
In occasione della giornata mondiale del malato che ricorre oggi 11 febbraio 2021, AlmaLaurea ha pubblicato i risultati dell’indagine, riferibili al 2019, sul tasso occupazionale e retributivo dei laureati nelle Professioni Sanitarie, la cui richiesta nell’ultimo anno è cresciuta esponenzialmente a causa della crisi pandemica.
Almalaurea, da sempre attiva nell’analisi sulla qualità del lavoro dei laureati, si è recentemente occupata di valutare la condizione professionale dei laureati nelle Professioni Sanitarie, sono caratterizzate per essere per lo più lauree triennali che immettono immediatamente nel mondo del lavoro.
Il focus della ricerca si è quindi dispiegato su diversi aspetti legati alla qualità del lavoro complessiva tra cui la differenziazione per genere e per area geografica nel nostro Paese connesse con la retribuzione.
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La grande maggioranza dei laureati in Professioni Sanitarie non prosegue gli studi
Il campione degli intervistati ha interessato 18.249 laureati che hanno conseguito il titolo di primo livello nel 2018 in 22 corsi di laurea diversi tra quelli all’interno delle Professioni Sanitarie. Gli intervistati sono stati contattati nel 2019 per analizzare la loro situazione professionale ad un anno di distanza dalla laurea. Tra questi l’87,8% ha scelto di non proseguire gli studi di secondo livello e all’interno di questa grande percentuale, il 90% raccoglie laureati in Infermieristica, in Tecniche Audioprotesiche e in Igiene Dentale.
La retribuzione media e la differenza di genere
La retribuzione media dei laureati in Professioni sanitarie, considerata ad un anno dal conseguimento della laurea triennale, è pari a 1.313 euro netti al mese, +3,7% rispetto al 2018.All’interno delle Professioni Sanitarie, quella che risulta maggiormente pagata è Igiene Dentale con una media mensile pari a 1.608 euro.
All’interno del discorso sulla paga mensile spicca un dato importante che riguarda la differenziazione dello stipendio in base al genere. Nonostante alcuni corsi di laurea delle Professioni Sanitarie siano prettamente di appannaggio femminile (Ostetricia, Infermieristica Pediatrica, Logopedia e Terapia della Neuropsicomotricità dell’Età evolutiva), i risultati dimostrano dati discriminanti nei confronti delle donne: mentre la retribuzione netta mensile degli uomini si aggira intorno ai 1.387 euro, quella delle donne scende a 1.283 euro. L’indagine dimostra che complessivamente, a parità di laurea di primo livello, gli uomini percepiscono il 18,0% in più rispetto alle donne: ad un anno dal conseguimento della laurea gli uomini nello stipendio contano 76 euro in più al mese.
Il 27,1% degli intervistati inoltre ha dichiarato di lavorare, a un anno dalla laurea, con contratto part-time. Tra questi, il 28,6% è rappresentato da donne, mentre il 23,6% da uomini.
Le differenze retributive legate alla ripartizione geografica
A quanto pare, anche le differenze territoriali incidono sul peso del salario mensile. In base alla ricerca di Almalaurea, infatti, al Nord e al Centro i laureati percepiscono in media uno stipendio mensile pari a 1.387 euro mentre al Sud la media si abbassa a 1.154 euro.Nel complesso, dall’indagine emerge che i laureati occupati nel Nord percepiscono in media 172 euro mensili netti in più rispetto a quelli che lavorano al Sud. Quelli che lavorano nel Centro Italia invece sono pagati 63 euro netti mensili in più, sempre rispetto ai colleghi del Sud.
Un importo nettamente superiore riguarda invece i laureati che lavorano all’estero che dichiarano di percepire in media ben 1.763 euro.
La differenza di retribuzione in base alla tipologia di contratto
Anche la tipologia del contratto influisce sulla retribuzione mensile come dimostra l'indagine che rileva un vantaggio di 200 euro mensili degli occupati con contratti a tempo pieno rispetto a quelli impegnati con il part-time.Inoltre, i laureati che lavorano presso strutture pubbliche percepiscono in media 92 euro in più rispetto ai colleghi impiegati presso strutture private.
Infine, i laureati che dichiarano di utilizzare le competenze acquisite “in misura elevata” durante gli studi, percepiscono 174 euro in più rispetto agli altri laureati nelle Professioni sanitarie.
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