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Ritorno in presenza nelle Università: potrebbe essere introdotto il green pass anche negli atenei

Mentre gli appelli della sessione estiva si stanno concludendo, il Ministero dell’Università e della Ricerca è già al lavoro per definire le linee guida che dovranno essere rispettate dagli atenei da settembre, per garantire un avvio del nuovo anno accademico 2021/2022 in presenza e in sicurezza.
Per chiarire meglio quali sono le possibili ipotesi che il MUR sta vagliando, sempre in collaborazione con il Cts, Fanpage.it ha intervistato la Ministra dell’Università e della ricerca, Cristina Messa, che ha fornito risposte interessanti in merito alle modalità per assicurare un graduale ripristino della didattica in presenza negli atenei già dal prossimo autunno.

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Il ritorno della didattica in presenza nelle Università sarà possibile grazie all’avanzamento della campagna vaccinale

Pensare ad un ritorno delle lezioni e degli esami in presenza è possibile grazie alle numerose adesioni alla campagna vaccinale che a settembre dovrebbero coprire la maggioranza degli italiani. Tuttavia, le dichiarazioni rilasciate dalla Ministra Messa a Fanpage.it, se da una parte rassicurano riguardo alla copertura dei vaccini, dall’altra comunque sottolineano la necessità di continuare a mantenere alto il livello di attenzione e di rispetto delle regole anti-Covid: “Dobbiamo agire sempre con prudenza perché i rischi ci sono ancora, però credo che avendo vaccinato la maggioranza degli italiani entro fine settembre l’università potrà ricominciare in presenza”.

Green Pass per studenti e docenti vaccinati nelle Università? E i no vax?

La Ministra Messa insomma si è mostrata soddisfatta dell’ampia adesione di studenti e personale accademico alla campagna vaccinale, ritenendo il numero abbastanza incoraggiante per prospettare un concreto ritorno in presenza, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti. A tale proposito, la Ministra ha ipotizzato anche il possibile ricorso ad una sorta di green pass universitario, sul modello di quello introdotto in Europa, non obbligatorio ma comunque importante per modulare le misure di sicurezza da adottare fra gli studenti e i docenti: “Per riaprire ritengo che, così come in Europa, sia chiesto un pass, nell’università magari non lo possiamo introdurre in maniera così obbligatoria, però incoraggiare la presenza senza bisogno di distanziamento a seconda dello stato vaccinale credo che sia corretto. Sicuramente chi ha il green pass può muoversi più liberamente di chi non ce l’ha. Va incoraggiata la conclusione della vaccinazione, le università devono stare aperte a tutti e devono garantire il diritto allo studio di tutti, indipendentemente dal loro stato vaccinale, però è chiaro che per essere in presenza bisogna garantire la sicurezza”.
Mentre il Ministero aspetta indicazioni operative più precise e definite da parte del Cts, presto dovrà affrontare anche “il tema di coloro che non si vogliono vaccinare” all’interno delle comunità universitarie, predisponendo forse misure di sicurezza più rigide per i no vax.

Quale sarà il futuro della didattica a distanza?

Se da settembre nelle Università le lezioni riprenderanno in presenza, la didattica a distanza sperimentata durante la pandemia, sarà definitivamente accantonata? La Ministra Messa chiarisce anche il destino della Dad, ribadendo che sebbene la didattica in presenza tornerà ad essere quella privilegiata in tutte le Università, tuttavia la didattica telematica “deve restare uno strumento complementare alla presenza. Insomma, la Ministra sottolinea che anche la Dad ha i suoi vantaggi e per questo “può funzionare, chiaramente perde alcune cose ma può essere funzionale a diverse attività, come raggiungere studenti che per salute, per lavoro, per distanza non possono raggiungere tutti i giorni l’ateneo. Sempre mischiando la didattica a distanza con la presenza, perché non siamo università telematica”.