
Se nelle scuole in zona gialla e arancione sembra confermato un rientro in presenza al 100% atteso per il prossimo 26 aprile, nelle Università invece la situazione risulta ancora incerta. Il Governo italiano ha infatti annunciato il ritorno in aula anche degli universitari nelle prossime settimane, ma senza indicare un piano nazionale per rendere concretamente possibile un rientro in sicurezza.
Quali misure saranno adottate dai singoli atenei per gestire il ritorno di migliaia di studenti che dopo più di un anno potranno gradualmente riprendere la consueta vita accademica? Se il Governo non ha ancora chiarito bene questi fondamentali aspetti volti a garantire la sicurezza, le associazioni universitarie hanno subito messo in campo le loro proposte. Scopriamo quali!
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Università, rientro in presenza: i protocolli di sicurezza che gli studenti chiedono
Lorenzo Morandi, Coordinatore Nazionale di LINK Coordinamento Universitario, se da una parte ha ribadito l’assoluta necessità di permettere agli studenti di tornare alla normale vita accademica, fatta non solo di studio, esami e lauree in presenza ma anche di socialità e condivisione, dall’altra ha però espresso anche la necessità di dover assicurare sicurezza per un rientro che risulta indispensabile.Per consentire questa primaria necessità, il Coordinatore Nazionale ha avanzato alcune proposte orientate alla tutela della salute di tutti gli studenti.
Per evitare assembramenti ma allo stesso tempo “aumentare la percentuale di studenti che possono tornare in presenza”, una prima ipotesi si è focalizzata sulla possibilità di utilizzare “tutti gli spazi pubblici inutilizzati, al chiuso e all'aperto” e organizzare il rientro creando o aggiornando tutti i “protocolli a livello nazionale e locale di gestione della pandemia e del rientro in aula”.
Il pensiero del Coordinatore ha inoltre evidenziato anche la necessità di monitorare la situazione epidemiologica all’interno degli ambienti universitari, attraverso la somministrazione di tamponi gratuiti agli studenti: “Occorre garantire presidi medici in ogni città universitaria per fornire tamponi gratuiti agli studenti universitari, e utilizzare un sistema di tracciamento interno dei contagi efficace e tempestivo”.
Insomma, se è prioritario garantire un ritorno alla didattica in presenza e a tutti gli aspetti anche sociali su cui si fonda la vita accademica, non bisogna però trascurare il perdurare dell’emergenza sanitaria. In questa prima fase di un graduale ritorno in presenza, è importante dunque che le Università si impegnino ad arginare i facili rischi di “disagi o discontinuità ed esclusioni per quanto riguarda le attività didattiche”, favorendo invece un corretto “rientro nelle residenze universitarie, utilizzando tutti gli strumenti per garantire la sicurezza di studenti e studentesse”.
Guarda il video che spiega come è cambiata la vita degli studenti universitari a causa del Covid-19: