiore e forma il carattere dell’adulto che diventerà. La seconda fase della mente assorbente che comprende l’età dai tre ai sei anni, viene definita “ embrione sociale”, periodo in cui è sempre più autonomo nel movimento e nell’ esprimersi e nel saper comunicare, la mente è ancora assorbente, ma è in grado di apprendere nuove abilità attraverso lo sforzo cosciente e libero che è definito “ mente assorbente cosciente”. Il fanciullo diviene parte integrante della società . E’ capace di lasciare la famiglia per brevi periodi di tempo, cerca l’integrazione con altri esseri umani e inizia a essere empatico verso le convenzioni sociali. I primi sei anni di vita sono importanti perché al termine di essi la personalità sarà completa.

Marco Fabio Quintiliano e l'educazione

Il gioco è un termine molto antico, ha delle radici molto profonde: Esso non è legato semplicemente all'infanzia, ma da sempre accompagna l'esistenza umana, è tipica del mondo animale che seguono il loro istinto. Il gioco fornisce all'organismo gli stimoli necessari per lo sviluppo del sistema nervoso e conserva e rinnova le attività acquisite, libera da emozioni negative e pericolose, prepara il bambino alla solidarietà sociale. Nel primo periodo di vita per esempio: il bambino inizia un apprendistato e attraverso l’attività ludica ,conosce il mondo circostante e assolve a diverse funzioni, soddisfare la sua curiosità e sperimentare le proprie capacità cognitive e motorie. Acquisisce, regole basilari per la sopravvivenza; mangiare ad orari regolari, dormire e iniziare a tollerare il distacco della figura materna.

Quintiliano e l'istruzione permanente

La pedagogia del gioco viene approfondita dall’ oratore romano Marco Fabio Quintiliano , nato a Calagurris Iulia Nasica della Spagna nel 35 D.C. E’ stato il primo a sostenere che i fanciulli hanno bisogno di studiare : possono e sono in grado di apprendere. Lo studio deve seguire un percorso costante fino alla maturità e anche dopo. L’istruzione per i più piccini, deve avvenire attraverso un momento ricreativo. Giocando: il fanciullo impara senza rendersene conto e divertendosi, qualsiasi apprendimento che sia legato a sensazioni piacevoli si imprime durevolmente nella memoria.

Al contrario se l’acquisizione di conoscenza è noiosa, ci sarà uno spreco di tempo e presto verrà tutto dimenticato. Tale autore vissuto nell’epoca romana, afferma che lo svago è importante ma non deve generare in ozio. Si deve trattare di attività ludiche che aiutano il bambino ad imparare, dal punto di vista intellettivo ed anche etico, deve essere utile perché attraverso di esso che si impara. A tale proposito riporto un passo della sua famosa opera Institutio oratoria: l’acquisizione di conoscenza è noiosa , ci sarà uno spreco di tempo e presto verrà tutto dimenticato. Tale autore vissuto nell’epoca romana , afferma che lo svago è importante ma non deve generare in ozio. Si deve trattare di attività ludiche che aiutano il bambino ad imparare, dal punto di vista intellettivo ed anche etico, deve essere utile perché attraverso di esso che si impara. A tale proposito riporto un passo della sua famosa opera Institutio oratoria.Occorre tuttavia concedere a tutti un periodo di riposo. Pertanto una volta rigenerati e freschi di energie (i bambini) dedicano all’apprendimento, più tempo e più forze e nello stesso tempo una mente acuta. Anche il carattere si scopre con maggiore schiettezza, ogni età può apprendere e gli insegnanti non devono plasmare l’alunno. Quintiliano è stato un grande precursore delle metodologie educative più recenti nell’ introdurre nella sua pedagogia le seguenti innovazioni:

- Proibisce le punizioni corporali, teorizzando la necessità dell’incoraggiamento, mai materiale, del successo scolastico così da aumentare la motivazione (oggi denominato rinforzo positivo).

- E’ convinto che si studi giocando, e che l’acquisizione del sapere avviene attraverso le attività ludiche , perché lo sviluppo cognitivo dell’ infante è collegato a momenti ricreativi.

- Incentiva l’emulazione all’interno di un lavoro collettivo, (come durante l’educazione alla socialità spartana), rispettando la personalità individuale di ogni allievo, per favorire la leale competizione, l’ammirazione del migliore e del più bravo del gruppo cosi da essere coesi, in modo da superare dei traguardi senza creare conflitti.

- Riserva una grande attenzione allo sviluppo della memoria, perché è proprio essa che pone le basi per la comprensione logica e lo sviluppo mentale, che avviene con il giusto esercizio come un muscolo.

- Definisce il ruolo del precettore , come guida all’allievo nell’insegnamento e nell’educazione : il precettore deve essere come un genitore anche se è insostituibile come sostiene l’oratore e pedagogista romano. L’insegnamento non dipende solo dalle parole ma anche dal comportamento dell’insegnante che ha una buona morale.

All’interno della sua opera più importante Instititutio Oratoria, affronta il tema dell’ educazione, i principi enunciati da Quintiliano si riferiscono alla formazione dell’oratore e dei ragazzi, acquistando una chiara connotazione pedagogica e hanno ancora oggi una certa validità. Quintiliano inizia dalla concezione del fanciullo come “ tabula rasa” pronta a percepire tutto ciò che le deriva dal mondo circostante , pone al centro il ruolo che possono esercitare sia la famiglia che l’ambiente sulla crescita personale del bambino. I genitori devono dedicare del tempo ai propri figli, provvedendo a circondarli di persone moralmente sane e professionalmente valide, facendo attenzione a scegliere la nutrice, che deve essere onesta e saper utilizzare un buon linguaggio.Ponendo attenzione anche al pedagogo che per presunzione può produrre danni irreparabili nella

mente dei propri discepoli.

Con il concetto di educazione permanente : egli ritiene che il fanciullo può iniziare ad imparare intorno ai sette anni per studiare in modo sistematico. Prima di tale età non deve essere sottoposto a sforzo perché ciò potrebbe fargli odiare lo studio. Nella scuola l’allievo incontra il maestro che dovrà guidarlo nella sua ascesa alla maturità. Esso è il modello a cui si ispireranno. Il maestro deve sapere osservare attentamente i suoi studenti e comprenderne l’intelligenza emotiva ed intellettuale da permettergli una comprensione adeguata alla sua personalità. Deve farsi rispettare il docente e la sua benevolenza, disconoscendo l’uso delle punizioni corporali. Nell’epoca romana per la prima volta viene affrontato il problema dell’insegnamento collettivo o individuale, l’oratore romano è favorevole al primo ,egli afferma che per un ragazzo è meglio andare a scuola, che essere educato da un precettore privato a casa. Frequentando l’ambiente scolastico, il ragazzo ha l’occasione di relazionarsi e di comunicare con gli altri studenti e può misurare i propri limiti, istaurare amicizie durature e imparare non solo dai propri errori ma anche dai propri compagni. La modernità della pedagogia di Quintiliano emerge quando sostiene, la necessità del maestro di studiare l’inclinazione dell’allievo e di adattare il suo insegnamento alle attitudini di ciascuno, partendo dalla concezione che imparare non deve essere faticoso, ma alternato con pause e momenti di svago. Contrario alle punizioni corporali utilizzate in quei secoli, perché considerate inutili e dannose, anche perché la volontà d’imparare non può essere costretta con i rimproveri nei confronti di allievi con un carattere poco docile. Lo scopo finale dell’insegnamento: è di interrogare gli alunni per verificare la loro comprensione e interagire con loro per sviluppare un senso critico. Il gioco si era ritenuto un principio cardine nella vita del bambino nell’acquisizione di nuove competenze, ma doveva essere proporzionato. Esistevano attività che stimolavano l’intelligenza dei fanciulli quando gareggiavano si ponevano delle domande sul sapere. Infine, si ammoniva il bambino che era egoista con le sue azioni e commetteva azioni malvagie. Un tuffo nel passato nella società antica della Grecia insieme all’oratore romano ha chiarito in modo definitivo che l’attività ludico –ricreativa è collegata all’arricchimento del potenziale del fanciullo e alla sua estrosità, ma non deve essere assolutamente ozio. Ritroviamo alcune analogie del pedagogista in questione nell’epoca moderna ovvero ai giorni nostri giorni.Con il concetto di educazione permanente : egli ritiene che il fanciullo può iniziare ad imparare intorno ai sette anni per studiare in modo sistematico . Prima di tale età non deve essere sottoposto a sforzo perché ciò potrebbe fargli odiare lo studio. Nella scuola l’allievo incontra il maestro che dovrà guidarlo nella sua ascesa alla maturità. Esso è il modello a cui si ispireranno. Il maestro deve sapere osservare attentamente i suoi studenti e comprenderne l’intelligenza emotiva ed intellettuale da permettergli una comprensione adeguata alla sua personalità. Deve farsi rispettare il docente e la sua benevolenza , disconoscendo l’uso delle punizioni corporali. Nell’epoca romana per la prima volta viene affrontato il problema dell’insegnamento collettivo o individuale, l’oratore romano è favorevole al primo ,egli afferma che per un ragazzo è meglio andare a scuola, che essere educato da un precettore privato a casa. Frequentando l’ambiente scolastico, il ragazzo ha l’ occasione di relazionarsi e di comunicare con gli altri studenti e può misurare i propri limiti, istaurare amicizie durature e imparare non solo dai propri errori ma anche dai propri compagni. La modernità della pedagogia di Quintiliano emerge quando sostiene, la necessità del maestro di studiare l’inclinazione dell’allievo e di adattare il suo insegnamento alle attitudini di ciascuno, partendo dalla concezione che imparare non deve essere faticoso, ma alternato con pause e momenti di svago. Contrario alle punizioni corporali utilizzate in quei secoli, perché considerate inutili e dannose, anche perché la volontà d’imparare non può essere costretta con i rimproveri nei confronti di allievi con un carattere poco docile. Lo scopo finale dell’insegnamento: è di interrogare alunni per verificare la loro comprensione e interagire con loro per sviluppare un senso critico. Il gioco si era ritenuto un principio cardine nella vita del bambino nell’acquisizione di nuove competenze, ma doveva essere proporzionato. Esistevano attività che stimolavano l’intelligenza dei fanciulli per sviluppare in loro un senso critico.

Bibliografia: - Giubbini G, arjelle. altervista.org, Che cos’è il Gioco.

- F Romana Nocchi, Quintiliano, Scholè, 2020

- Montessori M, La mente del bambino, Feltrinelli, 2023

- 14 a cura di Calcante M, Calcante, Quintiliano la formazione dell’oratore ( 1997). Winnicott D, Gioco e realtà, 1971

-Rossi R, Il Metodo Montessori, 2010

- Montessori M , Educare alla libertà. Mondadori, 2008

- Murphy J, Il potere del subconscio , Edizioni Mediterranee,

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del gioco nello sviluppo infantile secondo il testo?
  2. Il gioco è considerato essenziale per lo sviluppo armonico del bambino, stimolando creatività, immaginazione, e abilità psicomotorie. È riconosciuto come un diritto fondamentale e un mezzo per l'apprendimento e la socializzazione.

  3. Come viene interpretato il gioco da Karl Groos?
  4. Karl Groos vede il gioco come un pre-esercizio per la vita adulta, un mezzo attraverso il quale i piccoli delle specie più progredite sviluppano abilità cognitive e motorie essenziali per il futuro.

  5. Quali sono le fasi del gioco secondo Jean Piaget?
  6. Jean Piaget identifica tre stadi del gioco: il gioco d’esercizio, il gioco simbolico, e lo stadio operativoconcreto, ognuno dei quali contribuisce allo sviluppo cognitivo e sociale del bambino.

  7. In che modo Maria Montessori vede il gioco nel contesto educativo?
  8. Maria Montessori considera il gioco un diritto fondamentale e un elemento centrale nello sviluppo cognitivo, sociale, emotivo, creativo e motorio del bambino, promuovendo l'autonomia e l'apprendimento attraverso esperienze reali e stimolanti.

  9. Qual è l'importanza del gioco secondo Donald Winnicott?
  10. Donald Winnicott sottolinea l'importanza del gioco come parte del processo di crescita, dove il bambino esplora il mondo e sviluppa la capacità di distinguere la realtà, utilizzando oggetti transizionali per affrontare il distacco e l'autonomia.

Domande e risposte