
Dopo il drammatico episodio che ha visto coinvolta una bambina di soli 10 anni, vittima di una Challenge diffusa su Tik Tok, l’App cinese di video più popolare al mondo, si sono accesi i riflettori su tutti i social network, tra cui anche Facebook e Instagram.
Il Garante della Privacy ha infatti aperto un’indagine sulle misure di sicurezza relative alla tutela della privacy e al trattamento dei dati degli utenti minori . In questo periodo si contano davvero molte azioni legali avviate in questa stessa direzione che interessano i principali social: WhatsApp rischia una multa di 50 milioni di euro per violazioni delle regole sul trattamento dei dati degli utenti, condivisi con Facebook, l’altra famosa app di proprietà di Zuckerberg. La tragica morte della piccola di Palermo ha suscitato non poche polemiche sull’utilizzo dei social da parte dei minori. La bambina infatti sembra che avesse anche alcuni profili attivi su Facebook e Instagram, cosa che ha immediatamente spinto il Garante della Privacy ad aprire un’inchiesta sulla tutela dei minori sulle due piattaforme.
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Il problema dell’età per iscriversi sui social: l’inchiesta del Garante della Privacy
In Italia il regolamento Gdpr stabilisce che il trattamento dei dati è consentito solo a partire dai 14 anni. Come è stato possibile dunque che una bambina di soli 10 anni si sia potuta iscrivere con più profili alle due piattaforme? Il nodo centrale dell’inchiesta si basa dunque sulle modalità di iscrizione sulle piattaforme da parte degli utenti e sulle regole per verificare l’età anagrafica di coloro che ne richiedono la registrazione. Come riporta Repubblica.it, è lo stesso ex Garante della Privacy, Franco Pizzetti a sottolineare che bisogna avere “almeno 14 anni per dare il consenso al trattamento dei propri dati”. In tutti i casi in cui l’età risulti inferiore, è necessario il consenso da parte dei genitori del minore. Lo stesso Pizzetti, sempre dal sito de Repubblica.it commenta l’azione dell’attuale Garante della Privacy approvando i principi del diritto da cui muove: “L'azione del Garante è così ben fondata sul diritto: vuole sapere se i social hanno un consenso valido di tutti i propri utenti. Che nel caso di ha meno 14 anni significa avere il consenso dei genitori. In assenza di ciò non possono accettare l'iscrizione dell'utente e offrire il servizio”.
Dalla tutela dei dati alle altre problematiche connesse all’uso dei social da parte di minori
Mentre ad Instagram e a Facebook il Garante ha dato 15 giorni di tempo per fornire chiarimenti in merito alle regole che i due social attuano per la verifica dell’età degli utenti, per quel che riguarda Tik Tok ha invece richiesto il blocco del trattamento dei dati di tutti quegli utenti di cui non si conosce l’età anagrafica. Del resto, proprio l’app cinese ha riscosso un successo mondiale proprio fra i giovanissimi, molti dei quali minori di 14 anni. Il problema dell’uso dei social da parte dei minori riguarda però anche altri aspetti legati al mondo delle app come quello degli acquisti online, effettuati con le carte dei genitori, di applicazioni, giochi o qualsiasi altra merce in vendita negli store digitali (presenti anche sullo stesso Facebook). In questi casi, se l’acquisto viene effettuato senza il permesso del genitore, il contratto tra utente e fornitore potrebbe essere annullato. Manifestando la propria approvazione per le indagini svolte dal Garante, Pizzetti aggiunge inoltre che “l'azione del Garante è quindi sì la tutela del minore, ma anche quella del fornitore del servizio e dell'economia digitale in genere, esattamente come nello spirito che anima la normativa comunitaria Gdpr”.