
Le modalità con cui gestire il rientro in presenza in sicurezza da settembre nei luoghi di istruzione sta facendo molto discutere. Nonostante il vaccino sia la soluzione migliore per arginare i rischi della pandemia ancora in corso, è al momento molto alta la percentuale di popolazione priva della copertura parziale o totale.
Come riuscire dunque a permettere un rientro in presenza nelle scuole e nelle università senza esporre le comunità ad alcun rischio connesso al Covid-19? In queste settimane l’opinione pubblica si è nettamente divisa fra diverse posizioni ben distinte che si concentrano sul possesso o meno del Green Pass, ovvero la certificazione dell’avvenuta somministrazione delle due dosi di vaccino. È giusto considerare il Green Pass come lo strumento privilegiato per accedere nuovamente agli ambienti pubblici di studio? Per quel che riguarda il mondo universitario, l’associazione studentesca LINK- Coordinamento universitario si è mostrata contraria a una tale iniziativa.
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Green Pass per tornare in presenza nelle Università? La risposta delle associazioni studentesche
In un comunicato stampa di LINK Coordinamento Universitario, Lorenzo Morandi, Coordinatore Nazionale dell’associazione, non ha accolto in modo favorevole la proposta sull’obbligo del Green Pass per poter tornare all’interno degli atenei, ritenendo tale decisione discriminatoria verso coloro che non hanno ancora effettuato il vaccino: “Come LINK crediamo che sia necessario che l’università torni in presenza prima possibile, tutelando la salute di tutti e senza escludere nessuno. E’ giusto spingere sulla campagna vaccinale, ma il Green Pass non deve diventare uno strumento che discrimina a priori chi non ha ancora il vaccino”.Secondo le statistiche ufficiali sull’avanzamento della campagna vaccinale si stima che nella fascia di età compresa fra i 20 e i 29 anni, ovvero quella maggioritaria all’interno degli atenei, il 31% della popolazione circa non è ancora vaccinata mentre il 16% si è sottoposto ad una dose di vaccino ed è in attesa della seconda. Ad oggi inoltre solo il 53% della popolazione risulta avere una copertura totale del vaccino.
Accanto a queste percentuali, considerate da LINK ancora troppo basse per poter attuare concretamente una misura come quella del Green Pass, l’associazione evidenzia le difficoltà di tutti gli studenti fuori sede che non hanno potuto sottoporsi alla campagna vaccinale poiché non residenti nella Regione dell’ateneo in cui studiano. A questi disagi rimasti ancora irrisolti a livello nazionale, si devono aggiungere anche quelli di tutti gli studenti che stanno aspettando il loro turno di somministrazione a causa del rallentamento della campagna vaccinale dato che, secondo quanto dichiarato da LINK sul loro sito, “i vaccini attualmente somministrati risultano essere il 93% circa delle scorte totali consegnate alle Regioni, che significa che senza maggiori forniture la campagna vaccinale non può procedere più rapidamente”.
Hub vaccinali e tamponi gratuiti per il ritorno in presenza nelle Università
Usare il Green Pass come mezzo per accedere negli atenei non è la soluzione giusta secondo LINK che invece ha avanzato altre proposte per consentire un ritorno in presenza in grado di garantire la sicurezza a tutta la comunità. L’associazione è infatti convinta che i no vax rappresentano solo una piccola percentuale di studenti non ancora vaccinati, per questo scegliere una misura come il Green Pass sarebbe ingiusto per coloro che sono fuori sede o che sono in attesa di ricevere il vaccino.Quali soluzioni alternative è allora possibile attuare? Al fine di agevolare una somministrazione ampia dei vaccini, LINK ritiene fondamentale allestire hub per vaccini e per tamponi gratuiti negli atenei e organizzare open day accessibili a tutti senza vincoli di residenza, aprendo dunque le porte anche ai fuori sede. La distribuzione gratuita dei tamponi, resi disponibili dagli atenei ai suoi iscritti, infatti consentirebbe un monitoraggio costante e sicuro dei contagi per garantire un accesso prudente a tutti negli ambienti universitari.
Il supporto delle Asl locali e l’avvio di campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti i cittadini sulla somministrazione dei vaccini potrebbe inoltre favorire non solo l’attuazione di tali interventi ma anche un’adesione più convinta e omogenea alla campagna vaccinale.
Per gli studenti fuori sede, infine, LINK ritiene fondamentale anche l’assistenza sanitaria del medico di base nella Regione che li ospita e non in quella di residenza.